domenica 30 maggio 2010

Intervento di Ugo Bardi alla conferenza di Lugo


Chi intende analizzare correttamente la realtà e trarne qualche tipo di previsione, non può fare a meno di dati, numeri, tabelle e grafici. Non solo, ma deve pure verificare che tali dati siano attendibili e che in passato abbiano saputo alimentare modelli che si sono rivelati congrui con quanto poi è successo nella evoluzione reale storica dei sistemi. 

Troppa fatica per i decisori politici, i quali hanno bisogno di ragionamenti semplici e immediatamente fruibili per farsi capire da coloro ai quali chiedere il consenso. A loro volta, chi vota non ha tempo o è incapace di analizzare le complesse (e talvolta ambigue) conseguenze dei dati forniti dai decisori politici, preferiscono decisioni banali fondate su motivazioni semplici, troppa fatica verificare che il decisore politico non abbia preso fischi per fiaschi e millantato o piegato i dati in funzione della propria ideologia. 

Ammesso e non concesso che la maggioranza degli elettori abbia un livello culturale fra il basso e il medio-basso, la semplificazione ideologica e la selezione degli argomenti saranno sempre un arma vincente. Da queste due forze contrapposte ma complici (cioè politici che trovano interesse a semplificare, ed elettori che hanno difficoltà a capire cose non presentate in maniera semplice) nasce l'attuale propensione a tagliare con l'accetta i concetti.

Tutto nasce forse da una scarsa propensione della società contemporanea a valorizzare correttamente la cultura scientifica e l'analisi critica. Nella società dei consumi, propensa a ragionare in termini economici e consumare le risorse a ritmo sempre più forsennato, la scenza e la tecnologia sono strumenti che servono principalmente a creare beni e servizi, offrire comodità e piacevole intrattenimento, Invece, dovrebbero servire anche ad arricchire culturalmente gli individui e renderli in grado di capire le complesse evoluzioni che stiamo sperimentando sulla nostra pelle. 

Senza adeguate conoscenze scientifiche sorrette da modelli plausibili, non siamo più in grado di capire come evolve il Mondo. Questa è essenzialmente la ragione che ha portato alla negazione delle tesi contenute ne "I Limiti dello Sviluppo" di Aurelio Peccei, che nel 1972 ha rivoluzionato, e continua a farlo ancora oggi, la vita di tante persone. Il sistema mondo trattato come modello dinamico non lineare ma semplificabile sul quale disegnare degli scenari e effettuare delle previsioni, un concetto rivoluzionario. Haimè, coloro ai quali questo libro ha cambiato radicalmente la vita, me compreso, sono quasi solo ricercatori e intellettuali scientificamente preparati.

Siamo essenzialmente tutti incoscentemente impreparati a vivere in un mondo che sperimenta ovunque "picchi" di produzione nelle risorse minerarie. Viviamo in una macchina che si lancia a folle corsa pur consapevole di avere poca benzina nel serbatoio. E ancora ci ostiniamo di parlare di "Nucleare si o Nucleare no", come se potesse davvero cambiare qualcosa.

L'intervento di Ugo a Lugo (perdonatemi il curioso gioco di parole) prende spunto da questa triste realtà di "assopimento" culturale e scientifico che regna in Italia, per poi affrontare quelli che saranno i veri temi dominanti nel nostro immediato futuro: la riduzione graduale di disponibilità di risorse. Non si pretende di offrire previsioni e tempistiche, non siamo indovini, ma siamo consapevoli che ad esempio il peakoil è qualcosa che non possiamo sottovalutare ne ignorare. 

Ci stiamo scontrando contro vincoli e limiti globali, vale per l'energia, per il petrolio, per i rifiuti, per l'inquinamento, per la pesca, per l'agricoltura insostenibile, per i cambiamenti climatici, per le risorse fossili e minerarie, per tutto! Occorre quindi prepararsi a radicali e irreversibili cambiamenti sociali e tecnologici, saperli affrontare preparati può fare davvero la differenza.

Al termine della serata, ovviamente, pochi (se non nessuno) hanno davvero colto l'importanza del messaggio, ed è partita la solita diatriba fra "centrale a biomasse si e no", bloccare gli inquinatori dell'aria, incentivare le tecnologie pulite.

Ok, va bene tutto, ma se è vero che la produzione di risorse fossili è in stallo, e queste sono alla base e motore propulsivo di tutte le dinamiche che conosciamo, la vera domanda può essere solo: come ci attrezziamo di fronte all'inevitabile ?

Avere questa risposta ancora è prematuro, si va da chi predica la Decrescita Felice, chi si lancia nella lotta politica, fino a chi auspica un rilancio dei consumi per creare nuovo lavoro. Sono tutti estremi utopici che ci allontanano dal fare quello che semplicemente la natura ci ha concesso come capacità, e per la quale ci ha regalato un grandioso cervello: adattarci al cambiamento.

La natura però non ha tenuto conto che il nostro adattamento è limitato, non può essere troppo rapido, mentre invece stiamo rivoluzionando l'intero pianeta nell'arco di pochi decenni. La vera sfida non è quindi sapere quando avverranno i grossi cambiamenti, e neppure perchè, l'unica vera sfida su cui dovremmo puntare tutta l'energia che abbiamo è solo: rendere il cambiamento il più graduale e indolore possibile.

Solo così avremo una qualche speranza di adattarci e pensare a un mondo non troppo ostile e alieno rispetto a quello che ci stiamo godendo ora.

1 commento:

  1. Beh, grazie per il filmato Paolo. Mi sono ri-ascoltato; un po' troppo lungo, ma mi sembra che certe cose sono riuscito a dirle.

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