venerdì 17 luglio 2009

Riflessione pre vacanza

Ho trovato in rete questa bella frase, penso meriti un atteggiamento di riflessione, la lascio a voi:

"Il mondo si divide in tre categorie di persone: un piccolissimo numero che produce gli avvenimenti; un gruppo un po' più importante che veglia sulla loro esecuzione ed assiste al loro compimento e, infine, una vasta maggioranza che giammai saprà ciò che in realtà è accaduto".

Nicholas Murray Butler, esponente del C.F.R. , Council on foreign relations, struttura fondata dai Gesuiti

Quale categoria scegliamo di vivere nelle nostre attività quotidiane, la uno, la due, la tre, o un po tutte e tre ?

Io per ora scelgo ... di concedermi una settimana abbondante di vacanza! Il MIZ vi saluta e vi augura di sfuggire alla calura. Ci risentiamo a fine Luglio.

giovedì 16 luglio 2009

Il MIZ a Villa Silvia Rock Camp

Il Villa Silvia Rock Camp è un happening musicale e culturale che si svolge ogni anno a Villa Silvia di Lizzano, a due passi da Cesena, dal 16 al 19 luglio. Oltre ad un ricco programma di esibizioni musicali dal vivo e vari spettacoli teatrali è possibile anche pernottare a villa silvia in un area adibita a campeggio e trattenersi a colazione, pranzo, cena. Insomma una vera festa a 360 gradi.

Giovedì 16 Luglio alle ore 21:00 è previsto un nostro intervento pubblico al "teatro delle fate" in cui verrà proiettato e commentato il famoso video di Annie Leonard "La storia delle cose".

Si parlerà di decrescita, gestione corretta dei rifiuti, sostenibilità ambientale, prendendo spunto da questo breve video animato che è diventato un "must" per tutti coloro che hanno a cuore le sorti del nostro pianeta terra.

Scarica il volantino del Rock Camp

mercoledì 15 luglio 2009

La felicità sostenibile, nuovo libro di Maurizio Pallante

Come disse Bob Kennedy, il Pil misura qualsiasi cosa, tranne quello che può renderci felici. Ma la felicità può essere sostenibile? Eccome, risponde Maurizio Pallante: basta rinunciare alla droga (mentale) della crescita, sinonimo di benessere solo apparente, frutto di un equivoco generato dall’ideologia suicida dello sviluppo illimitato, che esaurisce le risorse e inquina il pianeta, mettendone a rischio il futuro e spingendo l’umanità in un vicolo cieco, dove si confondono beni e merci, lavoro e occupazione, e dove il semplice “divertimento” sostituisce la serenità della gioia. Per uscire da questa crisi globale, socio-economica e ambientale ma anche culturale e antropologica, non bastano più le ricette del passato: serve un nuovo Rinascimento, chiamato Decrescita.

Pallante, pioniere dell’ecologismo italiano e fondatore con Tullio Regge del Cure, Comitato per l’uso razionale dell’energia, insieme a Beppe Grillo si batte da anni per affermare in Italia la teoria e la pratica della Decrescita, perseguite dal Movimento per la Decrescita Felice. «Dobbiamo capire – insiste – che il decremento del Pil non coincide con una diminuzione del benessere: al contrario, anche se può sembrare un’assurdità, l’incremento del nostro benessere, individuale e sociale, deriva proprio dalla decrescita del Pil, che del resto misura soltanto il valore commerciale delle merci, prodotte e scambiate secondo dinamiche economiche insane, alla base dell’attuale crisi planetaria».

L’aggettivo “felice” si coniuga con la particolare sensibilità intellettuale dei sostenitori della Decrescita italiana, ed è proprio l’idea di felicità – esplicitamente evocata – a contrassegnare, già nel titolo, l’ultimo libro di Maurizio Pallante: “La felicità sostenibile” (Rizzoli) è un compendio efficace e completo, di taglio agile e divulgativo, per spiegare con estrema chiarezza che Decrescita significa benessere, equilibrio, speranza. In altre parole, “filosofia e consigli pratici per consumare meno, vivere meglio e uscire dalla crisi”, come annuncia il sottotitolo del volume, da qualche giorno nelle librerie italiane. Obiettivo del libro: aiutare i lettori a orientarsi nella crisi, spiegarne le cause e, soprattutto, proporre soluzioni accessibili e alla portata di tutti: singoli, famiglie, governi.

«Attanagliati dalla crisi economica e dall’emergenza energetica e ambientale – si domanda Pallante – possiamo sperare in un futuro di benessere e di serenità?». Certamente, a patto però di invertire la rotta, ribellandoci all’imperativo che ci ha guidati nell’ultimo secolo: la crescita ad ogni costo, misurata con l’aberrante strumento del Pil. La soluzione? Un nuovo modello di sviluppo, promosso dalla Decrescita Felice: «Una filosofia concreta, che chiunque – dal singolo cittadino fino al suo governo – può mettere in pratica: decrescere non vuol dire rinunciare a nulla, ma solo tagliare gli sprechi».

Continua su: comunivirtuosi.org

lunedì 13 luglio 2009

Il new deal di Lucchi sui rifiuti

La parola "new deal" è una fra le più evocate in assoluto nel mondo politico, fa tornare alla mente Delano Roosvelt e la sua ricetta per uscire dalla famosa crisi del 29, (che è poi anche la stessa ricetta che si vorrebbe proporre oggi, cioè costruire, consumare e spendere). Forse però, in questo caso, il riferimento pare essere solamente una "licenza poetica" del giornalista.

Si, perchè "new deal" significa letteralmente "nuovo corso", in quanto si basa (o dovrebbe basarsi) su idee completamente nuove e di rottura con il passato. Tanto nuove però queste idee non sono, dato che questa famigerata storia delle varie R (in numero variabile di 3, 4, 6, 8 a scelta) risale addirittura al decreto Ronchi 22/97, quindi di oltre 12 anni fa, poi aggiornato nel monumentale Testo Unico 152/2006, che ribadisce ancora una volta il concetto di come le strategie di riduzione e riuso vadano sempre applicate dai Comuni in via prioritaria rispetto allo smaltimento. Ovviamente si è fino ad oggi fatto tutt'altro, puntando tutto sullo smaltimento e poco sui limiti alla produzione.

Siamo comunque contenti che si riscoprano queste "perle dimenticate" e si riconosca come un serio approccio al problema dei rifiuti non possa che passare da una approfondita analisi e applicazione di tutte le metodologie che tentano di ridurre il rifiuto alla fonte. Mi sento di considerarne alcune applicabili abbastanza facilmente, tanto per iniziare (i valori in Kg sono le riduzioni procapite di rifiuti che ci si aspetta di osservare in media):

  • Raccolta domiciliare Porta a Porta (-90Kg)
  • Promozione capillare del compostaggio domestico (-30Kg)
  • Promozione prodotti con imballaggi a rendere (-12Kg)
  • Limite nei doppi/tripli imballaggi nel packaging (-10Kg)
  • Mercatini dell'usato comunali per mobili/giocattoli (-8Kg)
  • Documentazione paperless in scuole e uffici (-8Kg)
  • Last minute market, sprechi grande distribuzione (-6Kg)
  • Regole restrittive per volantini pubblicitari (-4Kg)
  • Incentivi all'uso dell'acqua del rubinetto (-2Kg)
  • Utilizzo di pannolini lavabili e riciclabili (-2Kg)
  • Distribuzione di sacchetti e borse multiuso (-1Kg)

Fonte dei dati: European Campaign for waste reduction – ACR+ (www.acrplus.org)

Quando si passerà dai generici propositi R-compatibili al mettere in atto davvero alcuni di questi provvedimenti, capirò che il "new deal" sarà davvero alle porte, per il momento accontentiamoci delle belle dichiarazioni e dei nobili intenti diffusi mezzo stampa.

sabato 11 luglio 2009

Il prezzo del cibo aumenta a dismisura, conseguenze e cause

Qualche sera fa su RaiTre hanno trasmesso un servizio giornalistico veramente notevole che analizzava il fenomeno del tutto recente dell'aumento del prezzo delle materie prime agricole, in particolare grano, frumento e soia. Nel documentario, venivano intervistati degli Indios del MatoGrosso in Brasile, i quali raccontavano come a partire dalla fine degli anni 60 le multinazionali hanno iniziato a radere al suolo la foresta e sostituirla con infiniti latifondi agricoli.

Ovviamente queste popolazioni indigene non hanno retto il radicale cambio di vita, costrette a passare da una organizzazione tribale nella quale la foresta forniva loro tutto il necessario, espropriati della loro terra, si sono decimate e sono diventate manodopera a basso costo per le piantagioni, schiavi moderni di una economia di sfruttamento basata sul lavoro.

Il punto però non era tanto questo, quanto la recente transizione agricola avuta luogo a partire solo da qualche anno, a seguito degli accordi che il governo brasiliano ha stipulato nel 2007 con gli Stati Uniti (Lula-Bush) sulla produzione dei biocarburanti. Questi accordi hanno portato a una riconversione su larga scala delle precedenti coltivazioni brasiliane (grano, mais, frumento, soia) in canna da zucchero utili per ricavarne etanolo e biocarburanti. Si parla di milioni e milioni di ettolitri ogni anno.

Ho sempre creduto che la causa della recente impennata dei prezzi dei generi alimentari primari fosse dovuta alla sostituzione della terra coltivata a scopo alimentare con terra coltivata per biocarburanti, invece mi sbagliavo. Una delle vere ragioni dell'aumento, così come ho scoperto grazie ad una illuminante intervista di un agricoltore brasiliano del posto apparsa in TV, è che in larga parte esso é dovuta ad altri fattori che non avevo considerato e che provo a spiegare:

A causa delle sovvenzioni date dai governi, gli agricoltori che ricevono soldi per coltivare biocarburanti si trovano ad avere una rendita media maggiore per unità di terreno. Questo porta i latifondisti attigui che NON fanno ancora biocarburanti (perchè solo alcune multinazionali molto potenti hanno l'esclusiva per farlo) ad incrementare unilateralmente il prezzo dei loro prodotti agricoli all'ingrosso per alimentazione umana, in maniera da raggiungere un ricavo medio"per ettaro simile a quello dei biocarburanti e disincentivare così la vendita e riconversione di ulteriori terre coltivate a grano, soia, frumento. Quindi si attua una specie di "effetto trascinamento" dei prezzi verso l'alto, che devono uniformarsi su larga scala ad un valore medio, fenomeno dovuto principalmente alle sovvenzioni con effetto diretto.

E' un meccanismo perverso, se il mio vicino guadagna il doppio vendendo biocarburanti ed io non so farlo o non voglio vendere i miei terreni, sarò costretto ad incrementare i prezzi, ma visto che la borsa dei prezzi agricoli oramai è globalizzata (uno dei mercati più importanti è quello di Chicago) una sovvenzione pubblica su larga scala si trasforma per effetto domino in una crescita globale dei prezzi del cibo a livello planetario!

La gravità di questo meccanismo è che non solo il cibo globalmente comincia a scarseggiare, per sostenere i nuovi prezzi, ma quello che rimane diventa del tutto inaccessibile alle popolazioni più povere, che non dispongono di grandi risorse economiche, e che si ritrovano pertanto prossime alla fame. Ciò significa che se oggi vogliamo sfamare tutti, abbiamo bisogno di una nuova rivoluzione agricola, che fornisca almeno un raddoppio della resa delle terre rimaste. Peccato che questa rivoluzione agricola, tipo quella che si è avuta al termine della seconda guerra mondiale con l'avvento della moderna agricoltura basata sui fertilizzanti, sia ancora tutta al di là dal divenire.

Quindi, i biocarburanti sottraggono terra alla coltivazione di cibo, i latifondisti che rimangono aumentano i prezzi per resistere alla riconversione e mantenere la redditività media dei terreni, l'aumento di produzione necessario per sfamare tutti non si attua, rimane un solo scenario: La fine dell'abbondanza.

venerdì 10 luglio 2009

Report cerca Cesenati per un servizio sul risparmio energetico

Via mail ci è arrivato un appello della Redazione di Report, che evidentemente lavora anche d’estate, a proposito della prossima edizione del programma presentatato da Milena Gabanelli. Lo staff é alla ricerca di volontari nelle province di Forlì e Cesena che li aiutino a testare il consumo degli elettrodomestici quando sono in stand-by.

Scrivono nella mail:

'A TUTTI I NOSTRI TELESPETTATORI RESIDENTI A FORLI'-CESENA O NELLE IMMEDIATE VICINANZE'

Nella prossima edizione, per la rubrica delle goodnews, ci occuperemo di come abbattere drasticamente i consumi elettrici domestici.

Grazie al contributo di alcuni tecnici di fiducia abbiamo verificato l'impatto sui consumi globali domestici degli elettrodomestici in fase di stand-by. Non si tratta soltanto del consumo dei vari led, che tutto sommato e' piuttosto marginale. Ad esempio abbiamo verificato che un condizionatore spento continua a consumare circa 50W, uno stereo portatile circa una trentina e cosi' via. Adottando le precauzioni necessarie abbiamo verificato come sia possibile ridurre i consumi domestici anche del 30%.

Per documentare questa semplicissima fonte ecologica di energia che e' il risparmio, nel corso dell'estate saremo in giro nella provincia di Forli' e Cesena con un tecnico di nostra fiducia per monitorare nelle case il consumo degli elettrodomestici in stand by, verificare sulle bollette i consumi energetici passati, dare tutte le istruzioni per ridurli e poi tornare dopo un mese a verificare l'andamento. Cerchiamo volontari disposti ad aprire la porta di casa alla nostra redazione e a collaborare con noi in questa sperimentazione.

Vi ringraziamo cortesemente, Redazione Report.

Se qualcuno desidera partecipare alla sperimentazione e possiede i requisiti può rispondere via mail a report@rai.it. Che ne dite, gli diamo un aiutino ?

giovedì 9 luglio 2009

Gli oneri di urbanizzazione, un ricatto perpetuo

Sono gli oneri di urbanizzazione, i soldi facili da spalmare nei bilanci per coprire i buchi, che caratterizzano l'attuale politica fatta di espedienti e svendita del territorio. L'intervista che segue è stata realizzata a Domenico Finiguerra, sindaco di Cassinetta di Lugagnano (MI), a seguito della sua inaudita decisione di vincolare il proprio comune alla crescita urbanistica zero:

Oggi i comuni versano in condizioni economiche precarie. Entrate in diminuzione e uscite in aumento producono bilanci in forte squilibrio. In assenza di una reale autonomia finanziaria, per un sindaco e la sua giunta, è sempre più difficile far quadrare i conti.
 Se poi l’attività amministrativa è ispirata da manie di grandezza (molti amministratori vogliono e promettono oltre misura: palazzetti, piscine, centri civici, bowling, rotonde, eventi e appuntamenti autoreferenziali), diventa ancora più difficile trovare le risorse necessarie.
 Così, grazie al combinato disposto di una legge, che consente di applicare alla parte corrente dei bilanci gli oneri di urbanizzazione e della disponibilità di territorio i comuni praticano la monetizzazione del territorio.
 Un circolo vizioso che, se non interrotto, porterà al collasso intere zone/regioni urbane. Un meccanismo deleterio, che permette di finanziare i servizi ai cittadini con gli oneri di urbanizzazione, con l’edilizia, la quale produce nuovi residenti e nuove attività e quindi nuove domande di servizi, e così via, con effetti devastanti. Un meccanismo che di fatto droga i bilanci comunali, finanziando spese correnti con entrate una tantum, che prima o poi finiranno, perchè ripeto il territorio non è infinito.
 Quindi il primo vantaggio, sta nell’aver interrotto questo circolo vizioso. Risparmiando la terra. Ma questa scelta oltre a recare beneficio alla terra, ha messo in moto, data la scarsità di risorse con le quali ci dobbiamo misurare tutti i giorni, sobrietà e austerità. Virtù amministrative che, dati i tempi, è sempre più urgente reintrodurre nella pratica politica quotidiana.

L'intervista completa continua sul sito dei comuni virtuosi.

mercoledì 8 luglio 2009

Una consulta a Cesena per l'ambiente

Il 6 Luglio scorso è uscito sul carlino di Cesena un articolo intervista al nostro presidente Barbara Martini che addirittura "anticipa" un progetto a cui stiamo formalmente ancora lavorando e che presenteremo alla nuova amministrazione entro qualche mese. Si tratta dell'idea di istituire anche a Cesena una consulta per l'ambiente, struttura che in realtà era già presente nella nostra città grazie a una delibera del'anno 2000 ma che è stata poi soppressa qualche anno fa.

Cosa è quindi una consulta per l'ambiente ?

La Consulta per l’Ambiente è una sorta di "Forum tematico", un luogo per il confronto e la collaborazione tra i rappresentati di enti, associazioni e gruppi di cittadini impegnati sulle tematiche ambientali. Lo scopo principale di questo organo di consultazione è, quindi, quello di promuovere iniziative capaci di diffondere la cultura della difesa del territorio e delle risorse naturali della città e, allo stesso tempo, seguire da vicino gli atti inerenti l’ambiente adottati dall’Amministrazione per esprimere pareri, dare suggerimenti e proporre eventuali modifiche.

Ci sono esempi eccellenti dove la consulta per l'ambiente partecipa a pieno titolo al tessuto culturale della città, come ad esempio a Venezia, dove funziona da anni, con compiti e limiti che sono formalizzati tramite un opportuno regolamento comunale. La tutela del territorio e la promozione culturale su temi ambientali sono le principali attività riconosciute dallo statuto.

Tante associazioni potrebbero farne parte, a partire dal WWF, al MIZ, vari comitati spontanei di estrazione ecologista, rappresentanti dei Verdi (oggi estromessi dal consiglio comunale), fino ad includere il raggruppamento delle guardie ecologiche volontarie, molto motivate nella vigilanza attiva sul territorio.

La coesione sociale nasce soprattutto da una partecipazione attiva dei cittadini nelle scelte dell'amministrazione, specialmente su tematiche che investono l'ambiente e la salute, per questo motivo chiederemo al Comune di Cesena un percorso per riportare in vita la consulta per l'ambiente. Sarebbe una buona dimostrazione di come anche con poche risorse si possa fare tanto per rendere un buon servizio alla collettività.

martedì 7 luglio 2009

Insediamento di Paolo Lucchi a Cesena


Purtroppo la qualità video è quella che è, una modesta fotocamera digitale portata a braccio che dopo una decina di minuti di riprese video cominciava a pesare terribilmente. Gli inconvenienti tecnici verranno (forse) presto risolti grazie all'impegno della giunta di videoregistrare i consigli comunali, e renderli fruibili su internet, progetto fortemente portato avanti da Natascia Guiduzzi, consigliere unico della lista civica Cesena 5 stelle.

L'impianto audio della sala di palazzo Albornoz è talmente vetusto da utilizzare ancora vecchi registratori a bobina e microfoni antidiluviani, inaccettabili nell'era del digitale. Ecco quindi la prima (traballante) riproduzione online della nomina degli assessori in consiglio comunale e parte del discorso di insediamento di Paolo Lucchi, neo sindaco di Cesena, al quale rivolgiamo i nostri migliori auguri per un proficuo e soddisfacente lavoro.

P.S. La prossima volta uso un cavalletto, lo giuro!

lunedì 6 luglio 2009

La valle d'Aosta dice NO al termovalorizzatore... quindi avanti con il CDR

Secondo quanto recita questo dispaccio ANSA, la Regione autonoma Valle d’Aosta cambia strategia in materia di gestione dei rifiuti. Abbandonata l’ipotesi di costruzione di un termovalorizzatore, si punta sulla valorizzazione energetica dell’immondizia (non sto scherzando).

L’idea è di realizzare un impianto di "pretrattamento" dei rifiuti che sperimenti tecnologie innovative in grado di produrre Cdr (combustibile da rifiuti) di qualità, utilizzabile per generare energia a basso impatto ambientale e per alimentare impianti di teleriscaldamento o di cogenerazione.

L’assessore regionale al Territorio e Ambiente, Manuela Zublena, ha spiegato:

La decisione sullo sfruttamento del Cdr scaturisce da studi e valutazioni approfondite, avviati già dalla precedente Giunta, che ci hanno portato a formalizzare la scelta che privilegia la via della sperimentazione di tecnologie più innovative per il trattamento dei rifiuti.


E' evidente che quì si gioca sul significato delle parole, sostenendo addirittura che occorre superare il termovalorizzatore (parola che a taluni evoca incubi notturni) e passare a sistemi più sofisticati, come il CDR appunto, cioè in realtà un super termovalorizzatore (senza nommeno la seccatura di chiamarlo tale).

Produrre CDR è la maniera peggiore di bruciare i rifiuti, poiché attua una “preselezione” al contrario rispetto alla logica, cioè privilegia la concentrazione delle parti maggiormente riciclabili (carta, cartone, imballaggi plastici) per aumentare il potere calorifico, con danno ambientale equivalente se non superiore, dato che una stessa quantità di materiale smaltito produce un livello di emissioni almeno triplo, richiedendo molto più ossigeno per essere combusto.

Il CDR inoltre può potenzialmente essere usato come combustibile per cementifici ed altri impianti in sostituzione del carbone, dispositivi spesso vetusti il cui trattamento fumi è decisamente meno sofisticato di quello di un moderno termoutilizzatore. Pertanto il risultato finale è ambientalisti gabbati e amministrazioni contente.

Fonte: Ecoblog.it

venerdì 3 luglio 2009

Nuovo piano rifiuti nel giro di sei mesi a Cesena

Se fossi al posto del sindaco Paolo Lucchi, mi tremerebbero letteralmente i polsi. Come ha egregiamente espresso nel discorso di investitura del suo mandato, le prospettive economiche e sociali di Cesena (e non solo) non sono affatto rosee, si naviga a vista in una sorta di "limbo" nell'attesa che la crisi sia passata e che l'economia ritorni a tirare. Nel frattempo non solo regna incertezza e sfiducia (condizione solo psicologica come sostiene Berlusconi), ma si hanno anche segni evidenti di un tessuto sociale e imprenditoriale "sotto stress", in cui il rischio di licenziamenti è alto e si tira avanti principalmente utilizzando le ferie residue dei lavoratori.

Comprendo quindi appieno le preoccupazioni di Lucchi, il quale ha dichiarato pubblicamente il timore che "per la prima volta potremmo avere una generazione di figli con aspettative di sviluppo peggiori rispetto a quelle dei nostri padri". Il tutto si traduce nel motto tanto caro al PD che parla continuamente di "garantire la coesione sociale" e "sostenere famiglie e imprese in difficoltà economica".

E' evidente quindi come in un periodo di vacche magre occorra avere un occhio preferenziale nell'evitare di aumentare ulteriormente le tariffe ai cittadini, occupandosi al contempo anche dell'ambiente, che rappresenta un bene economico primario, (forse l'unico reale e durevole che abbiamo aggiungo io), e va ovviamente tutelato e valorizzato.

Il tema dei rifiuti, che il MIZ porta avanti da tempo, deve andare in questa direzione, è indispensabile diminuirne la produzione, al duplice scopo di tutelare l'ambiente e di risparmiare risorse, quindi anche soldi dei cittadini, che con poco sacrificio possono abituarsi benissimo ad un benessere fatto anche di sobrietà dei consumi e utilizzo razionale dei beni.

E' per questo motivo che giudico inaccettabile e incomprensibile l'accento un po demagogico che Lucchi intende dare nel trattare il problema dei rifiuti. Da una parte si rassicurano i cittadini su tariffe invariate (come se nel passato non fossero cresciute invece a dismisura, con incrementi di oltre il 3% all'anno), dall'altra propone innovativi sistemi misti di gestione che dovrebbero a parer suo risolvere il problema brillantemente ed a costi contenuti.

Bene allora, cosa è realmente un sistema misto ? Non è altro che il tanto decantato cassonetto di prossimità, il quale ovunque è stato impiegato ha ottenuto un incremento percentuale di RD modesto, un innalzamento dei costi, e soprattutto un aumento del quantitativo totale di rifiuto prodotto. L'articolo di giornale in calce al post ne fa della qual cosa addirittura elogio, glorificando la superiore quantità di materiale differenziato raccolto, come se fosse un valore in se, senza specificare se quello indifferenziato si è ridotto di conseguenza.

Dato che non amo argomentare senza portare dei dati concreti, vorrei evidenziare come il sistema di prossimità (ovvero il porta a porta misto), rappresenti in realtà un costo superiore rispetto al porta a porta convenzionale, che pertanto andrebbe privilegiato proprio per fare risparmiare costi ai cittadini.

Faccio riferimento allo studio di Natale Belosi, papabile futuro assessore all'ambiente di Forlì, il quale ha commissionato uno studio completo su oltre 1800 comuni italiani del Nord Italia, mettendo a confronto i costi delle varie soluzioni. Ecco qui di seguito un grafico riassuntivo dei suoi risultati:

Sorpresa!! Il sistema misto è quello che costa più di tutti!

Il motivo è semplice, in un sistema misto i cassonetti rimangono in strada, aumentano di numero e diventano più piccoli, pertanto i costi di Hera aumentano, dato che hanno più svuotamenti da fare nel territorio e raccolgono più materiale da trattare, quindi fanno più viaggi di trasporto. Tra l'altro senza incrementare sensibilmente l'occupazione. Nei sistemi porta a porta integrali invece, i cassonetti stradali spariscono (minori costi), i ritiri avvengono a giorni prestabiliti della settimana, si ottimizzano i trasferimenti, si impiega più personale, ma si ritira anche complessivamente meno materiale (fino al 20% in meno), pertanto i costi di smaltimento compensano la maggiore manodopera ed i costi tendono complessivamente a ridursi.

Nel grafico, s/u sta per secco/umido, si mettono a confronto vari sistemi in cui c'è o non c'è la raccolta secco/umido (bidoni marroni), con o senza porta a porta (bidoncini nelle abitazioni). Tutti i documenti tecnici che spiegano in dettaglio i dati elaborati da Natale Belosi, aggiornati al 2007, li trovate QUI nel sito dell'Ecoistituto di Faenza, dove Natale lavora.

Il MIZ pertanto rivolge un appello a Paolo Lucchi e alla sua giunta, di non mescolare la propaganda di Hera con la reale tutela ambientale, brandendo l'arma retorica del "volere garantire invarianza di tariffe ai cittadini", poiché se non si adotta il porta a porta in tempi brevi (in sinergia con Forlì, Bertinoro, Forlimpopoli, Meldola) si rischia di peggiorare la situazione, con l'effetto pratico di assecondare i desideri di Hera di movimentare più materiale, quindi indurre maggiori profitti di impresa, che andrebbero anche bene ma che siamo tutti noi cittadini in ultima analisi a pagare con le nostre tariffe.

Nota: Il 57% dichiarato da Hera per CaOssi e Cesuola è solo uno specchietto per le allodole, per capirlo basta conoscere cosa è successo a Longiano.

mercoledì 1 luglio 2009

Inquinamento al torrente Borello

Inoltro un comunicato stampa dell'amico Ivano Togni del WWF di Cesena, in cui si denuncia un ennesimo grave fatto di inquinamento occorso al torrente Borello, all'altezza di valle di Ranchio. Sembra che da parecchi giorni si stia ricoprendo periodicamente di una non meglio identificata schiuma con conseguente moria di pesci, indice di uno sversamento improprio nelle acque da parte di qualche azienda del luogo, a quanto sembra già identificata e prontamente denunciata.

Facendo seguito a varie segnalazioni pervenute alla scrivente Associazione e ai nostri sucessivi sopralluoghi si intendono denunciare pubblicamente vari episodi d'inquinamento chimico delle acque superficiali del Torrente Borello, che da diverse settimane, ed anche ieri, si sono ripetuti a valle dell'abitato di Ranchio (Sarsina).

Tali episodi sarebbero probabilmente causati dagli scarichi di un azienda operante nella stessa località. Dai prelievi ufficiali delle acque di scarico effettuati presso l'azienda in questione dai tecnici incaricati ai controlli sarebbero emersi risultati delle analisi che comproverebbero reati relativamente a più parametri nel superamento dei limiti di legge consentiti.

Avendo interpellato l'ARPA in merito, abbiamo saputo che già da qualche settimana é stata inviata al Comune di Sarsina (che ha rilasciato l'autorizzazione allo scarico) una proposta di diffida nei confronti dell'azienda, perchè gli venga intimato di sanare immediatamente la situazione, ma non si sa con quale esito, dato che anche ieri si sarebbe nuovamente verificato un ennesimo inquinamento del genere nello stesso tratto del Torrente Borello.

Gli effetti di questi scarichi, quando si verificano, appaiono facilmente visibili a valle fino all'abitato di Linaro, con il sollevamento di enormi quantitativi di schiuma bianca che ricopre gran parte del letto del torrente e con una diffusa moria di pesci. In seguito alle recenti piogge ovviamente il tutto finisce per riversarsi velocemente nel Savio e quindi in mare consegnando così in tempo reale agli affezionati bagnanti della riviera "un bel regalo dalle nostre vallate".

A questo punto ci si chiede allora cosa stia aspettando la suddetta amministrazione comunale di Sarsina a porre fine a tali reati? Ci auguriamo non voglia correre il rischio di assumersi la responsabilità di atteggiamenti omissivi al riguardo? Chiediamo infine a tutti i coloro (pescatori e abitanti della valle) che dovessere riscontrare nuovamente fatti del genere, di denunciarli immediatamente alle autorità competenti (Carabinieri e Forestale) fornendo informazioni anche al WWF di Cesena (cesena@wwf.it tel:0547645105) affinché ci si possa attivare immediatamente per l'accertamento dei fatti e per evitare che tali episodi accadano nuovamente.

WWF Cesena
il Presidente, Ivano Togni

Se non mi ricordo male, qualcuno di importante in questa nuova giunta ha affermato che l'ambiente deve essere il timone di tutte le scelte, spero vivamente che si dia contenuto a tali propositi e si faccia pienamente luce su questa vicenda.

N.B: Il nome dell'azienda coinvolta è stato ovviamente omesso per garantire il rispetto processuale delle parti in causa