mercoledì 10 dicembre 2008

C'è (r)accolta e (R)accolta

Quando si parla di raccolta differenziata bisogna chiarire un concetto: una cosa è la raccolta differenziata altra cosa è la quantità di rifiuti che ritorna nel circuito produttivo come materia prima seconda.

Non tutto quello che viene raccolto è quindi recuperato come risorsa: ci sono frazioni assolutamente non recuperabili che subiscono inevitabilmente scarti durante il processo di recupero (sovvalli). Se carta, plastica, vetro sono sporchi ci sarà molto scarto. Se sono fusi assieme ci sarà molto scarto, se sono schiacciati e sbriciolati ci sarà molto scarto.

La raccolta differenziata multimateriale può avere un senso qualora esista un principio fisico semplice ed economico per effettuare la separazione meccanica, come ad esempio plastiche e lattine di banda stagnata, separabili tramite una elettrocalamita, in linea generale è però sconsigliabile se l'obiettivo è un elevato recupero, dato che nel multimateriale ci può finire di tutto, e pochi cittadini prestano davvero attenzione all'elenco dei materiali permessi.

La raccolta monomateriale, paradossalmente, può rivelarsi anche essa piuttosto problematica a causa della elevata variabilità delle composizioni dei materiali, i quali pur omogenei come tipologia non possono talvolta essere riutilizzati se non sono della stessa specie chimica. Occorrerebbe tenere separati PET, PVC, Nylon, Teflon, Plexiglass, polipropilene (PP), poliammide (PA). Per un recupero di qualità occorrerebbe inoltre tenere separati i vari colori, specialmente nel vetro, ed impedire contaminazioni da parte di materiali ceramici, dannosi per il recupero anche se in quantità piccolissime.

Il grande cassonetto stradale, di volumetria elevata, non può essere efficiente senza l'ausilio un sistema compattatore installato a bordo del veicolo adibito alla raccolta. Dato che schiacciando e mescolando i rifiuti si riduce la possibilità di recuperarli efficacemente, risulterà molto più difficile avere un recupero di qualità anche utilizzando i più moderni sistemi di separazione meccanica. Al contrario, la raccolta domiciliare, specialmente quella in cui i cittadini sono istruiti a separare i tappi, i contenitori di tipo diverso, i materiali omologhi, schiacciati ma non pressati al punto di renderli irriconoscibili, permettono una efficace separazione tramite l'utilizzo di un sistema combinato meccanico e manuale.

Questo é il motivo principale per cui affidarsi interamente alla separazione meccanica, ignorando qualsiasi intervento a monte, produrrà inevitabilmente un alto tasso di scarti, le soluzioni miracolose infatti non esistono, ogni incremento di resa desiderato necessita di un incremento di costo ben più che proporzionale, quando il materiale non sia stato trattato fin dall'origine in funzione da facilitarne il recupero.

Un sistema che permette di avere a monte un rifiuto molto pulito è quello porta a porta, il quale ha anche l’enorme vantaggio di incentivare comportamenti virtuosi in tutto il sistema di filiera, dalla riduzione dei rifiuti alla fonte, alla sensibilizzazione dei cittadini.

Esistono in verità altri sistemi possibili che presentano taluni dei vantaggi auspicati, ad esempio si potrebbe dotare ogni cittadino di una "card" con la quale aprire il cassonetto stradale e contabilizzare in qualche modo il rifiuto prodotto. Tali sistemi sono comunque classificabili di tipo "non domiciliare", pur permettendo una tariffa puntuale. Il requisito di utilizzare grossi compattatori per svuotare i contenitori stradali rimane inalterato, il controllo incrociato dei cittadini sulla qualità di raccolta è comunque scarso o inesistente, pertanto gli scarti saranno comunque molto elevati.

La realtà industriale della Romagna, con una forte presenza impiantistica, una elevata efficienza del lavoro (pochi addetti al servizio) e una gestione a scopo di lucro del servizio di gestione dei rifiuti (Hera è una SPA) si sta avviando verso una crisi di tipo strutturale. Le normative si stanno rendendo sempre più stringenti (e quindi costose se affrontate con il sistema attuale), ciò induce il gestore a creare fortissime resistenze politiche verso l’introduzione di un qualsiasi sistema tecnicamente più efficiente per la raccolta dei rifiuti, con il timore che ciò intacci il proprio margine di profitto.

Non nascondiamoci dietro a un dito, il sodalizio di affari fra il gestore dei rifiuti e la politica locale, dove non si capisce più chi sia il controllore e il controllato, induce la politica stessa a comportamenti che sembrano più tutelare il bisogno di profitto delle sue controllate piuttosto che garantire un servizio migliore alla cittadinanza. Il costo inferiore in fondo non importa al gestore, ciò che conta è la redditività garantita a chi guadagna in proporzione del volume dei rifiuti trattati. Una migliore raccolta riduce i volumi trattati, perché educa i cittadini a buttare di meno, ciò è inaccettabile per Hera, che infatti le prova tutte, dal cassonetto di prossimità alle campagne informative nelle scuole, pur di non affrontare il tema alla radice.

Queste resistenze sono comprensibili,, già si è investito pesantemente nel sistema attuale, cambiare rotta ora significherebbe letteralmente buttare guadagni di impresa, anche se l'obiettivo sarebbe avere una migliore performance ambientale ed un risparmio per i cittadini.

In questi giorni sarà deciso se e come sperimentare la raccolta dei rifiuti porta a porta a Cesena e Forlì. L'attuale normativa prevede infatti il raggiungimento del 65% di RD entro il 2012, e se tale obiettivo non venisse raggiunto dovremmo pagare una salatissima penale da rigirare direttamente in tariffa. Nessun sistema a cassonetti in Italia, in assenza di trucchi come il ricorso a grosse iniezioni di "rifiuto assimilato", è in grado di raggiungere queste percentuali senza fare esplodere i costi.

Al cittadino ora la scelta, pagare a breve molto di più come tariffa di igiene ambientale (già oggi salatissima) a causa delle penali, oppure pagare poco di più oggi, ed in una prospettiva a medio termine addirittura meno, per finanziare un sistema diverso capace di raggiungere l'obiettivo e recuperare il materiale per la massima quantità possibile, come prevede la legge. Inoltre, un sistema basato prevalentemente su tecnologie leggere e sul lavoro manuale, garantirebbe uno sviluppo in termini di occupazione notevole, e con i tempi che corrono questo non è poco.

Solo il porta porta garantisce percentuali maggiori del 60% a costi accettabili, da un punto di vista normativo questo é il momento giusto per in cambiamento, in modo che entro il 2012 si entri a regime in tutta la Città e non solo in un quartiere pilota.

Però bisogna fare presto, prima che questo governo insensibile alle tematiche ambientali cambi le carte in tavola e dichiari inutile la raccolta differenziata, ricorrendo all'incenerimento come unica via per smaltire il rifiuto. (sarà possibile solo il riciclaggio di denaro sporco e di politici corrotti).

Il porta a porta non è un costo ma un investimento, significa in sostanza più risorse, più posti di lavoro, tariffe nel medio termine più leggere e commisurate al rifiuto indifferenziato effettivamente prodotto, più tecnologia orientata al recupero anziché allo smaltimento.

Prendiamo ad esempio ciò che già accade nei consorzi Priula, Chierese, Novara, Salerno.. e tutte le altre realtà compresa la famigerata Forlimpopoli che è già al 70% di RD da più di un anno e ha ridotto i suoi rifiuti alla fonte di quasi 100Kg/anno pro capite, con un indice di soddisfazione della popolazione di oltre il 90%.

Non ci sono più scuse, la raccolta domiciliare si può fare.

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