lunedì 7 luglio 2008

La recessione è ambientalista ?

E' un po di tempo che parlando fra la gente serpeggia la parola "recessione", per molti un incubo, fatto di diminuzione dei salari, disoccupazione, il famoso "non arrivare alla fine del mese", per altri semplicemente una contrazione dei consumi superflui. Da un punto di vista ambientale, contrarre i consumi, pensare alla possibilità di una vita più sobria, dovrebbe essere un buon affare, purché ciò non sia visto in un ottica di privazione.

Forse abbiamo vissuto fino ad ora come i bambini ai quali si dava l'abitudine di rimanere giorni interi all'interno della stanza dei giochi, diventandone emotivamente dipendenti, ma ora i giochi volgono quasi al termine, non sono rinnovabili, e gran parte di essi si sono con il tempo trasformati in rifiuti, residui di una società votata allo sfruttamento sistematico delle risorse naturali. Il distacco dal periodo della spensieratezza è traumatico ma salutare, sarà la stessa cosa con l'obbligo di sobrietà imposto dalla recessione ? Sicuramente non saprei spiegarlo meglio di quanto ha fatto Blogeko in questo bellissimo post, pertanto lo allego in forma integrale.

Ora che la borsa barcolla e che la Terra perdipiù è spolpata anch'io mi chiedo se questo può essere l'annuncio di un mondo migliore. Non so. Anzi: temo che non sia così. E tanto per cominciare, vorrei demolire uno dei pensieri correnti. Quello secondo cui battere e ribattere - come io faccio - sulla necessità di ridurre i consumi presuppone un mondo primitivo e deprivato. Questo non è vero: e da qui inizio a ragionare.

Il mondo migliore che spero è quello in cui ognuno ha cibo sufficiente e adeguato, cure mediche, caldo d'inverno e istruzione. Pure internet e un bel tot di libri, se possibile. Un mondo di questo genere però è un mondo complesso, che va oltre il puro e semplice zappare la terra e di lì campare. Presuppone che ciascuno produca più di ciò che gli serve per mangiare: gli antibiotici non crescono spontaneamente sui meli.

Però per quel che mi riguarda moltissimi consumi si possono felicemente potare. Che senso ha comprare un gioiello? Che senso ha il servizio buono di piatti per 12 persone, da usare una volta ogni mai, e la credenza solo per tenercelo dentro, e la sala da pranzo aggiunta alla casa perchè anche la credenza abbia un posto? Se la crisi - questa o un'altra ventura - si porterà via queste cose, dirò solo menomale. Ma c'è un problema.

Bisogna governarla, la crisi, perchè abbia questo sbocco, perchè porti via ciò che inutilmente appesantisce il pianeta e il resto invece sia salvo. Se si lascia che il mercato faccia semplicemente il suo corso, continuerà la tendenza che è in atto ora: i ricchi - pochi - sempre più ricchi di gioielli, credenze e tutte le altre varie ed eventuali; gli altri, se già non sono poveri, sempre più immiseriti. Pare che negli Stati Uniti le cose stiano prendendo proprio questa piega. E' per questo che la recessione mi fa paura.

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