sabato 26 luglio 2008

Prime attività commerciali in franchising per il riciclo

Fare dei rifiuti una risorsa, anzi monetizzarli, per avvicinare la gente alla raccolta differenziata. È questo lo scopo dell' "Ecopunto informativo" di Moncalieri, il primo negozio in Italia a comprare spazzatura, che ha aperto nel Maggio 2008 con una serie di dimostrazioni. Voluto dalla Recoplastica, una piccola azienda che recupera rifiuti nel Canavese, l'iniziativa si basa su un'idea semplicissima: creare al posto di una discarica un servizio privato di valorizzazione dello smaltimento intelligente, premiando la clientela con ricompense a prezzo di mercato.

Non molti sanno infatti che quel che viene gettato nei cassonetti ha un valore e può diventare un "modaiolo" arredo interno o addirittura una bicicletta, nonché materia prima seconda che le aziende sarebbero disposte ad acquistare a prezzo di mercato, se solo fosse possibile avere una struttura industriale che ne garantisca in maniera consistente gli approvvigionamenti. A fronte dell'interesse suscitato dall'attività di Recoplastica, essa ha pensato di estendere questo "business" avviando l'idea di una serie di punti raccolta gestiti in franchising e distribuiti su tutta Italia.

A tal proposito, come si può leggere sul sito di Recoplastica, il prossimo 13 settembre verrà organizzato un meeting aperto a tutti coloro che desiderano iscriversi, per illustrare il loro progetto di franchising. Non ho idea se questo nuovo business potrà avere successo, l'idea però di uno sportello dove consegnare materiale ed avere direttamente un corrispettivo in denaro, anzichè un misero sconticino come avviene oggi nelle scomode stazioni ecologiche, potrebbe essere quello che manca per convincere i cittadini ad impegnarsi seriamente nella raccolta differenziata.

Malgrado ci siano persone che sostengono il contrario, il rifiuto urbano diventa del gestore "solo" dopo averlo depositato nelle aree pubbliche, il cittadino è libero di portare i beni di sua proprietà dove ritiene più opportuno al termine del loro uso, anzichè considerarli semplice spazzatura, purchè non siano smaltiti illegalmente. Sarebbe bello un futuro dove in affiancamento alla raccolta domiciliare porta a porta ci fossero attività che recuperano i materiali di scarto ingombranti direttamente, sotto forma di mercatini dell'usato o di franchising del ritiro, sarebbe un bel passo avanti per avvicinarsi finalmente ad una strategia rifiuti zero.

1 commento:

  1. "L'italiano – diceva Ennio Flaiano – è mosso da un bisogno sfrenato d'ingiustizia", e – in nome, immagino, di un non meglio precisato e accidioso conservatorismo gattopardesco – tende a lamentarsi di (e opporsi a) tutto, ma anche a non fare nulla di concreto, nei piccoli gesti quotidiani, per migliorare (non solo) l’ambiente...

    Sarà difficile fargli cambiare mentalità, e diffondere una cultura diversa da quella del mero tornaconto personale, contingente e irrispettoso delle esigenze di tutto ciò che lo circonda…

    Chissà…magari toccarlo nel portafogli (con “incentivi”) sarà il tasto “giusto” per cominciare a “sensibilizzarlo” sulle problematiche ambientali…

    Certo, non sarà questa la panacea per la risoluzione del problema rifiuti, che è molto più vasto e non riguarda solo la gestione dei rifiuti urbani…
    E, personalmente, sono convinto che il riutilizzo, prima ancora del recupero, sia la strada da perseguire: ma penso che iniziative come questa debbano essere seguite e incoraggiate, proprio perché, inserite in un contesto integrato, rappresentano il contributo che ci si aspetta da ognuno di noi, e perché concorrono a diffondere una cultura ambientale, indispensabile base per costruire, giorno dopo giorno, un mondo migliore.


    http://naturagiuridica.blogspot.com

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