martedì 16 settembre 2008

Nasce il progetto "Rifiuto con affetto", è migliorabile ?

A Venezia, isola della Giudecca, ci sono cassonetti per rifiuti con una parete di vetro e dei ripiani. Li si usa per gli oggetti di cui ci si vuole disfare ma che non sono proprio “da buttare”: oggetti ancora in buone condizioni che potrebbero interessare a qualcuno e che quindi vengono messi a disposizione in un luogo pulito, protetto e pubblico.

Il progetto si chiama “rifiuto con affetto” ed è attivo già da un anno. A inventare e studiare la collocazione, la pubblicizzazione e l’utilizzo di questi “vetrine di strada” sono state tre studentesse di Design e Arte.

La parte interessante dal punto di vista sociale è stata la volontà di dare dignità al recupero degli oggetti. Gli oggetti molto spesso vengono progettati con una obsolescenza programmata per far si che vengano buttati e ne vengano comprati continuamente di nuovi. Denigrare il riuso, operazione spesso svolta dalla pubblicità, favorisce i consumi e pertanto la produzione di rifiuti. Per molti, "Ravanare" in un cassonetto è percepito come qualcosa da barboni, che le persone per bene non fanno. Questo cassonetto aiuta invece a scambiarsi le cose mantenendo la propria dignità, avvicinandosi pertanto verso un concetto chiamato spigolatura dei rifiuti e promosso da Ugo Bardi di Aspo Italia.

Non ho idea se questo esperimento sia rimasto tale oppure abbia fatto partire un nuovo paradigma di gestione e riuso del rifiuto, fatto sta che sulla carta sistemi simili creano potenzialmente molti problemi ai quali si dovrebbe dare una soluzione, ne ravviso alcuni:

  • Come evitare il conferimento di merce pericolosa o tagliente.
  • Come fare a ripulire il contenitore se si sporca e proteggerlo dai vandalismi
  • Come suddividere il materiale per classi merceologiche affini
  • Come inserire ed estrarre oggetti ingombranti o di forma inconsueta
  • Come evitare che sia senza presidio (chiunque può fare qualsiasi cosa)
L'idea però in effetti è buona, anche se non è del tutto nuova (in Germania ci sono stati esperimenti simili), tuttavia credo esista una possibilità di porvi rimedio, con pochi aggiustamenti.

In parecchie città italiane, gli utenti possono conferire i loro ingombranti presso centri chiamati "stazioni ecologiche", come funzionano ? L'utente entra durante l'orario di servizio con in mano una propria bolletta dei rifiuti (dotata di codice a barre) e scarica il proprio materiale, già suddiviso per tipologia (RAEE, vetro, metalli, plastiche). Questo viene poi pesato da un addetto e viene rilasciato uno "scontrino" al cliente, dopo ovviamente avere letto il suo codice a barre sulla bolletta. La pesa del materiale da diritto generalmente ad uno sconto (miserrimo) che sarà attribuito in fase di computo della tariffa rifiuti, in qualche caso a "punti" che danno luogo ad un premio se accumulati a sufficienza.

Questo sistema ha alcuni evidenti problemi, in primo luogo l'incentivo per il conferimento è normalmente veramente poco, spesso occorre fare la fila all'ingresso (data la costante presenza di mezzi del comune per lo scarico di sfalci, etc.), inoltre il trasporto non è sempre ben ottimizzato, il mezzo del cliente parte con un carico di rifiuti e torna vuoto, dato che le stazioni ecologiche sono sovente in periferia e molto lontane dai centri commerciali.

Ebbene, perché non utilizzare le stazioni ecologiche per un servizio di spigolatura dei rifiuti ? Ci sarebbero svariati vantaggi nel portare il sistema "rifiuto con affetto" dalla strada alle stazioni ecologiche.
  • L'incentivo fittizio potrebbe essere completamente rimosso

Il cliente acquisisce infatti il diritto, conferendo il proprio materiale ingombrante, di gironzolare nell'area attrezzata e portarsi a casa tutto quello che vuole. Non è raro vedere accantonate nelle stazioni ecologiche interi televisori ancora funzionanti, frigoriferi, forni a microonde magari con solo una manopola rotta, materiale ancora riparabile in genere, oppure trovare semplicemente pezzi di ricambio.

  • Il posto è "presidiato" dal personale di stazione

Pertanto, sarebbe assai difficile combinare disastri o accedere a materiale pericoloso.

  • Il materiale può essere efficacemente catalogato

Ad esempio, durante il pomeriggio (in cui la stazione ecologica è chiusa) il materiale potrebbe essere suddiviso in "potenzialmente riusabile", "parte di ricambio" oppure "scarto inutilizzabile", ai rappresentanti delle prime due categorie sarebbe applicato un adesivo con la data di conferimento, in questo modo un elemento accantonato da più di un anno potrebbe essere semplicemente riclassificato come scarto e smaltito convenzionalmente ai consorzi.

  • Ampio spazio per il volontariato

Il lavoro di classificazione e di servizio al pubblico può essere svolto anche da personale non specializzato o lavoratori in categoria protetta, nonché da associazioni di volontariato.

  • Ottimizzazione dei trasporti

Porto un rifiuto in macchina, ma se mi va bene mi porto a casa qualcosa che mi serve o che desidero riutilizzare, in modo da fungere contemporaneamente da incentivo ed ottimizzare le spese di trasporto.

Insomma, trasformare le stazioni ecologiche in "vetrine" per la spigolatura dei rifiuti preconfigurerebbe una classica strategia "win-win", si incentiva il riciclo, si incentiva il riuso, si risparmiano preziose risorse.

Ops... dimenticavo, lo scambio gratuito di beni nelle stazioni ecologiche si fa già da anni a Friburgo, e mi giunge voce che siano partite sperimentazioni di meccanismi simili anche in alcuni comuni italiani, come ad esempio a Sesto Fiorentino, dove all'interno della stazione ecologica si svolge il mercatino del baratto.

Fonte: Ecoblog

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