sabato 14 gennaio 2012

Mangereste mai un maialino vivo ?


C'è un video che in questi giorni sta impazzando in rete, divulgato da un sito animalista (meat.org, promosso da Paul McArtney), che denuncia in modo divertente il consumo smodato e insostenibile di carne. Filmato apparentemente in un supermercato brasiliano, mostra un commesso intento a pubblicizzare la bontà di una "spremuta di porco fresco", sotto lo sguardo sbigottito dei clienti, mentre in realtà una animalista di PETA, nascosta dentro la macchina, alimenta la bocca di uscita con normali salsicce. 

Una candid camera che rende molto bene l'idea, soprattutto dal punto di vista psicologico, di come il consumo di carne sia comunemente accettato da tanti consumatori inconsapevoli di cosa c'è realmente dietro il piatto che mangiamo. Preferiamo tutti pensare alla carne come a un prodotto alimentare come tanti altri, sappiamo che è di provenienza animale, ma non ne percepiamo la sofferenza perchè nulla sappiamo di come è arrivata nel nostro piatto.  Se la sofferenza degli animali la percepissimo, smetteremmo immediatamente di mangiarla (una cliente del video addirittura la sputa, appena resasi conto che si trattava di un animale vivo). 

In realtà, al di la di considerazioni animaliste sul maltrattamento, il consumo di carne rappresenta oggi una delle minacce più rilevanti all'equilibrio degli ecosistemi. Basti pensare che oltre il 40% delle proteine vegetali vengono sottratte all'alimentazione umana per realizzare mangimi destinati agli allevamenti di carne. Per ogni kg di carne si consumano in media 12.000 litri di acqua potabile, e si stima che ogni caloria ottenuta dalla carne necessiti dalle 5 alle 13 calorie in forma di combustibili fossili, per le coltivazioni, gli allevamenti, e tutto quanto ruota attorno alla filiera della alimentazione a base di carne.

Nella sostanza, un ettaro di terreno fertile, è in grado di produrre oggi oltre 2500Kg di proteine vegetali, oppure solo 300Kg di proteine animali, questo in un mondo sovrappopolato che si sta affacciando a una crisi energetica e quindi alimentare oramai certa. In un futuro non lontano quindi, il consumo di carne ai ritmi attuali rischia di diventare un insostenibile peso per l'ambiente. (fonte)

Probabilmente direte voi, un certo consumo di carne è fisiologico e possiamo permettercelo, magari assicurandoci che gli animali vengano trattati con dignità e rispetto, magari uccisi con metodi non cruenti e che limitino al minimo la sofferenza loro provocata.

Si, la penso anche io così, sono sicuro che scene come quella del maialino spremuto fresco siano solo frutto di una provocazione un po sopra le righe, e che queste cose non accadano realmente.

Invece, mi sbagliavo (guardate il link solo se avete lo stomaco forte).

Forse non esiste davvero, in un mondo globalizzato dove la carne o suoi derivati sono nascosti in qualsiasi anfratto dei nostri cibi, una maniera sicura per garantire che gli animali non subiscano sofferenze e siano trattati in maniera degna. In una piccola realtà locale però, a filiera corta, dove posso letteralmente vedere come sono trattati gli animali e accertarmi di persona su come sono allevati, forse potrebbe diventare possibile.

Io non mi considero un animalista integralista, non sono ancora pronto a rinunciare alla carne, non mi sento ne vegano ne vegetariano, ma come consumatore responsabile cerco di approvvigionarmi presso aziende locali e verificabili (soprattutto per la carne). Se ne guadagna in qualità, in salute, e anche in senso di colpa per la triste sorte a cui tanti animali sono destinati.

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