giovedì 31 luglio 2008

A Parma, pasta e detersivi in dispenser

Comprare detersivi “alla spina”, pasta o riso sfusi, bottiglie d’acqua con vuoto a rendere, prodotti senza imballaggio o con confezioni biodegradabili. A questo mira il protocollo d’intesa firmato nei giorni scorsi a Parma tra la Provincia e tre delle più importanti catene della grande distribuzione italiana che nel territorio di Parma coprono il 67% dei punti vendita presenti: Coop Nordest, Conad Centro Nord e Gruppo Realco (Sigma). Un’azione “verde” che punta a ridurre il peso dei rifiuti sull’ambiente. E la grande distribuzione ha un ruolo decisamente strategico nel sensibilizzare il cittadino, potendo mettere il consumatore di fronte alla scelta di prodotti e stili di vita più sostenibili. Per questo motivo la Provincia di Parma stipula un accordo che rimane aperto ad ulteriori adesioni. Per il risparmio dei consumatori e per fare bene all’ambiente. ... A quando un progetto simile anche a Cesena ?

Fonte: Ermesambiente

mercoledì 30 luglio 2008

Stato illuminato e lungimirante oppure stato di polizia

Questo interessantissimo articolo tratto dal Blog di ByoBlu, pur con una crudezza a dir poco didascalica, contiene un concetto che gira nella mia testa da molto tempo, e che Claudio Messora è riuscito ad esprimere benissimo; qual'è la differenza fra un Governo che pensa al futuro del paese in maniera lungimirante (come forse quello spagnolo) e un governo che strumentalizza il sentimento popolare per raggiungere secondi fini non dichiarati (vedi alla voce P2), miranti al controllo sociale mediatico e paramilitare in previsione di un futuro fatto di crisi economico-energetica e lotte sociali senza quartiere:

Ma forse a tutta questo c'è uno scopo non dichiarato. Forse, con l'esercito già dispiegato nelle città, sarà più facile gestire la vera crisi. Quella degli italiani in fila per il pane, che assaltano le banche nel tentativo di riprendersi i risparmi.

Pensateci, il petrolio è già pressoché al picco, il gas naturale arriverà al picco con tutta probabilità nel 2014-2016, due sono le soluzioni possibili, lavorare per un "nuovo" futuro basato su paradigmi differenti dagli attuali, incentrati su una economia orientata al risparmio energetico ed all'utilizzo razionale delle risorse, oppure creare uno stato di polizia per pilotare il consenso e stroncare sul nascere qualsiasi velleità di rivolta quando i cittadini scopriranno che la cuccagna dell'economia che regala benessere a tutti è finita..

La conclusione è chiara e si può riassumere nella frase: é stato bello finchè è durato. Ora diamoci da fare per rifondare il seme di una nuova società in grado di affrontare il futuro, con legalità ma senza i manganelli.

martedì 29 luglio 2008

La raccolta differenziata a Cesena

Ripropongo un articolo uscito qualche mese fa (nel frattempo nulla è cambiato), affinché il tema della raccolta differenziata, uno dei motivi costituenti del movimento MIZ, non cada nel dimenticatoio in questa estate pre-elettorale per il rinnovo della giunta di Cesena. Nel frattempo, forti dell'aumento recente delle tariffe che Hera è riuscita a strappare al comune e ai cittadini, ecco partire la nuova campagna di incremento dei bidoni stradali, che noi abbiamo ampiamente dimostrato avere un effetto assolutamente marginale sulle qualità ambientali del servizio (ma effetti tutt'altro trascurabili per le tasche dei cittadini). Hera sostiene di volere raggiungere il risultato di legge del 50% di RD, e per questo chiede altri soldi ai comuni, consapevole che utilizzando il porta a porta diminuirebbe molto le spese (ed anche i guadagni), garantirebbe una tariffa rifiuti minore di quella attuale, infine supererebbe di gran lunga gli obiettivi minimi del piano triennale così come già avviene a forlimpopoli. Quando vedete un nuovo cassonetto per le strate collocato da Hera, ricordate che lo state pagando voi con l'incremento della vostra tariffa, e che i volumi smaltiti in discarica non cambiano di una virgola, quello che in realtà state migliorando sono i dividendi delle loro azioni, non la vostra salute.

Nella tabella e nel grafico sono riportati i dati delle raccolte dei rifiuti nel Comune di Cesena, relativamente agli ultimi 10 anni. Sulla spinta degli obiettivi di raccolta differenziata (abbreviato RD) si è provveduto ad un aumento del numero di cassonetti stradali. Come si può notare l’indice percentuale di RD (dato in blu), oscilla attorno al 20%, per balzare sopra il 30% negli ultimi due anni. Al tempo stesso però i rifiuti raccolti in maniera indifferenziata e smaltiti in discarica (dato in viola), oscillano al di sopra delle 40.000 t/anno, nel complesso aumentando leggermente.

All’aumentare della RD dovrebbe però corrispondere una pari diminuzione dei rifiuti smaltiti in discarica. Così non è poiché, per ottenere elevati valori percentuali di RD, ai materiali separati dai cittadini e dalle piccole e medie attività economiche (dato in verde chiaro) vengono aggiunti i dati dei quantitativi differenziati dalle aziende grandi e medio-grandi (dato in verde scuro). Essendo però questi ultimi quantitativi già da tempo differenziati dalle aziende, non rappresentano quantitativi precedentemente indifferenziati e ultimamente sottratti allo smaltimento in discarica. Come unico risultato, la percentuale aumenta notevolmente senza che ci sia una diminuzione dei rifiuti avviati a smaltimento ovvero un reale aumento dell’efficienza del sistema di raccolta.

Così come la percentuale di RD, anche gli RSU Totali (dato in grigio) aumentano notevolmente negli ultimi due anni, ma appunto solo per quantitativi aggiunti al conteggio e precedentemente mai considerati. Il valore più importante e maggiormente indicativo del reale livello di efficienza del sistema non è quindi la percentuale di RD, ma il Kg/ab*anno (chilogrammo abitante anno, anch’esso dato in viola) di rifiuto indifferenziato, che rende conto dei quantitativi avviati a discarica, in funzione della popolazione. Come si può notare dall’ultima riga della tabella, anche questo valore non si è ridotto, avendo oscillato sopra i 450 Kg/ab*anno ed essendo complessivamente aumentato negli anni.

Ai quantitativi smaltiti andrebbero poi aggiunti i quantitativi che, seppur raccolti in maniera differenziata, non vengono riciclati, ma avviati a smaltimento. Tali quantitativi risultano dalle operazioni di riciclaggio e da quanto, seppur raccolto in maniera differenziata, non viene accettato dai recuperatori poiché di scarsa qualità. Questi ultimi in particolare possono avere un peso rilevante in quelle realtà, come Cesena, in cui sono presenti raccolte multimateriale e cassonetti per i materiali differenziati, nei quali spesso i cittadini conferiscono anche rifiuto indifferenziato.



Dai dati riportati risulta che gli investimenti effettuati negli anni per l’aumento del numero di contenitori stradali, seppur di diversa foggia, colore o dimensione, e la loro riorganizzazione sul territorio, non hanno portato a sostanziali ed efficaci incrementi della raccolta differenziata, la cui crescita può essere dimostrata solo grazie ad artifici contabili. Di fatto la crescita delle rese di raccolta differenziata degli ultimi anni viene “creata” inserendo nel conteggio i rifiuti differenziati dalle aziende che già da tempo differenziano i loro scarti ed in particolare di quelle aziende che neppure si rivolgono al servizio pubblico.

Proponiamo al Consiglio due domande:

1- Ma se i rifiuti avviati a smaltimento non sono diminuiti nonostante la crescita della percentuale di raccolta differenziata, perché non chiedere al gestore del servizio di comunicare i Kg/ab*anno di rifiuto indifferenziato come indice di incremento dell’efficienza del sistema ?

2- Ma se, nonostante gli investimenti fatti, la raccolta differenziata non è cresciuta per l’aumento dei contenitori stradali, ma grazie al conteggio dei rifiuti provenienti dalla aziende, a cosa serve spendere soldi per un aumento ulteriore di cassonetti ?

Il Movimento Impatto Zero ed i cittadini firmatari della petizione per la raccolta “porta a porta” dei rifiuti a Cesena chiedono ai Consiglieri Comunali di accorgersi dell’inefficienza dell’attuale sistema di gestione dei rifiuti e di prevedere l’avvio di un sistema domiciliare anche nella nostra città. I sistemi domiciliari infatti riducono i rifiuti indifferenziati sotto i 200 kg/ab*anno (157 a Forlimpopoli), portando ad un incremento notevole dei materiali differenziati e, grazie ad una maggior qualità di quanto raccolto, ad un loro reale recupero.

sabato 26 luglio 2008

Prime attività commerciali in franchising per il riciclo

Fare dei rifiuti una risorsa, anzi monetizzarli, per avvicinare la gente alla raccolta differenziata. È questo lo scopo dell' "Ecopunto informativo" di Moncalieri, il primo negozio in Italia a comprare spazzatura, che ha aperto nel Maggio 2008 con una serie di dimostrazioni. Voluto dalla Recoplastica, una piccola azienda che recupera rifiuti nel Canavese, l'iniziativa si basa su un'idea semplicissima: creare al posto di una discarica un servizio privato di valorizzazione dello smaltimento intelligente, premiando la clientela con ricompense a prezzo di mercato.

Non molti sanno infatti che quel che viene gettato nei cassonetti ha un valore e può diventare un "modaiolo" arredo interno o addirittura una bicicletta, nonché materia prima seconda che le aziende sarebbero disposte ad acquistare a prezzo di mercato, se solo fosse possibile avere una struttura industriale che ne garantisca in maniera consistente gli approvvigionamenti. A fronte dell'interesse suscitato dall'attività di Recoplastica, essa ha pensato di estendere questo "business" avviando l'idea di una serie di punti raccolta gestiti in franchising e distribuiti su tutta Italia.

A tal proposito, come si può leggere sul sito di Recoplastica, il prossimo 13 settembre verrà organizzato un meeting aperto a tutti coloro che desiderano iscriversi, per illustrare il loro progetto di franchising. Non ho idea se questo nuovo business potrà avere successo, l'idea però di uno sportello dove consegnare materiale ed avere direttamente un corrispettivo in denaro, anzichè un misero sconticino come avviene oggi nelle scomode stazioni ecologiche, potrebbe essere quello che manca per convincere i cittadini ad impegnarsi seriamente nella raccolta differenziata.

Malgrado ci siano persone che sostengono il contrario, il rifiuto urbano diventa del gestore "solo" dopo averlo depositato nelle aree pubbliche, il cittadino è libero di portare i beni di sua proprietà dove ritiene più opportuno al termine del loro uso, anzichè considerarli semplice spazzatura, purchè non siano smaltiti illegalmente. Sarebbe bello un futuro dove in affiancamento alla raccolta domiciliare porta a porta ci fossero attività che recuperano i materiali di scarto ingombranti direttamente, sotto forma di mercatini dell'usato o di franchising del ritiro, sarebbe un bel passo avanti per avvicinarsi finalmente ad una strategia rifiuti zero.

venerdì 25 luglio 2008

Cala il contributo delle energie rinnovabili in italia

L'energia solare raddoppia nel giro di un anno e quella eolica aumenta del 42 per cento, ma non basta. Nella corsa alle rinnovabili l'Italia rimane come un'automobile ferma, troppo lenta rispetto alla velocità degli altri concorrenti. A sfrecciarci accanto sono infatti la rapidità dei cambiamenti climatici, l'incremento dei consumi e anche le performance degli altri paesi europei. Il risultato è che il traguardo del 20 per cento di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili entro il 2020 fissato dall'Unione Europea anziché avvicinarsi si allontana.

A certificare una corsa dell'Italia drammaticamente simile a quella delle Ferrari viste domenica scorsa a Hockenheim sono i dati sulla produzione di energia pulita nel 2007 diffusi dal Gse, il Gestore del servizio elettrico. Il rapporto spiega che nell'anno passato dalle rinnovabili è venuto il 15,7% della produzione elettrica totale del nostro paese, un dato in calo di quasi un punto percentuale rispetto al 16,6% del 2006.

A pesare sulla frenata è soprattutto il rallentamento nel contributo dell'idroelettrico, da sempre l'azionista di larghissima maggioranza della nostra energia rinnovabile. La produzione delle turbine che sfruttano la potenza dell'acqua che scende dalle montagne è passata infatti dai 36,9 gigawatt sui 52,2 del 2006 ai 32,8 sui 49,4 del 2007. Un calo che in termini percentuali equivale all'11 per cento dovuto a diversi fattori, ma sul quale incide anche la diminuzione delle precipitazioni piovose e nevose sull'arco alpino, la principale 'fucina' dell'idroelettrico. Una tendenza che gran parte degli esperti di clima ritengono sia destinata ad acuirsi nei prossimi anni in conseguenza del riscaldamento globale.


Ma a spingere verso il basso la percentuale di rinnovabili è anche il fabbisogno generale in continua crescita. Così, davanti a una produzione nazionale passata dai 231.804 GWh del 1994 ai 313.888 del 2007, l'aumento delle 'pulite' da 48.378 GWh a 49.411 del 2007 in termini percentuali risulta essere in realtà un calo dal 20,9 al 15,7 del totale. 'Pulite', tra l'altro, è scritto necessariamente con le virgolette, visto che dopo l'idroelettrico il secondo contributo è quello dei termovalorizzatori, promossi per legge a fonte verde.


Così mentre dovremmo sforzarci di accelerare, vediamo in realtà dal finestrino gli altri paesi distanziarci o raggiungerci. In testa alla corsa europea con il 61,9% dell'energia prodotta da rinnovabili c'è l'Austria, che ha saputo combinare alla tradizionale idroelettrica alpina politiche di incentivo al solare e all'eolico. Stessa scelta fatta dalla Svezia, ora a quota 51,3% (con le biomasse al posto del fotovoltaico), mentre la Germania, storicamente quasi priva di idroelettrico, scommettendo sul futuro ha spinto sul pedale del sole e del vento, raggiungendoci a quota 15,7%.

Malgrado il quadro non certo incoraggiante, qualche segnale di speranza per l'Italia comunque c'è. Per quanto produzioni ancora di nicchia (39 GWh e 4.034 GWh), il balzo in avanti fatto da solare ed eolico in termini percentuali nel 2007 (+92,8 e +42,2%) è infatti molto positivo. Per scatenare il boom del fotovoltaico è stato sufficiente varare finalmente incentivi ben congegnati come quelli dell'ultimo conto energia. Dal punto di vista normativo e delle semplificazioni resta però ancora molto da fare, soprattutto su scala locale, dove spesso le amministrazioni anziché agevolare la diffusione delle rinnovabili la ostacolano.

Fonte: Repubblica.it

giovedì 24 luglio 2008

I limiti dello sviluppo

Aurelio Peccei, nei lontani anni 60-70, noto per essere stato amministratore delegato dell'Olivetti (prima di de Benedetti), importante manager di Fiat (fondatore di Fiat Argentina), era indiscutibilmente un timoniere d'azienda d'eccezione, di quelli tutti di un pezzo orientati verso il capitalismo più sfrenato. Da personaggi simili ci si aspetterebbe di sentire discorsi come "dobbiamo incrementare i consumi", "la crescita industriale è il benessere del paese", "maggiore produttività significa ricchezza e benessere".

Invece, sulla fine degli anni 60, si ritrova informalmente a Roma con un manipolo di personalità della società civile, cominciando a farsi delle domande, fondando così nel 1968 il nocciolo di quello che sarà denominato Club di Roma. Il frutto di questo fortunato incontro fu la produzione di alcuni documenti, allora assai criticati, i quali sostenevano un fatto che oggi sembra di una semplicità disarmante: non può esistere crescita infinita in un mondo finito. Incompreso e deriso in Italia, a causa di profezie allora considerate avventate se non nefaste, decise di vederci chiaro nella sua intuizione e commissionò finanziariamente al famoso MIT (Massachusetts Institute of Technology) uno studio mirato sull'argomento.

Utilizzando i primi elaboratori elettronici di allora, grazie al contributo di un eccezionale gruppo di scienziati come solo al MIT se ne possono trovare, Dennis e Donella Meadows realizzarono una simulazione al computer utilizzando modelli matematici empirici che tenevano conto di molti fattori, come la crescita della popolazione, il tasso di inquinamento, il livello di industrializzazione, la disponibilità di cibo, l'utilizzo delle risorse, il riciclo dei materiali, etc. Questo modello avrebbe dovuto prevedere i dati storici ed essere abbastanza robusto da consentire "estrapolazioni" per i dati futuri, cosa che si è sostanzialmente verificata dopo oltre 30 e passa anni di ulteriori misurazioni. Il risultato del loro sforzo fu un libro uscito nel 1972, subito best seller in America, chiamato I limiti dello sviluppo (Limit to Growth), di cui è uscito recentemente una edizione aggiornata scritta dello stelsso Meadows 40 anni dopo (oggi signore attempato ma ancora arzillo).

Il libro originale del 1972, rarissimo e quasi introvabile, è stato scansionato ed è disponibile e consultabile in rete gratuitamente, se masticate l'inglese leggetelo perchè nelle sue profetiche previsioni è assolutamente sconcertante. Chiunque si occupa di ecologia in modo pratico, scientifico e non ideologico dovrebbe leggerlo a mio modesto parere.

Cosa predice in soldoni ? Più o meno che siamo già alla frutta e da un pezzo in maniera pressochè irreversibile, veleggiando allegramente verso una crisi disastrosa e repentina.

Riporto due grafici presi dal libro, il primo è un modello "standard" nell'ipotesi che i governi si limitino ad amministrare l'esistente e si continui imperterriti nel modello energivoro industriale attuale (fai click sull'immagine per ingrandire).
La previsione è di un drammatico abbattimento delle risorse naturali attorno al 2010, di un picco di inquinamento insostenibile coincidente con il massimo sviluppo industriale attorno al 2020, ed infine un drastico ridimensionamento della popolazione che avrà un picco nel 2030, falcidiata dalla mancanza di cibo e dalle possibilità di accesso alle cure mediche. Sostanzialmente prevede l'azzeramento della civiltà industriale così come oggi noi la conosciamo fra il 2050 e il 2100, con il pressochè totale esaurimento delle risorse energetiche fossili e minerarie.

Allego un altro grafico sempre proveniente dal libro.
Questo rappresenta il "migliore dei mondi possibili" che possiamo sperare (se il modello si rivelerà realistico) operando drasticamente sui parametri coinvolti , purchè lo si faccia almeno a partire dall'anno 2000 (e siamo già al 2008). Le condizioni al contorno sono imposte per ottenere uno stato di stabilizzazione indefinita, l'unica cosa che possiamo sperare di ottenere, giacché una crescita infinita è ovviamente impossibile. Perchè si realizzi questo equilibrio, che corrisponde ad un reddito pro-capite all'incirca triplo rispetto a quello del 1970, occorrono queste precise condizioni:
  • Fissare a 2 il numero massimo di figli per coppia (nascite=morti)
  • Riciclare oltre il 75% di tutta la materia che consumiamo
  • Ridurre l'inquinamento fino ad 1/3 dei livelli del 1970
  • Allungare di almeno tre volte il ciclo di vita dei prodotti di consumo
  • Economia e industria riconvertita prevalentemente all'agricoltura
  • Utilizzo esclusivo di fonti rinnovabili di energia ed abbandono delle fonti fossili
  • Rateo di investimento del capitale uguale al deprezzamento dei beni (%PIL=zero!!!)
  • Recupero dei terreni cementificati e marginali alla produzione agricola
  • Mantenimento delle foreste e delle aree di biodiversità
Questo non impedisce il progressivo esaurimento delle risorse, ma sarà così lento che forse avremo il tempo, nel 2100, di trovare qualche tipo di progresso tecnologico in grado di rigenerarle o di riutilizzarle in maniera più intelligente. Converrete con me che attualmente da questi obiettivi siamo alquanto lontanucci!

La cosa sconcertante è che le simulazioni al calcolatore indicano che, se solo uno di questi obiettivi non sarà ottenuto, il sistema diverrà instabile e destinato al collasso ben prima del 2100! Significa che il sistema economico darà una "smusata" così dura da far impallidire la crisi del 29, nonchè la popolazione mondiale subirà uno spaventoso tracollo per assestarsi autonomamente ad un livello compatibile con le risorse che la terra metterà loro a disposizione. Non ci sarà mai industria o tecnologia miracolosa che potrà aiutarci, giacchè anche se ci fosse i fattori limitanti sarebbero multipli e tutti equamente instabili e tali da causare un crollo irreversibile dell'economia come la intendiamo oggi. Insomma, se desideriamo vivere come ora, con i consumi e redditi attuali (ed in europa siamo esattamente nella media per una stabilizzazione, al contrario che in US dove un ridimensionamento è inevitabile), dovremo fare sacrifici immani, altro che ccostruire entrali nucleari o coltivare biocarburanti.

E' un po che ci sto pensando, forse mi conviene fin da ora prepararmi per tempo ed imparare a gestire un orto in casa.

mercoledì 23 luglio 2008

Il Porta a Porta a Napoli ? Una storia infinita

Nel quartiere napoletano di Colle Aminei (20.000 aìbitanti) dopo solo due mesi di preparazione, è partita la raccolta porta a porta e i primi risultati sfiorano l'80% di raccolta differenziata! Sembra un risultato entusiasmante raggiunto dalla vituperata ASIA (Agenzia Servizi Igiene Ambientale) di Napoli, che ha creato anche un bel portale di informazione per i cittadini che vogliono fare correttamente la raccolta differenziata domiciliare. Federico Valerio sul suo Blog loda l'iniziativa.

Ma le cose stanno davvero così ? C'è chi vede l'intera vicenda in chiave diversa, in particolare stante una accorata inchiesta di denuncia svolta da Napolionline.org, dove si evince che gli inviati di Ganapini (assessore all'ambiente) hanno constatato una situazione completamente diversa da quella descritta, tanto che dopo la loro denuncia sui disservizi, Attilio Tornavacca, consulente ASIA, ha minacciato una querela se non avesse ritirato la sua testimonianza.

Il porta a porta a Napoli aveva in tasca i finanziamenti per poter partire sull'intera città, invece si è scelta la strada della sperimentazione in piccola scala, lasciando ancora tra l'altro i cassonetti stradali in parecchie vie, sembra quindi fatta nemmeno troppo bene:

Ieri Gallico che lavora con l'assessore ha detto di essere andato in giro per i colli aminei a dare uno sguardo in giro e a parlare con le persone (eravamo presenti quando lo ha raccontato) e l'impressione è stata molto negativa...umido non raccolto da 4 giorni, cassonetti completamente vuoti senza nemmeno gli adesivi che ne indicavano il contenuto, ed altre cosine) insomma poca concretezza e molta approssimazione (ma che aspettarsi dall'Asia e da questi dirigenti??).

Una visione nemmeno troppo maliziosa della vicenda, vuole che il comune di Napoli dovesse a tutti i costi avviare un progetto di raccolta differenziata domiciliare per sbloccare dei finanziamenti, mentre la partenza di questa limitata sperimentazione è stata solamente uno specchietto per le allodole, limitata a poche vie della città. Ganapini se ne è accorto e NON ha sbloccato i fondi, la Iervolino quindi si è incazzata ed è successo il solito macello. Il resoconto completo della vicenda potete trovarlo qui.

lunedì 21 luglio 2008

Il governo boicotta la certificazione energetica degli edifici

Nella riunione delle commissioni di Bilancio e Finanza della camera dei deputati del 10 luglio 2008 è stato presentato dal governo un emendamento in cui si prevede l’eliminazione dell’obbligo di attestazione di certificazione energetica nella compravendita e locazione delle residenze. Non poche le reazioni contrarie al provvedimento da parte di Associazioni, Ordini Professionale e Aziende del settore. Il Kyoto Club è sconcertato dall’emendamento presentato a firma del Governo e in una nota presente nel proprio sito si legge: “Una stralcio, questo, che indebolirebbe tutto il sistema della certificazione energetica degli edifici in Italia e che è in palese contraddizione con il recente decreto legislativo n. 115 del 30 maggio 2008 che lo stesso Governo ha voluto per accelerare la normativa che stabilisce un quadro di misure volte al miglioramento dell’efficienza degli usi finali dell’energia anche per l’edilizia”, ha detto Mario Gamberale, direttore operativo del Kyoto Club.

Un altro aspetto molto grave è che “tale emendamento va in aperto contrasto con una delle principali finalità della Direttiva europea 2002/91/CE – continua Gamberale – cioè quella che riguarda l’obbligo di informare i cittadini, tramite appunto il certificato energetico, sui consumi energetici dell’edificio”. Secondo Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club “l’indebolimento della certificazione energetica degli edifici risulta tanto più incomprensibile in quanto si tratta di uno degli strumenti più efficaci per contrastare gli alti prezzi dell’energia”. “Considerando il numero delle compravendite annuali di alloggi – spiega Silvestrini - la riduzione dei consumi indotta dalla trasformazione del mercato legata alla certificazione si può stimare cautelativamente in 80 ktep/a (migliaia di tonnellate equivalenti di petrolio). Al 2020 il risparmio cumulativo ammonterebbe a 6 milioni di tep”. “Cioè, con questa semplice misura che porta evidenti vantaggi economici ai cittadini e al paese – conclude il direttore scientifico del Kyoto Club - si risparmierebbe cumulativamente una quantità di energia pari a 8 anni di produzione di una centrale nucleare da 1.300 MW che, nell’ipotesi più favorevole, entrerebbe in funzione non prima del 2020”.

Riassunto delle norme di legge

La certificazione energetica fu introdotta dalla legge 10 del 1991 ma i decreti attuativi non sono mai stati pubblicati fino al luglio 2005 (un ritardo che dire vergognoso è dire poco!).

il 27.7.05 esce a sorpresa il decreto ministeriale 178 “Regolamento di attuazione della legge gennaio 1991 n.10” che modifica le prescrizioni del DPR 412/93. Il 19.08.05 nuovo colpo di scena, esce il decreto legislativo n.192 “Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico”.

Il decreto n.192 abroga il precedente DM 178 DOPO SOLI 23 GIORNI!!! (14 anni non sono stati sufficienti per scrivere bene una legge!)

l'anno dopo il 3/11/2006 lo va a modificare nuovamente e stabilisce che le linee guida per la certificazione sarebbero state pubblicate entro un anno, nel frattempo alcune regioni si sono mosse autonomamente (Es. la Lombardia).

Siamo all'estate 2008 ed esiste un testo di linee guida approvato dalla conferenza stato regioni ma mai pubblicato, se mai lo sarà.

Morale della favola ? Modifica e modifica, alla fine si risolve tutto all'Italiana, dopo gravissimi ritardi non se ne fa mai niente, almeno fino a quando l'unione europea non ci metterà per l'ennesima volta in mora per palese inadempienza.

Fonte: EnergyManager.net

domenica 20 luglio 2008

Le chiavi di ricerca per trovare il MIZ

Va assai di moda in molti siti blog di elencare, sfruttando i servizi tipo shinystat di rilevamento delle statistiche di accesso, le chiavi di ricerca utilizzate dai navigatori per arrivare al nostro sito, di solito se ne scoprono davvero delle belle, della serie "dimmi che chiave di ricerca digiti e ti dirò chi sei".

Iniziamo pertanto ad elencare le chiavi più gettonate di questa settimana:

  • Cane - Forse hanno sentito parlare della nostra mitica Camilla
  • Calabria - Molto buoni soprattutto i pomodorini secchi
  • Aria - Di sicuro meglio averla pulita
  • Italo Calvino - L'avremo sicuramente citato, non mi ricordo quando
  • MIZ - Qualcuno che cerca con le idee chiare di cosa vuole trovare
  • Obiettivo - Meglio averne uno nella vita
  • Soldi - Non sono mai abbastanza
  • Centrale Nucleare - Se va avanti così la troveranno tutti sottocasa
  • Chiomonte - Tenete duro, ragazzi del No Tav!
  • Impatto Ambientale - Speriamo di avere messo prima il casco
  • Inceneritore - Termovalorizzatore non lo scriverò mai... Ops!
  • Malori da amadori - Speriamo che finiscano presto
  • Quanto costa un barile di petrolio 2008 - Ogni giorno di più!
  • Querele a Travaglio - Speriamo che le vinca tutte
  • Cane seduto - Forse voleva dire toro ?
  • Cani con le scarpe - Giuro che non ne ho mai visto uno!
  • Loghi Odontoiatrici - Che roba è ?
  • Parola arrembaggio cosa significa - Forse cercava un corso per pirata

venerdì 18 luglio 2008

Decrescita ed energia, un connubio inscindibile

Per ragionare in termini di decrescita, occorre a mio avviso partire dai fondamentali problemi di approvvigionamento e di gestione dell'energia, non può esserci a mio avviso una transizione morbida verso un mondo senza petrolio se permane l'irrazionale modello attuale fatto di sprechi e gestione superficiale delle risorse energetiche:

mercoledì 16 luglio 2008

Il vecchio inceneritore di Forlì

Nel post precedente ho parlato del nuovo inceneritore di forlì, che non abbiamo potuto visionare all'interno a causa dei lavori in fase avanzata di completamento. Siamo riusciti invece a visitare l'interno dello "storico" vecchio inceneritore di Forlì, composto da due forni per un totale di capacità di smaltimento di circa 600.000 tonn/anno. Aperto nel 1976 è ancora oggi in attività, pur se parzialmente aggiornato nelle apparecchiature di gestione e monitoraggio. Il vecchio pannello di impianto è comunque ancora operativo, ne ho allegato una immagine che mostra le parti salienti in cui si suddivide l'impianto.
La tecnologia con cui è stato costruito è quella consueta della griglia mobile inclinata, quattro griglie esattamente come il nuovo inceneritore, posso dire con tranquillità che a parte il trattamento fumi le tecnologie su cui si basano sia il nuovo che il vecchio inceneritore sono assolutamente sovrapponibili. Una differenza rilevante è nell'impianto di mantenimento in temperatura durante la fase di accensione della caldaia, che nel vecchio inceneritore è tuttora funzionante con il più inquinante gasolio anzichè il metano come si usa oggi. Non ha senso una visita all'inceneritore se non si può dare una sbirciatina all'oblò della caldaia, ed infatti abbiamo tutti fatto diligentemente la fila per vedere finalmente la porta dell'inferno di fuoco. Eccoci quindi disvelato il luogo dove con la "moderna" tecnologia si prende un oggetto di per sè innocuo e lo si trasforma in fumi e ceneri, nonchè una miriade di composti chimici esoterici che ne moltiplica per mille la pericolosità e l'impatto sull'ambiente. Ci è stato assicurato che questo meraviglioso manufatto semi-arrugginito dal tempo, a sei mesi dall'entrata in funzione del nuovo fiammante capolavoro firmato da Gae Aulenti, sarà definitivamente smantellato, per crederci devo vederlo. Come tutti sanno, per ogni tonnellata di rifiuto immessa vengono in media prodotte 300Kg di ceneri (circa un terzo) che per legge dovrebbero essere assimilabili a rifiuti speciali non pericolosi, pertanto smaltiti in discarica o utilizzati come ammendante per l'edilizia, oltre a qualche decina di kg di gesso e polveri ultrafini raschiate dai filtri a manica (quelle si estremamente pericolose e smaltite in discariche speciali per rifiuti tossici). Non avevo però mai visto dal vivo la consistenza e l'aspetto di queste ceneri risultato della combustione a 950 gradi, e la mia curiosità è stata finalmente esaudita con la visita alla "fossa" di scarico (vedi foto). La cosa che mi ha lasciato a dir poco perplesso è stato il constatare come le ceneri presentino ancora ben visibili parti distinguibili di materiale plastico colorate, pur orrendamente sfigurate e sbruciacchiate. Mi aspettavo che con quelle temperature la cenere che risulta dalla combustione sia una sabbia densa volatile e grigia, come quella delle sigarette, invece è per lo più formata da grossi grumi di materiale, certamente anche con molti pezzi ferrosi (infatti, mi hanno confermato che l'impianto di preselezione pur presente non viene utilizzato da tempo immemore). Non mi aspettavo comunque di trovare tracce di colore, potete ingrandire la foto a lato ed evidenziarne i particolari in basso se volete (ne ho una versione a risoluzione ancora più spinta ma occupava troppo spazio per pubblicarla). Forse il risultato di una non perfetta combustione ? Non lo sapremo mai, nel frattempo potete ammirare nella immagine sotto il fuoco purificatore al lavoro mentre divora il materiale, recuperando molta meno energia rispetto a quella che è servita per fabbricarlo, e causando una irrefrenabile quanto inutile crescita dell'Entropia nell'universo.

lunedì 14 luglio 2008

Stiamo diventando noi i prossimi termovalorizzatori

Non so voi, ma quando sento parlare di scandali alimentari come le uova marce riciclate dalla grande industria dolciaria, oppure la truffa dei formaggi avariati, recuperati e rivenduti come buoni da tante blasonate marche, mi viene la pelle d'oca. Siamo davvero sicuri di che cosa compriamo e mangiamo ? Se smaltire prodotti avariati costa, cosa ci assicura davvero che gente senza scrupoli, approfittando della enorme quantità di prodotto su cui diluire le schifezze, non ne approfitti per rimetterle in circolo e farci diventare noi i veri "termovalorizzatori" del rifiuto organico ?

Nessuno appunto, nemmeno i controlli tossicologici, è per questo motivo che occorre ridurre il gigantismo delle grandi case alimentari e ritornare ad una produzione più locale ed improntata alla valorizzazione del prodotto tipico. Pensateci, un bicchiere di arsenico diluito in una piscina probabilmente non causerà alcun danno misurabile, ma nessuno vorrebbe mai fare il bagno in una piscina nella quale sa che è stata versata una sola goccia di arsenico.

I gruppi di acquisto solidali, la vendita diretta del produttore, i "farm market", lo scambio dei beni autoprodotti, possono dare una garanzia maggiore. Se stai male perchè hai mangiato qualcosa di nocivo, se eri in un ristorante te la prendi con il ristoratore, se hai fatto spesa al supermercato con chi te la prendi ? All'ultimo convegno nazionale dei GAS che si è svolto a Cesena qualche anno fa, una signora piccola produttrice di origine inglese (!?) di formaggi disse:

Se qualcosa va storto nella grande distribuzione, rischi di intossicare seriamente migliaia di persone, se qualcosa va storto nel mio piccolo laboratorio artigianale, male che vada una decina di persone si prenderà un po di cagarella!


Dobbiamo acquisire la necessaria cultura su cosa mangiamo e come è stato prodotto, altrimenti rischiamo seriamente che i prossimi termovalorizzatori saremo noi.

sabato 12 luglio 2008

Il MIZ va in ferie per una settimana

Dopo tanto lavoro, finalmente un po di ferie! Abbiamo trovato un piccolo agriturismo un po sperduto in valle d'Aosta, (sperando sia proprio come quello della foto), l'unico rumore che voglio sentire per una settimana intera sono le mucche al pascolo e il vento che sibila fra le montagne... relax spudoratamente totale!

Il MIZ pertanto chiude i battenti per una settimana, salvo qualche post messo in automatico (che manco vedrò), ci si risente martedì 22 luglio. Grazie a tutti della vostra attenzione e continuate a seguirci in futuro.

Paolo e Barbara

venerdì 11 luglio 2008

Legambiente premia i comuni ricicloni

Avevamo scritto qualche giorno fa che Piane Crati era stato nominato come vincente da Legambiente per il premio Comuni Ricicloni 2008. Ci siamo sbagliati, nel dossier ufficiale da poco rilasciato vince un comune del nord, per la precisione si tratta di Costigliole d'Asti, che pur avendo ottenuto "solo" il 73% di raccolta differenziata, è risultato in testa in quanto l'indice di valutazione complessivo prevede il contributo di 23 diversi parametri (vedi dossier in fondo al post). Piane Crati è risultato solo 35-esimo nella valutazione complessiva.

Il premio si suddivide in tante categorie, per grandezza di comuni sopra e sotto i 10.000 abitanti, per capoluoghi e non, per tipologie tipo "miglior sistema di gestione dei rifiuti urbani" e infine per differenti tipologie di materiali raccolti, carta, vetro, organico, etc.

Impietosa la classifica per zona geografica, dove il nord stravince di oltre 10 volte sia sul centro che sul sud, ed una delle regioni meno virtuose si conferma ancora l'Emilia Romagna, con 28 comuni ricicloni su 341. La campania non è distante come proporzione, anzi come numero di comuni ricicloni ci sorpassa pure arrivando a quota 39.

Scarica il dossier di Legambiente: Comuni Ricicloni 2008

giovedì 10 luglio 2008

Incontro pubblico sui rifiuti promosso dal MIZ


La FEDERAZIONE GIOVANILE REPUBBLICANA della ROMAGNA

in collaborazione con

MEETUP Amici di B. Grillo "CESENA S'INGRILLA"
e
il Movimento Impatto Zero

invita all'incontro pubblico

"TRÒPA MUNDEZZA!"

Creata, gestita, smaltita in un ciclo senza fine

A nessuno piace l’immondizia, pochi accettano di tenerla sotto al naso, eppure non facciamo altro che comprarla e gettarla con gesti semi automatici dei quali abbiamo perso consapevolezza. Le persone in cattiva fede possono sostenere come tutto ciò sia inevitabile e funzionale alla crescita economica e del PIL, ignorando però quanto questo comportamento sia distruttivo per l’ambiente, sacrificato all’insegna della crescita esponenziale dei consumi. Esistono alternative che evitino di trasformare le nostre preziose risorse minerarie in discariche e in fumi da inceneritore? Una alternativa c’è, parte dalla progettazione delle merci in funzione del loro recupero, passando dalla raccolta differenziata domiciliare spinta, per arrivare a trattamenti a freddo per la parte residuale che in nessun modo siamo in grado di recuperare. Discarica e incenerimento, nell’ottica di chiudere il cerchio della sostenibilità, appaiono più come un incidente di percorso piuttosto che un metodo di smaltimento industriale. Se un bene non può essere smontato, riciclato, compostato, riusato, recuperato, fuso, ritrasformato in materia prima seconda, l’industria dovrebbe semplicemente non produrlo. Si chiama strategia rifiuti zero, è fattibile, e passa per una collaborazione attiva del cittadino attraverso l’impiego del metodo Porta a Porta per separare e differenziare correttamente il proprio rifiuto.


Raccolta differenziata Porta a Porta (PaP):

Perché promuoverne l’introduzione a Cesena e in Romagna?

Quali sono i vantaggi e quali gli svantaggi?

Domenica 13 luglio 2008 ore 20.45

presso

il Circolo Endas “E Cafitòn” di Sant’Andrea in Bagnolo

Via Savio, 215 – Cesena (FC)

Per informazioni: info@fgr-romagna.it - 339 6857843 • mizcesena@fastwebnet.it - 349 3207788 •info.meetupcesena@gmail.com - 335 1623795

Materiale presentato al convegno sulla decrescita

Al convegno di Gambettola sulla decrescita ed i centri europei sull'energia, i tanti relatori internazionali presenti si sono alternati sul palco centrale mostrando la loro presentazione sotto forma di slides powerpoint. Dopo esserci sincerati che non contengano materiale protetto da copyright, provvedo alla pubblicazione integrale degli interventi, scaricabili come file zip. Alcuni di essi sono un po voluminosi contenendo molte immagini, di fianco ad ogni file è pertanto indicata la dimensione di scaricamento.

Contributi dei relatori internazionali

  • Werner Kiwitt - Artefact - Germany - download (87 MB)
  • Paul Allen - Center for alternative energy - Galles UK - download (77 MB)
  • Ole Vagn Christenden - Nordic Folkecenter - Denmark - download (4,5 MB)
  • Paolo ermani - E.u.Umweltzentrum- Germany - download (48 MB)
  • Thomas Krause - Solvis - Germany - download (58 MB)
  • Ellen Bermann - Transition Towns - UK - download (2,7 MB)
  • Paolo Ermani - Zero Carbon Britain - UK - download (8 MB)

Filmati e altre risorse presentate al convegno

  • Paolo Marani - Slides Locandina Convegno - download (2,1 MB)
  • Paolo Marani - Slideshow Immagini - download (15 MB)
  • YouTube - Transition Towns Videos - download (183 MB)
  • YouTube - Peak Oil Videos - download (10 MB)

mercoledì 9 luglio 2008

Summit G8, dimezzare le emissioni entro il 2050

Leggendo i rapporti sulle decisioni prese al G8 in Giappone, mi sono cadute le braccia, quasi come sono cadute a Berlusconi mentre con una pala tentava in maniera impacciata di piantare un albero per simboleggiare il rispetto dei grandi per il clima. Rispetto che, in soldoni, sembra più di facciata che altro, dato che si è deciso, contrariamente al parere della stragrande maggioranza dei climatologi, di ridurre della metà le emissioni di gas serra ma solo entro il 2050, senza tappe intermedie.

L'impatto economico del frenare i consumi (perché è in definitiva di questo che si parla) per "salvare" il clima è sicuramente enorme, farebbe tremare i polsi a chiunque, non oso pensare quanti miliardi di euro si dovrebbero spendere per imbrigliare le industrie e costringerle globalmente ad una riconversione tale da dimezzare la produzione delle emissioni, semmai fosse possibile. Tuttavia, appena fatti i conti degli "x" miliardi di euro necessari, sono convinto risulti naturale per un politico arrivare subito alla lampante idea... visto che dobbiamo spenderli, usiamo gli stessi soldi per rilanciare l'economia, dilazionando il pagamento del contributo verso l'ambiente in 30 anni anziché in 10, così possiamo continuare a mantenere il "business as usual" e con molti meno sacrifici...

Non serve uno scienziato per capire che si tratta di una scelta folle. Esiste il riconoscimento pubblico che il problema esiste, però costa troppo risolverlo, pertanto se ne fa di necessità virtù come se fosse un mutuo o uno "swap" da rimodulare, rimandando al 2050 la data in cui ottenere il risultato voluto. Nel protocollo di kyoto, totalmente disatteso, l'obiettivo era il pericolosamente vicino 2015, meta oramai irraggiungibile! A questo aggiungiamo le legittime aspirazioni delle neo potenze economiche come Cina, India, le quali desiderano fortemente svilupparsi e non possono concepire che quello che per i grandi della terra è stato possibile in passato per loro che arrivano solo ora al benessere dei consumi non sia più possibile.

Nel frattempo, supponendo una crescita costante ai livelli attuali delle emissioni, arriveremo nel 2050 a oltrepassare le 450 ppm di anidride carbonica equivalente, sufficienti (a quanto dicono gli esperti) per innalzare di due gradi centigradi la temperatura media del globo, considerato il massimo tollerabile per non produrre danni irreversibili.

Può anche essere che tutta questa storia dei cambiamenti climatici sia una colossale montatura, io non credo, ma vogliamo davvero correre questo rischio solo per continuare a consumare ai ritmi attuali, petrolio permettendo ?

Riguardo poi al petrolio, consapevoli di come l'economia mondiale ne sia dipendente tanto quanto un drogato lo è della cocaina, ci si aspettava qualche sforzo per incentivare il risparmio energetico, spingere verso l'utilizzo delle rinnovabili.. invece ? Invitano i paesi produttori ad estrarre di più! Sarebbe come cercare di risolvere il problema dello spaccio della droga incentivando gli spacciatori ad emettere dosi più sostanziose sul mercato!

Credo che i nostri governanti non capiscano che i soldi e la crescita anno senso solo se abbiamo un mondo in cui goderseli.

martedì 8 luglio 2008

Il MIZ oggi a Roma in piazza Navona

Anche le formiche, nel loro piccolo, si incazzano. Personalmente sono stanco delle leggi vergogna che l'attuale governo sta promuovendo con il palese e arrogante tentativo di limitare la libertà di informazione in Italia. Ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso la decisione del governo di "oscurare" temporaneamente un sito di gossip per il solo fatto di avere pubblicato un pezzo satirico (nemmeno loro) in cui si simulava una conversazione telefonica fra Berlusconi e Confalonieri, spacciandola per vera. Apriti cielo. Sono bastate poche ore e zac, la scure della censura brandita da Fedele Confalonieri. Trovate qui un resoconto della intera vicenda.

L'informazione è a rischio, lo scempio che si sta facendo della giustizia con le leggi "blocca processi" (per salvare il premier dal processo Mills) è sotto gli occhi di tutti. L'immunità per le alte cariche dello stato, con effetto retroattivo, includono ovviamente il premier (caso unico in europa), e trascurano gli alti vertici della magistratura, giusto per sottolineare come il potere giudiziario debba essere asservito ai voleri di quello esecutivo.

Questo attacco senza precedenti ai principi della Costituzione impone a ogni democratico il dovere di scendere in piazza subito, prima che il vulnus alle istituzioni repubblicane diventi irreversibile.

Per questo ed altri motivi abbiamo deciso di partecipare attivamente alla manifestazione indetta a Roma l'8 luglio in piazza Navona, dalle ore 18. La manifestazione sarà trasmessa anche in diretta streaming, maggiori informazioni nel sito dell'italia dei valori.

lunedì 7 luglio 2008

La recessione è ambientalista ?

E' un po di tempo che parlando fra la gente serpeggia la parola "recessione", per molti un incubo, fatto di diminuzione dei salari, disoccupazione, il famoso "non arrivare alla fine del mese", per altri semplicemente una contrazione dei consumi superflui. Da un punto di vista ambientale, contrarre i consumi, pensare alla possibilità di una vita più sobria, dovrebbe essere un buon affare, purché ciò non sia visto in un ottica di privazione.

Forse abbiamo vissuto fino ad ora come i bambini ai quali si dava l'abitudine di rimanere giorni interi all'interno della stanza dei giochi, diventandone emotivamente dipendenti, ma ora i giochi volgono quasi al termine, non sono rinnovabili, e gran parte di essi si sono con il tempo trasformati in rifiuti, residui di una società votata allo sfruttamento sistematico delle risorse naturali. Il distacco dal periodo della spensieratezza è traumatico ma salutare, sarà la stessa cosa con l'obbligo di sobrietà imposto dalla recessione ? Sicuramente non saprei spiegarlo meglio di quanto ha fatto Blogeko in questo bellissimo post, pertanto lo allego in forma integrale.

Ora che la borsa barcolla e che la Terra perdipiù è spolpata anch'io mi chiedo se questo può essere l'annuncio di un mondo migliore. Non so. Anzi: temo che non sia così. E tanto per cominciare, vorrei demolire uno dei pensieri correnti. Quello secondo cui battere e ribattere - come io faccio - sulla necessità di ridurre i consumi presuppone un mondo primitivo e deprivato. Questo non è vero: e da qui inizio a ragionare.

Il mondo migliore che spero è quello in cui ognuno ha cibo sufficiente e adeguato, cure mediche, caldo d'inverno e istruzione. Pure internet e un bel tot di libri, se possibile. Un mondo di questo genere però è un mondo complesso, che va oltre il puro e semplice zappare la terra e di lì campare. Presuppone che ciascuno produca più di ciò che gli serve per mangiare: gli antibiotici non crescono spontaneamente sui meli.

Però per quel che mi riguarda moltissimi consumi si possono felicemente potare. Che senso ha comprare un gioiello? Che senso ha il servizio buono di piatti per 12 persone, da usare una volta ogni mai, e la credenza solo per tenercelo dentro, e la sala da pranzo aggiunta alla casa perchè anche la credenza abbia un posto? Se la crisi - questa o un'altra ventura - si porterà via queste cose, dirò solo menomale. Ma c'è un problema.

Bisogna governarla, la crisi, perchè abbia questo sbocco, perchè porti via ciò che inutilmente appesantisce il pianeta e il resto invece sia salvo. Se si lascia che il mercato faccia semplicemente il suo corso, continuerà la tendenza che è in atto ora: i ricchi - pochi - sempre più ricchi di gioielli, credenze e tutte le altre varie ed eventuali; gli altri, se già non sono poveri, sempre più immiseriti. Pare che negli Stati Uniti le cose stiano prendendo proprio questa piega. E' per questo che la recessione mi fa paura.

sabato 5 luglio 2008

Mara Carfagna e il caso intercettazioni

... SA DI "TAPPO"

Disse Mara Carfagna dopo avere chiesto il posto di ministro al suo padrone ...

Perdonatemi ma è un po che impazza in rete sta frase e non potevo non citarla sul nostro blog! Ogni riferimento a fatti o eventi "realmente" accaduti è ovviamente puramente casuale. ;-)

Rialzati Mara, reagisci al gossip della tradizione orale!

venerdì 4 luglio 2008

A Piane Crati di Cosenza il premio Comuni Ricicloni 2008

Non ci sono più cassonetti a Piane Crati, il Comune li ha eliminati da un anno. Non servivano più, erano antiestetici e poco igienici. Ora i rifiuti vengono ritirati direttamente a casa, con il porta a porta. Tanti piccoli contenitori, pieni di materiali rigorosamente selezionati. Riciclano tutto i pianesi, il 93% dell'immondizia è destinato a nuova vita.

Carta, vetro, plastica, alluminio, metalli vari e rifiuti speciali, come le batterie, vengono inviati a centri specializzati. Poco, pochissimo, finisce in discarica. Tanto che il 10 luglio prossimo, Michele Ambrogio, sindaco del piccolo centro (meno di duemila abitanti) alle porte di Cosenza, riceverà a Roma il premio "Riciclone 2008". Un riconoscimento nazionale ideato da Legambiente nel 1994 e patrocinato dal Ministero dell'Ambiente, che ogni anno seleziona l'ente locale che ha ottenuto il risultato migliore nella gestione dei rifiuti.

La giuria, composta da esperti e aziende del settore, valuta una serie di parametri indicativi della sensibilità delle amministrazioni comunali. Le raccolte differenziate avviate a riciclaggio, ma anche gli acquisti di beni, opere e servizi, che abbiano valorizzato i materiali recuperati. Dati ricevuti dai comuni, ma verificati sul posto con i tecnici, i circoli ambientalisti territoriali, gli osservatori regionali e le Arpa regionali.

E' ovviamente soddisfatto il sindaco Ambrogio:

"Un premio così importante dimostra che anche da un piccolissimo comune della Calabria e del Mezzogiorno possono giungere segnali positivi in materia di cultura ambientale. I bambini - spiega Ambrogio - sono stati fondamentali, il motore che l'amministrazione ha trovato all'interno delle famiglie". Poi sono arrivati anche i risultati economici, che non sono cosa da poco e che dimostrano come riciclare oltre ad essere un atto di educazione civica, sia anche conveniente. Il prossimo passaggio, che peraltro già sta dando buoni risultati in Toscana ed in Emilia, è quello di far pagare la tassa dei rifiuti sulla produzione reale. Per ora l'imposta è calcolata sui metri quadrati delle abitazioni, ma noi vogliamo iniziare a ragionare sulla quantità.

Fino a pochi anni addietro l'amministrazione portava in discarica oltre 40 tonnellate di spazzatura al mese per un costo che si aggirava intorno ai duemila euro, negli ultimi tempi invece i volumi si sono ridotti a meno di due tonnellate e il paese versa dai 12 ai 15 euro mensili. Spiega il sindaco: "I miei concittadini, hanno capito la lezione di Napoli e della Campania e intuito come attraverso una politica attenta e virtuosa della raccolta differenziata si possa arrivare a risparmiare fino al 20% delle tasse sui rifiuti".

E poi c'è la comodità, niente più sacchetti maleodoranti accumulati per strada, tutto viene ritirato a domicilio. E per le emergenze ci sono sempre le isole. Tre aree nelle quali è possibile lasciare i rifiuti che eccezionalmente vengono prodotti o che non possono restare in casa per più di un giorno. Ora a Piane Crati si guarda al futuro, imparata la lezione del riciclaggio Ambrogio punta a far diminuire anche la quantità degli "scarti". .

Insomma meno sporchi, meno spendi, con il Porta a Porta.

Fonte: Repubblica

Iervolino in visita all'inceneritore di Brescia

Questa lettera (grazie al comitato ChiaiaNodiscarica) é stata consegnata al Sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, in occasione della sua visita al mega inceneritore di Brescia:

Gentilissima Signora Sindaco Iervolino,
siamo davvero impressionati dal fatto che sia venuta a Brescia a visitare il mega inceneritore ASM/A2A !!!! Ciò che può scoprire, al di là della cortina fumogena della propaganda Asm non è molto istruttivo:
un inceneritore da 800.000 tonnellate che produce molti più rifiuti (150.000 tonnellate di scorie e 30.000 tonnellate di polveri pericolose, più 2-3 milioni di tonnellate di aria contaminata) di quelli che rimarrebbero da smaltire (100.000 tonnellate) se si facesse la raccolta differenziata porta a porta con tariffa puntuale; uno spreco di risorse energetiche incredibile rispetto al riciclaggio:
1) si buttano nel forno 150.000 tonnellate di umido (cioè acqua, che idiozia!), che potrebbero diventare compost per una pianura bresciana in deficit di materia organica;
2) si buttano via, nelle scorie, 5.000/6.000 tonnellate all’anno di ferro e di alluminio, centinaia di tonnellate di rame, …però, si recupera acqua calda, Le dirà Asm! … peccato che così la
città viene teleriscaldata anche in estate, in piena calura, costringendo i bresciani a ricorrere ai condizionatori!!!!!
3)una “raccolta differenziata” con mega cassonetti stradali, al 35%, in realtà “truccata” e “drogata” dai rifiuti speciali, che, assimilati, raddoppiano i rifiuti urbani raggiungendo il record di 2 kg/abitante/giorno, e mandando allo smaltimento esattamente la stessa quantità di rifiuti della Campania, che non fa la differenziata: 1,2 kg/abitante/giorno.

Sindaco Jervolino, se voleva davvero imparare come risolvere il problema dell’emergenza rifiuti della Sua terra, Le sarebbe stato più utile un viaggio in quel di Treviso al Consorzio Priula, a Novara, Asti, nel trentino, ed al Centro Riciclo di Vedelago (Tv) ovvero dal Suo Collega di Padula, nel salernitano, che è portato ad esempio per la raccolta differenziata che sta attuando!!! Lo sa che oltre 2000 Comuni italiani hanno superato il 50% di raccolta differenziata?
Con la raccolta differenziata “porta a porta” secco umido e con una tariffa puntuale si riduce il rifiuto prodotto a 1 kg/abitante/ giorno (metà di quello di Brescia) e il rifiuto da smaltire, a 0,2
kg/abitante/giorno (un sesto di quello bresciano!).

Nel Centro riciclo di Vedelago, poi, si recuperano tutti i materiali della parte secca (l’umido diventa compost per fertilizzare i campi), per cui il rifiuto da smaltire è quasi 0 (sì, zero). Si figuri che arrivano a riciclare anche i pannolini dei bambini, ricavandone una finissima sabbia, richiestissima all’estero!!!! Ma, in questo caso, la lobby dell’incenerimento ed il business (anche quello criminale) dei rifiuti storcerebbero il naso!

Ma un’altra domanda ci viene spontanea: come mai Padula, vicinissimo a Napoli effettua la raccolta differenziata? Ma forse, sindaco Jervolino, è un altro il motivo che l’ha spinta a Brescia: un gemellaggio Campania-Brescia in nome dei rifiuti! Forse Lei non lo sa, ma Brescia è il “distretto nazionale dei rifiuti”, che può fare invidia alla Campania: oltre al più grande inceneritore d’Europa, qui si producono quasi 4 milioni di tonnellate di rifiuti speciali all’anno, prevalentemente scorie di fonderia, a cui se ne aggiungono oltre 1 milione di importazione; sono state interrate in passato, spesso in discariche non controllate, decine di milioni di tonnellate di scorie di fonderia.

Da qui deriva la “vicinanza” alla Campania: come da voi abbiamo un’elevata incidenza di diversi tumori e la medesima anomalia rispetto al resto del Paese, un’incidenza doppia dei tumori al fegato; senza dimenticarci di aggiungere che abbiamo avuto nei mesi scorsi il “latte alla diossina” in 18 stalle dell’hinterland di Brescia, nella zona a sud dell’inceneritore, esattamente come il vostro “caso” del latte di bufala alla diossina. Insomma un gemellaggio apparirebbe più che giustificato! Diossina per diossina…

Quindi La preghiamo vivamente e, con il cuore in mano, di dar voce anche a noi, semplici ed oneste associazioni ambientaliste che si battono per un interesse comune e cioè, il diritto alla salute. Restando quindi in attesa di una Suo cortese cenno di riscontro in merito, l’occasione ci è gradita per porgerLe i nostri più cordiali saluti.

Coordinamento comitati ambientalisti della Lombardia
Comitato Ambiente Città di Brescia
Cittadini per il Riciclaggio
EnergEtica
Comitato contro la Centrale Turbogas di Lamarmora
Co.Di.SA. - Comitato Difesa Salute e Ambiente di San Polo
AltraBrescia
Gruppo Meetup “Amici di Beppe Grillo di Brescia”
Associazione “Ricomincio da Grillo”

giovedì 3 luglio 2008

Luca Mercalli e la sua utopia quotidiana

Sul problema dell'esaurimento delle risorse e della crisi energetica incalzante, si dice che spesso c'è un deficit di informazione. Io non credo che sia così. E' vero che di informazione corretta non se ne fa mai abbastanza, ma da alcuni anni anche in Italia si parla molto di clima, di energia, di necessità di cambiare stili di vita e così via, parole cui tuttavia non fanno seguito adeguate reazioni da parte della politica nazionale e della società civile.

Cito uno scritto di Luca Mercalli:

Il problema credo che sia più di tipo psicologico: non recepiamo ciò che non vogliamo sentire e a cui non vogliamo credere. Come modesta testimonianza riproduco qui sotto il testo di un mio articolo uscito il 6 maggio 2007 su Repubblica, circa 800.000 copie di tiratura, in grado di arrivare a un buon numero di intellettuali, politici, tecnici e imprenditori, persone insomma che fanno parte della classe dei "decisori" di un paese, o comunque di coloro che possono influenzarli. Come non fosse mai stato scritto. Non un commento, se volete pure negativo, non una volontà di saperne di più, un dibattito. Silenzio totale. Tutto ciò che è scritto calza con quanto stiamo vivendo oggi, potrei ripubblicarlo tal quale. Con la differenza che abbiamo perso un altro anno...


La nostra utopia quotidiana, di Luca Mercalli
La Repubblica, domenica 06.05.2007

La visione fideistica della scienza e del progresso ci ha abituati a pensare che ogni problema abbia una soluzione. Ciò è vero quando si tratta di cambiare il frigorifero, lo è meno quando si entra in un ospedale per un malanno, non lo è per nulla quando i problemi da risolvere sono quelli globali della crisi climatica ed energetica. Però, il fatto che questi ultimi non siano immediati, induce a considerarli alla stregua del frigorifero: qualcuno certamente troverà una soluzione, e chi mette sull´avviso che forse non è così scontato, è bollato di catastrofismo.

In realtà da decenni circolano nella comunità scientifica analisi rigorose e credibili che avvertono come i cambiamenti climatici, l´esaurimento del petrolio e di altre risorse naturali, l´aumento della popolazione e delle disparità sociali, siano altrettante bombe innescate pronte a esplodere in rapida sequenza, amplificando i danni. Ma in genere si rimuove tutto rifugiandosi nel classico effetto Cassandra, dimenticando che la sfortunata aveva comunque ragione. E´ questa la sorte toccata pure ad un eccellente esercizio scientifico voluto da un grande manager italiano, Aurelio Peccei, animatore del Club di Roma, che nel 1972 pubblicò il rapporto "I limiti dello sviluppo" in collaborazione con il MIT di Boston.

Ancora oggi si vitupera questo studio come non veritiero. Chi parla, in genere non l´ha nemmeno letto. Oggi è in libreria per gli Oscar Mondadori l'edizione aggiornata "I nuovi limiti dello sviluppo", quello che considero il manuale di istruzioni del pianeta Terra: ad oltre trent´anni di distanza i conti riveduti e corretti portano sempre al collasso della società se non si cambia rotta in tempo. Jared Diamond ha sviluppato il tema su base storica in "Collasso" (Einaudi), mostrando come è piuttosto comune che nel passato alcune civiltà abbiano ignorato i segni di cambiamento e si siano estinte.

Oggi viviamo in un villaggio globale e uno scacco coinvolgerebbe tutti. Sui cambiamenti del clima basta concedere un po´ di attenzione ai rapporti dell´IPCC, che è un´Agenzia delle Nazioni Unite, non un covo di no-global; sulla crisi del petrolio basta guardarsi il film svizzero "A crude awakening" (www.oilcrashmovie.com) o visitare il sito di ASPO, l´associazione per lo studio del picco del petrolio (www.peakoil.net) che ha pure una sezione italiana. E se non
basta, quale fonte più autorevole dell´Unione Europea? La sua agenzia ambientale (Eea), con sede a Copenhagen, ha elaborato il progetto Prelude, scenari per l´Europa del 2030 (www.eea.europa.eu/prelude). Per capire che il collasso non è escluso, bastano alcuni titoli: Big Crisis, Great Escape... Insomma, un problema lo si inizia a risolvere considerandolo. Lo si studia, lo si affronta e ci si prepara psicologicamente.

Io e mia moglie lo stiamo facendo da anni, con soddisfazione economica, profonda motivazione e perfino divertimento. Abbiamo il tetto ricoperto di pannelli solari, abbiamo sostituito un anonimo prato all´inglese con un fiorentissimo orto, abbiamo applicato l´isolamento termico al solaio e installato vetri doppi e stufa a legna, conserviamo l´acqua piovana, evitiamo i centri commerciali e riduciamo i nostri acquisti inutili, facciamo una raccolta differenziata spinta, intessiamo con il vicinato rapporti di cooperazione invece che di competizione, conserviamo saperi antichi amalgamandoli con tecnologie moderne.

La nostra Utopia è già realtà, non serve essere né eremiti né invasati, basta essere realisti, attenti ad un mondo che cambia rapidamente e che domani sarà molto diverso rispetto a quanto vogliono farci credere gli spot pubblicitari. Se non vogliamo che il medioevo di Utopia prenda brutalmente il sopravvento, dobbiamo prima di tutto fare un esercizio psicologico per uscire dal circolo vizioso tipo "la tecnologia ci salverà", provare a mettere in dubbio qualche certezza, e riacquistare il contatto con il mondo fisico e i suoi limiti.

Non viviamo in un videogioco, ma su un pianeta fatto di aria, acqua, rocce, foreste, batteri, petrolio e carbone, il tutto regolato da leggi fisiche ferree. Vinceranno quelle se non sapremo dare una svolta all´uso delle risorse. Il tragico destino di Utopia non si realizzerà solo se noi metteremo in pratica ogni giorno un pezzetto dei suoi addestramenti. Del resto, tra gli scenari di Prelude, c´è pure "Evolved Society", un mondo dove non esisterà più il minaccioso e rombante Suv, ma disporremo tutti di una sobria abitazione a energia rinnovabile e di un computer in rete con il quale condividere conoscenza e promuovere la convivialità.

Non è un´utopia sognare un mondo migliore.

Luca Mercalli

mercoledì 2 luglio 2008

L'inceneritore di Forlì, il nuovo che avanza

Grazie alla frequentazione di un corso per guardia ecologica volontaria, sabato scorso siamo usciti per una escursione formativa, andando a visitare il famoso nuovo inceneritore di Forlì, la cui apertura è prevista entro poche settimane. Come tutti ormai sanno, pur con la VIA scaduta prima della fine dei lavori, e nonostante le innumerevoli proteste della cittadinanza, a breve in località Coriano di Forlì, a 100 metri dal vecchio e vetusto inceneritore da 60.000 tonnellate/anno nonchè dall'inceneritore di Mengozzi per i rifiuti ospedalieri, aprirà i battenti il nuovissimo impianto da 120.000 tonnellate/anno.

Il nuovo manufatto al dio fuoco, come consuetudine, dovrà essere percepito non come un obsoleto forno industriale ma come un opera di finissima architettura contemporanea (come se la zona circostante avesse il problema di non essere deturpata paesaggisticamente), l'impianto infatti porta la firma del famoso architetto Gae Aulenti. Come risultato, la costruzione della zona combustione sarà di un colore bello rosso fiammante (giusto perché si capisca fin da subito che all'interno alberga il fuoco purificatore), mentre la parte filtri e trattamento fumi di un bel verde smeraldo, arricchita da preziose vetrate (sic). Il grosso condensatore per riportare a temperatura ambiente l'acqua di turbina, situato in uno stabile attiguo, sarà ovviamente di un gradevole blu intenso, giusto per dare un tocco di colore. La forma dell'edificio ricorda quella di una nave da crociera, con un camino alto circa 30 metri, esile e ricoperto da una struttura trapezoidale, con un finto oblò! (vedi foto in cima).

Perché si spendono soldi nel realizzare plasticosi abbellimenti estetici, quando a pochi metri c'è il depuratore, l'inceneritore di Mengozzi, gli impianti di hera, tutti rigorosamente con tubi e cemento a vista dall'aspetto di un petrolchimico dismesso ? Marketing, opinione pubblica da manipolare, una cosa "bella" percettivamente non può fare male!

Se invece passiamo ai contenuti tecnici, c'è da drizzarsi i capelli. Il trattamento fumi prevede un doppio filtro a manica, ma nessun filtro elettrostatico, l'abbattimento degli NOx è ottenuto spruzzando ammoniaca (similmente all'impianto di Brescia, creando così fumi acidi nell'ambiente ma legali). Inoltre, viene utilizzato un sistema a carboni per le diossine e a calce per abbattimento di altre polveri pericolose, con monitoraggio delle emissioni principali in continua, etc.etc.

Alla mia domanda di visitare la stazione di pre-trattamento e pre-selezione, la risposta è che non è prevista per il nuovo impianto! Si, avete capito bene, si fa un impianto di trattamento fumi sovradimensionato ma di tecnologia obsoleta, e poi non si realizza una quisquilia come la preselezione del rifiuto, occasione dove togliere la frazione umida, recuperare i metalli prima della combustione, separare dall'indifferenziato materiali ancora utili... non si fa nulla! Per ammissione del tecnico, esiste un vecchio impianto di preselezione da 40.000 tonnellate, che doveva servire il vecchio inceneritore, il quale però non è praticamente mai entrato in funzione, e che sarebbe comunque sottodimensionato nel caso del volume di materiale per il nuovo. In maniera innocente, ha affermato l'impiantista che semmai entrasse in funzione potrebbe trattare un camion si e un camion no.

Da tutto ciò si deduce una sconcertante verità... perchè pre-selezionare il rifiuto quando può benissimo essere buttato tutto in caldaia con un grosso risparmio di costi ? Lascio al lettore ogni considerazione in merito. E' prevista comunque in fossa l'insufflamento di aria calda a 200 gradi in modo da essiccare parzialmente il rifiuto prima dell'entrata nella camera di combustione, e meno male, altrimenti era tutto un valzer di diossine...

Ultima nota di colore, una doccia posta sul piazzale intestante l'inceneritore (vedi foto), a dire il vero un po inquietante, fa tanto decontaminazione radioattiva, servirebbe a quanto ci è stato riferito per gli operai che dovessero malauguratamente essere investiti da getti di fuliggine, polveri contaminanti, tirando una semplice leva possono farsi una bella doccia, con il caldo che c'era eravamo tentati di provarla, poi abbiamo desistito.

Il costo del giocattolo è stato di circa 80 milioni di euro, ed è autorizzato a bruciare (non userò mai la parola termovalorizzare per i motivi spiegati più avanti) 120.000 tonn/anno di rifiuto "tal quale" con potere calorifico medio di 2500 kcal/kg. Ho chiesto il rendimento medio stimato di produzione elettrica dell'impianto, fra qualche farfuglio mi è stato risposto che si colloca al 25%, valore che secondo il mio parere è stato sparato a caso, dato che una ricerca del cewep sugli impianti europei ha valutato il rendimento medio di questo tipo di impianti non superiore al 14% al massimo.

Nel prossimo articolo, parlerò del vecchio inceneritore di Forlì, quello che l'attuale impianto sarebbe destinato a sostituire.