Fino ad oggi, una normativa nazionale (presente in verità in molti altri paesi europei) vietava la possibilità di riciclare il comune polimero PET per utilizzi alimentari. La classica "bottiglietta" non avrebbe mai potuto, per motivi igienici, diventare un altra bottiglietta, ma al massimo maglioni in "Pile" oppure contenitori per la frutta (ma solo a guscio duro).
L'intento era ovviamente quello di evitare pericoli di contaminazioni dovute alla scarsa qualità del materiale raccolto. Al contempo questo fatto ha sempre rappresentato un ottima scusa per dirottare verso gli inceneritori i materiali plastici raccolti, anche se perfettamente riciclabili.
Il PET (Poli
Etilen Tereftalato) è il polimero più usato per le bottiglie di acqua,
bevande gasate, latte. In Italia ogni anno oltre 300.000 tonnellate di
questi imballaggi, subito dopo l’uso, diventa rifiuto, con la felicità
dei gestori di inceneritori, visto l’alto potere calorifico di questo
polimero. Ma adesso c'è una novità.
Il Ministero della Salute, con il
Decreto 18 maggio 2010 n 113 in recepimento di direttive europee del 2008, ha
autorizzato finalmente, a partire dal 5 agosto 2010, l’uso di PET riciclato per la
produzione di
nuovi imballaggi contenenti alimenti.
Grazie al Decreto, si apre un nuovo e più remunerativo
mercato al PET post consumo; oltre a maglie in “pile”, le bottiglie
raccolte in modo differenziato possono ritornare a diventare bottiglie,
un processo di rilevante interesse economico per le aziende del settore. La prima azienda italiana ad immettere in commercio bottiglie realizzate in parte con PET riciclato sarà la San Pellegrino.
Questa
decisione si affianca ad un precedente “sdoganamento”, avvenuto qualche
anno fa, e che ha riguardato le cassette per frutta e verdura in
polietilene, un altro prodotto “usa e getta” che con questa decisione
viene sottratto alla “cremazione” obbligata, e per lo meno senza alibi
per il loro incenerimento ( "tanto non si possono riciclare").
Anche
in questo caso motivi igienici non documentati ne vietavano il riuso,
ma studi dell’Istituto Superiore di Sanità hanno escluso ogni pericolo, a
patto che le cassette in polietilene siano separate alla fonte con una
raccolta differenziata di qualità.
E qui viene “a fagiolo” una bella
idea di una grande azienda, la “San Benedetto” che ha siglato un accordo
con alcuni supermercati che si sono organizzati per raccogliere
direttamente dalle mani dei loro clienti, al momento del loro ingresso,
le bottiglie usate in PET (non si sa se solo le loro o di qualsiasi altra marca). In cambio i cittadini riceveranno punti fedeltà per ogni botttiglia consegnata, che potranno utilizzare per i loro prossimi acquisti.
L'ideale sarebbe però fare come in Germania, dove per il PET esiste addirittura il vuoto a rendere in ogni esercizio, così come anche per le bottiglie di vetro. Non solo buoni spesa quindi, ma direttamente denaro contante. La cosa è conveniente anche per l'esercente, poichè è facilmente documentabile come la maggioranza dei consumatori (per ora tedeschi) decidano in realtà di utilizzare questo piccolo "guadagno extra" presso lo stesso esercizio che ha ritirato loro i vuoti, come per "ringraziarli" del regalo ricevuto.
Tornando in Italia, è certo che i produttori nazionali di PET
sono pronti a ritrattare nelle loro aziende, senza particolari modifiche
degli impianti, tutto il PET post consumo che possa derivare da raccolte di qualità, raccolte che avranno un costo bassissimo, visto
che lavaggio, selezione, consegna e trasporto saranno a carico dei
cittadini che vorranno utilizzare questo servizio, e che in parte compensa
economicamente questa loro attività.
Ricordo infine che per una
tonnellata di PET e di Polietilene (PE) monomateriale raccolto con
questo sistema, il Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI) riconosce un
contributo di 314 euro, più che sufficienti per pagare i costi per i
punti fedeltà e il trasporto al riutilizzatore finale di bottiglie in
PET e tappi in PE.
Ogni tonnellata di PET e PE riutilizzato sarà
una tonnellata in meno di ottimo combustibile sottratto ai "crematori
con recupero energetico", ne guadagneremo in salute, verrà incentivata la raccolta differenziata "porta a porta" (l'unica che è in grado di garantire la qualità del materiale) e ci sarà spazio addirittura per un incentivo economico ai cittadini. Davvero la classica quadratura del cerchio.
Fonte: Federico Valerio