martedì 31 agosto 2010

Aperitivo al magazzino parallelo, in attesa del Decrescifest

Mercoledì 1 Settembre dalle ore 19 il MIZ organizza al Magazzino Parallelo un aperitivo solidale di autofinanziamento per contribuire alle spese del decrescifest che si terrà a Villa Silvia di Cesena. 

Stiamo davvero lavorando come matti per arricchire questo evento, di cui comincerò a illustrare i dettagli durante la prima settimana di Settembre, fino alla data ufficiale di partenza dell'eco-happening, fissata per Sabato 11 Settembre 2010

Nel frattempo vi invito calorosamente a conoscere tutte le attività in programma esplorando il nuovo sito dedicato www.decrescifest.it.

mercoledì 1 Settembre
al MAGAZZINO PARALLELO dalle ore 19 in poi
un'altra intensa giornata con il
Piccolissimo Mercato del
Biologico Autoprodotto e Solidale

La musica del Magazzino Parallelo, i nostri aperitivi, frutta e verdura di Elena Perugini, salumi, formaggi, pane e farina di Terre Solidali, il moijito di Giaime!

Update: Il menù del super-aperitivo Miz sarà il seguente:
  • Pasta fredda con verdure e basilico 
  • Panzanella con i ceci e olio di oliva Bio
  • Frittatina e Patate lesse di Selbagnone
  • Tartina con squaqquerone, rucola, zucchine alla menta
  • Dolcebio di Silvano
Di fatto una cena completa, a solo 5€ bevande escluse.

venerdì 27 agosto 2010

Parte ufficialmente il nuovo conto energia 2011-2013


Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale entra in vigore il nuovo Conto Energia per la remunerazione dell’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici. Come già noto da tempo c’è una diminuzione della tariffa pagata dal Gse e numerose altre novità.

Adesso l’Autorità per l’Energia, entro 60 giorni, dovrà stabilire le modalità tecniche per l’erogazione delle nuove tariffe che verranno “caricate” sulla famosa componente A3 della bolletta elettrica.

La cosa buona della nuova norma è la semplificazione: scompare la vecchia definizione di pannelli solari “integrati, parzialmente integrati e non integrati” in favore di quella, assai più intuitiva, pannelli “sugli edifici”. La distinzione principale, quindi, è tra i fotovoltaico a terra e sui tetti.

Resta, ma cambia, una sola forma di “integrazione” rientrante nella definizione di “impianto fotovoltaico integrato con caratteristiche innovative”. Così lo definisce il nuovo Conto energia:
è l’impianto fotovoltaico che utilizza moduli e componenti speciali, sviluppati specificatamente per sostituire elementi architettonici

Una definizione onestamente non molto precisa, dovuta probabilmente al fatto che la legge tenta di andare dietro alle nuove tecnologie sviluppate dall’industria nel periodo del precedente Conto Energia, durante il quale tutti cercavano tutte le vie possibili per far passare per integrato l’impianto. L’interpretazione corretta, a questo punto, di impianto integrato dovrebbe corrispondere ad un impianto in cui si sostituisce la copertura del tetto. Un esempio per tutti: le tegole fotovoltaiche.

Inoltre, si è fatta finalmente chiarezza quali spese per impianti fotovoltaici sono soggette ad Iva e se i proventi del conto energia sono da denunciare ed includere nella dichiarazione dei redditi.

Il documento integrale è consultabile sul sito della Gazzetta Ufficiale.

Fonte: Ecoblog

martedì 24 agosto 2010

Finalmente approvato il PET riciclato ad uso alimentare

Fino ad oggi, una normativa nazionale (presente in verità in molti altri paesi europei) vietava la possibilità di riciclare il comune polimero PET per utilizzi alimentari. La classica "bottiglietta" non avrebbe mai potuto, per motivi igienici, diventare un altra bottiglietta, ma al massimo maglioni in "Pile" oppure contenitori per la frutta (ma solo a guscio duro).

L'intento era ovviamente quello di evitare pericoli di contaminazioni dovute alla scarsa qualità del materiale raccolto. Al contempo questo fatto ha sempre rappresentato un ottima scusa per dirottare verso gli inceneritori i materiali plastici raccolti, anche se perfettamente riciclabili. 

Il PET (Poli Etilen Tereftalato) è il polimero più usato per le bottiglie di acqua, bevande gasate, latte. In Italia ogni anno oltre 300.000 tonnellate di questi imballaggi, subito dopo l’uso, diventa rifiuto, con la felicità dei gestori di inceneritori, visto l’alto potere calorifico di questo polimero. Ma adesso c'è una novità.

Il Ministero della Salute, con il Decreto 18 maggio 2010 n 113 in recepimento di direttive europee del 2008, ha autorizzato finalmente,  a partire dal 5 agosto 2010, l’uso di PET riciclato per la produzione di nuovi imballaggi contenenti alimenti.

Grazie al Decreto, si apre un nuovo e più remunerativo mercato al PET post consumo; oltre a maglie in “pile”, le bottiglie raccolte in modo differenziato possono ritornare a diventare bottiglie, un processo di rilevante interesse economico per le aziende del settore. La prima azienda italiana ad immettere in commercio bottiglie realizzate in parte con PET riciclato sarà la San Pellegrino.

Questa decisione si affianca ad un precedente “sdoganamento”, avvenuto qualche anno fa, e che ha riguardato le cassette per frutta e verdura  in polietilene,  un altro prodotto “usa e getta”  che con questa decisione viene sottratto alla “cremazione” obbligata, e per lo meno senza alibi per il loro incenerimento ( "tanto non si possono riciclare").
Anche in questo caso motivi igienici non documentati  ne vietavano il riuso, ma studi dell’Istituto Superiore di Sanità hanno escluso ogni pericolo, a patto che le cassette in polietilene siano separate alla fonte con  una raccolta differenziata di qualità.

E qui viene “a fagiolo” una bella idea di una grande azienda, la “San Benedetto” che ha siglato un accordo con alcuni supermercati che si sono organizzati per raccogliere direttamente dalle mani dei loro clienti, al momento del loro ingresso, le bottiglie usate in PET (non si sa se solo le loro o di qualsiasi altra marca). In cambio i cittadini riceveranno punti fedeltà per ogni botttiglia consegnata, che potranno utilizzare per i loro prossimi acquisti. 

L'ideale sarebbe però fare come in Germania, dove per il PET esiste addirittura il vuoto a rendere in ogni esercizio, così come anche per le bottiglie di vetro. Non solo buoni spesa quindi, ma direttamente denaro contante. La cosa è conveniente anche per l'esercente, poichè è facilmente documentabile come la maggioranza dei consumatori (per ora tedeschi) decidano in realtà di utilizzare questo piccolo "guadagno extra" presso lo stesso esercizio che ha ritirato loro i vuoti, come per "ringraziarli" del regalo ricevuto.

Tornando in Italia, è certo che i produttori nazionali di PET sono pronti a ritrattare nelle loro aziende, senza particolari modifiche degli impianti, tutto il PET post consumo che possa derivare da raccolte di qualità, raccolte che avranno un costo bassissimo, visto che lavaggio, selezione, consegna e trasporto saranno a carico dei cittadini che vorranno utilizzare questo servizio, e che in parte compensa economicamente questa loro attività.

Ricordo infine che per una tonnellata di PET e di Polietilene (PE) monomateriale raccolto con questo sistema, il Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI) riconosce un contributo di 314 euro, più che sufficienti per pagare i costi per i punti fedeltà e il trasporto al riutilizzatore finale di bottiglie in PET e tappi in PE.

Ogni tonnellata di PET e PE riutilizzato sarà una tonnellata in meno di ottimo combustibile sottratto ai "crematori con recupero energetico", ne guadagneremo in salute, verrà incentivata la raccolta differenziata "porta a porta" (l'unica che è in grado di garantire la qualità del materiale) e ci sarà spazio addirittura per un incentivo economico ai cittadini. Davvero la classica quadratura del cerchio.

Fonte: Federico Valerio

venerdì 20 agosto 2010

Anche Forlì inizia a fare la "differenza"

Pubblichiamo una lettera dell'assessore all'ambiente di Forli Alberto Bellini, che si sta battendo per l'introduzione a Forlì (auspicabilmente entro fine anno) della raccolta differenziata Porta a Porta. Auguriamo al comune di Forlì il pieno successo e la riuscita del progetto, in modo che si possa espandere questa esperienza virtuosa anche presso gli altri comuni romagnoli (inclusa Cesena) coinvolti a vario titolo in tante sperimentazioni, ma senza evidenziare ancora il necessario consenso unanime della politica locale.


La raccolta domiciliare (o porta a porta) è uno strumento, non un obiettivo. È uno strumento per aumentare la percentuale di materiale riciclato, rispetto a quello smaltito attraverso discariche o inceneritori. È lo strumento migliore, in quanto la raccolta differenziata “stradale” consente di riciclare solo una piccola parte del materiale, a causa delle contaminazioni tra porzioni diverse (es. parti di liquido nella carta, oppure ghiaia nell’organico).

La raccolta domiciliare, invece, produce differenziato di ottima qualità. Tre sono gli obiettivi che l’amministrazione persegue. Sensibilizzare i cittadini sulle tematiche ambientali, rendendo ciascuno responsabile e protagonista, al fine di ridurre le impronte che lasciamo in maniera indelebile alle generazioni future. La natura non produce rifiuti, ricicla tutto.
Rafforzare il senso di comunità, valorizzando l’impegno di ciascuno, per noi e per i nostri figli. È un percorso che comporta piccoli sacrifici individuali e grandi vantaggi per la collettività.
Realizzare un distretto del riciclo nel nostro territorio, per rilanciare lo sviluppo economico attraverso la realizzazione di impianti e il relativo indotto industriale.

Il progetto che è stato presentato è un progetto preliminare, aperto alle osservazioni e alla critiche dei cittadini, perché gli obiettivi si possono raggiungere solo con il contributo significativo di ciascuno di noi e non ci sono né ricette, né imposizioni. La raccolta domiciliare è utilizzata in molti comuni del nostro paese, in particolare in Veneto, Lombardia e Piemonte con alcune eccezioni significative, Salerno tra tutte.

Non esiste un unico modello e l’amministrazione è pronta a discutere con i singoli quartieri per adattare il sistema base alle caratteristiche e alle esigenze dei singoli territori.
La separazione alla fonte consente la riduzione di materiale per la parte di residuo, quindi riduce l’utilizzo di discariche ed inceneritore, e il riciclo quasi completo delle altre tre frazioni. I costi del servizio, a parità di materiale differenziato prodotto, non varieranno, anzi sono destinati a ridursi a regime, grazie ai ricavi ottenuti dalla vendita del materiale differenziato ai consorzi nazionali e alla naturale tendenza a ridurre la produzione di rifiuti.

Le critiche e i timori sono legittimi e comprensibili, perché un progetto che entra così profondamente nelle nostre abitudini quotidiane è sicuramente difficile da accettare, ma esistono soluzioni per ogni problema, e nel sito web del canale ambiente o presso URP sono disponibili le risposte alle “domande più ricorrenti” dove viene spiegato come gestire pannolini, scarti di cucina e come verrà applicata la tariffa puntuale (uno strumento per incentivare e premiare i cittadini che svolgono con cura la separazione dei rifiuti).

Gli incontri pubblici e gli incontri con le circoscrizioni, i quartieri e le associazioni di categoria serviranno a costruire un grande progetto partecipato: “Forlì fa la differenza”, dove saranno analizzate le singole situazioni.

Ciascun cittadino riceverà i contenitori a casa propria da un operatore che sarà a disposizione per fornire le principali informazioni. Particolare attenzione sarà destinata alle categorie deboli, quali bambini, anziani e diversamente abili, attraverso incentivi tariffari e soluzioni specifiche a problemi quali pannolini e difficoltà di accesso.

Mi sento di rassicurare tutti, perché cercheremo le migliori soluzioni ad ogni problema e non vi saranno imposizioni. Sicuramente un anziano solo non si deve preoccupare. La sua produzione di rifiuto è certamente al di sotto della media di un nucleo famigliare e, anche se, per legittime difficoltà, non dovesse differenziare nulla, è probabile che la sua tariffa puntuale sia minore di quella attuale e probabilmente troverà il servizio domiciliare un comodo ausilio alle sue necessità.

Alberto Bellini, assessore all'ambiente del Comune di Forlì.


giovedì 19 agosto 2010

Anticipato al 21 Agosto l'Earth Overshoot Day

Sabato 21 agosto cade l’Earth Overshoot Day. Non è una bella data. In pratica l’umanità ha già consumato tutte le risorse che il Pianeta è in grado di produrre in un anno. Attualmente, noi umani consumiamo risorse oltre il 30% della possibilità che le stesse hanno di rigenerarsi. Insomma, per usare un termine caro alla politica, dal 21 agosto iniziamo a indebitarci con la Terra. Il problema è come coprire questo debito considerato che le risorse hanno dei tempi ben precisi per ritornare a essere disponibili. Scrive Global Footprint Network, l’organismo che calcola e diffonde l’impronta ecologica, ossia quanto impatto hanno gli esseri umani sul Pianeta:
Oggi l’umanità usa l’equivalente di 1,3 pianeti ogni anno. Ciò significa che oggi la Terra ha bisogno di un anno e quattro mesi per rigenerare quello che usiamo in un anno. Scenari alquanto ottimisti delle Nazioni Unite suggeriscono che se il presente trend della popolazione e del consumo continuasse, entro il 2050 avremo bisogno dell’equivalente di due pianeti per il nostro sostentamento. E naturalmente ne disponiamo solo di uno. Trasformare le risorse in rifiuti più velocemente di quanto questi possano essere ritrasformati in risorse ci pone in una situazione di sovrasfuttamento ambientale, di esaurimento proprio di quelle risorse dalle quali la vita umana e la biodiversità dipendono.
Una prima soluzione è certamente consumare meno: evitiamo di usare indebitamente acqua, energia o cibo. Compriamo solo ciò che è necessario e consumiamo senza sprecare nulla. Una seconda soluzione, diciamo da applicare su più larga scala, prevede che vi sia un controllo delle nascite: meno esseri umani = meno consumi. Ma insomma, è molto complessa da applicare e non sembra sia ben accetta da tutti gli organismi che poi dovrebbero promuoverla. 

Fonte: Ecoblog

martedì 17 agosto 2010

Guerra alle bacchette cinesi

Prendiamo una cosa di per se innocua come due piccoli bastoncini di legno, moltiplichiamola per un miliardo e quattrocento milioni di volte, e il tutto comincia ad apparire insostenibile. E' quanto GreenPeace sta denunciando in Cina, dove tradizionalmente i pasti vengono consumati utilizzando quelle temibili e (per noi) ingovernabili bacchette di legno, spesso in pioppo o betulla, più raramente in bamboo.

Sono in fondo prodotti usa e getta compostabili, ma sembra che in Cina, l'utilizzo in massa delle cosiddette bacchette, provochi problemi ambientali non trascurabili con numeri davvero da capogiro, basti pensare che ogni anno vengono disboscati l'equivalente di 100 acri di bosco (tutti in bacchette), pari a 100 campi da football americano, con un numero di alberi abbattuti che va dai 16 ai 25 milioni di esemplari.

La deforestazione è quindi uno dei problemi principali che la Cina sta affrontando (non solo certamente a colpa delle bacchette). Riguardo poi all'inquinamento atmosferico, problema davvero insostenibile, la Cina non é certo aiutata dall'apertura di una nuova centrale elettrica (a legna o carbone) ogni settimana, avrebbero bisogno quindi come non mai di salvaguardare i loro "polmoni verdi".

Il ministro del commercio cinese ha pertanto invitato le industrie a rendere le bacchette riutilizzabili, incentivando la filiera del riciclo in loco, e diminuendo drasticamente il consumo di combustibili fossili per il loro trasporto. In un mondo così sovraffollato anche il risparmio di una singola bacchetta di legno può fare la differenza.

Fonte: ecoblog

lunedì 16 agosto 2010

Akron, Imola come Rosarno


Lavorereste voi per 8 ore al giorno, con un contratto che ne denuncia 4, pagati solo per 3 e per giunta parzialmente in nero, senza indennità di disoccupazione, senza malattia, senza trediciesima, senza tfr, in un ambiente insalubre, guidati da caporali con in mano una lettera di licenziamento in bianco, senza copertura sindacale, senza poter rispettare le più elementari norme di infortunistica sul lavoro a causa della carenza di attrezzature ?

E' una domanda che i lavoratori sfruttati (la stragrande maggioranza immigrati stagionali) di Akron si sono finalmente posti, facendo irruzione circa un mese fa all'interno del consiglio comunale di Imola. Badate che ciò non avviene a Rosarno nei campi di pomodori, ma nella ricca e opulenta Imola.

Akron è una azienda, di proprietà di Hera Ambiente, che utilizza cooperative in subappalto (Omega Group) per lavorare alla separazione dei rifiuti della raccolta differenziata di Hera. Finalmente qualcuno ha iniziato a parlare di questa vicenda, ed è scoppiato il caso. Akron replica che farà piena luce, e un po se ne lava le mani additando le responsabilità alle cooperative.

Siamo ancora tuttora ben lontani (da parte di Hera) dallo sviluppo di una filiera del riciclo degna di questo nome, affidata ad aziende indipendenti, come succede ad esempio a Vedelago, e in grado di trattare i rifiuti correttamente, garantendo posti di lavoro decenti ed una fiorente economia dell'indotto.

I rifiuti differenziati prodotti dalle recenti introduzioni del porta a porta a Cesena, Forlì, Bertinoro, Meldola, saranno inviati proprio ai cinque impianti Akron dislocati in Romagna per la separazione meccanica e manuale.

E' nostro interesse che i rifiuti vengano trattati adeguatamente e riutilizzati senza ricorrere agli inceneritori (di proprietà comunque di Hera, guarda un po), ma è anche interesse che i lavoratori nel settore del riciclo non siano trattati come schiavi, impiegando in maniera distorta i subappalti verso cooperative di comodo.

Fonte: Il Passatore

lunedì 9 agosto 2010

Autobus elettrici per Forlì e Cesena

Due impianti fotovoltaici installati sui tetti dei depositi degli autobus di Forlì e Cesena produrranno energia alettrica per alimentare i bus elettrici. L’operazione è messa in atto da Rinnova Romagna Innovazione con il progetto Green2 Trasportation nato in Atr Forlì Cesena, l’azienda municipalizzata dei trasporti.

Gli impianti saranno pronti a settembre e produrranno energia immediatamente utile con la previsione di far risparmiare a Forlì e Cesena 121 tonnellate di Co2 annue.


Spiega RomagnaOggi:
Il progetto firmato da Rinnova è corredato inoltre da numeri decisamente interessanti relativi alla produzione di energia: a Forlì gli autobus elettrici consumano 100.000 kWh/y (kilowattora per anno); l’energia potenzialmente producibile dal fotovoltaico nel deposito di via Pandolfa è oltre 120.000 kWh/y, pari al 120% del fabbisogno degli autobus elettrici. Cesena il consumo dei bus è superiore (250.000 kWh/y), e l’energia potenzialmente producibile dal deposito Spinelli è oltre 115.000 kWh/y (46% del fabbisogno). Nel complesso, il consumo di energia elettrica degli autobus di Forlì e Cesena è di 350.000 kWh/y; quindi di questi ben 235.000 kWh/y potranno essere prodotti grazie ai due impianti fotovoltaici installati da ATR, a copertura del 67% del fabbisogno complessivo.

Fonte: Ecoblog

giovedì 5 agosto 2010

Patrizia Gentilini scrive sul "Porta a Porta"

Voglio pubblicare oggi la lettera aperta che Patrizia Gentilini, nota onco-ematologa sempre in prima linea per la difesa della salute pubblica, ha inviato recentemente alle redazioni dei quotidiani locali. Il riferimento è rivolto ovviamente alle recenti disposizioni comunali che porteranno Forlì ad adottare presto il sistema di raccolta domiciliare dei rifiuti porta a porta, in maniera integrale.

di Patrizia Gentilini

Gentile Direttore (la lettere è stata pubblicata sul quotidiano Il Resto del Carlino, nda),
vedo che sono frequentemente pubblicate lettere che  esprimono riserve e timori circa la raccolta porta a porta dei rifiuti, specie per quanto attiene un eventale aumento delle tariffe. Per una volta, come medico talvolta definito “allarmista”, mi sia consentito di intervenire per portare viceversa buone notizie, rassicurare tutti e far dormire sonni tranquilli ai nostri concittadini. Con tutta l’esperienza che ho maturato in questi anni posso davvero affermare, senza timore di smentite, che se c’è una cosa di cui non ci si deve preoccupare è proprio la raccolta domiciliare.
Anzi, vorrei avere una “finestrina cardiaca” attraverso cui tutti potessero sbirciare  e vedere quanta gioia ci sia nel mio cuore da quando ho saputo che anche nella nostra città si adotterà la raccolta “porta a porta”.
Eh sì, cari concittadini, se vogliamo guarire dalla “malattia rifiuti”, il primo passo è proprio questo: iniziare con una buona differenziazione dei rifiuti alla fonte! Se posso fare un paragone sarebbe come essere a letto con la febbre e tenere la finestra spalancata: per quanti antibiotici prendiamo il freddo che entra non ci permette di guarire e così, perifrasando, fare la raccolta domiciliare è come chiudere la finestra, il primo passo verso la guarigione dalla “malattia rifiuti”!
Perche sono tanta fiduciosa? Semplice, perchè la raccolta domiciliare non è una “balzana” idea del nostro Sindaco, ma quanto praticato già da anni da  milioni di cittadini nel nostro Paese e che ha dimostrato di comportare i maggiori vantaggi sia in termine di riduzione di rifiuti (mediamente -20%), aumento della raccolta differenziata (fino al 70-80%) e, soprattutto, a regime, diminuzione delle tariffe (-15%). Ricordo che già nel 2006 una ricerca su oltre 13  milioni di cittadini fatta dall’Ecoistituto di Faenza dimostrava quanto vi sto dicendo.
Già oggi un cittadino che vive in un appartamento di 80 metri quadri in Provincia di Treviso, ove si fa il porta a porta, paga per la Tarsu 90 euro l’anno rispetto ai 120 euro circa che si pagano da noi, vi pare poco? Questo non succede solo in Veneto, ma anche in provincie del Lazio, Lombardia, Sardegna, Sicilia, Piemonte, Campania…. Ad Ancona, proprio in questi giorni, è in atto in Consiglio Comunale un ripensamento dell’intero ciclo dei rifiuti e si stima una diminuzione del 30% delle tariffe adottando la raccolta domiciliare spinta finalizzata al riciclo totale della materia.
La raccolta domiciliare certamente comporta un cambiamento di abitudini ed un maggior numero di addetti, richiede quindi una adeguata informazione, la collaborazione di tutti ed un aumento degli occupati. Maggiori occupati (cosa non disprezzabile coi tempi che corrono) significa maggiori costi, ma sia chiaro: questi maggiori costi sono ampiamente compensati dai minori costi di smaltimento del residuo, dai minori investimenti e dal maggior guadagno che proviene dalla vendita dei materiali ben differenziati alla fonte ed è qui che vogliamo si vada a parare: la raccolta porta a porta deve essere finalizzata al riciclo e non all’incenerimento!
E non si dica che non esiste mercato per il riciclo in  periodo di esaurimento di risorse come l’attuale: il 10 Novembre 2009 Assopannelli ha denunciato la carenza di legno di riciclo per la costruzione di pannelli truciolari, legno che insieme a tante altre nobili materie quali carta e plastiche viene totalmente sprecato nelle voraci fauci degli inceneritori!
Infine, e mi stupisce  davvero che mai questo venga messo sul “piatto della bilancia”, perchè nessuno affronta il problema dei “costi esternalizzati”, ossia i costi in termini di danni alla salute ed all’ambiente che provengono dalle attività industriali/energetiche/produttive, ecc? Questi costi, riconosciuti e valutati (oltretutto parzialmente) dall’UE, variano, per l’incenerimento di una tonnellata di rifiuti da 4.5 a 21 Euro, a seconda dell’efficenza energetica raggiunta dall’impianto.
Allora, se mettiamo sul piatto della bilancia la riduzione del 20% della TARSU che si ottiene col porta a porta, l’assenza di costi esternalizzati, i nuovi posti di lavoro che si creano, da che parte pende la bilancia?
A me pare che penda tutta da una sola parte e che i motivi per dire sì al porta a porta - “senza se e senza ma” - siano indiscutibili.
O forse a qualcuno non interessa farci guarire dalla “malattia rifiuti”?
Patrizia Gentilini
ISDE Italia

mercoledì 4 agosto 2010

Aperitivo MIZ al Magazzino Parallelo

Come già successo il 23 Giugno scorso, oggi al Magazzino Parallelo è ancora il turno del MIZ, che proporrà agli ospiti il suo aperitivo solidale (nei fatti una vera e propria cena). L'iniziativa è volta al finanziamento del prossimo evento Decrescifest 2010, che come l'edizione passata si svolgerà ancora a Villa Silvia nelle date 11 e 12 Settembre 2010. 

Attualmente tutte le nostre poche energie sono rivolte alla programmazione di questo importante evento, che ha visto l'anno scorso alternarsi a Settembre tanti ospiti, richiamando oltre un migliaio di visitatori. Quest'anno le risorse sono pochine, ma ce la metteremo tutta per offrire un evento se possibile ancora più interessante e coinvolgente. Venite quindi al nostro aperitivo solidale di oggi pomeriggio alle 18:30, contribuirete a rendere il prossimo decrescifest una esperienza degna di essere vissuta.

mercoledì 4 aAgosto
al MAGAZZINO PARALLELO dalle ore 18.30 in poi
un'altra intensa giornata con il
Piccolissimo Mercato del
Biologico Autoprodotto e Solidale
La musica del Magazzino Parallelo, frutta e verdura di Elena Perugini, salumi, formaggi, pane e farina di Terre Solidali, il moijito di Giaime!