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sabato 8 marzo 2008

La sindrome della rana bollita

Una immagine più di ogni altra spiega la reazione tipica della gente comune di fronte a tutte le ansiogene notizie sugli odierni sconvolgimenti climatici. Prendete una rana e buttatela nell'acqua bollente, con tutta probabilità zomperà fuori immediatamente spaventata a morte. Se invece la posate delicatamente in una pentola piena d'acqua a temperatura ambiente, non ne subirà alcun danno e nuoterà tranquilla. Se ora accendete il fuoco e lasciate crescere la temperatura, gradualmente, prima 40°, poi 50°, poi .... accetterà la situazione fino a lasciarsi bollire e morire. Se la rana potesse parlare nel frattempo vi risponderebbe alla stessa maniera di come le persone rispondono quando salta fuori il discorso dei cambiamenti climatici. Gli scienziati chiamano questo atteggiamento "sindrome della rana bollita" come metafora della situazione umana che si appresta a varcare la soglia di trasformazioni irreversibili.

Supponiamo quindi che la rana potesse parlare, ed interroghiamola quando la temperatura ha già raggiunto i 50°, essa risponderebbe: "Non c'è differenza, davvero, si in effetti è un po più caldo di prima, ma mi sto adattando bene".

Qualcuno a questo punto potrebbe chiedergli: "Ma se il calore continua ad aumentare con questo ritmo, prima o poi morirai!".

Vi sentirete rispondere: "E' tanto tempo che sono qui a mollo, non sono mica ancora morto, pertanto perché mai dovremmo preoccuparci ?"

Questa sindrome è fatale, di fronte ad una trasformazione che non ha precedenti nella storia umana appare naturale sottovalutare la pericolosità di una situazione, la quale non appare critica neppure di fronte alle più drammatiche conseguenze previste ed imminenti. Lasciando la metafora della rana ed affrontando il problema dei cambiamenti climatici, le cose stanno purtroppo così, gli scenari dell'IPCC spaziano da un ottimistico aumento di temperatura di +2°C per fine secolo (interrompendo bruscamente la produzione di gas serra oggi, cosa certamente improbabile) fino a un +6°C (continuando lo sviluppo di una società basata sui consumi fossili all'insostenibile ritmo esponenziale attuale).

Con grande sforzo, i governi riusciranno forse a collocare il mondo in uno scenario intermedio, ricordo che tutti i cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo oggi (siccità, desertificazione, scioglimento dei ghiacciai) sono causati da un aumento di temperatura media di appena 0,75°C. Cosa succederà quando questi scenari si saranno verificati non è dato di saperlo con esattezza.

Le cose sono due, o questi scienziati sono tutti pazzi e stanno sfruttando un rischio inesistente per giustificare interventi assurdamente costosi (la temperatura della pentola per qualche motivo si fermerà da sola), oppure realmente rischiamo di fare la fine delle rane bollite. In presenza di due ipotesi, una rassicurante ed una catastrofista, quale sceglere ? Davvero l'umanità può correre il rischio e non fare nulla ? E il principio di precauzione ?

Ad oggi, al di la di qualche lodevole conferenza internazionale ed impegni assai poco rispettati dai governi come il protocollo di Kyoto sul clima, abbiamo scelto la strada di lasciarci bollire, speriamo che le cose cambino presto, non mi va proprio giù di sentirmi una rana bollita per troppo tempo.