sabato 11 luglio 2009

Il prezzo del cibo aumenta a dismisura, conseguenze e cause

Qualche sera fa su RaiTre hanno trasmesso un servizio giornalistico veramente notevole che analizzava il fenomeno del tutto recente dell'aumento del prezzo delle materie prime agricole, in particolare grano, frumento e soia. Nel documentario, venivano intervistati degli Indios del MatoGrosso in Brasile, i quali raccontavano come a partire dalla fine degli anni 60 le multinazionali hanno iniziato a radere al suolo la foresta e sostituirla con infiniti latifondi agricoli.

Ovviamente queste popolazioni indigene non hanno retto il radicale cambio di vita, costrette a passare da una organizzazione tribale nella quale la foresta forniva loro tutto il necessario, espropriati della loro terra, si sono decimate e sono diventate manodopera a basso costo per le piantagioni, schiavi moderni di una economia di sfruttamento basata sul lavoro.

Il punto però non era tanto questo, quanto la recente transizione agricola avuta luogo a partire solo da qualche anno, a seguito degli accordi che il governo brasiliano ha stipulato nel 2007 con gli Stati Uniti (Lula-Bush) sulla produzione dei biocarburanti. Questi accordi hanno portato a una riconversione su larga scala delle precedenti coltivazioni brasiliane (grano, mais, frumento, soia) in canna da zucchero utili per ricavarne etanolo e biocarburanti. Si parla di milioni e milioni di ettolitri ogni anno.

Ho sempre creduto che la causa della recente impennata dei prezzi dei generi alimentari primari fosse dovuta alla sostituzione della terra coltivata a scopo alimentare con terra coltivata per biocarburanti, invece mi sbagliavo. Una delle vere ragioni dell'aumento, così come ho scoperto grazie ad una illuminante intervista di un agricoltore brasiliano del posto apparsa in TV, è che in larga parte esso é dovuta ad altri fattori che non avevo considerato e che provo a spiegare:

A causa delle sovvenzioni date dai governi, gli agricoltori che ricevono soldi per coltivare biocarburanti si trovano ad avere una rendita media maggiore per unità di terreno. Questo porta i latifondisti attigui che NON fanno ancora biocarburanti (perchè solo alcune multinazionali molto potenti hanno l'esclusiva per farlo) ad incrementare unilateralmente il prezzo dei loro prodotti agricoli all'ingrosso per alimentazione umana, in maniera da raggiungere un ricavo medio"per ettaro simile a quello dei biocarburanti e disincentivare così la vendita e riconversione di ulteriori terre coltivate a grano, soia, frumento. Quindi si attua una specie di "effetto trascinamento" dei prezzi verso l'alto, che devono uniformarsi su larga scala ad un valore medio, fenomeno dovuto principalmente alle sovvenzioni con effetto diretto.

E' un meccanismo perverso, se il mio vicino guadagna il doppio vendendo biocarburanti ed io non so farlo o non voglio vendere i miei terreni, sarò costretto ad incrementare i prezzi, ma visto che la borsa dei prezzi agricoli oramai è globalizzata (uno dei mercati più importanti è quello di Chicago) una sovvenzione pubblica su larga scala si trasforma per effetto domino in una crescita globale dei prezzi del cibo a livello planetario!

La gravità di questo meccanismo è che non solo il cibo globalmente comincia a scarseggiare, per sostenere i nuovi prezzi, ma quello che rimane diventa del tutto inaccessibile alle popolazioni più povere, che non dispongono di grandi risorse economiche, e che si ritrovano pertanto prossime alla fame. Ciò significa che se oggi vogliamo sfamare tutti, abbiamo bisogno di una nuova rivoluzione agricola, che fornisca almeno un raddoppio della resa delle terre rimaste. Peccato che questa rivoluzione agricola, tipo quella che si è avuta al termine della seconda guerra mondiale con l'avvento della moderna agricoltura basata sui fertilizzanti, sia ancora tutta al di là dal divenire.

Quindi, i biocarburanti sottraggono terra alla coltivazione di cibo, i latifondisti che rimangono aumentano i prezzi per resistere alla riconversione e mantenere la redditività media dei terreni, l'aumento di produzione necessario per sfamare tutti non si attua, rimane un solo scenario: La fine dell'abbondanza.

1 commento:

  1. L'accordo Lula-Bush ha la parvenza di un accordo pro multinazionali.
    Ovvero di un accordo anti-democratico, volto a favorire pochissimi e a danneggiare moltissimi (effetto forbice).

    I sostenitori del liberismo (free trade, laissez-faire) dovrebbero ammettere i limiti del sistema attuale di mercato, privo di etica condivisa e di strumenti di responsabilità condivisi.

    Se l'obiettivo di uno Stato Democratico Evoluto è la valorizzazione dell'individuo all'interno di un tessuto solido sociale in cui si distribuiscono responsabilità sia individuali sia sociali, non dovrebbe essere chiaro a tutti i liberisti che occorre disincentivare le aggregazioni di potere nelle mani di pochi grandi gruppi economico-finanziari?

    Disincentivare tale concentrazione ed implementare politiche di responsabilità facenti capo al modello di micro-piccola-media impresa: modello risonante con l'obiettivo di valorizzazione dell'individuo accennato prima.

    Nel momento in cui si bloccano tali meccanismi di concentrazione del potere economico-finanziario, aprendo orizzontalmente il sistema alle potenzialità degli individui,
    si pongono in essere le vere basi per l'attivazione di puri moltiplicatori di benessere sia individuale sia sociale.


    Ricapitolando,
    occorrerebbe:

    1) avere chiare le idee sul concetto di etica e di condivisione dell'etica

    2) iniziare a studiare, creare, distribuire, rispondere a strumenti di responsabilità

    3) tracciare responsabilità in modo da poterle rin-tracciare (non mi pare che il liberismo abbia mai affrontato, senza ipocrisie, tale problema serio)

    4) far nascere VERE libertà in base alle responsabilità create e distribuite a tutti (tempo fa qualcuno in Italia costruì un'intera campagna elettorale sul presupposto di essere operaio, muratore, casalingo, metalmeccanico,...non capendo che non si può illudere e non può illudere di poter assumere le responsabilità di tutti noi; occorre viceversa distribuire responsabilità! MIOPIA di Marketing Sociale, caro premier!)

    5) incentivare il modello di PMI italiana

    6) massimizzare l'utilità (e non più l'utile!), concetto di "utilità" che fa rientrare aspetti ormai tetràgoni legati all'ecosostenibilità dell'intero sistema

    7) semplificare le leggi una volta iniziata la convergenza verso obiettivi condivisi in scala logaritmica

    8) attivare strumenti di voto telematico in ambito dapprima locale, in virtù anche dell'ottica federalista che dovrebbe iniziare a farci concentrare sul concetto BASILARE di Responsabilità ai fini del benessere sia individuale sia sociale

    9) passare dalla democrazia rappresentativa all'istituto di democrazia diretta

    10) iniziare a parlare di Benessere
    sia individuale sia sociale come parametro standard dei nostri ragionamenti e calcoli.


    uno nel gruppo
    http://quaderno-sociale.blogspot.com/2009/06/presentazione.html

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