Il new deal di Lucchi sui rifiuti
La parola "new deal" è una fra le più evocate in assoluto nel mondo politico, fa tornare alla mente Delano Roosvelt e la sua ricetta per uscire dalla famosa crisi del 29, (che è poi anche la stessa ricetta che si vorrebbe proporre oggi, cioè costruire, consumare e spendere). Forse però, in questo caso, il riferimento pare essere solamente una "licenza poetica" del giornalista.
Si, perchè "new deal" significa letteralmente "nuovo corso", in quanto si basa (o dovrebbe basarsi) su idee completamente nuove e di rottura con il passato. Tanto nuove però queste idee non sono, dato che questa famigerata storia delle varie R (in numero variabile di 3, 4, 6, 8 a scelta) risale addirittura al decreto Ronchi 22/97, quindi di oltre 12 anni fa, poi aggiornato nel monumentale Testo Unico 152/2006, che ribadisce ancora una volta il concetto di come le strategie di riduzione e riuso vadano sempre applicate dai Comuni in via prioritaria rispetto allo smaltimento. Ovviamente si è fino ad oggi fatto tutt'altro, puntando tutto sullo smaltimento e poco sui limiti alla produzione.
Siamo comunque contenti che si riscoprano queste "perle dimenticate" e si riconosca come un serio approccio al problema dei rifiuti non possa che passare da una approfondita analisi e applicazione di tutte le metodologie che tentano di ridurre il rifiuto alla fonte. Mi sento di considerarne alcune applicabili abbastanza facilmente, tanto per iniziare (i valori in Kg sono le riduzioni procapite di rifiuti che ci si aspetta di osservare in media):
Si, perchè "new deal" significa letteralmente "nuovo corso", in quanto si basa (o dovrebbe basarsi) su idee completamente nuove e di rottura con il passato. Tanto nuove però queste idee non sono, dato che questa famigerata storia delle varie R (in numero variabile di 3, 4, 6, 8 a scelta) risale addirittura al decreto Ronchi 22/97, quindi di oltre 12 anni fa, poi aggiornato nel monumentale Testo Unico 152/2006, che ribadisce ancora una volta il concetto di come le strategie di riduzione e riuso vadano sempre applicate dai Comuni in via prioritaria rispetto allo smaltimento. Ovviamente si è fino ad oggi fatto tutt'altro, puntando tutto sullo smaltimento e poco sui limiti alla produzione.
Siamo comunque contenti che si riscoprano queste "perle dimenticate" e si riconosca come un serio approccio al problema dei rifiuti non possa che passare da una approfondita analisi e applicazione di tutte le metodologie che tentano di ridurre il rifiuto alla fonte. Mi sento di considerarne alcune applicabili abbastanza facilmente, tanto per iniziare (i valori in Kg sono le riduzioni procapite di rifiuti che ci si aspetta di osservare in media):
- Raccolta domiciliare Porta a Porta (-90Kg)
- Promozione capillare del compostaggio domestico (-30Kg)
- Promozione prodotti con imballaggi a rendere (-12Kg)
- Limite nei doppi/tripli imballaggi nel packaging (-10Kg)
- Mercatini dell'usato comunali per mobili/giocattoli (-8Kg)
- Documentazione paperless in scuole e uffici (-8Kg)
- Last minute market, sprechi grande distribuzione (-6Kg)
- Regole restrittive per volantini pubblicitari (-4Kg)
- Incentivi all'uso dell'acqua del rubinetto (-2Kg)
- Utilizzo di pannolini lavabili e riciclabili (-2Kg)
- Distribuzione di sacchetti e borse multiuso (-1Kg)
Fonte dei dati: European Campaign for waste reduction – ACR+ (www.acrplus.org)
Quando si passerà dai generici propositi R-compatibili al mettere in atto davvero alcuni di questi provvedimenti, capirò che il "new deal" sarà davvero alle porte, per il momento accontentiamoci delle belle dichiarazioni e dei nobili intenti diffusi mezzo stampa.
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