martedì 22 dicembre 2009

La nostra assicurazione sui cambiamenti climatici


Vorrei lanciare un appello verso tutti coloro, specialmente quelli affezionati ad una visione in chiave puramente economica della realtà, che ritengono ingiustificate le spese rivolte a contrastare i cambiamenti climatici.

A mio parere costoro dovrebbero vedere la cosa nel modo seguente:

Me la sentirei di sostenere che stipulare una assicurazione è inutile perchè si basa sulla alta probabilità che un evento non si verifichi mai ? Perchè fare ad esempio una assicurazione per l’incendio della casa, se non ho motivo di credere che la mia casa possa prendere fuoco ?

Faccio una assicurazione sull'incendio perchè magari vivo a ridosso di un bosco, o un vulcano, e so che se casomai pigliasse fuoco la mia casa i danni sarebbero incalcolabili.

Per quanto riguarda il clima è uguale, quanto noi stiamo cercando di stipulare è una ASSICURAZIONE sulla possibilità di eventi catastrofici nella vita futura del pianeta. Quello che rischiamo di perdere è la possibilità di abitare a 10Km dalle attuali coste (se il livello dei mari crescesse di qualche metro in 100 anni come si dice possa accadere se la temperatura media aumenta troppo), e uno sconvolgimento totale della biodiversità, con conseguenze catastrofiche sotto forma di fenomeni energetici violenti come uragani, siccità, tropicalizzazione di zone temperate, migrazioni di massa.

Siamo disposti a correre questo rischio ? Con quale probabilità potrebbe verificarsi ?

Sembra che molti di noi oggi non siano disposti a credere che questa probabilità esista, ma non certo a causa dei due soldi chiesti oggi ai governi. All'ultimo vertice di copenaghen, Ugo Chavez ha affermato che se il clima fosse una banca si sarebbero potuti fare sforzi almeno cento volte superiori per salvarlo. Questo perchè il rischio di fallimento di una banca è un rischio ben percepito, mentre quello dei cambiamenti climatici non lo è.

Non ci interessa nemmeno sapere se il rischio è di 1%, 10%, o 90% (a mio parere è un rischio quasi certo se continuiamo a immettere CO2 a questi incredibili volumi, e tale fatto è in correlazione con l'aumento della temperatura media), ci interessa esclusivamente percepirlo.

Se la si vedesse davvero come una assicurazione, scuse un po superficiali del tipo “non abbiamo le risorse” oppure "così rischiamo di fermare lo sviluppo" farebbero solo sorridere. Siamo in piena crisi energetica, lo sviluppo è GIA fermo.

Proviamo ad evidenziare varie possibilità future nel caso si ponessero in essere dei seri e radicali provvedimenti:

Non ci abbiamo azzeccato, l'allarme era ingiustificato.
Abbiamo comunque facilitato una transizione (peraltro inevitabile) verso una società oil-free, che ci ha permesso di salvare parte della civiltà così come la conosciamo oggi quando i prezzi dei combustibili saliranno alle stelle a causa della scarsa capacità produttiva in confronto alla domanda mondiale.

Ci abbiamo azzeccato (e i rimedi sono stati efficaci).
Abbiamo semplicemente salvato il culo (in tutto o in parte) alle future generazioni.

Ci abbiamo provato ma non ci siamo riusciti, sono successi disastri immani.
I disastri ambientali di domani (e relativi costi) faranno comunque impallidire quanto abbiamo già speso oggi, e vivremo nella convinzione che in ogni caso abbiamo contribuito a mitigare il danno.

Quindi, me la sento di dire che non abbiamo proprio scelta, salvo forse tentare per l'ennesima volta a fare la politica dello struzzo e delegittimare migliaia di scienziati solo per evidenziare alcuni fanatici, giusto perchè ci tornano comodi per mantenere il business as usual.

Dobbiamo solo decidere il COME, non più il SE, ma soprattutto dobbiamo decidere CHI deve contribuire di più (scommettiamo che faremo di tutto per non essere noi?).

Non ci rende più intelligenti il preoccuparci del bollilatte quando la casa brucia.

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