martedì 24 agosto 2010

Finalmente approvato il PET riciclato ad uso alimentare

Fino ad oggi, una normativa nazionale (presente in verità in molti altri paesi europei) vietava la possibilità di riciclare il comune polimero PET per utilizzi alimentari. La classica "bottiglietta" non avrebbe mai potuto, per motivi igienici, diventare un altra bottiglietta, ma al massimo maglioni in "Pile" oppure contenitori per la frutta (ma solo a guscio duro).

L'intento era ovviamente quello di evitare pericoli di contaminazioni dovute alla scarsa qualità del materiale raccolto. Al contempo questo fatto ha sempre rappresentato un ottima scusa per dirottare verso gli inceneritori i materiali plastici raccolti, anche se perfettamente riciclabili. 

Il PET (Poli Etilen Tereftalato) è il polimero più usato per le bottiglie di acqua, bevande gasate, latte. In Italia ogni anno oltre 300.000 tonnellate di questi imballaggi, subito dopo l’uso, diventa rifiuto, con la felicità dei gestori di inceneritori, visto l’alto potere calorifico di questo polimero. Ma adesso c'è una novità.

Il Ministero della Salute, con il Decreto 18 maggio 2010 n 113 in recepimento di direttive europee del 2008, ha autorizzato finalmente,  a partire dal 5 agosto 2010, l’uso di PET riciclato per la produzione di nuovi imballaggi contenenti alimenti.

Grazie al Decreto, si apre un nuovo e più remunerativo mercato al PET post consumo; oltre a maglie in “pile”, le bottiglie raccolte in modo differenziato possono ritornare a diventare bottiglie, un processo di rilevante interesse economico per le aziende del settore. La prima azienda italiana ad immettere in commercio bottiglie realizzate in parte con PET riciclato sarà la San Pellegrino.

Questa decisione si affianca ad un precedente “sdoganamento”, avvenuto qualche anno fa, e che ha riguardato le cassette per frutta e verdura  in polietilene,  un altro prodotto “usa e getta”  che con questa decisione viene sottratto alla “cremazione” obbligata, e per lo meno senza alibi per il loro incenerimento ( "tanto non si possono riciclare").
Anche in questo caso motivi igienici non documentati  ne vietavano il riuso, ma studi dell’Istituto Superiore di Sanità hanno escluso ogni pericolo, a patto che le cassette in polietilene siano separate alla fonte con  una raccolta differenziata di qualità.

E qui viene “a fagiolo” una bella idea di una grande azienda, la “San Benedetto” che ha siglato un accordo con alcuni supermercati che si sono organizzati per raccogliere direttamente dalle mani dei loro clienti, al momento del loro ingresso, le bottiglie usate in PET (non si sa se solo le loro o di qualsiasi altra marca). In cambio i cittadini riceveranno punti fedeltà per ogni botttiglia consegnata, che potranno utilizzare per i loro prossimi acquisti. 

L'ideale sarebbe però fare come in Germania, dove per il PET esiste addirittura il vuoto a rendere in ogni esercizio, così come anche per le bottiglie di vetro. Non solo buoni spesa quindi, ma direttamente denaro contante. La cosa è conveniente anche per l'esercente, poichè è facilmente documentabile come la maggioranza dei consumatori (per ora tedeschi) decidano in realtà di utilizzare questo piccolo "guadagno extra" presso lo stesso esercizio che ha ritirato loro i vuoti, come per "ringraziarli" del regalo ricevuto.

Tornando in Italia, è certo che i produttori nazionali di PET sono pronti a ritrattare nelle loro aziende, senza particolari modifiche degli impianti, tutto il PET post consumo che possa derivare da raccolte di qualità, raccolte che avranno un costo bassissimo, visto che lavaggio, selezione, consegna e trasporto saranno a carico dei cittadini che vorranno utilizzare questo servizio, e che in parte compensa economicamente questa loro attività.

Ricordo infine che per una tonnellata di PET e di Polietilene (PE) monomateriale raccolto con questo sistema, il Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI) riconosce un contributo di 314 euro, più che sufficienti per pagare i costi per i punti fedeltà e il trasporto al riutilizzatore finale di bottiglie in PET e tappi in PE.

Ogni tonnellata di PET e PE riutilizzato sarà una tonnellata in meno di ottimo combustibile sottratto ai "crematori con recupero energetico", ne guadagneremo in salute, verrà incentivata la raccolta differenziata "porta a porta" (l'unica che è in grado di garantire la qualità del materiale) e ci sarà spazio addirittura per un incentivo economico ai cittadini. Davvero la classica quadratura del cerchio.

Fonte: Federico Valerio

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