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sabato 15 marzo 2008

Devono oppure no le cooperative sociali applicare il contratto FISE ?

E' stato appena convertito in legge n. 31/2008 (già pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 51 del 29/2/2008), il decreto-legge n. 248/2007 (c.d. "milleproroghe") recante, tra i numerosi provvedimenti, l’articolo 7, comma 4bis, di interesse per le imprese che operano in regime di appalto.

Questo articolo, approvato da un governo dimissionario, rischia di rivelarsi dirompente e sarà destinato a rappresentare un cambiamento importante nei riguardi delle cooperative sociali che intendono subentrare in gare di appalto pubblico:
Art.7 - Comma 4
Fino alla completa attuazione della normativa in materia di socio lavoratore di società cooperative, in presenza di una pluralità di contratti collettivi della medesima categoria, le società cooperative che svolgono attività ricomprese nell'ambito di applicazione di quei contratti di categoria applicano ai propri soci lavoratori, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, della legge 3 aprile 2001, n. 142, i trattamenti economici complessivi non inferiori a quelli dettati dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale nella categoria (n.r. FISE).

Il sito di FISE (Federazione imprese di servizi) ne da infatti notifica con un breve resoconto con relativa spiegazione.

Cosa dice sostanzialmente questo articolo ? Che una cooperativa (anche di tipo sociale) che intende avvalersi della propria forza lavoro subentrando in una commessa pubblica, come potrebbe essere ad esempio il servizio di gestione rifiuti urbani, è tenuta a specificare nel contratto che intenderà applicare il contratto nazionale FISE per le imprese di servizi.

Sembra una buona idea per la tutela dei lavoratori, però non possiamo non notare che nel caso dei lavoratori delle cooperative sociali questi hanno generalmente una produttività molto inferiore rispetto a lavoratori "normodotati", pertanto in eventuali appalti pubblici, se non si interviene con incentivazioni correttive, queste cooperative sociali rischiano di risultare svantaggiate nelle gare di appalto, non potendo più essere competitive dal puro lato dei costi.

Nel caso del sub-appalto di Hera a Forlimpopoli per operare la raccolta differenziata, ad esempio, Ecosfera in sede di rinnovo contrattuale potrebbe essere costretta ad applicare un contratto per i suoi ragazzi come se fossero lavoratori ad alto rendimento, il che significherebbe un aumento dei costi.

Ci auguriamo che il prossimo governo chiarisca questo decreto legge ed esegua interventi correttivi per eliminare questa "stortura" del mercato, a mio parere i ragazzi che lavorano per le cooperative sociali, proprio perchè svantaggiati, dovrebbero costare meno sul mercato del lavoro per favorirne il loro pieno e dignitoso impiego, e non equiparati ai lavoratori normali nelle gare di appalto pubblico. I lavoratori del sociale vanno incentivati e non penalizzati anche e soprattutto se impiegati per servizi di utilità pubblica.



domenica 27 maggio 2007

Pochi acquisti "verdi" nelle amministrazioni pubbliche

Gli acquisti “verdi” nella pubblica amministrazione, nonostante una legge fissi al 30% l’uso di materiale riciclato ma anche di prodotti a basso consumo, sono davvero ancora esigui. E’ quanto emerge dal rapporto di Legambiente “Green Public Procurement” (Gpp) diffuso a Roma alla vigilia del Gppnet Forum, il primo Forum italiano per lo sviluppo degli acquisti verdi dal 10 all’11 maggio a Cremona. Secondo la fotografia scattata dall’associazione ambientalista il settore degli acquisti pubblici in Italia raggiunge il 17% del Pil con 117 miliardi di euro nel 2005 contro una media europea del 12% del Pil. Solo il 2,2% dei comuni più virtuosi ha avviato una politica di acquisti ecologici. Ma presto le cose potrebbero cambiare: è previsto da qui a qualche settimana il piano di attuazione per gli acquisti verdi. Undici i settori di intervento: dalle calzature a quello dell'energia, dall’edilizia all’arredo, ai servizi di pulizia, alla mensa