giovedì 31 gennaio 2008

Il balletto della Raccolta Differenziata in Emilia Romagna

L'archivio dei rendiconti comunali dei dati sulla raccolta differenziata contiene dati che, ai sensi della L.R. 27/94, sono forniti annualmente dai Comuni alle Province e alla Regione, come indicato all'art 16 della stessa legge regionale. Il rendiconto obbligatorio deve specificare i risultati conseguiti in termini di raccolta differenziata, specificando per ciascuna frazione i quantitativi raccolti, le modalità con cui si è svolto il servizio, le quantità e i valori medi dei prezzi di collocamento delle materie recuperate. Spulciando questa mole di dati enorme, cerchiamo di dare una occhiata a cosa sta succedendo in regione Emilia Romagna in materia di trattamento dei rifiuti. Arpa RER realizza dei report di sintesi con grafici di progresso annuale.

Molti dei dati presentati in questa analisi critica riassuntiva sono stati reperiti dal Rapporto Rifiuti APAT 2007.


Sono aumentati i rifiuti totali prodotti in regione negli ultimi anni ?

Si, i rifiuti totali prodotti in regione sono aumentati sempre e costantemente, passando da poco più di 2,2 milioni di tonnellate nel 1997 fino a quasi 2,9 milioni di tonnellate rendicontate nel 2006, l'incremento medio annuale sfiora il 2%.

E' aumentato il rifiuto pro capite prodotto dai singoli cittadini ?

E' aumentato in maniera consistente, passando da una media di 570Kg/ab nel 1997 fino a 673Kg/ab nel 2006, l'incremento medio è sempre del 2% annuo. La media nazionale (Fonte APAT) aggiornata al 2005 è di circa 550 Kg/ab, pertanto la nostra regione non è certo da annoverare fra le più virtuose a livello italiano.
E' aumentata la raccolta differenziata nella nostra regione ?

Come raccolta differenziata si intende (DGR 1620/2001) il rapporto fra la somma dei pesi di tutte le frazioni merceologiche raccolte in modo differenziato (sia urbane che assimilabili, indipendentemente se realmente avviate al recupero oppure smaltite diversamente) e la quantità totale di rifiuti complessivamente prodotti. Secondo questo parametro l'aumento è stato continuo e consistente, fino ad arrivare a sfiorare il 40% stimato come proiezione per il 2007.

Che bello, la RD è aumentata tanto, è diminuito quindi il conferimento in discarica e l'incenerimento ?

A partire dall'anno 1998, la quantità in peso che annualmente viene conferita in discarica è rimasta in media praticamente stazionaria. Anche il ricorso all'incenerimento è rimasto stazionario o è aumentato in modo marginale, con un salto positivo nel 2002.

Ma come, la raccolta differenziata passa dal 20% al 40% in pochi anni e le discariche continuano a riempirsi allo stesso ritmo di prima ?

E' proprio così, l'incremento della raccolta differenziata aumenta nel tempo esattamente della quantità necessaria a compensare la maggiore produzione annuale pro capite di rifiuto. La frazione indifferenziata è circa costante. Questo significa che se l'attuale progressione delle performance RD in regione dovesse subire una battuta di arresto, in pochi anni vedremo aumentare sia l'incenerimento che lo sversamento in discarica in maniera impressionante, pur con una percentuale di raccolta differenziata altissima!

Ora proviamo a fare questo semplice ragionamento, la regione Emilia Romagna utilizza quasi esclusivamente un sistema convenzionale basato sulla raccolta stradale (con poche eccezioni, Forlimpopoli, Reggio Emilia, Monteveglio,..), sappiamo anche che questo sistema ha un tetto che non riuscirà mai a superare senza fare esplodere i costi e che é valutabile attorno al 50% (Vedi rapporto ARPA). Cosa succederà quando questo limite sarà raggiunto ? Semplice, nuovi inceneritori e discariche per compensare l'aumentata produzione.

Riassunto
  1. Il solo dato aggregato della percentuale di raccolta differenziata RD% non dice tutto.
  2. I comuni realmente virtuosi sono quelli che producono meno rifiuti, non quelli che differenziano percentualmente di più.
  3. La percentuale di RD riguarda quanto viene raccolto, non quanto viene effettivamente riutilizzato come materia prima seconda, basta pensare agli ingombranti e al RAEE che viene recuperato pochissimo.
Postulato
  1. Il sistema di raccolta domiciliare induce verso comportamenti connotati da una minor produzione del rifiuto tipicamente pari a 1/6 (15-20%).
  2. Il sistema di raccolta domiciliare consente assai facilmente di superare il 60% fin dal primo anno di introduzione.
Conclusioni

La raccolta differenziata convenzionale potrà anche crescere fino al 40-50% ma per avere un reale vantaggio per l'ambiente occorre passare alla raccolta domiciliare spinta e a politiche incisive di NON produzione e riuso/riciclo dei materiali, altrimenti saremo sommersi comunque e in breve tempo dai rifiuti.

domenica 27 gennaio 2008

Come ridurre le emissioni di gas serra degli autoveicoli

Il Parlamento Europeo ha proposto alla Commissione (il governo europeo) un rinvio al 2015 per fissare i limiti di emissioni di gas serra (CO2) delle auto prodotte nei paesi dell’Unione. A dicembre infatti la Commissione aveva proposto una legge per ridurre mediamente a 120 g/km le emissioni entro il 2012, mentre ora si propongono 125 g/km nel 2015. Tali riduzioni sarebbero in qualche modo indicizzate sul peso del veicolo, favorendo così le industrie che producono grandi e pesanti autovetture, come Wolkswagen, Chrysler. Fiat, Renault, Citroen e altri fornitori forti soprattutto nel mercato delle utilitarie sarebbero avvantaggiate, come ha sottolineato Emma Bonino.

Il vero nocciolo della questione però è un altro, come fare a convincere i consumatori ad acquistare vetture che producono meno emissioni di CO2 ? La questione è più complessa del previsto, in quanto moltissimi utenti confondono i limiti sulle emissioni di gas serra con i limiti sugli inquinanti (i famosi euro3, euro4 e presto euro5).

Ebbene, semplice domandina: Produce mediamente più gas serra una vecchia Euro1 oppure una scattante e moderna Euro4 ?

La risposta più scontata è quella sbagliata, in realtà entrambe ne producono in quantità paragonabili, anzi, forse producevano MENO gas serra (in media) le vecchie Euro1, per la semplice ragione che la produzione di CO2 è un fatto inerente al processo di combustione ed é legata quasi esclusivamente al puro consumo del veicolo. Il consumo a sua volta dipende prevalentemente da tre soli fattori, il peso dell'autovettura, l'aerodinamica, la potenza istantanea svilupata (in Cv o KW) dipendente dalla velocità di marcia del veicolo.

Le vecchie Euro1 erano in media molto più leggere (spartane) e avevano una potenza/cilindrata media minore (andavano più piano), ciò viene oggi compensato in parte dal miglioramento dell'efficienza aerodinamica e da limiti nei transitori di accelerazione imposti dall'elettronica, che però contano assai poco in ambito urbano, dove i frequenti stop&go fanno lievitare i consumi a dismisura. Questi sono i motivi prevalenti per cui le auto moderne sulle statali consumano pochissimo mentre nel traffico urbano consumano come fogne, ed emettono altrettanta CO2 di vecchi scarcassoni, dato che pesano molto e quindi consumano uno sproposito in città!

Il grafico sottostante mostra come, malgrado i "progressi" della tecnica, il consumo non sia mai realmente diminuito in proporzione, tendendo ad un valore medio pressoché costante che continua tuttora. Il reale grosso vantaggio si è avuto agli inizi degli anni 80 per l'adozione progressiva sul parco circolante della iniezione in sostituzione dei vetusti carburatori, riducendo di un buon 20% i consumi medi.

(Fonte: IPCC)

Nel frattempo, i pesi delle autovetture continuano e continueranno ad aumentare, per lo meno secondo i dati della americana "Environmental Protection Agency" (EPA):

(Fonte: EPA)

Nel grafico seguente si scopre come proprio in questi ultimi anni l'aumento medio del consumo degli autoveicoli abbia registrato una inversione di tendenza (in peggio) per ogni marca (a barre più basse corrispondono consumi maggiori) a causa del fatto che il portafoglio medio dei prodotti venduti è composto da auto sempre più grandi e poco risparmiose (consumo espresso in Mpg).

(Fonte: EPA)

In sostanza, per generare meno gas serra non serve rinnovare il parco macchine con nuovi modelli, occorre piuttosto invertire la tendenza che ci porta ad usare auto sempre più ipertrofiche e pesanti. Occorre incentivare l'uso di auto più piccole e leggere, motori ibridi ad alta efficienza, porre un freno alla diffusione degli inutili grossi SUV in città. Colpire i produttori di automobili con ecotasse alla fonte rischia solo di rendere i prodotti mediamente più cari senza innescare alcun circuito virtuoso nel consumatore.

sabato 26 gennaio 2008

Il reale costo del porta a porta, così è se vi pare

Il Presidente della Provincia Bulbi, anche in veste di Presidente di ATO, insieme al Sindaco di Forlimpopoli Paolo Zoffoli, hanno recentemente comunicato i costi definitivi del servizio di raccolta “porta a porta” dei rifiuti avviato nel Comune Artusiano. Rispetto sia al metodo che al merito con cui si è arrivati a questi dati conclusivi il MIZ esprime una fortissima preoccupazione.

Occorre sapere che il rapporto tra il Sindaco Zoffoli ed Hera è sempre stato teso poiché la società ha inizialmente presentato un conto molto salato per il servizio svolto. Tale costo, ritenuto gonfiato, è stato contestato dal Sindaco, che si avvale di un tecnico proveniente dal movimento ambientalista (Natale Belosi dell'ecoistituto di Faenza). Si è quindi dovuto ricorrere ad un “arbitraggio esterno” ad opera di un consulente scelto dal presidente Bulbi, al quale è stato affidato il compito di pervenire a dati certi e condivisi. Per capirsi bene, è come se un titolare dovesse chiamare un consulente esterno per entrare nel merito del lavoro svolto da un proprio dipendente, a causa dell’indisponibilità da parte di quest'ultimo di renderne conto.

Il risultato dell’operazione è tutto squisitamente politico, come si evince anche dal comunicato consegnato alla conferenza stampa del 23 gennaio indetta dal presidente Bulbi: Il Sindaco Zoffoli ottiene di pagare per il 2007 ed il 2008 circa la stessa cifra che avrebbe pagato con un sistema a cassonetti convenzionale, ovvero ottiene un incremento di costo dovuto al sistema porta a porta praticamente uguale a zero. In cambio accetta di condividere i costi originali (contestati) presentati da Hera, che a questo punto costituirebbero una stima valida per altre realtà che, come Forlimpopoli, volessero avviare servizi di raccolta differenziata domiciliari.

Nel merito, riteniamo che dati così presentati abbiano come unico intento quello di disincentivare nuove amministrazioni virtuose, avvisandole che procedere in questa direzione potrebbe costare loro un aumento fin anche del 20% sulla tariffa. Aumento che nel caso di Forlimpopoli semplicemente non si è verificato. La parte più interessante è però scoprire come Hera abbia difeso questo presunto aumento sui costi.

Il computo complessivo è stato calcolato ipotizzando di svolgere il servizio mediante l’utilizzo di operatori professionisti pagati secondo il contratto nazionale collettivo FISE per le imprese di servizi, pur conteggiando lo stesso numero di ore realmente utilizzate dagli operatori di una cooperativa sociale che, come risaputo, hanno una produttività media decisamente minore e quindi impiegano più tempo, pur però costando al contempo molto meno. Risulta quindi chiaro come questo dato sia sovrastimato. Il lavoro manuale di raccolta e differenziazione porta a porta è ovunque la classica attività che si lascia in gestione alle cooperative sociali. La stima complessiva comprende inoltre buona parte dei costi di avviamento una tantum, non è stato poi tenuto in debita considerazione il presumibile recupero di produttività dovuto all’ottimizzazione.

Come se ciò non bastasse, Hera ritiene che le sperimentazioni di raccolta domiciliare, se troppo estese sul territorio, costituiscano un danno economico per la propria azienda, pertanto vorrebbe caricare i costi di dismissione dei loro investimenti meccanizzati direttamente sui cittadini, nonostante le loro brillanti performance finanziarie. Questo tentativo è semplicemente risibile, un bene ancorché in fase di ammortamento e non più utilizzabile diventa semplicemente una plusvalenza, pertanto può essere venduto oppure reimpiegato in altre realtà territoriali, così come avviene in ogni azienda sana se cambiano le tecnologie e/o le condizioni del mercato.

Il Sindaco Zoffoli è riuscito a realizzare una delle più importanti riduzioni di impatto ambientale di tutta la Provincia, ora però si sta rendendo conto di come spaventare le altre amministrazioni spingerebbe all’isolamento Forlimpopoli, con conseguenti perdite di importanti economie di scala che sarebbero state possibili allargando l’esperienza della raccolta domiciliare verso comuni importanti come Cesena e Forlì.

Come nota di colore il Presidente Bulbi riesce anche a farsi bello affermando a più riprese che, anche se i costi fossero superiori del 10 o 15%, la scelta della raccolta domiciliare potrebbe essere fatta ugualmente perché “a chiederlo sarebbero i nostri figli” … ben sapendo che né i cittadini né gli amministratori comunali accetterebbero mai un aumento così importante del tributo, specialmente in un periodo di vacche magre come questo. Il reale costo del Porta a Porta ? Così è se vi pare!