Tre domande a un Travaglio senza "Bavaglio"
Mercoledì 26 novembre scorso Marco Travaglio è stato a Cesena e la sua lingua tagliente non ha certo tradito le aspettative. L'occasione è stata la presentazione de "Il Bavaglio", l'ultimo libro del giornalista politico tenutasi in una stracolma aula magna di psicologia.
Molti partecipanti hanno trovato le porte chiuse poiché per motivi di sicurezza non era più possibile entrare. L'incontro, finito a mezzanotte circa, ha spaziato in molti ambiti della politica, senza tralasciare pesanti critiche a destra e a manca, in un vero e proprio discorso bipartisan. «Ci sono temi come la giustizia e le sue lungaggini che sono superiori ad ogni schieramento politico» è uno dei tanti passi che ha suscitato nel pubblico un caloroso applauso.
Perchè "il Bavaglio"? Perché non si deve mai svelare il reale funzionamento della macchina politica che, citando Travaglio, «non produce altro che fumo». Lo scrittore più che uno spettacolo fa una lezione di senso civico. Spiega come funziona la prescrizione o come la chiama lui «il modo in cui la si fa franca» nel nostro sistema giudiziario; spulcia decreti e leggi entrati in vigore negli ultimi anni mettendo in luce l'altra faccia della medaglia. Prodi, Carfagna, D'Alema, Berlusconi ma financheil presidente Napolitano chiamato all'appello come colui «che ha la firma incorporata», nessuno si salva.
Dopo due ore cariche di notizie destabilizzanti in grado di suscitare rabbia e malcontento in qualunque cittadino, anche se solo distrattamente interessato alla cosa pubblica, l'incontro si chiude con una vena decisamente ottimista. Si parte dalla constatazione che la forza di chi governa risiede nella nostra insicurezza e mancanza di conoscenza, non certo si genera nell'atto del voto sempre meno informato. Tuttavia oggi «sempre più persone si informano e realizzano ciò che accade grazie a internet, a libri e articoli d'inchiesta e percepiscono il proprio potere. Pensiamo a chi protesta oggi per la riforma dell'istruzione».
ecco alcune domande rivolte a caldo da un giornalista presente in sala al termine della serata:
Travaglio, cosa comporta fare informazione in Italia?
«E' un lavoro a tempo pieno, certo non sempre facile».
Se potesse fare una domanda al premier cosa le piacerebbe sapere?
«Da chi prende i soldi. Sono anni che glielo chiedo ma non mi ha mai risposto».
Torno all'istruzione, la storia, nei libri di scuola, si ferma alla seconda guerra mondiale, secondo lei perchè gli avvenimenti dell'Italia più recenti non sono trattati?
«E' un argomento delicato. Oggi troppo spesso anche i periodi storici sono frutto di scontro politico. Comunque temo che tra poco anche la resistenza sarà esclusa dai programmi delle scuole».
Marco Travaglio scrive quotidianamente nel bellissimo blog voglioscendere, ricchissimo di informazioni e analisi critiche sulle follie che capitano quotidianamente nella vita politica italiana.
Ciao. Vorrei invitare la gente a pensare con la propria testa e a informarsi. Anche Travaglio, come Grillo, ormai è niente di più che una moda. Sono entrambi persino dannosi, a mio avviso, perchè diventati opinion maker.
RispondiEliminaI fan si affidano a loro sempre più acriticamente. Partecipano alle serate di Travaglio che presenta i propri libri, magari li acquistano e li leggono.. .e poi... e poi basta. Non c'è incidenza sulla vita reale, non provocano un cambiamento.
Se il seguito di pubblico che hanno in occasione di spettacoli, presentazioni, eventi organizzati si trasponesse proporzionalmente in termini di attivazione delle coscienze: avremmo un esercito di cittadini responsabili che si sbatterebbero partecipando alla vita politica del proprio comune, che adotterebbero comportamenti responsabili per l'ambiente.. e tante altre ovvietà.
E invece che incidenza effettiva ottengono sul sistema che criticano? Che cambiamenti portano Travaglio Grillo e i tanti altri come loro?
Riscontro , specialmente tra i conoscenti, un piatto affidarsi a guru che risparmiano la fatica di pensare, di prendere consapevolezza tramite la ricerca delle informazioni per poi agire. E' tutto molto comodo.
Fa sentire all'avanguardia su temi "sensibili"; è di moda; non costa nemmeno fatica.
Grillo e Travaglio non sono negativi in sè. Ma gli esiti massmediatici e l'opera di intrattenitori "culturali" ne fanno soggetti funzionali a nutrire l'abitus mentale dell'uomo-pecora. Quello che segue le indicazioni del pastore.
Nulla di cui il sistema debba realmente preoccuparsi.
Nessuna conversione di massa, per questi redentori mancati :)
Fornire informazione è altro dal fare intrattenimento. Lo dico specialmente riguardo Grillo.
By Manuel
Pensa te allora se manco ci fossero!!
RispondiEliminaCervelli all'ammasso del regime catodico.
Se la gente si indigna poi non fa nulla, capite le nefandezze che succedono in italia, la colpa è loro, mica di Grillo o Travaglio.
La libertà di espressione e la possibilità di informarsi per evitare di essere governati da pazzoidi criminali, non è certo annoverabile come una moda. Semmai una necessità urgente.
forse è vero se fossimo in un paese appena civile non sarebbe necessario il giornalismo alla travaglio...ups ma in molti paesi civilizzati ci sono decine di giornalisti così, talmente tanti che per nessuno è sono un problema fanno esclusivamente il loro lavoro
RispondiEliminaun pensierino ai giornalisti de la7 messi alla porta manuel fossi in te lo farei....
Caro Paolo senza dubbio hai ragione. La mia non è una critica al giornalismo investigativo e di approfondimento. Fosse strutturale nell'editoria italiana, sarebbe una benedizione. Mi spiace invece rilevare il suo essere una meteora, sovente utilizzata a sfondo commerciare. E' un problema che travalica l'intento dell'autore investendo l'intero sistema editoriale ( il potre delle case editrici/distribuzioni/marketing) e la passività con cui si "consuma" informazione e/o cultura.
RispondiEliminaNon sostengo che Travaglio debba sparire (o che scriva per denaro), ci mancherebbe. Spero che spariscano quei lettori che una volta chiuso il libro si sentono a posto con la coscienza e non fanno un passo in avanti per diventare essi stessi motori di informazione. In primo luogo per se stessi, approfondendo e partecipando alla vita della "polis".
Tempo fa mi capitò sotto mano un articolo di Paolo Barnard, ex di Report, che analizzava il fenomeno "Grillo/Travaglio" nei suoi aspetti deleteri. Mi spiace non riuscire a pescarlo per riproporlo. Sarebbe da spulciare bene la rete, ma al momento stò trovando solo una marea di polemiche che quel tignoso di Barnard ha scatenato ... peccato anche perchè la tigna ha avuto il demerito di oscurare quanto di interessante aveva scritto in materia.
Per Barbara: credo che tu stia confondendo libertà di informazione/espressione con gli esiti negativi di una spettacolarizzazione dell'informazione stessa. Non ho criticato le notizie che T. e G. veicolano ma l'uso di intrattenimento che ne fanno e il conseguente pubblico di meri spettatori che si creano. Non sono pungoli socratici che contribuiscono a un risveglio di menti addormentate ma palinsesti alternativi a quelli ufficiali, posti nel medesimo tubo catodico. Non credo che il problema sia solo il pubblico che non reagisce, credo che sia proprio il modello informativo "di intrattenimento" utilizzato da Travaglio e Grillo ad essere sbagliaro e a depotenziare anche la percezione del messaggio.
Ovvio che il problema non stà tutto qui, altrimenti l'avremmo risolto da un pezzo. E' solo una considerazione che faccio sopra un suo aspetto.
Manuel
Manuel,
RispondiEliminaLa tua analisi parte da presupposti corretti, però arriva ad una conclusione che a mio parere è inesatta. Quando parli della spettacolarizzazione dell'informazione "alternativa" che crea solo un circolo di passivi proseliti, in fondo hai ragione. Però non hai pensato all'eventualità che è proprio grazie al crearsi "palinsesto" che questa informazione può passare e non arrecare alcun disturbo al manovratore.
Faccio un esempio per chiarirmi meglio, se Travaglio dicesse solo un decimo di quello che dice in un TG nazionale, si scatenerebbe un putiferio, se dice le stesse cose da Santoro, oppure le scrive sui libri, al massimo un alzata di spalle "mah, è informazione alternativa, quindi faziosa".
Credo che Travaglio, inconsapevolmente, sia rimasto risucchiato da un sistema mediatico che è in grado di fare esprimere anche le posizioni più scomode, scambiando questo per pluralismo, mente invece semplicemente le parcheggia e le disinnesca, inscrivendole in cornici mediatiche protette che non generano realmente una reazione di indignazione civile autentica e diffusa. Non credo sia una scelta cosciente di Travaglio, è una reazione istintiva della casta.
Sei daccordo con me ?
Sono d'accordo... anche se mi pare che lui e tanti altri, in quel ruolo di "parcheggiati" ci si siano adagiati comodamente e ci convivano molto bene, senza mettere in discussione la cornice in cui sono ridotti. E questo a mio avviso ne fa degli strumenti come gli altri. Un pò più difficile da usare per i manovratori, ma pur sempre gestibili.
RispondiEliminaPosto che sono "gestiti" il problema è: come evitare gli effetti negativi di questa comunicazione irregimentata?
Continuando a organizzare incontri-spettacolo?
La maniera che ha Travaglio di ridurre a gustose storielle le notizie che presenta agli incontri, mi fa pensare una introiezione di quelle forme di comunicazione con cui la Tv lo ha reso gestibile. Non sono un semiologo, ma sono convinto che la lettura del fenomeno debba essere necessariamente semiologica: chi comunica - cosa comunica - come lo comunica - a chi locomunica- l'effetto prodotto dal mix di contesto della notiza e dalla maniera di comunicarla .
Ciao :)
M.
Come evitare gli effetti negativi di questa comunicazione, mi chiedi ?
RispondiEliminaNon so, forse smettendo di votare questi personaggi che tutti sanno sono loschi ma si fa sempre finta di niente.
Forse documentandosi meglio su chi si nasconde dietro un candidato.
Forse cominciando a non credere più a tutto quello che passa in TV.
Forse sbugiardandoli pubblicamente alla Piero Ricca quando i soliti "prenditori" fanno i loro show pubblici.
Forse non ci si riesce, e continueremo a compiacerci che esistino i travaglio, ma sicuri di non muovere mai un dito per cambiare lo stato delle cose.