martedì 19 febbraio 2008

Il rifiuto migra, noi restiamo a casa ?

Una delle critiche più frequentemente rivolte al sistema di raccolta domiciliare "Porta a Porta" è il sospetto di come esso induca la migrazione del rifiuto verso le località adiacenti (che non adottano questo sistema). Si evince infatti sperimentalmente come l'adozione di questo schema di raccolta dei rifiuti comporti una riduzione del quantitativo globale pesato dal gestore, stimabile attorno al 20%. A Forlimpopoli ad esempio, mentre nel 2006 si erano raccolte 7.704.000 tonn. di rifiuto (per 12.500 abitanti), nel 2007, anno dell'introduzione del porta a porta, le tonnellate raccolte sono state esattamente 6.331.000 tonn., pari ad una diminuzione netta del 19.7%!!!

Dove è finito questo rifiuto mancante ? I gestori dei sistemi tradizionali a cassonetto affermano con tracotanza ed anche una punta di fastidio come, dato che la produzione al consumo non è calata di molto, essendone stato contabilizzato assai di meno, questo rifiuto deve per forza essere migrato altrove. A sostegno di questa tesi, al di la della banale argomentazione logica sopra esposta, non c'è però assolutamente nessun riscontro logistico. I comuni adiacenti non appaiono avere subito complessivamente l'incremento atteso del 20% dovuto alla migrazione. Inoltre, salvo qualche sporadico caso di malcostume di alcuni cittadini che sono usi a gettare i sacchetti ai bordi delle strade (casistica comunque presente anche con il sistema tradizionale) non si verificano complessivamente statistiche di abbandono ne del rifiuto urbano ne degli ingombranti tali da evidenziare la veridicità di questa migrazione. Non parliamo poi delle multe verso cittadini "beccati" a scaricare rifiuti illegalmente, che io sappia non ne è mai stata emessa una! Dove sono finiti allora ?

La nostra teoria è quella che il sistema domiciliare porti all'uso più razionale delle risorse, anziché buttarle se ne trovano nuovi utilizzi, il fatto stesso di doverle gestire e separare in casa incentiva la pratica del riuso e relega l'usa e getta solo allo strettamente necessario. Non è possibile dare una dimostrazione scientifica del perché il rifiuto cali così clamorosamente, però questo è oramai un dato di fatto assodato. A sostegno di questa tesi, basti considerare il caso del consorzio Priula di Treviso, in cui esattamente dal 2002 si è verificato il classico gradino di riduzione del rifiuto, del valore tipico pari ad 1/6 del totale prodotto.

Il consorzio Priula comprende ben 23 comuni attorno alla città di Treviso, per un totale di oltre 220.000 abitanti, non si può certo quindi dire che il dato non sia statisticamente significativo. Ovviamente ci potrà sempre essere chi sostiene che in Italia si fanno le cose all'italiana, mentre nel resto dell'Europa (sempre più civile per definizione) le cose vanno diversamente. Sono andato pertanto a scovare uno dei rapporti ambiente della EEA (European Environment Agency) che si riferisce al caso della Danimarca, dove il sistema porta a porta (chiamato Pay-per-Kg) è attivato da molto tempo.

La Danimarca è uno dei paesi che produce più rifiuti pro-capite al mondo (ed anche uno dei paesi che ha il maggior tasso di inceneritori per abitante), ha tuttavia investito moltissimo nella raccolta differenziata. Nella tabella si evince come la media di produzione di rifiuto procapite nei comuni che adottano il sistema tradizionale arrivi alla stratosferica cifra di 876Kg/ab, mentre dove è impiegato il porta a porta si ritorna ad una accettabile media di 592 kg/ab. Sorpresi ? La riduzione è addirittura superiore al 30%!!! Nel caso della Danimarca esiste da tempo la "tariffa puntuale" e questo induce probabilmente un incentivo ancora maggiore verso la non produzione del rifiuto.

Il porta a porta con la tariffa puntuale è quindi il classico caso di strategia win-win.

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