Nasce il progetto "Orto in Condotta"
di Andrea Degl'Innocenti - Terranauta.it
Probabilmente per un bambino di oggi è più “naturale” stringere fra le mani un mouse,
un cellulare o un joystick piuttosto che un pomodoro. L’ortaggio lo
avrà visto a volte impacchettato e impilato negli scaffali dei
supermercati o spezzettato in qualche zuppa con ogni probabilità
preconfezionata (non è retorica, da uno studio della rivista Dimagrire
del 2006 emerge che 7 italiani su 10 preferiscono i cibi
preconfezionati).
Così in un processo di ribaltamento
della prospettiva tipico dell’era moderna, ciò che è più naturale, anzi
è frutto principe del rapporto fra uomo e natura e
ancora oggi è alla base della nostra alimentazione, diventa strano,
lontano, sconosciuto. Chiunque può sopravvivere in una città d’oggi
senza sapere com’è fatta una pianta di zucchine, come si coltiva una
melanzana, se le carote crescono sugli alberi o sotto terra.
Per fortuna qualcuno si è accorto di
questo assurdo controsenso e ha tentato di porre rimedio. Già dagli
ultimi anni ottanta l’associazione Slow Food (nata in
Italia, a Bra nel 1986 ed in poco tempo divenuta internazionale)
promuove la creazione di orti urbani. Intorno alla metà degli anni
novanta Slow Food USA partorì l’iniziativa “The Edible Schoolyard”,
che incentivava lo sviluppo degli school garden, orti educativi
affidati alle scuole in cui i bambini imparano a coltivare gli ortaggi
e a sviluppare un rapporto più sano con la natura.
Il progetto si è in breve diffuso in tutto il mondo, giungendo in Italia nel 2003 con il nome di “Orto in condotta”.
Gli orti scolastici in Italia sono ben 224, più del doppio delle più rosee aspettative. Ieri l'altro, 11 novembre, in occasione del giorno di San Martino che segna la fine dell’anno agrario, tutte le scuole aderenti all’iniziativa hanno partecipato alla Festa degli Orti in condotta,
un ideale incontro che ha coinvolto studenti, insegnanti, genitori e
nonni. E una buona occasione per tirare le prime somme dell’iniziativa.
I numeri sono più che confortanti: tre
anni fa Slow Food Italia parlava di realizzare 100 orti scolastici
entro il 2009, e il progetto sembrava ambizioso; oggi, che del 2009
viviamo gli ultimi mesi, gli orti scolastici in Italia sono ben 224,
più del doppio delle più rosee aspettative.
Il segreto sta nell’entusiasmo di insegnanti, bambini e intere famiglie (nonne e nonni compresi), ben espresso dalle parole di Franca Manzoni, maestra di Montale Pistoiese. “A
settembre, i ragazzi non sanno neppure che le carote o le patate
nascono sottoterra. E non sono convinti di doversi sporcare le mani con
la terra proprio a scuola, ma ben presto si lasciano conquistare. Alla
fine dell’anno, quando alla mensa si ritrovano nel piatto
il radicchio trevigiano, lo scansano, chiedono l’insalata del nostro
orto. E consigliano alle mamme le cose giuste da comprare al
supermercato”.
La terra fa paura perché è sporca, lascia macchie visibili sul corpo e sulle mani. E nella società di oggi ciò che si vede esiste, e fa paura.
In totale sono 16.800, i baby-coltivatori, aiutati da 1400 insegnanti e da oltre 11.500 genitori e nonni.
Sparsi in 19 regioni, capofila la Toscana con 49 orti seguita dal Piemonte con 41. Chini a terra,
imparano a seminare, annaffiare, coltivare e ad osservare i frutti del
proprio lavoro. Vedono la terra nuda, non nascosta sotto lingue
d’asfalto e di cemento, l’annusano, vi affondano le mani.
La terra fa paura perché è sporca,
lascia macchie visibili sul corpo e sulle mani. E nella società di
oggi, la società dell’immagine, ciò che si vede esiste, e fa paura. Ciò che non si vede, non esiste.
Dunque bando a diossina, ogm, nanoparticelle: chi le ha mai viste?
Condanniamo piuttosto l’orto del nonno e i suoi carciofi e la lattuga
sporca di fango: quanti germi si annideranno in quei grumi di
terriccio? Nessuna mamma “sana di mente” lo farebbe mangiare al
figlioletto senza prima averlo cosparso di amuchina.
Vincere la paura della terra significa
comprendere che quanto più un alimento è vicino alla terra, prodotto
seguendo i suoi ritmi e le sue leggi, tanto più sarà sano; viceversa
quanto più è modificato, alterato, lontano dalla terra, sigillato,
confezionato, lucido, tanto più sarà, probabilmente, nocivo.
A questo servono gli orti scolastici:
ad educare i bambini, fin da piccoli, a un diverso rapporto con il
cibo, al valore della biodiversità e al rispetto dell’ambiente. Ad
amare la terra, sperando che da grandi se lo ricordino.
Il programma e l’elenco delle scuole che aderiscono alla giornata sono disponibili sul sito di Slow Food.
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