martedì 25 novembre 2008

L'acqua come i telefonini

Qualcuno di voi è ancora convinto che l'acqua, bene primario e insostituibile, debba rimanere in mano pubblica ? Volete che venga gestita in maniera da garantire condizioni e criteri di parità di accesso a tutti i cittadini ? Peggio per voi, il progresso corre implacabile e compatisce i poveri ed illusi ecologisti radical-freek, come Alex Zanotelli!

Il Parlamento, precisamente il 6 agosto scorso, mentre il Paese era in vacanza, ha approvato una norma-bomba (unica in Europa) con il “si” dell’opposizione. Non se n’è accorto quasi nessuno: quel pezzo di carta obbliga i Comuni a mettere le loro reti sul mercato entro il 2010, e ciò anche quando i servizi funzionano perfettamente e i conti tornano. Articolo 23 bis, legge 133, firmata Tremonti.

Le reti rimangono di proprietà pubblica, ma la gestione deve essere affidata a privati, salvo casi rarissimi in deroga e solo per comprovata non economicità per il comune. Sarebbe come dire, non importa se poi vengono spennati i cittadini, l'importante è che il comune possa ridurre i propri oneri e risparmiare qualcosina affidando ai privati la gestione.

La partita è chiara: non è solo una guerra per l’acqua, ma per la democrazia. Col 23 bis i comuni perdono contemporaneamente una fonte diretta di entrate ma soprattutto la sorveglianza sul territorio. Il federalismo si svuota di senso. Il rapporto con gli elettori diventa una burla. Lo scenario è inquietante: bollette fuori controllo, e i cittadini con solo un distante “call center” cui segnalare soprusi o disservizi.

Già hanno tolto ai comuni l'Ici, la rete elettrica, il gas, la maggioranza delle imposte, toglieranno prima o poi la gestione rifiuti, cosa rimane ai comuni da gestire direttamente ? Probabilmente solo le multe e poco più.

Insomma, l’acqua come i telefonini: quando il credito si esaurisce, il collegamento cade.

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P.S. A dimostrazione che l'acqua può essere gestita dal pubblico con meno costi rispetto a un privato, basta citare il recente caso di Parigi che dopo il periodo di Chirac ha deciso di ri-municipalizzare il servizio idrico, con un risparmio previsto di parecchi milioni di euro per le casse del comune.

lunedì 24 novembre 2008

Gestione dei rifiuti fra Roma e Berlino


Assolutamente imperdibile la puntata di Report del 23-Novembre-2008 interamente dedicata ai rifiuti e alla raccolta differenziata, dal titolo "L'oro di Roma". Nella parte centrale del servizio si pongono a confronto la realtà pressoché fallimentare di Roma con la gestione virtuosa della raccolta a Berlino, che già da 20 anni si colloca all'avanguardia come performance di riciclo e riduzione dei rifiuti urbani.

Ovviamente a Berlino, oltre tre milioni di abitanti, utilizzano la raccolta domiciliare porta a porta, con cassonetti di prossimità condominiali, ed inceneriscono solo quanto non è possibile recuperare (da noi si recupera la plastica per incenerire meglio, l'esatto opposto).

La tesi del servizio della Gabanelli, che condivido in pieno, è che una gestione pubblica della raccolta e dello smaltimento sia la sola che consenta di generare politiche che davvero riescano a ridurre il rifiuto urbano alla fonte.

Una gestione totalmente privata o con controllo pubblico inefficace (leggi Hera), pur efficiente dal punto di vista industriale, è destinata a mancare completamente l'obiettivo. Essendo per forza di cose monopolistica e senza una reale concorrenza, inevitabilmente sarà incentivata a fare accordi con i comuni allo scopo di garantire la produzione del maggiore rifiuto possibile.

Il privato è contento perché guadagna di più, il pubblico è contento perché in cambio di questa garanzia di "produzione illimitata e incentivata" si ritrova ad avere dei congrui sconti in tariffa, per l'ambiente però è un disastro, poiché la differenziata rimarrà sempre volutamente al palo con in più l'obbligo di dovere ingrandire continuamente sia le discariche che gli inceneritori. Se poi la legge stabilisce degli obiettivi minimi, c'è sempre la possibilità di ricorrere allegramente a trucchi contabili (pur leciti) come l'adozione degli assimilati e le autodichiarazioni di smaltimento delle imprese (RD da sgravi in tariffa).

Questo stato di reciproca convenienza e conflitto di interesse, spesso è rafforzato da campagne di informazione (pagate comunque dai cittadini) devianti ed ipocrite, pensate per mettere in risalto le performance positive dell'azienda (in puro stile marketing) piuttosto che educare realmente i cittadini.

Spacciare la bontà della raccolta differenziata come la soluzione di tutti i mali, rifilando al cittadino la piena responsabilità della sua mancata attuazione, è una scelta ipocrita, dato che spesso si accompagna ad una azione politica che rifiuta l'attivazione di qualsiasi pratica di riduzione e recupero reale. Tanto è vero che in Italia abbiamo un record assoluto di produzione di rifiuto pro-capite.

In Italia queste cose elementari ancora non riusciamo ancora a capirle, mi sento triste per le sorti di questo paese.

venerdì 21 novembre 2008

Gli "EcoDem" e il porta a porta, fare scelte o fare fichi

Riporto integralmente un messaggio a noi pervenuto da Palmiro Capacci, assessore all'ambiente di Forlì.

Leggo le proposte degli “Ecodem”, gli ambientalisti del Partito Democratico tese ad “estendere in modo generalizzato la raccolta dei rifiuti 'porta a porta' da iniziare in alcuni quartieri di Forlì a questo punto dall'inizio del prossimo anno, ma prima delle elezioni, per poi estenderla a tutta la città di Forlì nel giro di uno o due anni”.

Non posso che concordare, in quanto questa proposta è anche letteralmente uguale a quella “ho portato in Giunta” il 9 novembre 2008, (non facevo però alcun accenno alle elezioni). Dalla riunione di quella Giunta non è scaturita alcuna decisione perché bisogna: "..approfondire, definire i particolari non chiari, concordare con HERA, incontrare ATO”.

Io penso invece che il tempo delle scelte sia arrivato, non è più possibile “continuare a fare dei fichi” (tanto per usare una espressione popolare). Oggi dilazionare le scelte è già una scelta.

Infine una domanda agli ECODEM. Ma perché oltre a prospettare giustamente al popolo la necessità di compiere scelte di grande valenza ambientale non provate a convincere anche gli amministratori del vostro partito?

Poi tutto sarebbe più facile e convincente.

Distinti saluti, Palmiro Capacci


Ma come, il partito democratico per il porta a porta ??

Forse qualcuno dovrebbe spiegarlo anche a Paolo Lucchi, che ancora preferisce rimanere sul vago lasciandosi scappare solo un generico: " ... utilizzeremo le migliori tecnologie a disposizione per gestire i rifiuti nella maniera più efficace".

Purtroppo il PD cesenate risulta incastrato fra consiglieri che siedono nel consiglio di amministrazione di Hera, e che pertanto dettano al PD la politica ambientale da adottare, anziché il viceversa come una visione etica della politica comporterebbe.