Gestione dei rifiuti fra Roma e Berlino
Assolutamente imperdibile la puntata di Report del 23-Novembre-2008 interamente dedicata ai rifiuti e alla raccolta differenziata, dal titolo "L'oro di Roma". Nella parte centrale del servizio si pongono a confronto la realtà pressoché fallimentare di Roma con la gestione virtuosa della raccolta a Berlino, che già da 20 anni si colloca all'avanguardia come performance di riciclo e riduzione dei rifiuti urbani.
Ovviamente a Berlino, oltre tre milioni di abitanti, utilizzano la raccolta domiciliare porta a porta, con cassonetti di prossimità condominiali, ed inceneriscono solo quanto non è possibile recuperare (da noi si recupera la plastica per incenerire meglio, l'esatto opposto).
La tesi del servizio della Gabanelli, che condivido in pieno, è che una gestione pubblica della raccolta e dello smaltimento sia la sola che consenta di generare politiche che davvero riescano a ridurre il rifiuto urbano alla fonte.
Una gestione totalmente privata o con controllo pubblico inefficace (leggi Hera), pur efficiente dal punto di vista industriale, è destinata a mancare completamente l'obiettivo. Essendo per forza di cose monopolistica e senza una reale concorrenza, inevitabilmente sarà incentivata a fare accordi con i comuni allo scopo di garantire la produzione del maggiore rifiuto possibile.
Il privato è contento perché guadagna di più, il pubblico è contento perché in cambio di questa garanzia di "produzione illimitata e incentivata" si ritrova ad avere dei congrui sconti in tariffa, per l'ambiente però è un disastro, poiché la differenziata rimarrà sempre volutamente al palo con in più l'obbligo di dovere ingrandire continuamente sia le discariche che gli inceneritori. Se poi la legge stabilisce degli obiettivi minimi, c'è sempre la possibilità di ricorrere allegramente a trucchi contabili (pur leciti) come l'adozione degli assimilati e le autodichiarazioni di smaltimento delle imprese (RD da sgravi in tariffa).
Questo stato di reciproca convenienza e conflitto di interesse, spesso è rafforzato da campagne di informazione (pagate comunque dai cittadini) devianti ed ipocrite, pensate per mettere in risalto le performance positive dell'azienda (in puro stile marketing) piuttosto che educare realmente i cittadini.
Spacciare la bontà della raccolta differenziata come la soluzione di tutti i mali, rifilando al cittadino la piena responsabilità della sua mancata attuazione, è una scelta ipocrita, dato che spesso si accompagna ad una azione politica che rifiuta l'attivazione di qualsiasi pratica di riduzione e recupero reale. Tanto è vero che in Italia abbiamo un record assoluto di produzione di rifiuto pro-capite.
In Italia queste cose elementari ancora non riusciamo ancora a capirle, mi sento triste per le sorti di questo paese.
Ovviamente a Berlino, oltre tre milioni di abitanti, utilizzano la raccolta domiciliare porta a porta, con cassonetti di prossimità condominiali, ed inceneriscono solo quanto non è possibile recuperare (da noi si recupera la plastica per incenerire meglio, l'esatto opposto).
La tesi del servizio della Gabanelli, che condivido in pieno, è che una gestione pubblica della raccolta e dello smaltimento sia la sola che consenta di generare politiche che davvero riescano a ridurre il rifiuto urbano alla fonte.
Una gestione totalmente privata o con controllo pubblico inefficace (leggi Hera), pur efficiente dal punto di vista industriale, è destinata a mancare completamente l'obiettivo. Essendo per forza di cose monopolistica e senza una reale concorrenza, inevitabilmente sarà incentivata a fare accordi con i comuni allo scopo di garantire la produzione del maggiore rifiuto possibile.
Il privato è contento perché guadagna di più, il pubblico è contento perché in cambio di questa garanzia di "produzione illimitata e incentivata" si ritrova ad avere dei congrui sconti in tariffa, per l'ambiente però è un disastro, poiché la differenziata rimarrà sempre volutamente al palo con in più l'obbligo di dovere ingrandire continuamente sia le discariche che gli inceneritori. Se poi la legge stabilisce degli obiettivi minimi, c'è sempre la possibilità di ricorrere allegramente a trucchi contabili (pur leciti) come l'adozione degli assimilati e le autodichiarazioni di smaltimento delle imprese (RD da sgravi in tariffa).
Questo stato di reciproca convenienza e conflitto di interesse, spesso è rafforzato da campagne di informazione (pagate comunque dai cittadini) devianti ed ipocrite, pensate per mettere in risalto le performance positive dell'azienda (in puro stile marketing) piuttosto che educare realmente i cittadini.
Spacciare la bontà della raccolta differenziata come la soluzione di tutti i mali, rifilando al cittadino la piena responsabilità della sua mancata attuazione, è una scelta ipocrita, dato che spesso si accompagna ad una azione politica che rifiuta l'attivazione di qualsiasi pratica di riduzione e recupero reale. Tanto è vero che in Italia abbiamo un record assoluto di produzione di rifiuto pro-capite.
In Italia queste cose elementari ancora non riusciamo ancora a capirle, mi sento triste per le sorti di questo paese.
Mah, secondo me non é che non riusciamo a capirle in Italia... Ok, i politici in generale sono stupidi, ma si sa, quelli per lo piú sono solo burattini.
RispondiEliminaIl fatto é, come ben puntualizzato, che la cosa pubblica si é svegliata ed a tutti i costi sta cercando di combattere la piaga dell'ecomafia.
Come? Legalizzandola e cercando di monopolizzarla! ;)
Che differenza c'é tra una discarica abusiva della camorra e un inceneritore che ci spara merda sulla testa?
byez
Se permetti, di differenza fra una discarica abusiva della camorra e un inceneritore mefitico, ce ne passa ECCOME.
RispondiEliminaNel primo caso, se cerchi di fare qualcosa ti gambizzano se ti va bene, nel secondo caso per lo meno uno straccio di controllo e di responsabilità politica per la tutela della salute riesci a farla valere.