Il vecchio inceneritore di Forlì
Nel post precedente ho parlato del nuovo inceneritore di forlì, che non abbiamo potuto visionare all'interno a causa dei lavori in fase avanzata di completamento. Siamo riusciti invece a visitare l'interno dello "storico" vecchio inceneritore di Forlì, composto da due forni per un totale di capacità di smaltimento di circa 600.000 tonn/anno. Aperto nel 1976 è ancora oggi in attività, pur se parzialmente aggiornato nelle apparecchiature di gestione e monitoraggio. Il vecchio pannello di impianto è comunque ancora operativo, ne ho allegato una immagine che mostra le parti salienti in cui si suddivide l'impianto.
La tecnologia con cui è stato costruito è quella consueta della griglia mobile inclinata, quattro griglie esattamente come il nuovo inceneritore, posso dire con tranquillità che a parte il trattamento fumi le tecnologie su cui si basano sia il nuovo che il vecchio inceneritore sono assolutamente sovrapponibili. Una differenza rilevante è nell'impianto di mantenimento in temperatura durante la fase di accensione della caldaia, che nel vecchio inceneritore è tuttora funzionante con il più inquinante gasolio anzichè il metano come si usa oggi. Non ha senso una visita all'inceneritore se non si può dare una sbirciatina all'oblò della caldaia, ed infatti abbiamo tutti fatto diligentemente la fila per vedere finalmente la porta dell'inferno di fuoco. Eccoci quindi disvelato il luogo dove con la "moderna" tecnologia si prende un oggetto di per sè innocuo e lo si trasforma in fumi e ceneri, nonchè una miriade di composti chimici esoterici che ne moltiplica per mille la pericolosità e l'impatto sull'ambiente. Ci è stato assicurato che questo meraviglioso manufatto semi-arrugginito dal tempo, a sei mesi dall'entrata in funzione del nuovo fiammante capolavoro firmato da Gae Aulenti, sarà definitivamente smantellato, per crederci devo vederlo. Come tutti sanno, per ogni tonnellata di rifiuto immessa vengono in media prodotte 300Kg di ceneri (circa un terzo) che per legge dovrebbero essere assimilabili a rifiuti speciali non pericolosi, pertanto smaltiti in discarica o utilizzati come ammendante per l'edilizia, oltre a qualche decina di kg di gesso e polveri ultrafini raschiate dai filtri a manica (quelle si estremamente pericolose e smaltite in discariche speciali per rifiuti tossici). Non avevo però mai visto dal vivo la consistenza e l'aspetto di queste ceneri risultato della combustione a 950 gradi, e la mia curiosità è stata finalmente esaudita con la visita alla "fossa" di scarico (vedi foto). La cosa che mi ha lasciato a dir poco perplesso è stato il constatare come le ceneri presentino ancora ben visibili parti distinguibili di materiale plastico colorate, pur orrendamente sfigurate e sbruciacchiate. Mi aspettavo che con quelle temperature la cenere che risulta dalla combustione sia una sabbia densa volatile e grigia, come quella delle sigarette, invece è per lo più formata da grossi grumi di materiale, certamente anche con molti pezzi ferrosi (infatti, mi hanno confermato che l'impianto di preselezione pur presente non viene utilizzato da tempo immemore). Non mi aspettavo comunque di trovare tracce di colore, potete ingrandire la foto a lato ed evidenziarne i particolari in basso se volete (ne ho una versione a risoluzione ancora più spinta ma occupava troppo spazio per pubblicarla). Forse il risultato di una non perfetta combustione ? Non lo sapremo mai, nel frattempo potete ammirare nella immagine sotto il fuoco purificatore al lavoro mentre divora il materiale, recuperando molta meno energia rispetto a quella che è servita per fabbricarlo, e causando una irrefrenabile quanto inutile crescita dell'Entropia nell'universo.
Il fatto che venga imposta la preselezione solo della metà dei rifiuti (nel nuovo, non nel vecchio) sta proprio a significare che non si separano i metalli dal resto prima di bruciare. Così vengono immesse enormi quantità di metalli pesanti, che possono solo essere filtrate a posteriori, con risultati ovviamente più scarsi soprattutto nell'intercettazione delle micro e nano particelle.
RispondiEliminaAlessandro Ronchi
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