lunedì 14 luglio 2008

Stiamo diventando noi i prossimi termovalorizzatori

Non so voi, ma quando sento parlare di scandali alimentari come le uova marce riciclate dalla grande industria dolciaria, oppure la truffa dei formaggi avariati, recuperati e rivenduti come buoni da tante blasonate marche, mi viene la pelle d'oca. Siamo davvero sicuri di che cosa compriamo e mangiamo ? Se smaltire prodotti avariati costa, cosa ci assicura davvero che gente senza scrupoli, approfittando della enorme quantità di prodotto su cui diluire le schifezze, non ne approfitti per rimetterle in circolo e farci diventare noi i veri "termovalorizzatori" del rifiuto organico ?

Nessuno appunto, nemmeno i controlli tossicologici, è per questo motivo che occorre ridurre il gigantismo delle grandi case alimentari e ritornare ad una produzione più locale ed improntata alla valorizzazione del prodotto tipico. Pensateci, un bicchiere di arsenico diluito in una piscina probabilmente non causerà alcun danno misurabile, ma nessuno vorrebbe mai fare il bagno in una piscina nella quale sa che è stata versata una sola goccia di arsenico.

I gruppi di acquisto solidali, la vendita diretta del produttore, i "farm market", lo scambio dei beni autoprodotti, possono dare una garanzia maggiore. Se stai male perchè hai mangiato qualcosa di nocivo, se eri in un ristorante te la prendi con il ristoratore, se hai fatto spesa al supermercato con chi te la prendi ? All'ultimo convegno nazionale dei GAS che si è svolto a Cesena qualche anno fa, una signora piccola produttrice di origine inglese (!?) di formaggi disse:

Se qualcosa va storto nella grande distribuzione, rischi di intossicare seriamente migliaia di persone, se qualcosa va storto nel mio piccolo laboratorio artigianale, male che vada una decina di persone si prenderà un po di cagarella!


Dobbiamo acquisire la necessaria cultura su cosa mangiamo e come è stato prodotto, altrimenti rischiamo seriamente che i prossimi termovalorizzatori saremo noi.

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