martedì 12 agosto 2008

Addio al progetto della centrale elettrica a Durazzanino

Fin dal lontano 2002, in località Durazzanino in provincia di forlì, una associazione di imprese ed ex municipalizzate, consorziate nella CIF, poi ACEF, poi UNICA, ha tentato di costruire un megaimpianto termoelettrico chiamato "elettra". Sulla base di questa stessa vicenda é nata l'associazione Clan-Destino di Forlì, con lo scopo di dimostrare come l'impatto sul territorio di questo mostro da oltre 800 MWatt sarebbe stato terrificante. Nella stessa zona alle porte di Forlì, fra ampliamento dell'inceneritore di Hera, l'impianto di Mengozzi, l'elettrodotto sopra le case, l'inquinamento della zona industriale, non ci sono certo mai andati per il sottile, in fatto di tutela del territorio, ma almeno questa volta la vicenda della centrale "elettra" sembra ora definitivamente conclusa. Non si farà, punto! La centrale sarebbe stata una delle più grandi in Italia funzionanti a Metano a ciclo continuo, non ha fortunatamente ricevuto dopo innumerevoli trattative e ritardi il parere positivo per la valutazione di impatto ambientale. Questo spero costituisca il seme della dimostrazione che l'era del gigantismo energetico è definitivamente tramontata e che occorre cambiare rotta, andando verso il decentramento della produzione in piccoli impianti, la dove serve, e semmai riconvertire gli esistenti a tecnologia ancora obsoleta. Tanti piccoli impianti, meglio se rinnovabili e di proprietà delle famigle stesse in regime di autoproduzione, permettono di evitare i monopoli e rendere davvero libera la produzione di energia. La rete nazionale non è forse ancora pronta per una pruralità di soggetti a produzione intermittente, ma non vi è dubbio che questa è l'unica direzione dove ha davvero senso andare, in preparazione di un futuro dove petrolio e gas naturale saranno merce sempre più rara. Per ora questa battagia è vinta, grazie anche al contributo determinante di associazioni indipendenti e valorose come il clan-destino, ma la sfida non è che appena incominciata. La grande utopia si chiama ora riduzione dei consumi, utilizzo sobrio delle risorse, produzione distribuita, fare di più e soprattutto meglio, ma con meno risorse e più tecnologia. Difficile che questo concetto entri in testa a quegli amministratori che con la perdita della centrale hanno percepito solo una mancata occasione di sviluppo del territorio, il processo però è inevitabile, così come i dinosauri, anche le grandi megacentrali inutili saranno destinate ad estinguersi.

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