Visualizzazione post con etichetta merci. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta merci. Mostra tutti i post

domenica 28 settembre 2008

Come riciclare gli oggetti impossibili

Si stanno facendo progressi nel campo del riciclaggio degli oggetti e dei materiali più comuni, ma cosa succede ai prodotti che non rientrano nei normali piani della raccolta differenziata? Se da un lato i programmi di raccolta porta a porta aiutano a semplificare e unificare la separazione dei rifiuti dall'altro molti oggetti resteranno necessariamente fuori dai cassonetti della differenziata. In Inghilterra esistono iniziative interessantissime che varrebbe la pena di applicare anche nella nostra vituperata Italia capitale della "monnezza". Citiamo alcuni esempi.

Per smaltire un mazzo di chiavi che non servono più le si può buttare in un cassonetto dei rifiuti metallici misti oppure spedirle a keys for kindness, una associazione inglese che ricicla chiavi e manda il ricavato ad enti di beneficenza.

Si prevede che tra non molto il numero delle sveglie elettriche abbandonate nei rifiuti crescerà in modo allarmante (oramai tutte sostituite dai telefonini con la funzione di sveglia) e diverranno ufficialmente RAEE "rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche", cioè rifiuti elettronici che vanno consegnati a strutture apposite di raccolta e smaltimento dove ci si occupa di smontarle in condizioni di sicurezza. Oppure si può affidarle a Wombling, una società che ritira piccole apparecchiature elettroniche per rimetterle a nuovo e rivenderle oppure smontarle per riciclarne i più minuscoli componenti.

Una delle domande più frequenti riguarda lo smaltimento delle videocassette. Sono un problema perché la cassetta, essendo di plastica, può essere riciclata mentre il nastro invece no. Basterebbero iniziative come quella di keymood, che ricicla completamente i nastri delle cassette, ma richiede un modesto contributo per le spese di smaltimento in discarica: quindici sterline (meno di venti euro) per 50 videocassette, venti sterline fino a 140 pezzi. Il riciclaggio di dvd e cd e gratuito.

Con l'arrivo dell'estate tante donne si accorgono di avere cassetti straripanti di collant smagliati. E' inutile sperare di recuperarli: riparare come si deve una calzamaglia che non sia di pura lana è pressochè impossibile. Tights-please raccoglie collant vecchi o smagliati e lì invia in Etiopia ad Addis Abeba (fistola hospital) che accoglie le donne colpite da fistola post parto, facendone certo un uso migliore di una discarica. Si possono inviare collant a: Ethiopia Tights Appeal, Tightsplease, 2nd Floor Albion Court, 18-20 Frederick Street, Hockley, Birmingham B1 3HE Gran Bretagna.

Gli armadi di tante famiglie sono notoriamente stracolmi di teli ed asciugamani lisi e logori, lo stesso vale per le lenzuola. Tutti i manufatti tessili dovrebbero essere riutilizzati, per esempio come stracci, finché è possibile farlo. Oggi siamo abituati a trattare il cotone come un prodotto economico e di poco valore eppure basta considerare il suo impatto ambientale e sociale per capire che è vero semmai il contrario. Non è ancora possibile però recuperare e rigenerare completamente le fibre su larga scala. Fortunatamente ci sono società come Lm Barry che ritirano e riciclano ogni tipo di prodotto tessile. Gran parte delle lenzuola e degli asciugamani sono tagliate a brandelli o striscioline e usate per fabbricare strofinacci industriali per pavimenti, donando alla fibra nuova vita. Una fine un po ingloriosa, direte. Ma è pur sempre meglio della discarica dove finiscono a macerare i prodotti tessili che non vengono riciclati, spesso impregnati di sostanze tossiche come coloranti e ritardanti di fiamma.

Insomma, per farla breve, riciclare in maniera industriale molti oggetti complessi della nostra quotidianità è prossimo all'impossibile, ciò non toglie però che nell'ottica di un utilizzo parsimonioso e sobrio delle risorse nonché soprattutto del riuso, possano esistere nicchie economiche per le quali questi "rifiuti" hanno ancora un (seppur modesto) valore.

[Via The Observer]

martedì 25 marzo 2008

Il trasporto delle merci, cerchiamo di capirci qualcosa

Un camion tir per muoversi costa, ad un’azienda italiana, in media 1 euro e 30 centesimi al km. Il dato (Fonte: Trasportale) è riferito ad un veicolo di 5 assi con rimorchio con una vita media di 6 anni e una percorrenza media di circa 100 mila km/anno su territorio nazionale. In questo € 1,30 si comprende un po’ tutto, il costo di ammortamento del trattore e del semirimorchio, il costo dell’autista (oltre 45.000 euro l’anno), il costo dei pneumatici (quasi 10.000 euro), i costi di assicurazione base (RCA e Incendio e furto che variano moltissimo da città a città e che crescono man mano che si scende da nord a sud), i costi di manutenzione di un autoarticolato che tra ricambi, manodopera e lubrificanti pesa su un’azienda per oltre 8.000 euro, il costo della tassa di possesso, i pedaggi autostradali (stimati in circa 10.000 euro l’anno) e infine il costo del carburante, la voce che più oscilla all’insù ovviamente con i quasi 30.000 euro l’anno.

Vale la pena di fare girare tutti questi camion, con i rincari di carburante in atto, per trasportare la merce che compriamo nei negozi ? Facciamo due calcoli:

Un camion tir moderno di taglia media trasporta all'incirca 10 tonnellate.

Consideriamo un consumo medio di 3Km/litro di gasolio, sono 10 tonnellate trasportate per 3Km impiegando un litro, equivalenti a 30 tonn/km per litro.

Mettiamo pure che il gasolio per autotrazione costi, esageriamo, 1,5€/L. Trasportare 30 tonn per un km costa quindi circa 1,5€, usando esattamente un litro di carburante.

Una tonnellata trasportata (1000Kg) costerà pertanto circa 1,5/30 = 50 cent al Km.

Prendiamo allora una bottiglia di ketchup, e trasportiamola da Parigi a Roma (Circa 1500Km), supponiamo che il barattolo pesi circa 100gr circa. In una tonnellata di carico ci stanno circa 10.000 barattoli di ketchup, che a 0,05€/km, per 1500Km, fa grossomodo 0.0,5*1500/10000 = 0.0075 € al barattolo.

Massì, arrotondiamo ancora per eccesso, rimaniamo comunque su 1 cent al barattolo per portarlo da Parigi a Roma.

Adesso capite perché consumiamo combustibili a ritmo così forsennato e sembra non importi niente a nessuno ? Quel cent in più, vi ha permesso di avere un barattolo di ketchup magari sfornato da una industria cecoslovacca, la quale produce lo stesso barattolo alla metà del prezzo che un produttore nostrano si potrebbe permettere. Ciò genera un business pazzesco, con conseguente invasione nelle nostre tavole di merci provenienti dagli angoli più disparati della galassia conosciuta!

Se questi sono i fatti, l'idea di chi dice che per scongiurare il disastro dell'esaurimento delle risorse occorre rifornirsi esclusivamente con prodotti locali che nascono e crescono dalle nostre parti, rimane semplicemente risibile, per appena qualche centesimo in più posso farle arrivare da tutto il mondo! Con buona pace di chi crede nel carattere etico dei GAS.

Supponi infatti che per ottenere lo stesso bene tu debba prendere la tua auto e fare 10 Km per andare alla fattoria in periferia a rifornirti, consumeresti un mezzo litro di carburante, che diviso sui prodotti che hai portato a casa potrebbe risultare non qualche frazione di centesimo ma decine di centesimi. La tua efficienza di trasporto può essere fino a 100 volte inferiore, se viaggi solo per pochi prodotti e non per intere tonnellate di merce, pertanto avresti fatto meglio ad andare a piedi o in bici al mega-ipermercato sotto casa e comprare la stessa cosa, avendo consumato molto ma molto meno carburante, e magari era comunque un prodotto bio.

L'energia è troppo conveniente, così tanto conveniente che l'impatto ambientale di prendere un barattolo di ketchup (o di yogurt fa lo stesso) e fargli fare il giro del pianeta per arrivare fino a casa tua non vale la spesa del km in più che potresti percorrere per andare a comprarlo dove sai che è più buono, a pochi km di distanza.

Considera poi che per parecchi generi alimentari che necessitano di cottura, l'energia che serve per cucinarli è di un ordine di grandezza superiore a quella richiesta per portarteli dal produttore fino al supermercato sotto casa.

Pertanto, in un futuro dove il prezzo dell'energia per la mobilità individuale diventerà insostenibile, piuttosto che rinunciare ad avere un frutto fuori stagione, l'impatto si ridurrebbe assai di più semplicemente andando a vivere vicino ad un ipermercato.

Supponiamo che il costo del barile quadruplichi, certamente ogni merce di scarso peso unitario aumenterebbe di qualche centesimo di euro. Davvero un aumento spaventoso...

Sembra un paradosso, ma davvero l'energia straconveniente (che abbiamo anche tuttora con i famigerati 100$ al barile) porta a questi nefasti e paradossali effetti, tutti piangono ma nulla cambia, e si finisce per consumare sempre di più per ribadire il nostro effimero benessere.

Ma c'è il rovescio della medaglia, qualcosa che non abbiamo considerato, tutto cambia se introduciamo nel computo tutta una serie di costi occulti.

Quel barattolo di ketchup, contiene molta meno energia di quella che è stata necessaria per realizzarlo, abbiamo una economia (soprattutto quella agricola) completamente schiava del petrolio, se è vero che il trasporto dello stesso non avrà grosse incidenze sul costo, lo stesso non si può dire della coltivazione di pomodoro che necessita di fertilizzanti chimici e di trattamenti intensivi, gran parte dei quali derivati dal petrolio, così come anche la bottiglia di plastica per contenerlo, gli imballaggi, etc.etc., tutte cose in carbonio che tra l'altro incrementano l'effetto serra se bruciate.

Se continuiamo così, finiremo arrostiti per eccesso di gas serra ed il clima potrebbe diventare devastante ed incompatibile con la vita, i ghiacciai sciogliersi ed avere una crisi mondiale idrica. L'arrivo del picco del petrolio non cambierà il nostro stile di vita occidentale, ma creerà certamente più divario fra chi potrà continuare a permetterselo e chi no... avete presente la sensazione di impoverimento del ceto medio ? Ed avete presente quanti SUV circolano ancora in giro pur con i rincari di carburante ? Chi è ricco lo diventa di più, per pararsi il culo dalla crisi, chi è povero lo diventa sempre di più, perché rinuncerà al superfluo sempre più a malincuore.

In conclusione, fate pure i vostri calcoli, non comprate localmente perché costa meno o inquina meno ma solo ed esclusivamente per motivi etici, poi però andate al negozio a piedi o in bicicletta, mi raccomando! Se devastare l'ambiente alla fin fine costa poco, ciò non è di per se un buon motivo per farlo. E rifiutate con sdegno chi vi vende più imballaggi di prodotto, mi raccomando!