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sabato 15 novembre 2008

Il petrolio e la gioconda, piccola storia delle non rinnovabili

Supponete di conoscere un ladro compiacente che è disposto ad entrare al Louvre, a notte fonda, e rubare per voi la ... Gioconda di Leonardo da Vinci. Quanto potreste pagarlo ? Esiste un prezzo equo ? Essendo un oggetto così raro (anzi unico) pattuite che un prezzo equo per il ladro possa essere, diciamo, un milione di euro!

Supponete ora che poco prima di decidere di compiere il colpo salti fuori un fatto incredibile... Leonardo non aveva dipinto una sola gioconda, ma addirittura 10, e tutte originali!

L'incredibile fortuna per l'umanità, anche dal punto di vista del committente del furto è comunque un fatto non così drammatico, ora che questo bene non è più unico magari non varrà più così tanto, però potrò certamente permettermi di pagare il ladro una cifra assai inferiore. Allora, chiamate il ladro e gli dite: "signor ladro, ci sono ben 10 gioconde nel caveau del louvre, io adoro quel quadro e lo voglio assolutamente, però deve farmi uno sconticino".

Il ladro probabilmente risponderà: "Eh caro amico mandante, io dovrò comunque sostenere delle spese, è un lavoro duro, rischio la galera, ma cercherò di venirle incontro, facciamo centomila euro e non ne parliamo più." Così i due si accordano su un prezzo equo.

Il ladro arriva di soppiatto sulla soglia della camera climatizzata dove sono esposte le 10 gioconde, e scopre con sgomento che sette di queste sono state già rubate, pertanto ne restano solo altre tre!

Cosa fareste se voi foste il ladro ? Analizziamo le scelte possibili:
  1. Chiamo il mandante per denunciare la cosa, chiedendogli un congruo aumento della cifra pattuita dato che ora la Gioconda è ridiventata una merce piuttosto rara per l'intera umanità, pertanto vale molto di più. (1)
  2. Preoccupato dal tasso di esaurimento delle Gioconde, decido di rinunciare al furto, per non privare i posteri e le future generazione dal godere di questa meravigliosa opera d'arte, i miei figli un giorno mi ringrazieranno. (2)
  3. Rubo comunque una delle tre gioconde rimaste, al prezzo pattuito, tanto i futuri turisti potranno comunque visitare le altre due. (3)
La (1) la escluderei, dato che il mandante ha chiesto di rubare una sola copia, il prezzo era già stato pattuito, e non vuole certo rischiare che il mittente gli annulli la fatica e il rischio fin qui intrapreso solo per pretendere un ulteriore vantaggio monetario.

La (2) la escluderei, dato che il ladro non è un filantropo ed era comunque deciso a rubare in precedenza anche l'unica copia ritenuta disponibile, seppure per un prezzo molto maggiore.

La (3) é l'unica scelta rimasta, pertanto il ladro ruba la gioconda e la consegna al mandante. La settimana seguente il guardiano scopre che tutte le gioconde sono state rubate, ognuna ad un ora diversa, da altri ladri.

Pensiamo ora a cosa sta succedendo nel mondo del petrolio e delle altre materie prime non rinnovabili. L'economia imporrebbe che il valore di un bene sia misurato sommando tutti i costi che sono stati sostenuti per portare la risorsa dalla fonte (miniera, giacimento) al consumatore. In maniera grossolana possiamo intendere i costi come formati da X ore di lavoro per Y di stipendio, più Z di ammortamento macchinari, più W di bolletta energetica, più K per i diritti di competenza di tutti i vari trasformatori e intermediari fino al cliente finale. Fino a che qualcuno mi copre questi costi, io la risorsa la estraggo e incasso il guadagno.

La domanda a questo punto risulta: "Ho realmente pagato una risorsa fisica oppure ho pagato solo tutto il lavoro fatto per estrarla e trasportarla, come se la risorsa in se valesse intrinsecamente zero ?"

Fra un estrattore di risorse e un ladro, pur con i dovuti distinguo, non c'è in fondo un qualche nesso ? Quando il ladro ruba per commissione la risorsa per lui vale zero, quello che riceve è il compenso pattuito per il lavoro fatto, analogamente per chi estrae risorse naturali.

Cominciate a vedere la follia di una economia che calcola il valore dei beni non in base alla loro mera materialità e utilità ma esclusivamente in base all'incontro fra domanda ed offerta ? Cosa diamo realmente in cambio al pianeta, quando ne sfruttiamo le risorse non rinnovabili ? Lo stesso discorso vale anche per risorse rinnovabili ma sfruttate a ritmo superiore alla loro capacità di rigenerarsi, come la pesca e l'agricoltura.

Così come al ladro frega poco se domani forse non ci saranno più gioconde, al petroliere frega poco se domani non ci sarà più petrolio, fino a che ce ne sarà oggi ancora una goccia continuerà ad estrarlo e venderlo al migliore prezzo che riuscirà a spuntare sul mercato, al massimo se è particolarmente furbo ne accantonerà un po per rivenderlo in momenti migliori (comunque sottraendolo come risorsa naturale disponibile alla intera collettività).

Ora, non dovete affatto stupirvi di come il petrolio (così come le gioconde), malgrado si sia ridotto come disponibilità sul mercato, possa vedere il suo prezzo schizzare a 150$/b per poi crollare a 50$/b in pochi mesi. Qual'è il suo costo reale ? Perché è cresciuto tanto ? Solo speculazioni ?

Fino a che i committenti vogliono petrolio, qualcuno lo fornirà, ovviamente fino a che ce n'è, riducendo piuttosto i costi all'osso (ossia in primis non facendosi scrupoli se il metodo estrattivo è inquinante, dissennato, impattante sul territorio). In caso di crisi finanziaria ci saranno coloro che, pur di avere liquidità, potranno anche venderlo sotto costo nel breve periodo, pur di salvare la baracca.

Il vero problema di tutto questo è che l'economia non sembra in grado di funzionare in maniera logica quando un bene è non rinnovabile, scarta questo fatto "a priori", come se la crescita dovesse essere infinita e illimitata.

Se "sostenibilità" significa godere dei beni presenti senza impedire alle generazioni future di poterne usufruire, occorre un concetto di economia sociale e solidale completamente nuovo, capace di abbandonare il mito del PIL e dei beni insostenibili a buon mercato. All'analisi sulla convenienza economica delle fonti energetiche alternative, ad esempio, occorre sostituire al posto del prezzo attuale di mercato concetti come EROEI (energia ritornata per energia investita), utilizzando magari per stimare i reali costi metodi come LCA (costo dell'intero ciclo di vita), che tengono conto anche di tutti i costi normalmente esternalizzati, nonché i costi ambientali.

Economia ed Ecologia oggi fanno a pugni, è compito della politica cercare di riconciliarli in qualche modo.

lunedì 1 settembre 2008

Dal petrolio all'empatia nella gestione delle risorse umane

Ci tengo a segnalare ai miei tre o quattro lettori questo mirabile post di Ugo Bardi: Il petrolio è uno di noi. Nell'articolo si riesce a parlare di argomenti apparentemente complessi ed astrusi, come lo sfruttamento delle risorse naturali, utilizzando collegamenti mentali inconsueti e che più di una volta spiazzano il comune sentire utilizzando argomentazioni davvero originali.

Si parte dall'economia classica e dall'analogia fra lo sfruttamento della risorsa "petrolio" e la risorsa "pesca". Si illustrano poi quali sono i meccanismi mentali e psicologici che guidano il comportamento degli individui nell'atto di utilizzare una risorsa "materiale ma non umana" assoggettata alle crude leggi del mercato. Il pericolo soggiacente è ovviamente l'ipersfruttamento, l'utilizzo cioè di una risorsa "fino a che ce n'è" senza preoccuparsi di alcuna conseguenza a lungo termine, compreso il completo e radicale esaurimento del bene.

Tale pericolo è sempre risultato piuttosto evidente quando si parla di sfruttamento delle risorse umane, assai meno nel caso dello sfruttamento delle risorse terrestri. E' successo con la pesca alle balene nell'800, è successo con lo sfruttamento delle risorse petrolifere nei mari del nord, succede con qualsiasi bene abbia un qualche prezzo di mercato e non possa protestare (minerale o animale che sia): Utilizzo sfrenato fino alla dissipazione completa del bene e quindi del mercato stesso.

Cosa guida questi comportamenti ? Esistono leggi che ci impongono di divorare l'intera torta per il solo gusto immediato del farlo, senza minimamente preoccuparci se svilupperemo oppure no il mal di pancia ? Perchè sfruttiamo in maniera così differente le risorse naturali e le risorse umane ? Per quale motivo possiamo essere buoni manager a capo di centinaia di persone impiegate in una attività lavorativa ma non riusciamo al contempo di essere buoni manager per un mare pescoso da sfruttare senza causare disastri ?

Attraversando l'economia, la politica, passando per concetti tipici delle neuroscenze come i "neuroni specchio", fino ad arrivare a lambire concetti chiave del buddismo e citando il Dalai Lama, Ugo Bardi ci fornisce una risposta al quesito: "quanto petrolio c'è rimasto, come dovremmo imparare ad usarlo, perchè non ci riusciamo".

mercoledì 20 agosto 2008

La storia del mondo in un rotolo di carta igienica

Dobbiamo convincercene fino in fondo, l'arco di tempo che coinvolge la storia del genere umano, per quanto immensa possa sembrare, è un nulla insignificante rispetto alle ere geologiche e al tempo assoluto, l'origine del quale è per taluni coincidente con il famigerato Big Bang. Quando ragioniamo sul nostro futuro, così come sul nostro passato, raramente riusciamo a mantenere una risoluzione sufficiente, più qualcosa è lontano dal presente più gli anni si fanno sfumati e si confondono con i lustri, i decenni, le centinaia di anni, i millenni e oltre in casi estremi.

Cosa succederà al mondo civile ubriaco di energia e stracarico di rifiuti fra, diciamo, venti anni ? Personalmente, già mi accontenterei di essere ben sicuro di quello che farò la settimana prossima, ma non tutti fortunatamente sono come me. Cercare di immaginare un futuro a lunga distanza è un esercizio assolutamente propedeutico per capire fin da ora le conseguenze della direzione in cui il genere umano si sta muovendo. In questo post vengono presentati due scenari possibili, uno "brutto e cattivo" ed uno "utopico ed ottimista", su quello che sarà il futuro dell'umanità, estrapolando di slancio la conoscenza del nostro passato vicino e remoto con particolare riferimento al tema dell'esaurimento delle fonti fossili.

Lo scenario più probabile è quello brutto, ma a mio modo di vedere dovremmo tutti agire come se quello utopico fosse il nostro domani. Così come un malato terminale può solo rovinarsi quel che resta della sua vita sapendo che la sua fine è imminente, pensando solo alla malattia anziché sognando con ottimismo il futuro suo e dei suoi figli. Quanto alla freccia del tempo, mi ha fatto venire in mente una pagina di un sito di una scuola americana che visitai molto tempo fa e che ho ritrovato, dove una maestra ha prodotto una gran bella lezione ai suoi alunni.

Prese un rotolo di carta igienica e disse, se questo rotolo è il tempo, dove è nata la terra ? dove sono nati i dinosauri ? dove è nato l'uomo sapiens ? Dove è nata la storia ? dove è l'arco della nostra stessa esistenza come persona umana ?

Ebbene, i dinosauri sono circa a cinque quadretti della fine dell'intero rotolo, i primi proto-umani appaiono negli ultimi 3 centimetri dell'ultimo rotolo, la storia degli ultimi 10.000 anni sono nell'ultimo decimo di millimetro, e noi siamo all'incirca nati sulla superficie dell'ultima fibra!

Pensateci, quando vi ripulite il nobile tergo, non vi farà male! State solo distruggendo qualche milione di anni di storia!! Quando però vi diranno che potete stare tranquilli perchè di petrolio ce n'è in abbondanza per altri 50 anni, cominciate a preoccuparvi.

mercoledì 6 agosto 2008

La bufala del petrolio abiotico

Questo articolo di Roberto Vacca scritto per il sole 24 ore davvero mi ha fatto imbufalire, rappresenta a mio parere un fulgido esempio di come utilizzare impropriamente un mezzo di informazione per trasformare gli auspici di taluni in verità scientifiche, inquinando le poche certezze che ci rimangono, e questo proprio utilizzando (guarda caso) l'organo ufficiale della confindustria.

Sostanzialmente cosa afferma Vacca nel suo articolo ? Che il petrolio è illimitato, in quanto si riformerebbe da solo per origini non biologiche, filtrando dagli strati profondi del mantello, e quindi "rigenerandosi", basta scavare più in là e ne troveremo a UFO! Che qualcuno ci creda e possa convincersi che ci siano verosimili possibilità per questa teoria può anche passare, se non fosse il modo e il tono con cui queste notizie escono periodicamente, e soprattutto il perché .... "tranquillizzare gli investitori che la crisi è una idea malsana degli ambientalisti" dico io!

Ugo Bardi di Aspo Italia ha prodotto una esauriente confutazione della teoria mostrando il perché l'origine abiotica del petrolio è probabilmente una fantasia, ma di esempi del genere ce ne sono a bizzeffe, basti pensare al negazionismo strisciante verso i problemi del cambiamento climatico, ove molti scenziati si affrettano a strombazzare che il global warning è una bufala perchè hanno selezionato un singolo dato controtendenza fra tanti.

Però ora, ragazzi, bisogna darci un taglio ed avere il coraggio di spiegare le cose come stanno realmente.

  1. Quanto petrolio c'è ancora rimasto là sotto ? TANTO
  2. Quanto petrolio c'è ancora di facile estrazione tale da non rischiare di essere consumato tutto già dalla macchina stessa che esegue le trivellazioni ? POCO
  3. I cambiamenti climatici sono opera dell'uomo ? SI, é assai probabile che siano legati strettamente allo sfruttamento del petrolio, ed anche se non lo fossero interamente non riusciremmo più ad arginarne le conseguenze in tempo se non si intervenisse comunque da subito.

Questa è l'unica cosa che conta, e se i fatti non stanno così armatevi di picozza ed andatevi a cercare un giacimento voi, così salverete l'economia mondiale dal collasso. magari trovando pure un sistema per eliminare tutta quella CO2 di troppo. Cercare prove scientifiche per teorizzare il mondo come a noi ci piace, è infantile ed immorale, Vacca ci è caduto in pieno, cercando argomentazioni a sostegno del "sarebbe bello se fosse così".

Possiamo anche deliberare a maggioranza che cercando bene la forza gravitazionale è repulsiva, ma non cambieremmo di molto i connotati della realtà. Gente come Vacca, infondendo una fiducia sconfinata nella scenza miracolosa che saprà trovare una soluzione per garantire il "business as usual", in realtà ci sta facendo perdere tempo prezioso, avvicinandoci sempre più alla grande "smusata", cioè un collasso inevitabile ed irreversibile del mondo economico così come oggi (e non ieri) lo intendiamo.

mercoledì 4 giugno 2008

Prezzo dei carburanti all'arrembaggio

Dobbiamo dire grazie all'incredibile congiuntura che porta l'euro a rivalutarsi pesantemente sul dollaro, altrimenti il prezzo dei carburanti sarebbe divenuto insostenibile molto tempo prima. Ma fra qualche annetto alla fin fine cosa cambierà ? Sarà insostenibile comunque! Come magra consolazione sappiamo almeno che la metà di quanto paghiamo in termini di carburante per le autovetture (benzina o diesel fa lo stesso) è composto da tasse e accise. Quando le cose cominceranno a mettersi davvero male, invocheremo qualcuno di non eccelsa statura di abolire pure quelle ? Dobbiamo scegliere, o lo stato in bancarotta, con welfare e servizi connessi ed annessi ridotti al lumicino, oppure cominciamo a dare lustro alle nostre biciclette.

Ma quanto costa la benzina negli altri paesi non europei ? Poco, troppo poco, in venezuela costa talmente poco che non vale il contenitore in cui è versata.

E intanto gli americani si lamentano perchè hanno raggiunto l'incredibile cifra di 0,68€/Litro.

martedì 25 marzo 2008

Il trasporto delle merci, cerchiamo di capirci qualcosa

Un camion tir per muoversi costa, ad un’azienda italiana, in media 1 euro e 30 centesimi al km. Il dato (Fonte: Trasportale) è riferito ad un veicolo di 5 assi con rimorchio con una vita media di 6 anni e una percorrenza media di circa 100 mila km/anno su territorio nazionale. In questo € 1,30 si comprende un po’ tutto, il costo di ammortamento del trattore e del semirimorchio, il costo dell’autista (oltre 45.000 euro l’anno), il costo dei pneumatici (quasi 10.000 euro), i costi di assicurazione base (RCA e Incendio e furto che variano moltissimo da città a città e che crescono man mano che si scende da nord a sud), i costi di manutenzione di un autoarticolato che tra ricambi, manodopera e lubrificanti pesa su un’azienda per oltre 8.000 euro, il costo della tassa di possesso, i pedaggi autostradali (stimati in circa 10.000 euro l’anno) e infine il costo del carburante, la voce che più oscilla all’insù ovviamente con i quasi 30.000 euro l’anno.

Vale la pena di fare girare tutti questi camion, con i rincari di carburante in atto, per trasportare la merce che compriamo nei negozi ? Facciamo due calcoli:

Un camion tir moderno di taglia media trasporta all'incirca 10 tonnellate.

Consideriamo un consumo medio di 3Km/litro di gasolio, sono 10 tonnellate trasportate per 3Km impiegando un litro, equivalenti a 30 tonn/km per litro.

Mettiamo pure che il gasolio per autotrazione costi, esageriamo, 1,5€/L. Trasportare 30 tonn per un km costa quindi circa 1,5€, usando esattamente un litro di carburante.

Una tonnellata trasportata (1000Kg) costerà pertanto circa 1,5/30 = 50 cent al Km.

Prendiamo allora una bottiglia di ketchup, e trasportiamola da Parigi a Roma (Circa 1500Km), supponiamo che il barattolo pesi circa 100gr circa. In una tonnellata di carico ci stanno circa 10.000 barattoli di ketchup, che a 0,05€/km, per 1500Km, fa grossomodo 0.0,5*1500/10000 = 0.0075 € al barattolo.

Massì, arrotondiamo ancora per eccesso, rimaniamo comunque su 1 cent al barattolo per portarlo da Parigi a Roma.

Adesso capite perché consumiamo combustibili a ritmo così forsennato e sembra non importi niente a nessuno ? Quel cent in più, vi ha permesso di avere un barattolo di ketchup magari sfornato da una industria cecoslovacca, la quale produce lo stesso barattolo alla metà del prezzo che un produttore nostrano si potrebbe permettere. Ciò genera un business pazzesco, con conseguente invasione nelle nostre tavole di merci provenienti dagli angoli più disparati della galassia conosciuta!

Se questi sono i fatti, l'idea di chi dice che per scongiurare il disastro dell'esaurimento delle risorse occorre rifornirsi esclusivamente con prodotti locali che nascono e crescono dalle nostre parti, rimane semplicemente risibile, per appena qualche centesimo in più posso farle arrivare da tutto il mondo! Con buona pace di chi crede nel carattere etico dei GAS.

Supponi infatti che per ottenere lo stesso bene tu debba prendere la tua auto e fare 10 Km per andare alla fattoria in periferia a rifornirti, consumeresti un mezzo litro di carburante, che diviso sui prodotti che hai portato a casa potrebbe risultare non qualche frazione di centesimo ma decine di centesimi. La tua efficienza di trasporto può essere fino a 100 volte inferiore, se viaggi solo per pochi prodotti e non per intere tonnellate di merce, pertanto avresti fatto meglio ad andare a piedi o in bici al mega-ipermercato sotto casa e comprare la stessa cosa, avendo consumato molto ma molto meno carburante, e magari era comunque un prodotto bio.

L'energia è troppo conveniente, così tanto conveniente che l'impatto ambientale di prendere un barattolo di ketchup (o di yogurt fa lo stesso) e fargli fare il giro del pianeta per arrivare fino a casa tua non vale la spesa del km in più che potresti percorrere per andare a comprarlo dove sai che è più buono, a pochi km di distanza.

Considera poi che per parecchi generi alimentari che necessitano di cottura, l'energia che serve per cucinarli è di un ordine di grandezza superiore a quella richiesta per portarteli dal produttore fino al supermercato sotto casa.

Pertanto, in un futuro dove il prezzo dell'energia per la mobilità individuale diventerà insostenibile, piuttosto che rinunciare ad avere un frutto fuori stagione, l'impatto si ridurrebbe assai di più semplicemente andando a vivere vicino ad un ipermercato.

Supponiamo che il costo del barile quadruplichi, certamente ogni merce di scarso peso unitario aumenterebbe di qualche centesimo di euro. Davvero un aumento spaventoso...

Sembra un paradosso, ma davvero l'energia straconveniente (che abbiamo anche tuttora con i famigerati 100$ al barile) porta a questi nefasti e paradossali effetti, tutti piangono ma nulla cambia, e si finisce per consumare sempre di più per ribadire il nostro effimero benessere.

Ma c'è il rovescio della medaglia, qualcosa che non abbiamo considerato, tutto cambia se introduciamo nel computo tutta una serie di costi occulti.

Quel barattolo di ketchup, contiene molta meno energia di quella che è stata necessaria per realizzarlo, abbiamo una economia (soprattutto quella agricola) completamente schiava del petrolio, se è vero che il trasporto dello stesso non avrà grosse incidenze sul costo, lo stesso non si può dire della coltivazione di pomodoro che necessita di fertilizzanti chimici e di trattamenti intensivi, gran parte dei quali derivati dal petrolio, così come anche la bottiglia di plastica per contenerlo, gli imballaggi, etc.etc., tutte cose in carbonio che tra l'altro incrementano l'effetto serra se bruciate.

Se continuiamo così, finiremo arrostiti per eccesso di gas serra ed il clima potrebbe diventare devastante ed incompatibile con la vita, i ghiacciai sciogliersi ed avere una crisi mondiale idrica. L'arrivo del picco del petrolio non cambierà il nostro stile di vita occidentale, ma creerà certamente più divario fra chi potrà continuare a permetterselo e chi no... avete presente la sensazione di impoverimento del ceto medio ? Ed avete presente quanti SUV circolano ancora in giro pur con i rincari di carburante ? Chi è ricco lo diventa di più, per pararsi il culo dalla crisi, chi è povero lo diventa sempre di più, perché rinuncerà al superfluo sempre più a malincuore.

In conclusione, fate pure i vostri calcoli, non comprate localmente perché costa meno o inquina meno ma solo ed esclusivamente per motivi etici, poi però andate al negozio a piedi o in bicicletta, mi raccomando! Se devastare l'ambiente alla fin fine costa poco, ciò non è di per se un buon motivo per farlo. E rifiutate con sdegno chi vi vende più imballaggi di prodotto, mi raccomando!

domenica 24 giugno 2007

Centrale solare termodinamica in Calabria

Siamo contenti di segnalare una buona notizia da una regione martoriata da molti, troppi problemi, spesso ultima, in coda rispetto ad altri tipi di sviluppo, ora invece in primo piano per un bel primato: la costruzione della prima centrale solare termodinamica in Calabria. Esempio di energia rinnovabile e pulita, in Calabria si inizia a costruire la prima centrale solare termodinamica d'Italia, voluta dal ministro dell'ambiente Pecorare Scanio e declamata dal Nobel Carlo Rubbia.Secondo lo scienziato gli impianti a concentrazione solare (Csp) possono diventare competitivi con i combustibili entro il 2020. Basti pensare all’esempio dell’Arabia Saudita che, ha sottolineato Rubbia, riceve sotto forma di sole un’energia mille volte superiore a quella che produce con il petrolio e il gas:un millesimo di superficie a specchi potrebbe produrre lo stesso petrolio che si estrae oggi. Un barile di petrolio corrisponde a un metro quadro di impianti solari.La Spagna ha attualmente 30 centrali di 50 megawatt ciascuna: il progetto calabrese è il primo passo che dimostra che si può produrre energia solare. Secondo Rubbia il sole è “l’unica sorgente compatibile e rappresenta l’unica alternativa dal momento che petrolio e fonti fossili sono destinate ad esaurirsi; i costi del petrolio e dell’uranio non sappiamo quali saranno - ha aggiunto - mentre i costi del Csp sono calcolabili.

(Fonte: il giornale di calabria)

giovedì 17 maggio 2007

Un mare di plastica ...

Riporto dal sito degli amici IL GIORNALE DEL PASSATORE:
"L’acqua sarà fra qualche anno (in realtà lo è già) al centro delle dispute per il controllo dei territori mondiali che ne hanno un’alta disponibilità. Ancora più del petrolio, per un semplice motivo; l’acqua serve per vivere, il petrolio no."

L’imbottigliamento di acqua minerale è uno degli esempi più evidenti della gestione disastrosa che stiamo portando avanti di un bene così prezioso e limitato. Pensate allo spreco di energia per produrre bottiglie, riempirle, trasportarle, quando sarebbe tanto semplice aprire il rubinetto e metterci un bicchiere sotto. Enerzine ha pubblicato il rapporto sul consumo di acqua imbottigliata nel mondo nel quinquennio 2000-2005; se ne evince che gli italiani sono i più grandi consumatori planetari di acqua in bottiglia: quasi 192 litri annui a testa nel 2005, erano 160 nel 2000 (foto: selezione manuale della plastica)

mercoledì 21 marzo 2007

Il picco del petrolio

Da tempo ormai se ne parla, il petrolio si sta esaurendo, il momento in cui i governi si dovranno realmente allertare è da tanti scienziati messo in corrispondenza di un momento storico chiamato "picco" di produzione, ovvero quando sarà stata estratta più della metà di tutta la risorsa disponibile, al punto che da quel momento in poi la produzione potrà solo diminuire. Ebbene, secondo taluni, il famigerato momento storico del picco è arrivato, ci stiamo vivendo proprio ora, collocabile fra il 2006 e il 2007. Invito a dare una occhiata a questa newsletter online di nome www.lascossa.org. E' associata a una comunità online molto attiva nell'ambito delle energie rinnovabili, assai seria e documentata, di nome www.energoclub.it. Di fronte a quanto sta succedendo, si passa il tempo a disperdere le energie della politica sui dico, le riforme elettorali, gli indulti, le leggi ad personam... dimenticando sempre e comunque le grandi tematiche dell'ambiente. Io personalmente ritengo che non sia di per se l'inquinamento il reale problema (inclusi i pericolosissimi fumi degli inceneritori), ma piuttosto il concetto devastante dal punto di vista logico del pensare che, continuando ad affidarci a tecniche di combustione, bruciando i rifiuti che produciamo, depauperando le risorse naturali per fare funzionare macchine energivore, insistendo su una idea di mobilità scellerata, potremo aumentare i nostri consumi a dismisura, tanto le nostre scorie spariscono nei forni, e se manca qualche risorsa si può sempre fare una guerra preventiva. Chi ci penserà più al risparmio energetico quando le risorse termineranno davvero ? E prima o poi lo faranno. Credo che ormai pensare in termini di decrescita sia diventato un imperativo categorico.