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lunedì 29 giugno 2009

Teleriscaldamento o Teleimbonimento ?

Leggete prima per cortesia questo articolo per capire cosa sta bollendo nella pentola di Hera a Forlì. Non è una novità che le multi-utility da tempo propongano e sponsorizzino le virtù taumaturgiche di un sistema che punta ad unire il risparmio energetico con la tutela ambientale, questo sistema si chiama Teleriscaldamento (TLR). Fausto Ferraresi, direttore della divisione Teleriscaldamento di Hera, ha recentemente dichiarato l'esistenza di nuove strategie per ampliare il teleriscaldamento nella città di Forlì, coinvolgendo la zona del Ronco a nord di Forlimpopoli.

E' bene capire come si muovono queste ex-municipalizzate, oggi divenute grandi s.p.a. e quotate alla borsa valori, da queste aziende infatti può dipendere non poco delle nostre esistenze: elettricità, riscaldamento, acqua, gestione rifiuti ed anche telecomunicazioni. L'ultima occasione d'oro per rinverdire i loro portafogli (in tutti i sensi) è rappresentata dal teleriscaldamento, da sempre benedetto presso talune associazioni ambientaliste come la panacea del risparmio energetico e del vantaggio ecologico per eccellenza.

Questo è parzialmente vero ma non è tutta la verità, per lo meno a Forlì, dove il teleriscaldamento rappresenta una vera manna: si bruciano i rifiuti risparmiando sui costi di discarica ed il risultato è un fiume di acqua calda che scorre nelle viscere della città ed infine giunge al calorifero, riscaldando la casa dell'inquilino di periferia, che può così evitare di consumare l'inquinante (?!?) metano di città. Magari essendo inquilino di periferia il cittadino aveva già installato la sua "vecchia" caldaia a condensazione ad alto rendimento. Per i fautori del teleriscaldamento è comunque un progresso enorme: un sistema pratico, ecologico, economico, efficente, sostenibile. Ma per chi ?

Partiamo dal risparmio economico
Il cittadino con il teleriscaldamento non risparmia quasi nulla, perché ci sono delle tariffe base nazionali per le unità calore, che lo parificano di fatto al metano. Per lo Stato sono fondamentali le entrate fiscali sui carburanti, ed il maggiore utile se lo intasca l'azienda a discapito dello stato. Inoltre, con l'allaccio al teleriscaldamento e rimozione della "inutile caldaia" si può dire addio a qualsiasi pratica realmente sostenibile, come l'installazione di pannelli solari per l'acqua calda. In alcuni casi se il cittadino ci prova viene addirittura bastonato con richieste di indennizzi.

Si entra di fatto in un circolo di totale dipendenza, e la multi-utility ne gioisce non poco. Non è un mistero che alcune aziende potrebbero pensare di mandare direttamente al "bruciatore" anche rifiuti considerati "difficili", creando pesanti interrogativi sui prodotti della combustione di questi procedimenti (diossina?), dato che il servizio di teleriscaldamento non può essere interrotto per nessun motivo, specialmente in inverno. E d'estate poi ? dove la domanda di acqua calda è molto minore ma le bocche di fuoco non possono essere sottoalimentate ?

Concludiamo con l'inquinamento ambientale
Anche sul lato dell'inquinamento ambientale ci sono forti dubbi, siamo sicuri che il teleriscaldamento da termo-distruzione dei rifiuti sia meno inquinante di un equivalente bruciatore a metano ? Non solo il dubbio è lecito, ma è stato anche già misurato mettendo a confronto in uno studio del politecnico di Milano tre diversi inceneritori Italiani (Brescia, Milano, Bologna) rispetto a impianti termici equivalenti alimentati a pellet, gasolio e metano. Il risultato è sconcertante, dal punto di vista delle nanoparticelle i termoutilizzatori ne escono con le ossa rotte, dato che le particelle metalliche ultrafini che si formano (e che sono altamente dannose) vengono prodotte ad un ritmo almeno cinque volte superiore rispetto alle controparti a metano, in barba ai costosissimi e complicatissimi sistemi di trattamento fumi necessari per ripulire un combustibile inerentemente sporco e contaminato da metalli pesanti come il rifiuto urbano.

Quindi, se il teleriscaldamento è prodotto da rifiuti rappresenta solamente un pericolo potenziale per i cittadini, poichè gli impianti di generazione non possono essere dislocati fisicamente troppo lontani dall'utilizzatore finale, quindi non sono affatto un passo avanti verso una maggiore sostenibilità. Se prodotto da centrali a gas in cogenerazione hanno un senso esclusivamente per evitare le emissioni delle vetuste caldaie ad olio combustibile, che con una spesa significativamente minore potrebbero essere tutte comunque sostituite con caldaie a condensazione indipendenti, ed in futuro con pannelli solari termici. In ogni caso non rappresentano certamente una via per l'affrancamento dai combustibili fossili, anzi ne incrementano l'utilizzo. Le dispersioni nelle tubazioni infatti disperdono in media il 10% della energia termica trasportata, tanto più quanto le centrali si posizionano lontano dall'utilizzatore. Aggiungiamoci anche che le multi-utility hanno il difettuccio di farci pagare l'acqua calda di scarto come metano equivalente allo stato puro ed il Teleimbonimento è servito.

Buon Teleriscaldamento a tutti.

mercoledì 6 maggio 2009

Anche Macori sembra aprire al Porta a Porta

Sul giornale Romagna Oggi compare una intervista in cui il candidato Italo Macori ribadisce la sua posizione riferita ad Hera e al Porta a Porta, come già aveva avuto modo di esprimere nella recente videointervista MIZ.

Partito inizialmente da una posizione pregiudizialmente contraria, paventando addirittura costi superiori del 300% e richiedendo (caso unico in Italia) un referendum preventivo, sembra essere ritornato parzialmente sulle sue posizioni dichiarandosi possibilista.

"Il porta a porta mi andrebbe anche bene, se c'è da spendere qualcosa per la tutela dell'ambiente sono disposto ... ma occorre essere sinceri con i cittadini e spiegare loro che questa formula comporta un costo maggiore"

Al contempo, viene criticata pesantemente Hera sostenendo che si tratta di un cancro fuori controllo.

"Una vera e propria metastasi ... erano state promesse sinergie ed economie di scala a favore dei cittadini e delle imprese: oggi vediamo tutti che non è così"

Implicitamente, Macori ammette che Hera non ha svolto un buon lavoro nel migliorare il servizio e diminuire (o almeno calmierare) le tariffe ai cittadini. Allora io mi chiedo, è affidabile Hera quando lei stessa prospetta i costi di un servizio di tipo diverso che potrebbe non sapere svolgere correttamente ?

Secondo uno studio commissionato al Prof.Alfonso Andretta, le proiezioni del costo del Porta a Porta su tutta Cesena, effettuate prendendo a modello il servizio a Forlimpopoli ed estrapolando i costi relativi, porterebbero a un costo da 10,5 Milioni di Euro a quasi 12 milioni di euro, per un incremento vicino al 10% netto. L'occupazione degli addetti allo spazzamento e raccolta passerebbe da 59 unità a 149 unità (se mi ricordo bene), cioè un incremento di un centinaio circa come ordine di grandezza di nuovi assunti per la raccolta domiciliare (che non è poco di questi tempi).

Hera stessa, nota per la sua relativa inefficienza ed attenzione ai margini di profitto, da salvaguardare a tutti i costi per volere degli azionisti, pone un limite del 10% circa di incremento di costo (cioè di tariffe per i cittadini).

Ebbene, se Hera propone una sua visione di aumento dei costi, può essere benissimo che Hera non sia capace di competere per offrire il servizio richiesto (a parità di margine con quello precedente), e non propriamente una effettiva dimostrazione che il servizio costi realmente di più. Nel 2011 il servizio va ad appalto, se dovesse competere in un campo che non gli è proprio si troverebbe in serie difficoltà, pertanto deve scoraggiare le amministrazioni che vogliono adottare il sistema, paventando lo spauracchio dei costi in ogni occasione.

Infatti nelle stime vengono tralasciate importanti voci come:
  • Efficientamento di esercizio (stimato sull'8% del costo totale)
Fai una cosa per qualche anno, diventi più bravo, aggiusti le spese e tagli quelle inutili, ti costa un po di meno l'anno dopo.
  • Utilizzo di lavoratori in fascia protetta
Invece di contabilizzare gli stipendi applicando il contratto FISE, si utilizzano in parte lavoratori in fascia protetta, che godono di contributi agevolati, anche se scontano una minore efficienza.
  • Indotto industriale e di impresa
La creazione di "distretti del riciclo" sul modello di Vedelago, consente di accorciare la filiera del rifiuto, con riduzione dei costi e nuove opportunità per gli imprenditori che desiderano investire in strutture di recupero e di riciclo. (Attualmente i rifiuti del porta a porta multimateriale (plastica e lattine), così come quelli dei cassonetti stradali, vengono portati in parte all'inceneritore di Forli, alle varie discariche, e se va di proprio lusso trasportati fino ad Argenta per il recupero delle varie frazioni multimateriale. Non costa nulla tutto questo?)
  • Diminuzione del rifiuto totale prodotto
La raccolta domiciliare (anche se Hera sostiene il contrario, parlando di migrazione) ha prodotto ovunque una diminuzione netta del rifiuto prodotto quantificabile attorno al 15-20 %, questo significa che anche se il servizio costa di più per ogni chilo smaltito opera su un volume globalmente minore di materiale, con evidenti conseguenze in termini di costi totali del servizio.
  • Spese più efficienti per sostenere le campagne informative
Hera dovrà comunque spendere tanti soldi per grosse campagne informative a sostegno della raccolta differenziata, altrimenti l'obiettivo di raggiungere il 50% di raccolta appare una pura chimera. La stessa spesa per informazione, se orientata alla raccolta domiciliare, è enormemente più efficiente, perchè mentre per il sistema stradale va ripetuta tutti gli anni, per il sistema domiciliare va eseguita praticamente solo in fase di avviamento. Il sistema domiciliare "incoraggia" il cittadino a prendere e mantenere una buona abitudine, quella di separare i rifiuti all'origine, il sistema stradale non ha questa caratteristica, e fa leva solo sul senso civico, che se non adeguatamente "foraggiato" da campagne informative tende a decadere.
  • Minore inquinamento dovuto ai mezzi tecnici pesanti
Mezzi più piccoli (che spostano masse molto minori) sono intrinsecamente meno inquinanti e consumano meno combustibile di mezzi tecnici automatizzati enormi e pesanti, anche se come quantità numerica dovranno essere maggiori. Inoltre possono essere in teoria utilizzati mezzi elettrici, cosa difficile per i grandi compattatori, a causa del peso eccessivo.
  • Dimezzamento delle spese per lo smaltimento in discarica e per l'incenerimento
Oggi portare in discarica costa relativamente poco (circa 90€/tonn) mentre incenerire costa decisamente di più (circa 160€/tonn). I prezzi di oggi sono destinati a salire drammaticamente in futuro, date le sempre più stringenti norme a tutela dell'inquinamento di acqua, aria, suolo. Basti pensare che oltre un terzo dei costi totali di un inceneritore è dovuto al solo sistema di trattamento fumi! Con i prezzi di smaltimento di oggi la raccolta domiciliare va circa alla patta, ma domani non sarà più così, lo smaltimento in discarica e l'incenerimento costeranno sempre di più, anche perchè i rifiuti dovranno essere portati sempre più lontano. Sta qui il vero vantaggio della raccolta domiciliare, dimezza il materiale non recuperato quindi dimezza i costi di smaltimento, che crescono più velocemente dei costi in stipendi!
  • Sanzioni del 20% in bolletta se non si raggiungono i vincoli di RD
Il 2012 è dietro l'angolo, per quella data dovremo raggiungere il 65% di raccolta differenziata, pena una penale del 20% in tariffa ai comuni che non la ottengono. Il sistema tradizionale non permette di superare il 50% se non con costi esplosivi di trattamento e separazione.
  • Possibilità di tariffa puntuale
Oggi la TIA (ex Tarsu) si paga sui metri quadrati calpestabili e sui componenti familiari, cioè indipendentemente se una famiglia produce poco o molto rifiuto. Con il sistema porta a porta la tariffa può essere commisurata al rifiuto prodotto, conteggiando gli svuotamenti. Cosa assai difficile se non impossibile con il sistema tradizionale a cassonetto stradale.

Da notare che non è stato nemmeno citato il ricavo per il materiale recuperato rivenduto!

In conclusione, se l'incremento di Hera è solo del 10%, senza nemmeno considerare tutti i vantaggi potenziali di cui sopra, significa non solo che a regime costerebbe di meno, ma che il cittadino ci guadagnerebbe alla stragrande.

Ce lo vogliamo mettere finalmente in zucca ?
Il Porta a Porta conviene davvero, ma non ad Hera!

martedì 25 marzo 2008

Il trasporto delle merci, cerchiamo di capirci qualcosa

Un camion tir per muoversi costa, ad un’azienda italiana, in media 1 euro e 30 centesimi al km. Il dato (Fonte: Trasportale) è riferito ad un veicolo di 5 assi con rimorchio con una vita media di 6 anni e una percorrenza media di circa 100 mila km/anno su territorio nazionale. In questo € 1,30 si comprende un po’ tutto, il costo di ammortamento del trattore e del semirimorchio, il costo dell’autista (oltre 45.000 euro l’anno), il costo dei pneumatici (quasi 10.000 euro), i costi di assicurazione base (RCA e Incendio e furto che variano moltissimo da città a città e che crescono man mano che si scende da nord a sud), i costi di manutenzione di un autoarticolato che tra ricambi, manodopera e lubrificanti pesa su un’azienda per oltre 8.000 euro, il costo della tassa di possesso, i pedaggi autostradali (stimati in circa 10.000 euro l’anno) e infine il costo del carburante, la voce che più oscilla all’insù ovviamente con i quasi 30.000 euro l’anno.

Vale la pena di fare girare tutti questi camion, con i rincari di carburante in atto, per trasportare la merce che compriamo nei negozi ? Facciamo due calcoli:

Un camion tir moderno di taglia media trasporta all'incirca 10 tonnellate.

Consideriamo un consumo medio di 3Km/litro di gasolio, sono 10 tonnellate trasportate per 3Km impiegando un litro, equivalenti a 30 tonn/km per litro.

Mettiamo pure che il gasolio per autotrazione costi, esageriamo, 1,5€/L. Trasportare 30 tonn per un km costa quindi circa 1,5€, usando esattamente un litro di carburante.

Una tonnellata trasportata (1000Kg) costerà pertanto circa 1,5/30 = 50 cent al Km.

Prendiamo allora una bottiglia di ketchup, e trasportiamola da Parigi a Roma (Circa 1500Km), supponiamo che il barattolo pesi circa 100gr circa. In una tonnellata di carico ci stanno circa 10.000 barattoli di ketchup, che a 0,05€/km, per 1500Km, fa grossomodo 0.0,5*1500/10000 = 0.0075 € al barattolo.

Massì, arrotondiamo ancora per eccesso, rimaniamo comunque su 1 cent al barattolo per portarlo da Parigi a Roma.

Adesso capite perché consumiamo combustibili a ritmo così forsennato e sembra non importi niente a nessuno ? Quel cent in più, vi ha permesso di avere un barattolo di ketchup magari sfornato da una industria cecoslovacca, la quale produce lo stesso barattolo alla metà del prezzo che un produttore nostrano si potrebbe permettere. Ciò genera un business pazzesco, con conseguente invasione nelle nostre tavole di merci provenienti dagli angoli più disparati della galassia conosciuta!

Se questi sono i fatti, l'idea di chi dice che per scongiurare il disastro dell'esaurimento delle risorse occorre rifornirsi esclusivamente con prodotti locali che nascono e crescono dalle nostre parti, rimane semplicemente risibile, per appena qualche centesimo in più posso farle arrivare da tutto il mondo! Con buona pace di chi crede nel carattere etico dei GAS.

Supponi infatti che per ottenere lo stesso bene tu debba prendere la tua auto e fare 10 Km per andare alla fattoria in periferia a rifornirti, consumeresti un mezzo litro di carburante, che diviso sui prodotti che hai portato a casa potrebbe risultare non qualche frazione di centesimo ma decine di centesimi. La tua efficienza di trasporto può essere fino a 100 volte inferiore, se viaggi solo per pochi prodotti e non per intere tonnellate di merce, pertanto avresti fatto meglio ad andare a piedi o in bici al mega-ipermercato sotto casa e comprare la stessa cosa, avendo consumato molto ma molto meno carburante, e magari era comunque un prodotto bio.

L'energia è troppo conveniente, così tanto conveniente che l'impatto ambientale di prendere un barattolo di ketchup (o di yogurt fa lo stesso) e fargli fare il giro del pianeta per arrivare fino a casa tua non vale la spesa del km in più che potresti percorrere per andare a comprarlo dove sai che è più buono, a pochi km di distanza.

Considera poi che per parecchi generi alimentari che necessitano di cottura, l'energia che serve per cucinarli è di un ordine di grandezza superiore a quella richiesta per portarteli dal produttore fino al supermercato sotto casa.

Pertanto, in un futuro dove il prezzo dell'energia per la mobilità individuale diventerà insostenibile, piuttosto che rinunciare ad avere un frutto fuori stagione, l'impatto si ridurrebbe assai di più semplicemente andando a vivere vicino ad un ipermercato.

Supponiamo che il costo del barile quadruplichi, certamente ogni merce di scarso peso unitario aumenterebbe di qualche centesimo di euro. Davvero un aumento spaventoso...

Sembra un paradosso, ma davvero l'energia straconveniente (che abbiamo anche tuttora con i famigerati 100$ al barile) porta a questi nefasti e paradossali effetti, tutti piangono ma nulla cambia, e si finisce per consumare sempre di più per ribadire il nostro effimero benessere.

Ma c'è il rovescio della medaglia, qualcosa che non abbiamo considerato, tutto cambia se introduciamo nel computo tutta una serie di costi occulti.

Quel barattolo di ketchup, contiene molta meno energia di quella che è stata necessaria per realizzarlo, abbiamo una economia (soprattutto quella agricola) completamente schiava del petrolio, se è vero che il trasporto dello stesso non avrà grosse incidenze sul costo, lo stesso non si può dire della coltivazione di pomodoro che necessita di fertilizzanti chimici e di trattamenti intensivi, gran parte dei quali derivati dal petrolio, così come anche la bottiglia di plastica per contenerlo, gli imballaggi, etc.etc., tutte cose in carbonio che tra l'altro incrementano l'effetto serra se bruciate.

Se continuiamo così, finiremo arrostiti per eccesso di gas serra ed il clima potrebbe diventare devastante ed incompatibile con la vita, i ghiacciai sciogliersi ed avere una crisi mondiale idrica. L'arrivo del picco del petrolio non cambierà il nostro stile di vita occidentale, ma creerà certamente più divario fra chi potrà continuare a permetterselo e chi no... avete presente la sensazione di impoverimento del ceto medio ? Ed avete presente quanti SUV circolano ancora in giro pur con i rincari di carburante ? Chi è ricco lo diventa di più, per pararsi il culo dalla crisi, chi è povero lo diventa sempre di più, perché rinuncerà al superfluo sempre più a malincuore.

In conclusione, fate pure i vostri calcoli, non comprate localmente perché costa meno o inquina meno ma solo ed esclusivamente per motivi etici, poi però andate al negozio a piedi o in bicicletta, mi raccomando! Se devastare l'ambiente alla fin fine costa poco, ciò non è di per se un buon motivo per farlo. E rifiutate con sdegno chi vi vende più imballaggi di prodotto, mi raccomando!

martedì 7 agosto 2007

Primi dati sui costi della PaP a Forlimpopoli

Dopo tanto attendere e parecchie indiscrezioni contraddittorie escono finalmente, pubblicate sui principali quotidiani locali, le prime indiscrezioni sui costi sostenuti per avviare il nuovo servizio di raccolta domiciliare porta a porta a Forlimpopoli. L'articolo recita, in maniera piuttosto neutrale senza prendere davvero posizione, come i costi NON siano esplosi rispetto al metodo precedente, eufemismo per indicare qualcosa del tipo -- "Ci aspettavamo un disastro ed invece siamo meravigliati che non è stato così.". L'aumento stimato del 12%, tra l'altro comprensivo delle spese di start-up, non è di per se un indice assoluto, non è chiaro ad esempio come sono stati spalmati nei vari anni i costi fissi di ammortamento, non si capisce bene dal dato aggregato quanto di tale costo sia imputabile agli operatori ecologici, quanto ai nuovi mezzi di cui hera si è dovuto dotare, nonché quanto sia imputabile alla raccolta della parte differenziata in rapporto al risparmio relativo al minor costo di smaltimento in discarica. Insomma, le premesse c'erano tutte per fare emergere (a seconda delle convenienze) qualsiasi dato statistico, invece il risultato complessivo non solo non è deludente, ma è addirittura al di là delle nostre seppur rosee aspettative. Gli ammortamenti per i nuovi impianti si estingueranno nel tempo, l'efficienza è destinata ad aumentare, le spese di sostegno alle campagne di formazione della popolazione non potranno che essere ridimensionate negli anni a venire, il 12% in più comprensivo di queste ultime voci significa a nostro parere che il costo del porta a porta e del sistema tradizionale sostanzialmente si equivalgono. Tralascio le ovvie considerazioni sulle presunte motivazioni addotte nell'articolo per giustificare il fatto di come il rifiuto procapite sia diminuito in quantità. Il conferimento improprio verso i comuni limitrofi, ammesso che esista, siamo pronti ad evidenziare come sia di natura irrilevante rispetto alle quantità in gioco (altrimenti non si spiegherebbe come mai nei comuni limitrofi non c'è stato un pari incremento di rifiuti come quantità). Lasciamo a questo punto ogni considerazione ulteriore ad un ambito prettamente politico. Da mesi e mesi suona il ritornello -- "aspettiamo i dati di Forlimpopoli e poi si vedrà", i dati stanno arrivando, anzi sono già presumibilmente sul tavolo degli amministratori.." -- e allora ? Iniziamo anche a Cesena finalmente la pianificazione di questa benedetta sperimentazione oppure no ?

mercoledì 25 luglio 2007

Cesena: sei quartieri chiedono la raccolta domiciliare

E' con grande gioia che diamo notizia di nuove adesioni da parte dei quartieri di Cesena all'importante petizione a favore del "porta a porta" nella nostra città: sono saliti a sei i quartieri che hanno aderito, le nuove adesioni sono quelle di VALLESAVIO e DISMANO. In questa sede vogliamo sentitamente ringraziare la sensibilità dei presidenti, dei loro consiglieri e l'impegno dimostrato nell'organizzazione delle assemble pubbliche per informare correttamente sul difficile problema della gestione dei rifiuti, dimostrando trasparenza nella relazione con i cittadini, lungimiranza e responsabilità verso la tutela dell'ambiente e della salute. Spesso si utilizza la presunta difficoltà dei cittadini ad accettare nuove abitudini di vita nel passare a un nuovo sistema di differenziazione dei rifiuti (da cassonetto a contenitori domiciliari), vorrei far presente che questo timore, a volte un pò strumentale, è ampiamente smentito ad esempio dalla realtà forlimpopolese. Quest'ultima a fine giugno ha raggiunto, con la raccolta domiciliare, un ottimo 75% ed è dall'inizio della sua sperimentazione (ottobre 2006) in constante crescita. E' sicuramente utile e doveroso tener presente tutte le possibili difficoltà che potrebbero crearsi anche nel nostro territorio, così come é necessario non lasciarsi sopraffare da timori e diffidenze senza aver prima provato. Esempi così eccellenti, non solo a Forlimpopoli, ma in tutto il Nord d'Italia, ne sono la prova. Non fasciamoci quindi la testa prima di essercela rotta. La tutela dell'ambiente e della nostra salute non hanno prezzo per il nostro futuro. La lungimiranza ci deve guidare, non le presunte difficoltà del momento, per questo la questione logistica (già sperimentata) e quella economica devono essere valutate come parte del progetto, ma non lo devono determinare. Quando intorno al 1800 venivano costruite le prime ferrovie, non penso che la mera quantificazione economica dei costi sia stata la sola variabile determinante per la scelta, conta anche se l'investimento produttivo é utile per il futuro. In Val Pusteria, da dove sono appena tornata per le ferie, ad esempio, è inconcepibile il nostro sistema di raccolta dei rifiuti a cassonetto stradale. E' diventata prassi ed abitudine la domiciliare o i punti di raccolta a giorni fissati. Differenziano il vetro bianco da quello scuro e nei rarissimi contenitori che si trovano in giro o per i rifugi in alta e bassa quota c'è l'invito a riportare a casa i proprio rifiuti. Saranno a volte un pò troppo rigidi questi mezzi italiani e mezzi tedeschi, alias crucchi, ma sono molto più civili e intelligenti di noi, abbiamo molto da imparare.

martedì 3 luglio 2007

Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire

Normalmente non scriviamo sul blog articoli dopo avere visitato un consiglio di quartiere, questa volta tuttavia facciamo una eccezione, allo scopo di sfatare speriamo definitivamente un mito che sembra ottenebrare la mente di chi, democraticamente, si oppone alla raccolta differenziata spinta senza ascoltare ragioni di sorta. Siamo stati ieri ospiti al consiglio del quartiere Cervese Nord di Cesena. Cordialmente ci hanno lasciato ampio spazio per illustrare le motivazioni del MIZ riguardo alla necessità di aderire alla nostra petizione ed avviare una sperimentazione sul territorio della raccolta differenziata. Tipicamente iniziamo il dibattito illustrando gli innumerevoli vantaggi ambientali, l'allungamento del ciclo di vita delle discariche, la minor necessità di ricorrere all'incenerimento, i vantaggi occupazionali, i vantaggi in termini di crescita della coscienza civica delle persone, i vantaggi energetici, i vantaggi di comodità e praticità per il cittadino, nonchè i vantaggi sui costi che il cittadino ne potrebbe trarre adottando un percorso che lo porta verso una tariffa "puntuale". Invariabilmente, così come in verità in tanti altri quartieri abbiamo riscontrato, dopo averci diligentemente ascoltati, la risposta è sempre quella:
"Lodevole iniziativa, ma costa troppo per il cittadino che non vorrà sostenerla perchè non possiamo chiedergli ulteriori sacrifici e fargli spendere di più di quanto già sta facendo ora".

Ovviamente presentiamo i tanti studi di cui siamo in possesso, i quali evidenziano come il trend attuale sia quello di avere, nel profilo dei costi, una sempre maggiore quota di contributo data dalle tasse di conferimento in discarica, pertanto una differenziazione spinta, al di la di quanto percepito vendendo il materiale raccolto, è conveniente anche e soprattutto per il cittadino dato che solo una minima parte sul totale verrà smaltita in discarica con i costi relativi. La convenienza parte quasi da subito, appena ammortizzato l'investimento iniziale, non parliamo poi della possibilità di premiare i cittadini virtuosi adottando una politica di tariffazione puntuale. Niente da fare, appena gli amministratori riprendono la parola ribadiscono, dimostrando di non avere nemmeno ascoltato quanto appena affermato, che secondo loro:
"I costi sono insostenibili, abbiamo incontrato hera che ci ha spiegato bla bla bla"

Davvero credo che non ci sia peggior sordo di chi non vuole sentire, pensavate cari amministratori che hera vi dicesse altrimenti ? Fermarsi a ragionare sui dati anzichè sotto la spinta dei proclami è realmente cosa così aliena per chi è tenuto ad offrire un servizio per il cittadino ed adoperarsi per la cosa pubblica ? Se mai ci fosse bisogno di ulteriori conferme, leggete attentamente il grafico in cima al post, il quale mostra la correlazione (dati Piemonte 2004) fra le spese di conferimento in discarica e la tariffa applicata al cittadino. La relazione frutto di una estrapolatzione lineare evidenzia che, più aumenta la percentuale di raccolta differenziata, più il punto di pareggio (stessi costi per i cassonetti stradali e per la PaP) si sposta verso costi di smaltimento in discarica più bassi. Pertanto, con una raccolta domiciliare spinta, le tariffe diventano convenienti (al netto della tariffa puntuale) quando i costi di conferimento in discarica raggiungono i 100€/Kg. Ciò che si offre è una seria ipoteca sul futuro dell'andamento dei costi, i quali saranno inferiori rispetto al non agire, qualora i costi in discarica saranno destinati ad aumentare. E lo faranno, anzi lo stanno già facendo! A lucca ad esempio, il costo medio è maggiore di 130€, in Emilia Romagna (slide 12) il costo medio è di 112€. Credo non esistano più molti dubbi nell'affermare che quello dei costi non è davvero più un problema, e che l'adozione di un sistema di raccolta domiciliare possa portare un beneficio reale al cittadino anche su questo versante.

sabato 10 marzo 2007

Porta a Porta a Forlì

Il 16 febbraio scorso si è tenuta a forlì una assemblea pubblica con il titolo Importiamo a Forlì l'esperienza di forlimpopoli. La circoscrizione 4 di forlì ha chiesto infatti di estendere la sperimentazione che si sta svolgendo attualmente a Forlimpopoli. In quella serata sono state presentate da Stefano Raggi (assessore all'ambiente di forlimpopoli) e Natale Belosi delle interessantissime slide che mostrano, oltre al modello organizzativo adottato da hera, anche i primi dati consultivi sulla sperimentazione. Per ora nessun dato certo sui costi, ma i risultati salienti sono questi:

  • Tasso di raccolta differenziata passato dal 27% al 70%
  • Produzione netta procapite da 640kg/anno a 550kg/anno

Le slide sono state pubblicate dal sito blog di alessandro ronchi e le potete scaricare quì:

Natale Belosi - Costi e risultati del porta a porta
Hera - Campagna informativa porta a porta

La sperimentazione a forlimpopoli si protrarrà fino a fine 2007, pertanto i dati sui costi saranno davvero significativi solo a fine anno, ci aspettiamo comunque alcuni dati preliminari sui costi già prima dell'estate.