lunedì 6 luglio 2009

La valle d'Aosta dice NO al termovalorizzatore... quindi avanti con il CDR

Secondo quanto recita questo dispaccio ANSA, la Regione autonoma Valle d’Aosta cambia strategia in materia di gestione dei rifiuti. Abbandonata l’ipotesi di costruzione di un termovalorizzatore, si punta sulla valorizzazione energetica dell’immondizia (non sto scherzando).

L’idea è di realizzare un impianto di "pretrattamento" dei rifiuti che sperimenti tecnologie innovative in grado di produrre Cdr (combustibile da rifiuti) di qualità, utilizzabile per generare energia a basso impatto ambientale e per alimentare impianti di teleriscaldamento o di cogenerazione.

L’assessore regionale al Territorio e Ambiente, Manuela Zublena, ha spiegato:

La decisione sullo sfruttamento del Cdr scaturisce da studi e valutazioni approfondite, avviati già dalla precedente Giunta, che ci hanno portato a formalizzare la scelta che privilegia la via della sperimentazione di tecnologie più innovative per il trattamento dei rifiuti.


E' evidente che quì si gioca sul significato delle parole, sostenendo addirittura che occorre superare il termovalorizzatore (parola che a taluni evoca incubi notturni) e passare a sistemi più sofisticati, come il CDR appunto, cioè in realtà un super termovalorizzatore (senza nommeno la seccatura di chiamarlo tale).

Produrre CDR è la maniera peggiore di bruciare i rifiuti, poiché attua una “preselezione” al contrario rispetto alla logica, cioè privilegia la concentrazione delle parti maggiormente riciclabili (carta, cartone, imballaggi plastici) per aumentare il potere calorifico, con danno ambientale equivalente se non superiore, dato che una stessa quantità di materiale smaltito produce un livello di emissioni almeno triplo, richiedendo molto più ossigeno per essere combusto.

Il CDR inoltre può potenzialmente essere usato come combustibile per cementifici ed altri impianti in sostituzione del carbone, dispositivi spesso vetusti il cui trattamento fumi è decisamente meno sofisticato di quello di un moderno termoutilizzatore. Pertanto il risultato finale è ambientalisti gabbati e amministrazioni contente.

Fonte: Ecoblog.it

venerdì 3 luglio 2009

Nuovo piano rifiuti nel giro di sei mesi a Cesena

Se fossi al posto del sindaco Paolo Lucchi, mi tremerebbero letteralmente i polsi. Come ha egregiamente espresso nel discorso di investitura del suo mandato, le prospettive economiche e sociali di Cesena (e non solo) non sono affatto rosee, si naviga a vista in una sorta di "limbo" nell'attesa che la crisi sia passata e che l'economia ritorni a tirare. Nel frattempo non solo regna incertezza e sfiducia (condizione solo psicologica come sostiene Berlusconi), ma si hanno anche segni evidenti di un tessuto sociale e imprenditoriale "sotto stress", in cui il rischio di licenziamenti è alto e si tira avanti principalmente utilizzando le ferie residue dei lavoratori.

Comprendo quindi appieno le preoccupazioni di Lucchi, il quale ha dichiarato pubblicamente il timore che "per la prima volta potremmo avere una generazione di figli con aspettative di sviluppo peggiori rispetto a quelle dei nostri padri". Il tutto si traduce nel motto tanto caro al PD che parla continuamente di "garantire la coesione sociale" e "sostenere famiglie e imprese in difficoltà economica".

E' evidente quindi come in un periodo di vacche magre occorra avere un occhio preferenziale nell'evitare di aumentare ulteriormente le tariffe ai cittadini, occupandosi al contempo anche dell'ambiente, che rappresenta un bene economico primario, (forse l'unico reale e durevole che abbiamo aggiungo io), e va ovviamente tutelato e valorizzato.

Il tema dei rifiuti, che il MIZ porta avanti da tempo, deve andare in questa direzione, è indispensabile diminuirne la produzione, al duplice scopo di tutelare l'ambiente e di risparmiare risorse, quindi anche soldi dei cittadini, che con poco sacrificio possono abituarsi benissimo ad un benessere fatto anche di sobrietà dei consumi e utilizzo razionale dei beni.

E' per questo motivo che giudico inaccettabile e incomprensibile l'accento un po demagogico che Lucchi intende dare nel trattare il problema dei rifiuti. Da una parte si rassicurano i cittadini su tariffe invariate (come se nel passato non fossero cresciute invece a dismisura, con incrementi di oltre il 3% all'anno), dall'altra propone innovativi sistemi misti di gestione che dovrebbero a parer suo risolvere il problema brillantemente ed a costi contenuti.

Bene allora, cosa è realmente un sistema misto ? Non è altro che il tanto decantato cassonetto di prossimità, il quale ovunque è stato impiegato ha ottenuto un incremento percentuale di RD modesto, un innalzamento dei costi, e soprattutto un aumento del quantitativo totale di rifiuto prodotto. L'articolo di giornale in calce al post ne fa della qual cosa addirittura elogio, glorificando la superiore quantità di materiale differenziato raccolto, come se fosse un valore in se, senza specificare se quello indifferenziato si è ridotto di conseguenza.

Dato che non amo argomentare senza portare dei dati concreti, vorrei evidenziare come il sistema di prossimità (ovvero il porta a porta misto), rappresenti in realtà un costo superiore rispetto al porta a porta convenzionale, che pertanto andrebbe privilegiato proprio per fare risparmiare costi ai cittadini.

Faccio riferimento allo studio di Natale Belosi, papabile futuro assessore all'ambiente di Forlì, il quale ha commissionato uno studio completo su oltre 1800 comuni italiani del Nord Italia, mettendo a confronto i costi delle varie soluzioni. Ecco qui di seguito un grafico riassuntivo dei suoi risultati:

Sorpresa!! Il sistema misto è quello che costa più di tutti!

Il motivo è semplice, in un sistema misto i cassonetti rimangono in strada, aumentano di numero e diventano più piccoli, pertanto i costi di Hera aumentano, dato che hanno più svuotamenti da fare nel territorio e raccolgono più materiale da trattare, quindi fanno più viaggi di trasporto. Tra l'altro senza incrementare sensibilmente l'occupazione. Nei sistemi porta a porta integrali invece, i cassonetti stradali spariscono (minori costi), i ritiri avvengono a giorni prestabiliti della settimana, si ottimizzano i trasferimenti, si impiega più personale, ma si ritira anche complessivamente meno materiale (fino al 20% in meno), pertanto i costi di smaltimento compensano la maggiore manodopera ed i costi tendono complessivamente a ridursi.

Nel grafico, s/u sta per secco/umido, si mettono a confronto vari sistemi in cui c'è o non c'è la raccolta secco/umido (bidoni marroni), con o senza porta a porta (bidoncini nelle abitazioni). Tutti i documenti tecnici che spiegano in dettaglio i dati elaborati da Natale Belosi, aggiornati al 2007, li trovate QUI nel sito dell'Ecoistituto di Faenza, dove Natale lavora.

Il MIZ pertanto rivolge un appello a Paolo Lucchi e alla sua giunta, di non mescolare la propaganda di Hera con la reale tutela ambientale, brandendo l'arma retorica del "volere garantire invarianza di tariffe ai cittadini", poiché se non si adotta il porta a porta in tempi brevi (in sinergia con Forlì, Bertinoro, Forlimpopoli, Meldola) si rischia di peggiorare la situazione, con l'effetto pratico di assecondare i desideri di Hera di movimentare più materiale, quindi indurre maggiori profitti di impresa, che andrebbero anche bene ma che siamo tutti noi cittadini in ultima analisi a pagare con le nostre tariffe.

Nota: Il 57% dichiarato da Hera per CaOssi e Cesuola è solo uno specchietto per le allodole, per capirlo basta conoscere cosa è successo a Longiano.

mercoledì 1 luglio 2009

Inquinamento al torrente Borello

Inoltro un comunicato stampa dell'amico Ivano Togni del WWF di Cesena, in cui si denuncia un ennesimo grave fatto di inquinamento occorso al torrente Borello, all'altezza di valle di Ranchio. Sembra che da parecchi giorni si stia ricoprendo periodicamente di una non meglio identificata schiuma con conseguente moria di pesci, indice di uno sversamento improprio nelle acque da parte di qualche azienda del luogo, a quanto sembra già identificata e prontamente denunciata.

Facendo seguito a varie segnalazioni pervenute alla scrivente Associazione e ai nostri sucessivi sopralluoghi si intendono denunciare pubblicamente vari episodi d'inquinamento chimico delle acque superficiali del Torrente Borello, che da diverse settimane, ed anche ieri, si sono ripetuti a valle dell'abitato di Ranchio (Sarsina).

Tali episodi sarebbero probabilmente causati dagli scarichi di un azienda operante nella stessa località. Dai prelievi ufficiali delle acque di scarico effettuati presso l'azienda in questione dai tecnici incaricati ai controlli sarebbero emersi risultati delle analisi che comproverebbero reati relativamente a più parametri nel superamento dei limiti di legge consentiti.

Avendo interpellato l'ARPA in merito, abbiamo saputo che già da qualche settimana é stata inviata al Comune di Sarsina (che ha rilasciato l'autorizzazione allo scarico) una proposta di diffida nei confronti dell'azienda, perchè gli venga intimato di sanare immediatamente la situazione, ma non si sa con quale esito, dato che anche ieri si sarebbe nuovamente verificato un ennesimo inquinamento del genere nello stesso tratto del Torrente Borello.

Gli effetti di questi scarichi, quando si verificano, appaiono facilmente visibili a valle fino all'abitato di Linaro, con il sollevamento di enormi quantitativi di schiuma bianca che ricopre gran parte del letto del torrente e con una diffusa moria di pesci. In seguito alle recenti piogge ovviamente il tutto finisce per riversarsi velocemente nel Savio e quindi in mare consegnando così in tempo reale agli affezionati bagnanti della riviera "un bel regalo dalle nostre vallate".

A questo punto ci si chiede allora cosa stia aspettando la suddetta amministrazione comunale di Sarsina a porre fine a tali reati? Ci auguriamo non voglia correre il rischio di assumersi la responsabilità di atteggiamenti omissivi al riguardo? Chiediamo infine a tutti i coloro (pescatori e abitanti della valle) che dovessere riscontrare nuovamente fatti del genere, di denunciarli immediatamente alle autorità competenti (Carabinieri e Forestale) fornendo informazioni anche al WWF di Cesena (cesena@wwf.it tel:0547645105) affinché ci si possa attivare immediatamente per l'accertamento dei fatti e per evitare che tali episodi accadano nuovamente.

WWF Cesena
il Presidente, Ivano Togni

Se non mi ricordo male, qualcuno di importante in questa nuova giunta ha affermato che l'ambiente deve essere il timone di tutte le scelte, spero vivamente che si dia contenuto a tali propositi e si faccia pienamente luce su questa vicenda.

N.B: Il nome dell'azienda coinvolta è stato ovviamente omesso per garantire il rispetto processuale delle parti in causa