Stretta finale per la questione Intifada
Ho seguito con estremo interesse ieri sera la riunione consiliare svoltasi a Cesena per discutere dell'ordinanza di chiusura anticipata del circolo Intifada.. Mi ha lasciato un certo amaro in bocca il constatare come i meccanismi della norma, come nel caso in oggetto, scavalchino completamente quelle che sono le prerogative della politica, "gestire e mediare i conflitti".
Trincerarsi dietro alle norme che impongono ATTI DOVUTI è fin troppo facile, per scansare le responsabilità politiche si presuppone che le norme vadano seguite pedissequamente e che la politica si faccia da parte, ciò non è giusto ma, "dura lex sed lex!"
Riguardo ad Intifada, richiamare un voto del consiglio su qualcosa che NON può essere cambiato, perchè solo il dirigente che emette l'ordinanza può revocarla, appare in questo momento perfettamente inutile. DiPlacido ha invocato l'unica via di uscita percorribile, accelerare un prossimo rilevamento dell'ARPA affinchè la norma possa essere soddisfatta, ma sappiamo benissimo quanto lenta può essere la burocrazia in questi casi.
Cosa rimane per l'intifada ? Il trasferimento in altra sede ? Ciò che davvero dovrebbe ispirare una seria battaglia politica è la reintroduzione di un qualche principio di discrezionalità nei confronti delle norme in tema di disturbo della quiete pubblixa, che partendo da considerazioni politiche possa agire in deroga, specialmente quando da ambo le parti ci sono ampie disponibilità al dialogo e motivazioni forti tese ad appianare le conflittualità.
A mio parere, il superamento in termini ASSOLUTI di un limite di rumorosità rappresenta un fatto grave, ma che la norma prescriva una CHIUSURA dell'attività solo per un superamento DIFFERENZIALE mi sembra una gravissima ingiustizia, spero che questa norma venga cambiata per evitare in futulo situazioni paradossali simili. Altrimenti dovremmo chiudere ferrovie, strade, aeroporti, ovunque si faccia baccano rispetto alla normale situazione di quiete.
Come ci si può muovere politicamente in questo senso ? Dare alla politica e all'arte di mediare l'ultima parola rispetto ad una ordinanza dettata da una norma cieca e implacabile ? Resta una dormanda aperta.
Trincerarsi dietro alle norme che impongono ATTI DOVUTI è fin troppo facile, per scansare le responsabilità politiche si presuppone che le norme vadano seguite pedissequamente e che la politica si faccia da parte, ciò non è giusto ma, "dura lex sed lex!"
Riguardo ad Intifada, richiamare un voto del consiglio su qualcosa che NON può essere cambiato, perchè solo il dirigente che emette l'ordinanza può revocarla, appare in questo momento perfettamente inutile. DiPlacido ha invocato l'unica via di uscita percorribile, accelerare un prossimo rilevamento dell'ARPA affinchè la norma possa essere soddisfatta, ma sappiamo benissimo quanto lenta può essere la burocrazia in questi casi.
Cosa rimane per l'intifada ? Il trasferimento in altra sede ? Ciò che davvero dovrebbe ispirare una seria battaglia politica è la reintroduzione di un qualche principio di discrezionalità nei confronti delle norme in tema di disturbo della quiete pubblixa, che partendo da considerazioni politiche possa agire in deroga, specialmente quando da ambo le parti ci sono ampie disponibilità al dialogo e motivazioni forti tese ad appianare le conflittualità.
A mio parere, il superamento in termini ASSOLUTI di un limite di rumorosità rappresenta un fatto grave, ma che la norma prescriva una CHIUSURA dell'attività solo per un superamento DIFFERENZIALE mi sembra una gravissima ingiustizia, spero che questa norma venga cambiata per evitare in futulo situazioni paradossali simili. Altrimenti dovremmo chiudere ferrovie, strade, aeroporti, ovunque si faccia baccano rispetto alla normale situazione di quiete.
Come ci si può muovere politicamente in questo senso ? Dare alla politica e all'arte di mediare l'ultima parola rispetto ad una ordinanza dettata da una norma cieca e implacabile ? Resta una dormanda aperta.
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