Meglio ridurre il rifiuto oppure aumentare la RD ?
In questo interessantissimo e ben documentato articolo di Terenzio Longobardi Ridurre o differenziare i rifiuti, si analizza l'effetto relativo comparato che si avrebbe adottando politiche di riduzione alla fonte degli imballaggi piuttosto che politiche di incremento della raccolta differenziata. La tesi in breve parte dalla constatazione che abbiamo raggiunto una sorta di PICCO dell'imballaggio, vuoi grazie alla recessione economica, vuoi per il fatto che imballare le merci più di così è oramai impossibile, pertanto se ne deduce che (alla luce della situazione consultiva attuale fornita dagli enti di monitoraggio) la via di incrementare il riciclo appare più promettente che il ridurre il solo imballaggio alla fonte, a parità di effetto voluto. Ciò indicherebbe un diverso ordine di priorità, che vedeva classicamente la riduzione alla fonte come preferibile.
Mi sento in parziale disaccordo con le conclusioni dell'articolo, secondo il quale una politica di riciclaggio (almeno degli imballaggi) è preferibile rispetto ad una politica di riduzione alla fonte.
Facendo riferimento ai dati APAT limitati alla regione Emilia Romagna, si scopre ad esempio che malgrado un aumento negli ultimi 10 anni della RD dal 10% al 40%, la produzione dei rifiuti è comunque aumentata da 2,2 milioni di tonnellate a 3 milioni di tonnellate in totale, lasciando la quota smaltita in discarica pressochè inalterata negli ultimi 5 anni. Ciò è dovuto a molteplici fattori, primo fra tutti il fatto che la RD spesso è gonfiata grazie agli assimilati, oltre al fatto che non tutta la RD viene effettivamente riciclata (i sovvalli tornano in discarica o vengono inceneriti).
Pertanto oggi in Emilia Romagna, regione virtuosa, si raccoglie il 40% di RD ma in discarica arriva pressochè uguale a prima, poiché l'aumento annuale di produzione "mangia" più o meno esattamente l'incremento di efficienza avuto nella RD.
Ora, sappiamo che passare dal 10% al 30% di RD è senz'altro più facile e meno costoso che passare dal 40% al 60%, prevedo pertanto che oltre a un PICCO della produzione dei rifiuti ci sarà un PICCO nella percentuale media di raccolta differenziata.
Ergo, se non riduciamo i rifiuti alla fonte non riusciremo a ridurre in futuro ciò che realmente importa, cioè lo spreco energetico dovuto alle discariche ed agli inceneritori. In altre parole, ammesso e non concesso che oggi, in termini di spesa e risultato atteso, risulti più efficiente lavorare sulla RD, da domani ciò potrebbe non esserlo più. Sicuramente non lo sarà mai perseguendo politiche industriali rigide come quelle che propone oggi Hera, le quali difficilmente senza ricorrere alla raccolta domiciliare riusciranno a superare il 50% di raccolta differenziata, non importa quanto investimento in denaro si possa fare su di essa.
La priorità deve essere pertanto RIDUZIONE FIRST! Accompagnata da politiche di raccolta domiciliare a bassa intensità di capitale ed alta intensità di manodopera, come il porta a porta appunto.
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