Finalmente chiarezza sulle ecoballe campane
La sentenza emessa il 22 dicembre a proposito della causa C‑283/07 e resa nota qualche giorno fa, chiarisce appunto che l’Italia non deve adeguare i rifiuti e il ferro a materie prime e che nel caso dei primi questi non sono da bruciare nei termovalorizzarori come fossero metano o carbone.
Insomma i rifiuti sono e restano tali e non vale “trasformarli” per legge in qualcosa che non sono, solo per destinarli ad un termovalorizzatore e la Corte ribadisce che:
Ebbene, il CDR‑Q, anche se corrisponde alle norme tecniche UNI 9903‑1, non possiede le stesse proprietà e caratteristiche dei combustibili primari. Come ammette la stessa Repubblica italiana, esso può sostituire solo in parte il carbone e il coke di petrolio. Peraltro, le misure di controllo e di precauzione relative al trasporto e alla ricezione del CDR‑Q negli impianti di combustione, nonché le modalità della sua combustione previste dal decreto ministeriale 2 maggio 2006, dimostrano che il CDR‑Q e la sua combustione presentano rischi e pericoli specifici per la salute umana e l’ambiente, che costituiscono una delle caratteristiche dei residui di consumo e non dei combustibili fossili.
E dunque il termovalorizzatore di Acerra che sarà inaugurato il prossimo 23 gennaio (o il 26, dipende dalle disponibilità del Premier Berlusconi) non servirà a produrre energia ma a bruciare rifiuti, ed è e resta, solo un pericolosissimo inceneritore e le ecoballe che ci andranno a finire dentro sono solo un ammasso di rifiuti (e come tali andrebbero trattati) e non carburante.
Fonte: ecoblog
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