giovedì 29 gennaio 2009

Macori chiede un referendum sul porta a porta

Sembrerebbe che Italo Macori, dopo avere annunciato la sua intenzione di sponsorizzare la costruzione di un inceneritore a Cesena, abbia intenzione di proporre un referendum consultivo per sondare la propensione dei cittadini di Cesena verso il Porta a Porta. Che io sappia non mi sovviene di alcun comune che abbia istituito un referendum "prima" di avviare il servizio domiciliare, mentre alcuni ne sono stati istituiti al termine della sperimentazione iniziale generalmente quando il sistema non ha funzionato, come é successo ad Argelato.

Per inciso, ad Argelato la tariffa era stata ridotta dopo l'introduzione del servizio, ma la campagna informativa è stata pessima e sono stati commessi incredibili errori, come il non dotare tutti i condomini di opportuni contenitori interni di capacità maggiorata. La colpa più grave è stata comunque il non coinvolgere direttamente i cittadini nel processo di miglioramento del servizio. E' normale che dove si sono verificati problemi conclamati la gente si ribelli e ribalti una decisione a suon di referendum, lasciando vincere logiche opportuniste ed egoiste.

Dobbiamo pertanto supporre che ove non è stato chiesto un referendum la popolazione sia contenta oppure scontenta ? Io credo che generalmente sia contenta. Caso mai il problema è al contrario, ove cittadini invocano il referendum ma questi vengono negati dalle pubbliche amministrazioni per paura di perderlo, come è avvenuto a Reggio Emilia. Quando referendum confermativi vengono richiesti, specialmente quando riguardano gli inceneritori, questi perdono sempre, perchè allora ne abbiamo tanti dislocati sul territorio ? Si va contro il volere dei cittadini anche li ?

Allo scritto del Sig. Macori, persona che in ogni caso considero seria e ragionevole, rispondo pubblicamente con la seguente:

Egregio Sig. Macori,

Mi sento in dovere di rispondere alla sua cortese replica apparsa sul Corriere in merito alla proposta di istituire un referendum propositivo a Cesena in materia di raccolta differenziata. A mio parere si tratta di un grave errore metodologico. Sono personalmente contrario affinchè certi temi delicati siano trattati alla stregua di decisioni prese a furor di opinione pubblica, ci sono infatti aspetti che non dovrebbero essere affrontati in maniera ideologica, come lei giustamente sostiene.

Perchè non è stato ad esempio indetto un referendum quando si è deciso nel 2002 di istituire Hera e dare in consegna ad essa la gestione privatistica di tutti i servizi e le forniture pubbliche essenziali ? Come avrebbe potuto esprimere, un eventuale testo di referendum propositivo, l'idea poi avveratasi che il privato avrebbe favorito si l'efficienza del servizio e le casse dei comuni, ma non altrettanto gli esborsi in tariffa dei cittadini ? Certe scelte politiche devono essere trasparenti, ma alla fine compito di una amministrazione accorta è a mio avviso sempre quello di perseguire con fiducia e tenacia certe strategie e fare delle scelte, purchè indirizzate al benessere della collettività.

Dobbiamo forse indire un referendum ogni qual volta si tratta di decidere l'apertura di un nuovo parcheggio ? Se lo si facesse sarebbe come affermare che è l'amministrazione stessa a non volere una tale scelta, anzi a boicottarla. Ovunque sul territorio si è verificata una rilevante rivoluzione di tipo gestionale, come ad esempio la sperimentazione del Porta a Porta a Forlimpopoli nata nel 2007, l'impulso non è mai partito da un referendum popolare, ma da un seria presa di consapevolezza della pubblica amministrazione.

Rilancio pertanto la sua sfida, invitandola a parteggiare politicamente per l'estensione in prova del servizio domiciliare su un quartiere di Cesena come l'Oltresavio, così come accadrà a breve ad esempio per Bertinoro, ed indire poi a distanza di un anno esatto un referendum confermativo di gradimento. Così è successo a Forlimpopoli, ove recentemente la popolazione, previa consultazione popolare, ha apprezzato il nuovo sistema con percentuali bulgare vicine al 90%, inimmaginabili solo pochi mesi prima.

Un recente studio commissionato da ATO a consulenti esterni come il prof. Alfonso Andretta, ha stimato nell'introduzione di un percorso domiciliare a Cesena un possibile aggravio dei costi inferiore al 10%, comprese le indispensabili spese di avviamento e informazione dei cittadini, il che si tradurrebbe a regime in un incremento delle tariffe paragonabile se non inferiore a quelle che Hera, comunque, già applica maggiorate ogni anno ai suoi utenti. In cambio, la prospettiva di un servizio più comodo, maggiore tutela ambientale e possibilità tecnica di commisurare la tariffa futura a quanto realmente si produce come rifiuto (tariffa puntuale).

In merito al fatto che i materiali recuperati hanno scarso mercato, questo è vero ora in quanto stiamo attraversando una fase di crisi economica, tuttavia il valore di recupero dei materiali è comunque irrisorio rispetto ad altre voci che compaiono nel costo complessivo, la cui parte preponderante (oltre il 50%) è dovuta alle spese di smaltimento, le quali più che dimezzano utilizzando un sistema domiciliare spinto. L'incremento modesto di costo é in buona parte a vantaggio dell'aumento di occupazione che il regime domiciliare comporta.

Tengo a precisare che l'associazione MIZ non intende partecipare alla prossima consultazione elettorale, che non è in alcun modo affiliata a Beppe Grillo come lei ha erroneamente indicato, e che rivendica il diritto di fare Politica con l'auspicio di avviare una seria discussione, sia con voi che con altre forze politiche incluso il PD, che su questi temi importanti preferisce al momento tacere.

Cordiali Saluti,
Paolo Marani
MIZ - Cesena

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