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giovedì 15 settembre 2011

Anche a Cesena la settimana della mobilità sostenibile

Attività in programma a Cesena

Se non avete mai sentito parlare di “mobilità sostenibile” e vi piacerebbe saperne di più, dal 16 al 22 settembre 2011 si svolgerà la Settimana Europea della Mobilità Sostenibile, un appuntamento internazionale promosso dalla Commissione Europea che ha l’obiettivo di incoraggiare i cittadini all’utilizzo di mezzi di trasporto alternativi all’auto privata per gli spostamenti quotidiani.

Non so perchè Cesena non compaia fra le città aderenti all'iniziativa, ma come dimostra la locandina sopra sono previsti numerosi incontri e tante attività, con la collaborazione di alcune associazioni cesenati come Anima Mundi.

Il più importante degli eventi in programma si terrà Sabato 24 Settembre, con l'intervento del giornalista romano Alberto Fiorillo responsabile delle politiche sulla mobilità urbana per Legambiente. Verranno illustrati i risultati ottenuti dal comune di Cesena in termini di parcheggi scambiatori, piste cilabili e progetto piedibus.

Questo è stato un anno decisamente difficile a causa della crisi economica, la quale oltre a ridurre i consumi sta invogliando sempre più persone ad abbandonare l'auto privata per i piccoli spostamenti per affidarsi alla bici o ai mezzi pubblici. Nonostante ciò sono ancora in troppi a voler utilizzare l'automobile privata anche quando non strettamente necessario, tanto è radicata nel nostro immaginario collettivo il desiderio di mobilità individuale. 

Le amministrazioni quindi organizzano o sostengono eventi per invogliare i cittadini ad abbandonare le automobili in favore di mezzi di trasporto più sostenibili: mezzi pubblici, biciclette e camminare a piedi.

I dati emersi nel Quarto Osservatorio annuale Europcar su Mobilità e Mezzi di Trasporto rispetto alle valutazioni degli italiani sono chiari:
il 32% del campione intervistato, ritiene che il costo della propria macchina sia eccessivo (contro il 22% in Europa) e ben l’86% riconosce che mantenere un’auto costi molto (contro l’83% degli europei). 

Tra le soluzioni maggiormente individuate c’è il car sharing con auto ecologiche:
il 78% ha espresso interesse a noleggiare auto ecologiche (contro il 66% degli europei) e il 40% sarebbe addirittura disposto a pagare di più pur di noleggiare questo tipo di automobili (contro il 33% degli europei in generale).

Sembrerebbe quindi chiaro che gli italiani siano un popolo che a parole adora la mobilità sostenibile, il car sharing, la bicicletta, eppure nella pratica le statistiche locali sono impietose, lasciando Cesena ancora al palo con la stratosferica cifra di oltre 750 auto circolanti ogni 1000 abitanti.

Cosa ci manca allora ? A mio modesto parele il problema non è nella scarsa distribuzione e qualità delle piste ciclabili, nei mezzi pubblici poco capillari, nei parcheggi scambiatori inesistenti, ma nella interoperabilità poco funzionale fra tutti questi vari servizi di trasporto.

Qualche anno fa andai in Germania vicino ad Hannover per due settimane, rimasi letteralmente di stucco quando mi resi conto che qualsiasi spostamento extraurbano poteva essere risolto comodamente con autobus, treno e bicicletta. Le piste ciclabili arrivano fin dentro alla stazione ferroviaria rialzata, dove un ascensore (adeguato per ospitare le bici) poteva fare salire le persone fino ai binari. Da li imbarcarsi in treno era facile, poichè molte carrozze (specialmente nelle tratte locali) sono attrezzate con un grande portellone con cui salire sul treno con a fianco la propria bici

Queste carrozze speciali, erano ovviamente al centro del treno, non in coda un po nascoste come accade da noi, e permettono di mettersi comodamente seduti tenendo al fianco il proprio mezzo (le bici non pagano il biglietto). Scesi dal treno ci si incammina disciplinati sull'apposita pista ciclabile segnalata, che parte dalla stazione, con indicazioni chiare per raggiungere qualsiasi punto anche in periferia. Ho avuto la netta sensazione che viaggiare in treno con la bici sia la regola e non l'eccezione!

Un corretto interscambio bici-treno-bici con il proprio mezzo sarebbe l'ideale per ridurre il traffico veicolare per i medi spostamenti, molto più che il bike sharing, comunque diffusissimo anche in Germania.

Penso quindi che parte della soluzione sia nell'utilizzo di mezzi propri con scambi intermodali intelligenti, dove alternare bici, metro, treno, auto ecologiche a noleggio, in maniera coordinata. Probabilmente si alleggerirebbero i costi, si ridurrebbe l'inquinamento e ne guadagneremmo tutti in gioia di vivere e salute.

Se esistesse ad esempio un autobus speciale attrezzato per portare la propria bicicletta per andare da Cesena a Cesenatico, lo prenderei molto volentieri (anche se comunque mi farebbe bene pedalare un po).

Da noi invece che fanno ? Sopprimono pure i treni pendolari per Bologna. Hai voglia a fare le settimane della mobilità sostenibile, se le politiche poi sono queste.


sabato 2 luglio 2011

L'alternativa alla TAV ? C'era già nel 1940


Ecco l'alternativa alla TAV, come suggerisce questo interessante post di MondoElettrico. Vantaggi evidenti e rapporto costo/benefici di un ordine di grandezza superiore alla TAV, con in più un bassissimo impatto ambientale.

E' arrivato il momento di fare un bel 'reset' nel nostro cervello, in quelle parti delle circonvoluzioni cerebrali atte a programmare il futuro in base alle esperienze della vita propria e quella degli ascendenti. I mezzi endotermici sono destinati a scomparire progressivamente in una, due generazioni? Forse alla terza generazione non arriveranno. Con che cosa li sostituiamo? Sicuramente con mezzi elettrici di tipo ibrido ovvero elettrici al 100% ma con la possibilità di trarre l'energia non soltanto dalle batterie o dai supercapacitori sempre più evoluti ma anche prendendo energia dalla rete elettrica direttamente. 

Per varie ragioni la rete elettrica sarà bifilare e i mezzi elettrici ibridi saranno filocarri, filobus, filomezzi specializzati e dedicati. Avremo una rete ferroviaria preziosissima per un certo tipo di trasporto promiscuo (passeggeri, merci) ma avremo anche ereditato una notevole quantità di strade (asfaltate e non), sia cittadine che statali, già esistenti da elettrificare in modo veloce ed economico.

Erano i lontani anni 40 e c'era già il filocarro della valtellina.


giovedì 10 febbraio 2011

C'entro in Bici, in sostegno della mobilità sostenibile


Non accenna a placarsi la diatriba fra i commercianti in centro e le associazioni di cittadini. Per alcuni giorni gran parte dei commercianti hanno esposto un cartello che recita: "SINDACO FERMATI: Non è ora di chiudere il centro".

La risposta dei cittadini non si è fatta attendere, si concretizzerà a partire da Sabato 12 Febbraio e forse per tutti i sabati successivi, con l'iniziativa C'ENTRO IN BICI.

C'ENTRO IN BICI
Sabato 12 Febbraio
Dalle ore 9:45 
ritrovo davanti al Duomo (critical mass)
Dalle ore 11:00 partenza del corteo davanti Pz.Libertà 

L'invito è rivolto a tutte le persone che considerano l'auto solo uno dei tanti mezzi con cui spostarsi e vivere la città, non l'unica soluzione possibile. La biciclettata simbolica e successiva manifestazione è indetta ed auto-organizzata da varie Associazioni e gruppi di persone (come gli amici della bici) che sognano una città a misura d'uomo. La manifestazione vuole raccogliere il sostegno di tutti i cittadini e delle famiglie del nostro territorio, è apartitica e apolitica, e ovviamente aperta a tutti.

Il ritrovo è alle ore 9:45 davanti al Duomo per la "biciclettata" organizzata dal gruppo amici della bici (critical mass), poi dalle ore 11 in Piazza della Libertà (quella della foto sopra) partenza del corteo a piedi con le bici in mano per le vie del centro: Corso Mazzini, Via Zeffirino Re, Piazza Amendola, Via Strinati, Corso Sozzi.


Parafrasando il cartello esposto dai commercianti, altrettanti cittadini vorrebbero che recitasse: "CITTADINO VAI AVANTI: E' ora di restituire il centro a ciclisti e pedoni"

Proviamoci!

lunedì 9 agosto 2010

Autobus elettrici per Forlì e Cesena

Due impianti fotovoltaici installati sui tetti dei depositi degli autobus di Forlì e Cesena produrranno energia alettrica per alimentare i bus elettrici. L’operazione è messa in atto da Rinnova Romagna Innovazione con il progetto Green2 Trasportation nato in Atr Forlì Cesena, l’azienda municipalizzata dei trasporti.

Gli impianti saranno pronti a settembre e produrranno energia immediatamente utile con la previsione di far risparmiare a Forlì e Cesena 121 tonnellate di Co2 annue.


Spiega RomagnaOggi:
Il progetto firmato da Rinnova è corredato inoltre da numeri decisamente interessanti relativi alla produzione di energia: a Forlì gli autobus elettrici consumano 100.000 kWh/y (kilowattora per anno); l’energia potenzialmente producibile dal fotovoltaico nel deposito di via Pandolfa è oltre 120.000 kWh/y, pari al 120% del fabbisogno degli autobus elettrici. Cesena il consumo dei bus è superiore (250.000 kWh/y), e l’energia potenzialmente producibile dal deposito Spinelli è oltre 115.000 kWh/y (46% del fabbisogno). Nel complesso, il consumo di energia elettrica degli autobus di Forlì e Cesena è di 350.000 kWh/y; quindi di questi ben 235.000 kWh/y potranno essere prodotti grazie ai due impianti fotovoltaici installati da ATR, a copertura del 67% del fabbisogno complessivo.

Fonte: Ecoblog

lunedì 9 novembre 2009

Innamorata della bici a Copenaghen

Il Corriere Cesenate pubblica questo appello di una vera amante della bicicletta, per valorizzare il ruolo di uno dei pochi mezzi realmente sostenibili che abbiamo a disposizione:

Tutta colpa di Copenaghen. Ci ho abitato solo 6 mesi, ma sulle sue fantastiche piste ciclabili mi sono perdutamente innamorata della bicicletta. Da allora,sono una ciclista urbana sfegatata, quasi una “drogata” del pedale. Non ho rinunciato alla bici neanche a Milano(nonostante le maledette rotaie del tram)e,una volta tornata a Cesena,ho continuato a spostarmi in bici da sola, col pancione, con i bimbi piccoli, con i bimbi a seguito… Attualmente nel nostro garage l’auto è una sola, le bici sono 5, e utilizzate di continuo.

Io uso la bici perché mi piace, mi mette di buon umore, mi permette di salutare chi incontro, di guardarmi intorno, di pensare, di tenermi in forma, di muovermi più velocemente che in auto (sotto i 3-4 km è quasi certo) ma con meno stress (questo è certo!), di spendere e inquinare di meno… Come me,tante altre mamme e babbi usano la bici per gestire la complicata logistica familiare, tra lavoro, scuola, nonni, palestra… E siamo proprio noi genitori, con bimbi sul seggiolino o che ci pedalano dietro a ruota, le persone più indicate per dare suggerimenti su come rendere migliore la vita dei ciclisti urbani.

Innanzi tutto servirebbe una rete di piste ciclabili più completa e sicura, possibilmente piste solo per bici, e non ciclo-pedonali. Non è una posizione ideologica, ma assolutamente pratica. Quando pedalo con mio figlio che mi segue a ruota con fiducia, mi accorgo in maniera evidente che quando la pista ciclabile finisce nel nulla, la sua sicurezza è messa a repentaglio, perché siamo costretti o ad inserirci sulla strada carrabile, dove le macchine rischiano di non vederci o investirci, o su un marciapiede, dove rischiamo di far del male ai pedoni. Inoltre, in alcuni luoghi cruciali mancano parcheggi per biciclette. Un esempio per tutti, la piscina comunale.

Ci avete fatto caso? Fino all’estate scorsa era permesso parcheggiare le bici nel cortile interno e l’accesso era consentito anche alle moto, in maniera non regolamentata. Verso fine estate, una bimba (nella fattispecie mia figlia!) si è bruciata un polpaccio sfiorando la marmitta rovente di una moto parcheggiata vicino alla nostra bici. Segnalato l’accaduto, i gestori hanno vietato il parcheggio all’interno della cancellata, spostando il problema di qualche metro, senza però risolverlo, perché la gestione del cortile interno è del Comune. A questo punto,la palla passa all’Amministrazione, e speriamo che tra un rimpallo e l’altro si faccia gol e si istituisca un parcheggio per bici vicino alla piscina…

Caterina Molari

domenica 8 febbraio 2009

Da Bogotà al Prim di Cesena

Nella precedente puntata Da Copenhagen al PRIM di Cesena, abbiamo cercato di mostrare come agire sulla mobilità urbana significhi lavorare sul lungo termine, in favore di una strategia per la "sostenibilità" delle scelte per il futuro. Non è tanto in discussione la fluidità o meno del traffico ma realmente la possibilità concreta di mantenere in futuro un concetto di "mobilità" nei termini in cui lo conosciamo oggi.

Continuiamo pertanto a mostrare altri esempi di come il problema è stato affrontato in altre realtà urbane, aprendo prima una breve parentesi su alcuni dati salienti che mi sento in dovere di condividere con voi, e che sono necessari alla comprensione del discorso.

Tasso di urbanizzazione del pianeta

Nel 1900, sul totale degli abitanti del pianeta, solamente 150 milioni vivevano in contesti cittadini, pari al 10% della popolazione totale (fonte AIIG). Nel 2000 le persone che risiedevano stanzialmente in contesti "urbani" sono passate a 2,8 miliardi, pari ad un incremento di 19 volte in un secolo. Nel 2007 (ultimi dati reperibili) si è passati a oltre i 3,3 miliardi di persone, concentrate prevalentemente in asia, superando così il 50% della popolazione mondiale... In meno di un decennio le nuove urbanizzazioni hanno superato di decine di volte il totale di quelle che esistevano nel 1900, che a loro volta hanno impiegato l'intera storia dell'umanità per crearsi ... assolutamente incredibile! Ciò ci ha reso per la prima volta nella storia classificabile come "specie urbana"

Intuite la impressionante progressione geometrica che c'è sotto ? Riuscite ad immaginare la potenza di uno spostamento colossale simile ? Nel 1900 solo una manciata di città in tutto il mondo raggiungevano il milione di abitanti, oggi sono 414! Fra esse, spiccano oltre 20 megalopoli con oltre 10 milioni di residenti. Tokio con 35 milioni (ha più abitanti di tutto il Canada). Città del messico con 19 milioni (Tanti quanti l'intera Australia). Poi New York, Sao Paulo, Bombay, Teheran, Dehli, Shangai, Calcutta, Jacarta. Un esodo biblico dalle campagne alle città, accompagnato da altrettanto intenso desiderio di mobilità urbana

Ma cesena è piccola, che c'entrano le megalopoli ?

Che c'entra Cesena, città periferica che in confronto, con meno di 100.000 abitanti, sembra uno sputo di mosca ? C'entra, perchè pensate di moltiplicare per 100 i problemi di viabilità di Cesena ed arriverete ad una pallida idea delle difficoltà che i governi hanno dovuto già affrontare per garantire la mobilità in colossi del calibro di Tokio. Pensate solo al fatto che la maggioranza di questi abitanti urbani sono necessariamente pendolari, e che quindi hanno bisogno di una rete di mobilità per sopravvivere, a meno di non iniziare coltivare grano nelle terrazze. Le esperienze delle megalopoli sono importanti per capire se certe scelte possono essere adatte anche a realtà sociali più contenute, caratterizzate da dinamiche simili.

Come si sono trasformate città in così feroce espansione ?

L'espansione fuori controllo ha comportato soprattutto una perdita di identità, le città tendono ad assomigliarsi diluendosi in enormi periferie omogenee, imponendo un nuovo concetto di urbanizzazione che sacrifica la tradizione urbanistica per una nuova filosofia, votata al soddisfacimento delle necessità del trasporto privato. La progettazione delle periferie odierne, quelle che "sembrano fatte con lo stampino" per intenderci, ne sono l'esempio lampante per chiunque. Moderne ma senza anima, e con gravissimi problemi di mobilità e inquinamento, che a stento si riescono a gestire a causa della cementificazione selvaggia e totale del territorio. 

Cosa fare per evitare questo pericolo e riappropriarsi finalmente di una dimensione umana della città senza i relativi problemi strutturali ? Per dirla con le parole dell'ambientalista Francesca Lyman
... Occorre cercare di recuperare la pianificazione urbana tradizionale, appartenente ad un epoca nella quale le città erano pensate per gli abitanti e non per le automobili.

Un esempio di intervento sostenibile, la città di Bogotà

Una delle trasformazioni urbane più interessanti si è verificata a Bogotà, in Colombia, città ove Enrique Penalosa è stato eletto sindaco nel 1998 a soli 43 anni. Allora solamente il 30% degli abitanti possedeva un automobile, ma la crescita e il desiderio di mobilità era insostenibile (oggi conta quasi 7 milioni di abitanti) ed occorrevano interventi radicali

Penalosa si è reso conto che una città con servizi adatti agli anziani ma soprattutto ai bambini avrebbe potuto funzionare per tutti, ha così intrapreso un programma piuttosto incisivo di interventi urbanistici che prevedevano:

  • Impedimento fisico dei parcheggi sui marciapiedi.
  • Recupero di 1200 zone(!) destinate a parchi pubblici ed aree verdi.
  • Costruzione della rete interconnessa di piste ciclabili più grande al mondo.
  • Coinvolgimento dei cittadini nella piantumazione pubblica (oltre 100.000 alberi).
  • Zone enormi completamente pedonalizzate per fasce orarie.
  • Programma ambizioso di estensione dei servizi pubblici (Bus Transmilenio).

Il sindaco Penalosa ha dichiarato:

Uno spazio pubblico pedonale di alta qualità, in modo particolare i parchi, sono la testimonianza di una vera democrazia che funziona (...) I parchi e gli spazi pubblici protetti dalle auto sono importanti per una società democratica perchè sono gli unici posti dove le persone si incontrano in modo egualitario (...) I parchi sono ritenuti un lusso, mentre non ci si rende conto come le strade, che altro non sono che lo spazio pubblico per le auto, ricevono infinitamente più risorse e meno tagli nel bilancio rispetto ai parchi, che sono lo spazio pubblico per i bambini (...) Perchè gli spazi pubblici per le auto sono considerati più importanti degli spazi pubblici per i bambini ?

In un suo articolo, sostiene che in un mondo in via di totale urbanizzazione esiste un conflitto insanabile fra l'automobile e la città, superata una certa soglia critica, ovvero quando l'esigenza di movimento a causa delle attività economiche si moltiplica a dismisura, le automobili sono piuttosto causa di immobilità.

Ritorniamo al Prim

Cesena, lungi da avere ancora problematiche al livello di una megalopoli, potrebbe trarre vantaggio da atteggiamenti simili verso la mobilità. Pedonalizzare il centro in fasce orarie, riqualificare il sistema dei parchi e ciclo-pedonalizzare completamente la parte "storica" della città. Impedire il parcheggio nelle vie ad ampio flusso veicolare, creare percorsi alternativi pernon creare singoli punti critici. Separare incisivamente la parte destinata agli uomini da quella destinata alle auto

Mi piace sostenere che una città vivibile non è solo quella dove il traffico è scorrevole, ma quella ritagliata a misura d'uomo, dove potere lasciare in sicurezza l'auto fuori dal centro e percorrere le vie della città guardando i palazzi, riscoprendone l'identità che li caratterizza, senza disdegnare di fare shopping leggero, di tanto in tanto, pur di non rimanere fagocitati dagli ipermercati.

Foto: Simon Bolivar Metropolitan Park, Bogotà
Fonte: Lester Brown, Piano B3.0

lunedì 2 febbraio 2009

Da Copenhagen al PRIM di Cesena

Sul sito Treehugger (in inglese) c'è un interessante confronto fra le capitali “ciclabili” europee: Amsterdam vs Copenhagen. Pare infatti che gli olandesi stiano salendo nelle statistiche di utilizzo della bicicletta all'interno delle grandi città rispetto ai rivali danesi: che vinca il migliore.

Il punto è un altro. Come si arriva ad ottenere risultati simili ai nostri amici nord europei, dove dal 36% al 55% delle persone dichiara di andare al lavoro in bici? Punto primo, bisogna lavorare sul lungo termine, non ci si può aspettare cambiamenti di rotta dall’oggi al domani. Punto secondo, bisogna prendere decisioni importanti. Quotiamo allora la frase che ci ha colpito maggiormente:

…the bike is used most often, and the car least often. This can be attributed to restrictive parking practices enacted since the 1990’s.

Traducendo grossolanamente: la bici è usata di più, l’auto meno grazie ai divieti di sosta entrati in vigore sin dagli anni ‘90. Ad Amsterdam esistono persone che si sono viste “costrette” a vendere l’auto o lasciarla fuori città, non per la scomodità ma per la pratica impossibilità di utilizzarla in certi contesti, crediamo che gli olandesi abbiano preso seriamente la questione.

E’ possibile realisticamente prendere Amsterdam come modello? Ci sembra oggettivamente poco praticabile, per lo meno nel breve periodo. Viviamo in città dove persino il cambio di un senso unico incontra diatribe costituzionali/politiche/lobbistiche/personali. Il fatto è che in Italia siamo bravissimi a predicare bene e a razzolare male, un esempio su tutti il PRIM di Cesena (Piano Regolatore Integrato della Mobilità). Sulla carta promette "mirabilie" in fatto di viabilità, nei fatti ha scontentato praticamente tutti, dimostrandosi irrazionale e inutilmente vessatorio.

Cosa non va in fin dei conti nel "prim" di Cesena ? A mio parere due cose. La prima è l'impostazione ideologica asservita a un fine che non è quello della sostenibilità, ma solo quello della fluidità del traffico. Non si incide quindi sul "modo" con cui si utilizza l'auto ma solo sul suo percorso all'interno del tessuto urbano. La seconda cosa che non và è l'intento di stabilire regole dall'alto che appaiono punitive senza progettare al contempo un reale percorso di confronto con i cittadini per risolvere le conseguenti e inevitabili difficoltà pratiche.

Se avessero chiuso completamente alcune vie al traffico, pedonalizzando integralmente e rimuovendo i parcheggi, magari al contempo offrendo una seria alternativa di utilizzo dei mezzi pubblici, forse paradossalmente il sacrificio ne sarebbe valsa la pena, ma ridurre a senso unico qualche via ad alta percorrenza, senza impedire l'utilizzo dell'auto ma anzi costringendo a percorsi tortuosi per arrivare nello stesso punto di prima, appare più una sadica tortura che un piano per il miglioramento della viabilità cittadina.

Notizia dell'ultima ora è che il comune di Cesena ha finalmente intenzione di rivedere alcune scelta fatte, in particolare quelle su via Plauto e la parte di corso Cavour che da Casali va verso la Stazione FS. Speriamo la saggezza prevalga e si entri finalmente nell'idea che i sacrifici devono avere uno scopo condivisibile e devono essere giustificati in una logica di mobilità nel lungo periodo, solo così i cittadini riusciranno ad accettarne il sacrificio superando le immediate convenienze di bottega. Quando si chiuse al traffico il centro di Cesenatico, tutti a piangere, poi dopo anni di distanza a tutti sembra normale che sia così.

Quello che ci sembra di capire è che tutto ha un prezzo, compresa la nostra presunta libertà di utilizzare l’auto sempre e comunque. Siamo disposti a pagarlo? Con quali tempi e modi? La parola a voi.

mercoledì 4 giugno 2008

L'auto è come un virus, parola di scienziato

Propongo un articolo tratto dal portale quale energia, parla di mobilità, in una maniera talmente radicale ed inconsueta da riuscire a scardinare molti dei luoghi comuni ai quali siamo abituati. Si arriva a sostenere che "antropologicamente" parlando l'auto privata si comporta come un virus, da dipendenza ed assuefazione, abbassa i freni inibitori, insomma causa disastri se non gestita correttamente. Riporto una interessante intervista tradotta in italiano fatta al direttore dell'istituto per la pianificazione del traffico dell'università di Vienna:

Lei è contrario all’automobile?
Non sono contrario ma sono cosciente del suo impatto sulla società.

Lei guida?
Non possiedo un’auto ma guido.
Dunque, che impatto ha la motorizzazione sulla nostra società?
Un impatto incredibile. L’auto è come un virus nel cervello che sovverte comportamenti, valori e percezioni. Una persona normale definirebbe lo spazio in cui viviamo totalmente assurdo. Ci richiudiamo in spazi sigillati lasciando l’esterno al rumore, alla polvere e ai gas di scarico dei veicoli. Un rovesciamento dei valori di cui non ci rendiamo nemmeno più conto.

Come siamo arrivati a questo punto?
Il nostro problema inizia con la camminata in posizione eretta. Consumiamo molta energia per mantenere l’equilibrio e muoverci. Si pensi solo ai problemi di coordinazione quando si è sotto l’effetto dell’alcol. Guidare ci fa sentire incredibilmente potenti usano un sesto dell’energia. Questa è una questione. L’altra è la pianificazione urbanistica a cui viene richiesto che le auto siano il più possibile vicine alle nostre attività sociali. È così che si distrugge l’ambiente naturale, il trasporto pubblico, le risorse locali e alla fine anche le reti sociali che l’uomo ha costruito nei millenni.

Dunque l’auto distrugge l’evoluzione?
No, ma i progressi fatti dalle generazioni precedenti sono stati degradati dall’uso dell’auto.

L’era dell’auto condanna al declino la nostra cultura?
Non direi perchè il problema non è il declino della nostra cultura. È solo l’ultimo strato dell’evoluzione ad andare perso. La devastazione permanente delle strutture causata dall’auto è l’aspetto peggiore.

Guidare da' dipendenza?
Certamente! L’automobile si impossessa delle persone. L’automobilista si distingue dall’essere umano più di un insetto qualunque.

Cosa intende con questo?
Muoversi usando il proprio corpo è una cosa che uomini e insetti hanno in comune tra loro. Mentre un automobilista non lo fa. E nessun insetto distrugge l’ambiente che lascerà ai suoi eredi per la sua comodità, né si muove a una velocità tale da potersi uccidere.

Come dovrebbe essere la mobilità nella nostra società allora, secondo lei?
Ogni società ha bisogno della mobilità per soddisfare i propri bisogni. Se potessimo adempire alle nostre necessità localmente saremmo piante, non umani. La mobilità umana nasce sempre da mancanze a livello locale.

Perchè siamo così orgogliosi della nostra mobilità?
Lei sta parlando delle tecniche di mobilità. Storicamente parlando non siamo mai stati particolarmente orgogliosi della nostra mobilità in quanto tale. Al contrario, la mobilità è sempre stata considerate un peso. Divenire stanziali ha significato liberarsi dalla mobilità forzata. La nostra mobilità mentale era sufficiente a permetterci di coltivare piante e allevare animali.

È per questo che parole come “zingaro” o “vagabondo” sono offensive?
Chiaramente: la comunità stanziale reclama il territorio e nega l’accesso a chiunque altro. Le dimore fisse sono viste come esclusive. I nomadi sfidano il possesso della terra da parte degli stanziali e sono odiati per questo.

Lei è contemporaneamnte un critico del nostro sistema di mobilità e un pianificatore, come fa?
All’inizio della mia carriera mi sono reso conto che la pianificazione della mobilità tradizionale è basata su supposizioni. Per molto tempo non c’è stata nessuna considerazione per gli impatti sulla società e sull’ambiente. Nessuno si interessava del rumore, dell’inquinamento, degli incidenti dell’alterazione dell’economia o della creazione di disoccupazione. Il mio obiettivo è pianificare la mobilità su basi scientifiche. Sotto questo aspetto sono convinto che i trasporti siano una delle applicazioni più affascinanti della scienza.

Lei critica la mancanza di collaborazione tra la pianificazione dei trasporti e altri campi del sapere.
Si. Gli assunti centrali nella pianificazione della mobilità sono completamente sbagliati dal mio punto di vista. L’idea di crescita della mobilità si basa su una scorretta interpretazione del sistema. C’era la convinzione di incrementare la mobilità incrementando la motorizzazione. Oggi sappiamo che aumenta solo il numero degli spostamenti in auto, mentre il numero totale degli spostamenti resta uguale, perché parallelamente calano i viaggi con i mezzi pubblici e a piedi. L’altra falsa convinzione è quella di risparmiare tempo grazie a velocità maggiori negli spostamenti. Molte stime dell’efficienza economica nella pianificazione del traffico sono basate su questo assunto. In realtà non esiste un risparmio di tempo legato a velocità più alte. Ci si sposta solo per distanze maggiori usando la stessa quantità di tempo.

Come può provare questa affermazione?
Basta osservare criticamente il budget di tempo dell’essere umano. È interessante come la quantità di tempo spesa per la mobilità sia la stessa in tutto il mondo. Sono le distanze percorse ad essere diverse. Negli anni '60 il filosofo Ivan Illich ha mostrato come l’energia spesa per costruire automobili e strade sarebbe sufficiente a coprire le distanze a piedi – e in un ambiente notevolmente più bello e pacifico.

Non aumenta anche la mobilità sociale all’aumentare della mobilità spaziale?
No. È piuttosto il contrario. La distanza aggiuntiva è inutile. L’uomo copre distanze più grandi per fare le stesse cose. Fa quello che ha sempre fatto ma viaggia su percorsi più lunghi.

Ma così apriamo la nostra mente.
Come posso aprire la mia mente mentre sfreccio a 100 km/h attraverso il paesaggio? La velocità fa restringere la mente.

Uno esperisce cose diverse se viaggia in India o in Baviera…
Non dipende da dove si va ma da cosa si scopre là. Non si farà un esperienza più significativa su un percorso stravolto dal turismo in India rispetto a ciò che si potrebbe fare in Baviera. Al contrario con attenzione e curiosità si possono scoprire cose in Baviera che non si scoprirebbero in India. Velocità che eccedono i limiti delle nostre capacità determinate dall’evoluzione sono troppo anche per le nostre percezioni. Non riusciamo a gestire mentalmente le distanze che la tecnologia ci permette di coprire.

Ma ci sentiamo potenti…
Certamente. La mobilità equivale a potere. A proposito, studi hanno dimostrato ad esempio che i genitori stessi non considerano nemmeno il benessere dei propri figli quando devono scegliere tra avere il parcheggio fuori dalla porta di casa o una zona pedonale.

Guidare è un’attività completamente folle?
Considerando le strutture che l’uomo ha creato per muoversi in macchina è il modo più conveniente per viaggiare e dunque abbastanza razionale. Si guardi per confronto alle infrastrutture per i pedoni. I percorsi pedonali attualmente sono uno scherzo! Un tempo - per più di 7mila anni – i pedoni avevano a disposizione l’intera larghezza della carreggiata. Negli ultimi 50 anni abbiamo spinto chi si muove a piedi ai margini, e ora ci chiediamo perché questo tipo di mobilità sta scomparendo. Le strutture che abbiamo creato obbligano la gente a guidare!

Viviamo in una dittatura delle automobili?
Assolutamente si.

Si può cambiare tutto ciò?
Certamente. Cambiare il modo in cui organizziamo i parcheggi sarebbe sufficiente. Se camminando verso il parcheggio si passasse davanti a una fermata del bus o a un negozio - che si stabilirebbe da solo - la necessità di guidare diminuirebbe. Al momento attuale la gente è presa in giro perdendo tempo sui sintomi. Mettono un parcheggio a pagamento qui o una congestion charge là. Questo è completamente ingiusto. Prima creano condizioni che costringono le persone a usare la macchina e poi le fanno pagare per questo. In quanto pianificatori urbani si dovrebbero creare le condizioni che sollevino le persone dalla necessità di guidare.

Sembra un compito che può suscitare conflitti…
Al tempo era stato pronosticato che la mia proposta di trasformare la Viennese Kartnerstrasse in una zona pedonale avrebbe sancito la morte economica della zona. Poi mi è stato detto che spostarsi in bicicletta non sarebbe piaciuto ai viennesi e che mettere i dissuasori di velocità vicino alle fermate dei mezzi pubblici avrebbe causato una sollevazione degli automobilisti. Tutto ciò era presumibilmente impopolare. Ma i viennesi hanno accettato queste idee e lo standard di vita della città è salito nelle classifiche internazionali. Non si possono solo accontentare i desideri di chi vota. Non si dà a un tossicodipendente la droga esente da tasse, anche se il desiderio certamente esiste.

Il problema, secondo lei, potrebbe essere risolto con l’aumento del costo dei carburanti?
No! Ogni aumento del prezzo dei carburanti è un azione puramente simbolica e porta automaticamente a una trappola sociale. Quando solo i ricchi possono fare il pieno il problema del traffico resta irrisolto con aggiunta un’ingiustizia sociale. L’approccio deve partire dal parcheggio e dalla via per arrivarci. Se si organizza il parcheggio in maniera appropriata, si creano spazi liberi dalle auto con un alto valore di qualità della vita. Chi vuole dormire in un posto silenzioso dovrà accettare di camminare un po’ di più per arrivare alla propria macchina. E chi preferisce la macchina dovrà vivere in un ambiente inquinato e rumoroso. I parcheggi dovrebbero essere organizzati come le fermate dei mezzi pubblici.

Lei dunque è per maggiori restrizioni alla possibilità di parcheggiare?
Guardi a come ragiona in modo auto-centrico! Quando a un pedone è impedito di attraversare la strada dove vuole sembra normale. Riorganizzare il traffico in strade per i mezzi a motore e strade pedonali è demonizzato come anti-automobile, senza considerare che dividere i due tipi di traffico è la soluzione migliore.

E cosa dice della spesso citata libertà dell’automobilista?
Questa libertà è puramente virtuale propagandata dalla pubblicità. Mostrano una strada vuota percorsa da una sola macchina in un paesaggio bellissimo. Se mostrassero la realtà, con gli ingorghi, nessuno sarebbe così stupido da comperare un’auto.

Le automobile vendono comunque molto…
Si, perchè chi guida apprezza un’altra forma ancora di libertà, la libertà di non avere leggi. Diversamente dagli altri, a chi guida è permesso di disturbare, inquinare e mettere a rischio l’incolumità degli altri senza conseguenze. Un ubriaco rumoroso viene arrestato per schiamazzi; gli automobilisti che ci disturbano con il rumore giorno e notte invece sono tollerati. Se io come pedone spruzzassi sulla gente sostanze cancerogene questo infrangerebbe la legge. Gli automobilisti invece lo fanno indisturbati ogni giorno, accorciando la nostra aspettativa di vita media di 12 mesi.

L’automobilista è un assassino?
Si, in buona fede. L’auto ci sposta in una dimensione spazio-temporale di irresponsabilità che non possiamo comprendere né gestire. E c’è una forte attività di lobbying: l’industria dell’auto, delle costruzioni, delle banche si interessano che certi studi, tipo quelli divulgati recentemente dall’OMS, non siano pubblicati.

Anche i teenagers sognano l’auto
Perchè sono stati costretti per molto tempo dalle macchine. Per via delle auto un bambino è chiaramente limitato nelle sue possibilità di movimento. Gli viene vietato di attraversare una strada, di giocare dove vuole, viene imprigionato per ore nei sedili posteriori, spesso legato con le cinture. Questo è il perchè i teenagers non vedono l’ora di riprendersi la loro libertà tramite la patente di guida e un’auto loro.

Pensa che le auto siano causa di guerre?
Assolutamente si! E non occorre guardare alla guerra in Irak. C’è una guerra permanente sulle nostre strade. Ogni giorno persone vengono uccise sulle strade austriache, 40mila all’anno restano feriti. E questa cifra non tiene conto, come riporta l’OMS, di quelli che muoiono per le esalazioni.

Cosa prova quando passa accanto ai centri commerciali e ai megastore situati nelle periferie delle città?
Sono parassiti! Mi dispiace per ogni città che abbia queste strutture. Il problema del traffico è in parte dovuto anche a queste grandi installazioni commerciali ai limiti delle città. Il problema principale è il parcheggio. Dovrebbe essere tassato in modo massiccio così da arrivare a costare tanto quanto in centro. A ognuno deve essere permesso di costruire dove vuole, ma è inaccettabile che i negozi in centro debbano confrontarsi con tariffe per i parcheggi mentre nelle periferie tutto è gratis.

Si aspetta che le città europee diventino sempre di più come le criticate città americane, con quartieri residenziali suburbani di case singole dove si estendono giganteschi centri commerciali e trasporti pubblici scadenti?
No, perchè in molte città europee sta avvenendo una re-urbanizzazione. Ciò è legato all’invecchiamento della società. Le persone anziane non possono accedere a servizi ai limiti esterni delle città . Devono ritrasferirsi in centro. A parte questo è la questione energetica che farà tornare le persone verso i centri delle città.

Intende i prezzi del carburante?
No, intendo i prezzi dell’energia in generale. Cresceranno senza dubbio e incideranno su ogni aspetto della vita. Cioè elettricità, riscaldamento, trasporti – tutte cose che incideranno molto di più in una casa isolata dei sobborghi che non nei centri cittadini. E gli anziani hanno bisogno di molti servizi ad alto contenuto energetico che diverranno molto costosi con la crescita dei prezzi. Non mi riferisco solo al servizio che porta i pasti a casa e a cose simili. Più la gente vive dispersa più energia serve. E tra poco non potremo più permetterci questo. Ciò significa che dobbiamo creare strutture urbane sostenibili per poter permetterci di poterle mantenere in futuro. Cosa che non sono le città attuali con i loro sobborghi.

È vero che le spese sociali per la mobilità sono più alte che i guadagni, anche includendo l’occupazione fornita dalle industrie produttrici di auto?
È assolutamente corretto. E il conto per i consumatori diverrà ancora più salato, dato che la mobilità al momento è più o meno gratuita e che questo cambierà presto drasticamente.

Perché in questi tempi i viaggi aerei sono criticati così duramente per l’impatto sul clima e gli spostamenti in auto no?
Prima di tutto, l’impatto dei viaggi aerei è serio e le critiche giustificate. Le compagnie aeree low-cost stanno facendo muovere gruppi di persone che non si sarebbero mosse in aereo altrimenti. Volare è in sostanza il modo più degradante di viaggiare. Volare mi ricorda l’allevamento intensivo: come polli di batteria. Ma a differenza degli umani in un aereo, i polli non sono legati con le cinture.