venerdì 30 ottobre 2009

Dal prosciutto all'inceneritore di Parma ?


Parma è stata eletta da Legambiente come una delle cinque città più ecosostenibili d’Italia con Verbania, Belluno, Bolzano e Siena. Ma il primato è destinato a svanire se viene costruito l’inceneritore.

Il progetto, definito eufemisticamente “Polo ambientale integrato”, è in piedi da circa cinque anni e si attende solo che sia comunicata dall’Amministrazione la data di inizio lavori. Intanto, i comitati cittadini che si sono coordinati sotto l’unico movimento Gestione corretta rifiuti che ha lanciato una petizione per fermare i lavori dell’inceneritore di Parma, ha raccolto a oggi 10mila firme.

I comitati sono seriamente preoccupati che a risentirne, oltre alla salute e all’ambiente, anche le eccellenze tipiche della “Food Valley” come Prosciutto di Parma, Parmigiano Reggiano, latte e pomodori.

Ribloggato da: ecoblog.it


mercoledì 28 ottobre 2009

In Giappone si ricicla ma senza ipocrisie


Tutto si può dire dei Giapponesi tranne che siano ipocriti in tema di tutela ambientale e gestione dei rifiuti. La raccolta di tipo "porta a porta" è ubiquitaria e viene presa dannatamente sul serio, come abbiamo già dimostrato in un precedente post sulla città di Kamicatsu, dove sperimentalmente la raccolta differenziata è stata portata all'estremo.

Perchè si può sostenere che non sono ipocriti ? Perchè sanno benissimo che il loro sistema di vita, ad alta intensità di shopping, non è il massimo della sostenibilità e non consente loro di riciclare efficacemente una larga fetta dei materiali post-consumo che acquistano. Lo stato ha così deciso già alcuni decenni fa di puntare molto sull'utilizzo massiccio degli inceneritori (che li vengono chiamati infatti esattamente così, senza ipocrisie come "termovalorizzatori"). L'obiettivo strategico è quello di ridurre virtualmente a zero l'impiego delle discariche per smaltire il materiale non differenziabile. In tutto sono oltre 1800 inceneritori, anche di piccolissima taglia, disseminati capillarmente sul territorio giapponese.

Il video in oggetto è parte di una serie di documentari promossi della rete radiofonica australiana abc, dal nome A world without waste: Japan e mostra una delle campagne informative sui rifiuti tipiche del territorio giapponese. I cittadini del sol levante vengono educati a dividere i rifiuti suddividendoli come inceneribili e non inceneribili. Ovviamente è sottinteso che i rifiuti non inceneribili debbano per forza di cose essere riciclabili. Ciò che può essere riciclato viene differenziato e chiuso in sacchi trasparenti per essere ispezionati dal servizio di raccolta.


Che succede se i rifiuti (non inceneribili) non sono correttamente separati ? Le multe per chi non fa bene il proprio lavoro sono terribili, ma prima di arrivare a vere e proprie denunce l'operatore ecologico addetto al ritiro (vedi immagine) applica un bel post-it sul sacco trasparente, che recita all'incirca:

Questa spazzatura non è differenziata in modo corretto, riprovaci ancora oppure verrà lasciata qui ...

Inutile dire che questo per un giapponese rappresenta una vergogna enorme, tale da essere additato dai vicini come incivile, normalmente la cosa si risolve quindi pacificamente, ma in casi estremi si può arrivare ad identificare la famiglia coinvolta e convincerla "con le buone" a fare quanto è un suo preciso dovere, cioè differenziare tutto correttamente e senza errori.

Per i Giapponesi gli inceneritori sono quindi solo un modo per trattare la parte del problema che ancora non sanno risolvere, non una strategia da perseguire a lungo termine, infatti si affidano a tanti piccoli impianti anzichè a pochi maxi-impianti molto costosi (e quindi difficili da smantellare se non servono più). Per tutto il resto c'è una differenziazione spinta e una educazione della cittadinanza rigorosa e inflessibile. Dovremmo prendere un po spunto anche da loro.

Fonte: ecoblog.it

lunedì 26 ottobre 2009

La sostenibilità ambientale in parole semplici

Vorrei riportare l'esemplare discorso che Ugo Bardi di Aspo Italia ha tenuto in occasione del terzo convegno nazionale di Aspo tenutosi a Lucca il 24 ottobre 2009, dal titolo "La sostenibilità nel vivere, abitare, produrre e consumare". L'articolo è una dimostrazione di come con parole semplici si possono affrontare discorsi apparentemente complessi.

La sostenibilità poggia su tre gambe

Buongiorno a tutti, cercherò di essere molto breve per lasciare spazio ai nostri ospiti che vengono da Bruxelles; per cui mi limiterò a qualche considerazione generale su come la sostenibilità è correlata alle risorse naturali; in particolare alle risorse minerali, ma non solo.

Oggi rappresento qui l'associazione "ASPO", associazione per lo studio del picco del petrolio. E' un'associazione di ricercatori e scienzati che ha cominciato studiando più che altro l'esaurimento del petrolio e degli altri combustibili fossili, gas naturale e carbone; principalmente. Col tempo, ci siamo accorti che le stesse tendenze e gli stessi modelli sono validi per tutte le risorse naturali, sia rinnovabili che non rinnovabili. E ci siamo accorti che ovunque c'è un problema di esaurimento.

Attenzione, non c'è da cadere nella solita sciocchezza di andare a dire "finisce il petrolio", oppure finisce questa o quella risorsa. No; le risorse non stanno per finire; quasi tutte le risorse non rinnovabili che sfruttiamo per l'economia sono ancora - relativamente - abbondanti. Ma via via che le consumiamo, diventa sempre più caro estrarle. Questo è il problema che chiamiamo esaurimento e che ci porta a non poter più mantenere lo stesso flusso di risorse nell'economia che ci ha permesso di fare quello che abbiamo fatto fino ad oggi, ovvero crescere. Un andamento del genere è valido anche per le risorse rinnovabili. Queste non si "esauriscono", propriamente parlando. Ma se le sfruttiamo più in fretta di quanto non si possano rinnovare; allora in pratica si esauriscono anche quelle.

Allora - esiste un problema di esaurimento delle risorse naturali. Curiosamente, qui siamo di fronte - spesso - a una certa riluttanza a parlarne. Sembra quasi che la parola "esaurimento" sia una parolaccia. E non si capisce perché. Una cosa del tutto ovvia è che se consumi piano piano una cosa di cui c'è una quantità finita, prima o poi la esaurisci. Si può discutere sulle date; si può discutere di tante cose; ma non c'è dubbio che quello che non si rinnova si esaurisce.

Se permettete, dunque, io vorrei dire che l'esaurimento delle risorse naturali è un punto essenziali. Io vorrei paragonare la sostenibilità a uno sgabello a tre gambe: due di queste gambe sono quelle di cui abbiamo parlato oggi estesamente.

Una delle tre gambe è la questione climatica. Cosa importantissima, forse la più importante dato che è la cosa che ci può fare più danni di tutti.

Un'altra gamba è quella del risparmio e della qualità della vita. Vivere in modo sostenibile ti fa risparmiare e vivere anche bene. Non è detto affatto che per vivere bene ci voglia per forza un SUV o cose del genere.

Con queste due gambe, molti di noi riescono a far stare lo sgabello in piedi e a giustificare il concetto di sostenibilità. Ma, per molti - quella cosa che chiamiamo "opinione pubblica" - non basta. Per molti, il clima rimane ancora una cosa lontana da capire; poco rilevante per la vita di tutti i giorni. Questo deve cambiare presto e ce ne accorgeremo nei prossimi anni che non si può ignorare la questione climatica, ma per ora c'è ancora tanta gente scettica o poco informata. E per quanto riguarda la qualità della vita, per molta gente si tratta di sciocchezze per ambientalisti e tipi strani.

Così, io credo che sia essenziale cominciare a parlare da subito di sostenibilità in termini di risorse naturali. Questo è il punto veramente essenziale. Se non gestiamo le risorse in modo da preservare la loro capacità di rinnovarsi, allora prima o poi saremo nei guai e - sotto molti aspetti - ci siamo già. Allora, per preservare risorse rinnovabili come i prodotti agricoli bisogna stare attenti, fra le tante cose, a sovrasfruttare il soulo, non cementificarlo. Anche di suolo, ne abbiamo una quantità limitata e una volta che l'abbiamo rovinato ci vogliono centinaia di anni, anche migliaia, per riformarlo.

Per quanto riguarda le risorse non rinnovabili, lì non è questione di sovrasfruttamento. La sola possibilità di sfruttare risorse minerali in modo sostenibile è di riciclarle. E questo del riciclaggio non è un capriccio per ambientalisti - è una cosa essenziale. La buona gestione di quello che chiamiamo "rifiuti" è un elemento assolutamente fondamentale per la sostenibilità. Non ce ne siamo ancora accorti, ma pensateci solo un attimo. Quello che facciamo oggi è scavare per estrarre le risorse minerali, le purifichiamo, le mettiamo sul mercato, le vendiamo alle ditte che le usano per fare dei manufatti. Poi, questi manufatti li buttiamo via e finiscono dentro un inceneritore che li trasforma in cenere fine (che è anche pericolosa per la salute) dalla quale poi non possiamo più recuperare niente. Vi sembra una cosa intelligente da fare? Eppure, si sostiene che è così che dobbiamo gestire i nostri rifiuti.

Quindi, dobbiamo lavorare sul far passare questi concetti fra chi ha il potere di prendere delle decisioni. La sostenibilità è un concetto al momento piuttosto "di sinistra", ma ci sono là fuori anche delle teste pensanti che si rifanno ad altre aree politiche e con le quali si può discutere. Certo, non con tutti. Ci sono persone - sia a destra che a sinistra- che vedono complotti dappertutto e soltanto complotti. A questi, se gli parlate di esaurimento del petrolio vi diranno che è un complotto per farci pagare più cara la benzina. Appunto, ci sono delle teste fatte in un certo modo che sono impervie a ogni discorso razionale. Però, come vi dicevo, ce ne sono anche di persone con le quali si può ragionare.

Concludo qui; come dicevo abbiamo questo compito di far passare all'attenzione del pubblico e dei decisori questo fatto che l'esaurimento delle risorse naturali è un problema reale e immediato. Questo è un compito che abbiamo tutti; voi che siete in platea a sentire avete questi concetti già in testa in vari stadi di approfondimento. Ma, in ogni caso, se siete qui a sentire oggi e non siete invece a guardare la televisione, vuol dire che avete pensato delle cose e che avete tutti delle cose da dire. In altre parole siete tutti degli "opinion leader", persone che possono influenzare il comportamento della società con il loro esempio e con la loro competenza specifica. Quindi, cominciamo tutti a lavorarci sopra. E grazie per l'attenzione.

Ugo Bardi, Lucca 24 ottobre 2009

Fonte:
Risorse, Economia, Ambiente