In Giappone si ricicla ma senza ipocrisie
Tutto si può dire dei Giapponesi tranne che siano ipocriti in tema di tutela ambientale e gestione dei rifiuti. La raccolta di tipo "porta a porta" è ubiquitaria e viene presa dannatamente sul serio, come abbiamo già dimostrato in un precedente post sulla città di Kamicatsu, dove sperimentalmente la raccolta differenziata è stata portata all'estremo.
Perchè si può sostenere che non sono ipocriti ? Perchè sanno benissimo che il loro sistema di vita, ad alta intensità di shopping, non è il massimo della sostenibilità e non consente loro di riciclare efficacemente una larga fetta dei materiali post-consumo che acquistano. Lo stato ha così deciso già alcuni decenni fa di puntare molto sull'utilizzo massiccio degli inceneritori (che li vengono chiamati infatti esattamente così, senza ipocrisie come "termovalorizzatori"). L'obiettivo strategico è quello di ridurre virtualmente a zero l'impiego delle discariche per smaltire il materiale non differenziabile. In tutto sono oltre 1800 inceneritori, anche di piccolissima taglia, disseminati capillarmente sul territorio giapponese.
Il video in oggetto è parte di una serie di documentari promossi della rete radiofonica australiana abc, dal nome A world without waste: Japan e mostra una delle campagne informative sui rifiuti tipiche del territorio giapponese. I cittadini del sol levante vengono educati a dividere i rifiuti suddividendoli come inceneribili e non inceneribili. Ovviamente è sottinteso che i rifiuti non inceneribili debbano per forza di cose essere riciclabili. Ciò che può essere riciclato viene differenziato e chiuso in sacchi trasparenti per essere ispezionati dal servizio di raccolta.
Che succede se i rifiuti (non inceneribili) non sono correttamente separati ? Le multe per chi non fa bene il proprio lavoro sono terribili, ma prima di arrivare a vere e proprie denunce l'operatore ecologico addetto al ritiro (vedi immagine) applica un bel post-it sul sacco trasparente, che recita all'incirca:
Questa spazzatura non è differenziata in modo corretto, riprovaci ancora oppure verrà lasciata qui ...
Inutile dire che questo per un giapponese rappresenta una vergogna enorme, tale da essere additato dai vicini come incivile, normalmente la cosa si risolve quindi pacificamente, ma in casi estremi si può arrivare ad identificare la famiglia coinvolta e convincerla "con le buone" a fare quanto è un suo preciso dovere, cioè differenziare tutto correttamente e senza errori.
Per i Giapponesi gli inceneritori sono quindi solo un modo per trattare la parte del problema che ancora non sanno risolvere, non una strategia da perseguire a lungo termine, infatti si affidano a tanti piccoli impianti anzichè a pochi maxi-impianti molto costosi (e quindi difficili da smantellare se non servono più). Per tutto il resto c'è una differenziazione spinta e una educazione della cittadinanza rigorosa e inflessibile. Dovremmo prendere un po spunto anche da loro.
Fonte: ecoblog.it
Pero poi il documentario non spiega un particolare importante.
RispondiEliminaIl 70% del diviso dai giapponesi poi alla discarica viene mescolato ben bene e tutto viene trattato come normale immondizia.
In poche parole io mi faccio mazzo per dividerla e poi loro la mettono insieme e non riciclano realmente.
faro un post sulla cosa in futuro.
Non vi ricorda il bel paese?
ma allora come stanno realmente le cose?
RispondiEliminacosa riportiamo ma soprattutto cosa sosteniamo?
maremma maiala...
an-nùr
Stanno che non dobbiamo ammalarci di esterofilia, ma ci sono paesi che hanno comunque molto da insegnare, anche se alla perfezione non ci è arrivato ancora nessuno e forse non ci si arriverà davvero mai.
RispondiEliminaCi serve una gestione dei rifiuti decente e sostenibile, non certo pretendere il meglio in assoluto.
E questa gestione passa da una accurata separazione, poi un indotto del riciclo efficace, e l'incenerimento solamente dimensionato sulla parte che non si riesce in nessun modo (ancora) a riciclare in maniera economicamente conveniente.