Dissertazioni sul principio di precauzione
A causa della grande incertezza che abbiamo nell'affrontare temi che riguardano l'evolvere dell'umanità, prevedere il futuro sembra impresa impossibile, dominato come è da fenomeni altamente non lineari e dalla dinamica poco prevedibile. Esisteranno sempre persone disposte a sostenere: "se prevedere il futuro è impossibile, lasciamo che accada al mondo quello che deve accadere senza preoccuparcene troppo".
A causa della stessa identica incertezza, di fronte alle tante paure irrazionali o comunque frutto di non completezza nella comprensione delle cose, si invoca spesso anche il cosiddetto "principio di precauzione", che in soldoni afferma: "se non so prevederne le conseguenze, meglio evitarne la causa a prescindere".
La diatriba tra chi crede che il mondo si debba arrangiare da solo e chi crede che dobbiamo autolimitarci in tutto pur di non rischiare di danneggiarlo, sono due aspetti agli antipodi ma fin troppo comuni, che riassumono efficacemente due posizioni assolutamente estremiste. Taluni associano il primo comportamento ad una mentalità tipica di destra, il secondo comportamento ad una mentalità tipica di sinistra, anche se sovente è addirittura vero il contrario, basti pensare all'attuale PD così favorevole alla costruzione di inceneritori ovunque spacciandola per scelta inevitabile.
Ben pochi, a mio avviso, inquadrano la faccenda del principio di precauzione nella giusta ottica, che non è un "a priori" ma deve essere orientata al cercare di imparare una qualche lezione per induzione dal nostro passato. Molte cose che un tempo generavano grande preoccupazione, oggi sono state validate dal tempo e stemperate dalla consuetudine e dall'abitudine, come ad esempio la pillola anticoncezionale (tempo addietro considerata estremamente pericolosa). Il tempo aiuta quindi a stemperare giudizi irrazionali, però è un arma a doppio taglio, ci consente purtroppo di accettare di fatto come ragionevoli anche situazioni che in realtà non lo sono, poiché il loro impatto emotivo è dimenticato.
Per spiegarmi meglio, oggi ci si preoccupa fin troppo di rifiuti, di inquinamento elettromagnetico, di quello o quell'altro inceneritore o della nuova industria che le amministrazioni dall'oggi al domani hanno brama di costruire, chi si preoccupa più di un disastro immane accertato e riconosciuto come l'Ilva di Taranto e che continua tuttora ? E che dire dell'amianto ancora diffuso in molti prodotti industriali che continuerà a mietere tributi umani con un picco al 2015 ? E dei morti per la lavorazione del PVC a Porto Marghera ?
Ove cause di grave inquinamento sono state ampiamente accertate, li occorre intervenire, e quando si ripropongono industrie insalubri della stessa tipologia (le acciaierie sono immensi fornaci di inceneritori dopotutto) non serve affatto il principio di precauzione, serve dire: "Abbiamo già sperimentato ed ha provocato disastri che sono ancora sono sulla nostra coscienza, andiamoci cauti".
Ma tant'è quel che è stato è stato e non ci si pensa più, distorcendo i nostri giudizi e minando alla radice la possibilità di imparare dai nostri sbagli, spesso adducendo mirabolanti progressi della tecnica come fonte di rassicurazione e distrazione, oppure ancora peggio offrendo palliativi incredibili come costruire boschi attorno ai termovalorizzatori per sottolinearne la non pericolosità (oppure dipingerne i camini di azzurro cielo). Una follia!
Mi sono stufato poi di sentire parlare a sproposito di statistiche epidemiologiche per valutare la pericolosità o meno di un processo industriale.
Ad esempio, che probabilità ci sono che un inceneritore che ha funzionato per soli 10 anni oggi sia rilevante nelle casistiche di tumore misurate quest'anno ? Si potrebbero impiegare altri 10 anni solo per tentare di evidenziare una ulteriore correlazione di causa-effetto... ne vale veramente la pena ?
Eppure, utilizzando la "speculazione" piuttosto che la "misurazione", senza nemmeno invocare il principio di precauzione, sappiamo già che se esistono certe cause scatenanti dei tumori, qualcosa prima o poi succederà, esattamente come so che ci si può ammalare di mesotelioma se respiro fibre di amianto per anni, ma non è certo, devo avere sfortuna che queste fibre generino infiammazione, degenerino in tumore, etc. forse dopo 30 e più anni dall'esposizione. Il principio di precauzione quindi serve solo a limitare la probabilità di avere sfortuna! Ma non è da solo sufficiente per guidare razionalmente le scelte.
Quello che intendo sottolieare è che è possibile, pur nell'incertezza, avvallare alcuni concetti "speculativi" che non necessariamente devono essere scartati solo perché in assenza o in incapacità di effettuare delle "misure", specialmente quando certi meccanismi di azione sono noti o sono teoricamente plausibili, come ad esempio la pericolosità delle nanoparticelle e le polveri ultrafini.
Oggi vige uno strano concetto di scienza al contrario, che assolve con formula dubitativa qualsiasi porcheria, fino a che qualcuno non dimostra inoppugnabilmente il contrario, nei fatti come una giustizia iper-garantista che non condanna nessuno nemmeno con indizi schiaccianti. Al contempo condanna senza tregua le onde elettromagnetiche, con cui conviviamo da più di 80 anni.
Così tante cose recano danni alla salute che niente più reca "realmente" danni "comprovati" alla salute, in attesa di misurazioni che non saranno mai conclusive, perchè puramente statistiche. Ecco allora costruire inceneritori, riversare rifiuti tossici, eludere il risparmio energetico e continuare ad emettere gas in atmosfera, purchè rassicurati da adeguati palliativi.
In conclusione, non credete più ai "fatalisti" ma non credete nemmeno ai "precauzionisti" ad ogni costo, se qualcosa è dannoso non lo dimostrano le analisi epidemiologiche, perchè se si verificano danni accertati è già troppo tardi. Occorre ristabilire l'onestà intellettuale di chi impara dalle esperienze passate ed è in grado di offrire meccanismi verosimili e scientifici che spiegano la potenziale pericolosità dei fenomeni. Questo significa principio di precauzione.
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