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sabato 11 giugno 2011

Il professor Vincenzo Balzani ci parla del nucleare

Vincenzo Balzani - Nucleare in Italia dopo Fukushima - parte 1/2

Vincenzo Balzani - Nucleare in Italia dopo Fukushima - parte 2/2

Vincenzo Balzani è un grandissimo divulgatore scientifico, che con semplicità disarmante riesce a spiegarci la complessa questione nucleare con esemplare chiarezza. Vorrei meno talkshow urlati con Chicco Testa e più programmi di approfondimento ragionati con Vincenzo Balzani, giusto per riportare alla luce un po di quel comune buonsenso, specialmente su problemi così delicati come la questione energetica, che la Rai sistematicamente boicotta.

Il 12 e 13 giugno, confido di gridare assieme a voi l'ecumenico... HABEMUS QUORUM. Poi si può anche pensare di andare al mare con tranquillità.

mercoledì 8 giugno 2011

Per EIA, il nucleare sarà la forma di energia più costosa al 2020!


Non vi è alcun dubbio su come la discussione sul nucleare in Italia sia stata politicizzata oltre ogni limite, ciò rischia di creare un eccesso di semplificazione veramente pericoloso su scelte che sono strategiche e fondamentali per il futuro energetico del nostro paese. 

Come giustamente scrive Ugo Bardi sul suo blog, oggi nucleare sembra cosa "di destra", mentre le rinnovabili appaiono cosa "di sinistra", salvo poi trovare in entrambi gli schieramenti ideologici notevoli esempi di ripetute conversioni e ripensamenti.

Come si fa allora in questa babele di dichiarazioni e prese di posizione, talvolta dettate dalla emotività, a capire da che parte stare ?
A mio parere occorre affidarsi ad organismi indipendenti che gli sviluppi in tema di energia li conosce a fondo e li studia da tanti anni, come giustamente sostiene Giovanni Valentini nel suo buon articolo apparso su Repubblica. Pochi meglio della EIA, la agenzia indipendente di informazione energetica americana, è in grado di fornire una risposta attendibile.

Eccolo allora il Rapporto Energy Outlook 2011 (DOD-EIA/0383) appena uscito, dal quale è stato estratto il grafico che vedete quì sopra, e che spiega più di mille parole cosa prevedono gli americani al 2020 e al 2035.

I costi in $c/kWh riferiti a quattro diverse tecnologie per la produzione energetica (carbone, nucleare, vento, gas) sono stati messi a confronto attualizzati al 2009, suddividendoli nei loro contributi di costo capitale (finanziari), costi fissi (impianti e manutenzione), costi variabili (carburante) e costi di trasmissione (reti e distribuzione).

Dal grafico appare chiaramente che al 2020 l'energia nucleare risulterà la forma più costosa fra le quattro considerate per la produzione di energia elettrica. Questo soprattutto in virtù del costo capitale, come ben spiega l'articolo di Giovanni Valentini (che si riferisce però a dati del vecchio rapporto EIA 2009).

Peccato che gli americani non prendano nemmeno in considerazione il fotovoltaico, che secondo le stime di Domenico Coiante ha speranze pure esso di raggiungere la famigerata "Grid Parity" entro il 2020. Probabilmente si ritiene (a torto) che non riuscirà ad avere una grande penetrazione sul totale dell'energia consumata. Occorre però considerare che il punto di vista monopolistico (sui costi) non è lo stesso rispetto a chi intende il FV come generazione distribuita e democratica di energia elettrica, che oggi solo il fotovoltaico può rendere tecnicamente realizzabile.

Personalmente continuo a ritenere che il "valore" di una singola centrale nucleare dal costo di un miliardo di euro sia di molto inferiore al valore cumulativo di 10.000 piccoli impianti fotovoltaici dal costo di centomila euro, anche se la singola centrale producesse maggiore energia.

Altro aspetto inquietante del rapporto EIA (Pag.3) è il grande affidamento che gli americani prevedono sullo SHALE GAS (gas di scisto) e altra robaccia del genere, con pratiche estrattive che si riveleranno assolutamente disastrose per l'ambiente, come il fracking.

In soldoni,neppure i cinici americani pensano che il nucleare sarà mai competitivo in futuro dal lato dei costi, mentre lo saranno certamente l'eolico  e il gas naturale (ammesso che pensino di poterne estrarre quanto ne vogliono utilizzando giacimenti non convenzionali). Il fotovoltaico potrebbe diventare competitivo, ma ha ancora bisogno di essere sorretto da incentivi per renderlo una forma di produzione realmente distribuita e mirata alla autosufficienza energetica delle piccole comunità locali.

Alternative al nucleare un po meno costose esistono, senza nemmeno tirare in ballo le scorie, l'inquinamento da radiazioni, la pericolosità potenziale di rari ma gravissimi disastri. Sfatiamo però fin da subito l'idea che il nucleare ci dimezzi la bolletta, ciò è semplicemente ridicolo e frutto di disonestà intellettuale (semmai è presumibile il contrario, se non vogliamo finanziarlo pesantemente utilizzando la fiscalità generale).

Saltare sul nucleare oggi, equivale a investire ancora sui cavi telefonici di rame in un mondo che è passato alla banda larga a fibra ottica e al wireless distribuito, una scelta obsoleta per una tecnologia poco competitiva.

In conclusione, queste le mie ragioni del perchè vorrei invitare tutti a schierarsi per il NO AL NUCLEARE alla prossima consultazione referendaria. Possiamo spendere molto meglio i nostri soldi.

giovedì 7 ottobre 2010

Il nucleare nel mondo, in ripresa o in declino ?

Produzione di energia globale da fonte nucleare (IEIA)
Chi non guida il cambiamento, si limita ad analizzarne l'andamento. E' questa in sintesi la questione che pone in contrapposizione Lega-ambiente, non favorevole ad un ritorno del nucleare in Italia, e Chicco Testa, ex ambientalista (anzi fondatore) di Lega-Ambiente, ora principale promoter del rilancio dell'energia dall'atomo.

Il grafico mostra, suddiviso per aree continentali, l'andamento complessivo della fornitura globale di energia da fonte nucleare. Mentre Lega-Ambiente ne ravvisa i termini di un declino irreversibile, Chicco testa afferma invece che le stesse informazioni sono indice in una avanzata inarrestabile, chi ha ragione ordunque ?
Nessuno dei due! Per interpretare i grafici bene, occorre fare riferimento a un "modello".

Coloro che vedono nel grafico una diminuzione, cercano in realtà di approssimarlo (in gergo si dice “fittarlo”) con una campana logistica, (tipo quella del picco del petrolio di Hubbert per intenderci), con l’intenzione di dimostrare appunto che siamo in presenza di un “picco”, pertanto di una imminente diminuzione della produzione complessiva.

Coloro che vedono nel grafico un aumento, tendono a “fittarlo” con una approssimazione lineare, ignorando l’andamento degli ultimi anni (magari attribuibili ad una crisi economica non strutturale), pertanto ne vedono l'evidenza di una imminente crescita.

In realtà, stabilire quale delle due "visioni" è quella corretta, non è un impresa così semplice. La zona piatta degli ultimi 10 anni, può essere dovuta a una ridistribuzione degli impianti dislocati in senso globale.. chiudono per obsolescenza molti impianti nei paesi occidentali, senza essere rimpiazzati da altrettanti di potenza equivalente, mentre aumentano enormemente i progetti di nuovi impianti in Asia, specialmente in Cina, paese con un programma nucleare molto attivo. 

Se volete saperne di più consultate questo interessante database degli impianti in costruzione nel mondo.

Qualche indicazione utile e poco ambigua il grafico comunque riesce a darla. Ad esempio, esattamente dal 1986, anno dell'incidente di Cernobyl, la pendenza della crescita è diminuita nettamente, quasi dimezzandosi.

Io sono personalmente convinto della interpretazione “a campana”, pertanto il contributo futuro globale del nucleare temo non supererà di molto quello di oggi, soprattutto a causa dei costi insostenibili di costruzione e della carenza cronica di Uranio sufficientemente concentrato (minerale non rinnovabile). 

Ma so di essere di parte. Il tempo chiarirà la situazione.

domenica 19 settembre 2010

Su RaiTre si parla stasera di Nucleare in Europa

Le centrali nucleari sono sicure per la salute di quelli che ci vivono attorno? Che fine fanno le centinaia di tonnellate di scorie radioattive prodotte dalle centrali? E infine, come sono le centrali nucleari che il Governo Berlusconi vuole far costruire in Italia?

Per rispondere a queste domande PRESADIRETTA ha mandato i suoi inviati in Finlandia, Germania, Francia, Inghilterra, i paesi europei che da più anni convivono con l’industria nucleare dell’energia. Riccardo Iacona domenica 19 settembre su RaiTre alle 21,00 racconterà il nucleare in Europa. 

L’appuntamento con l’inchiesta di Iacona è interessante e per una serie di motivi. Gli inviati di Presadiretta, infatti, visiteranno le centrali nucleari di Finlandia, Germania, Francia, Inghilterra cercando di capire come gli altri stiano affrontando sia la convivenza nei pressi di una centrale nucleare sia il conseguente smaltimento di scorie. Saranno anche presentati i progetti delle centrali nucleari italiane.


Descrizione sul sito della puntata di domenica di Presadiretta:
Con NUCLEARE Presadiretta vi fa conoscere i più importanti studi scientifici internazionali sull’aumento della frequenza dei tumori attorno alle centrali nucleari; vi fa vedere da vicino i grandi depositi di riprocessamento e di stoccaggio delle scorie in Germania, Francia e in Inghilterra, vi porta negli unici due cantieri dell’EPR, la centrale nucleare francese di nuova generazione che l’Italia sta per comprare, per sentire cosa ne pensano i progettisti, gli ingegneri e i lavoratori che le stanno costruendo.

Ne riparleremo a puntata conclusa.

Fonte: Ecoblog

venerdì 30 aprile 2010

Ridurre la dipendenza dal petrolio, solita promessa da marinaio

Quante volte ci siamo sentiti ripetere da chi ci governa: "dobbiamo ridurre la nostra dipendenza dal petrolio" ?

Essere dipendenti da qualcosa che non riusciamo a produrre da soli non è si per se un problema, o per lo meno non lo è fino a quando questo bene è abbondante e a buon mercato. Sembra tuttavia opinione concorde ai più informati che l'epoca del petrolio per tutti, a causa del famigerato picco del petrolio, stia per volgere definitivamente al termine. Ce ne sarà ancora tanto per un bel po, ma non sarà per noi, perché solo chi controlla i pochi giacimenti ancora produttivi sarà in grado di procurarselo.

Illuminante a questo proposito il post di Crisis dove si passano in rassegna gli ultimi 25 anni di dichiarazioni dei presidenti americani in merito al problema dell'indipendenza energetica:

- Richard Nixon, 1974. Alla fine di questo decennio, nel 1980, gli Stati Uniti non dipenderanno più da nessun Paese estero per il fabbisogno energetico. Petrolio importato: 36,1%.

- Gerald Ford, 1975. Dobbiamo ridurre le importazioni di petrolio di un milione di barili al giorno entro la fine dell'anno e di due milioni per la fine del 1997. Petrolio importato: 36,1%.

- Jimmy Carter, 1977. A partire da questo momento, la nostra Nazione non userà mai più più petrolio importato di quanto ha fatto nel 1977. Mai più. Petrolio importato: 40,5%.

- Ronald Reagan, 1983. Mentre la conservazione vale la pena di per sé, la migliore risposta è cercare di renderci indipendenti dalle fonti estere al massimo possibile per la nostra energia. Petrolio importato: 43,6%.

- George Bush, 1992. Quando la nostra amministrazione ha sviluppato la strategia energetica, tre punti ci hanno guidato: il primo è ridurre la nostra dipendenza dal petrolio straniero. Petrolio importato: 47,2%.

- Bill Clinton, 1995. La crescente dipendenza del Paese dal petrolio straniero è una minaccia per la nostra sicurezza (...) continueremo ad aumentare gli sforzi per stimolare la produzione nazionale. Petrolio importato: 49,8%.

- George Bush Jr, 2006. La tecnologia ci aiuterà a raggiungere un grande obiettivo: rimpiazzare il 75% delle importazioni petrolifere dal Medio Oriente entro il 2025. Petrolio importato: 65,5%.

- Barack Obama, 2009. Sarà primario nella mia amministrazione ridurre la nostra dipendenza dal petrolio estero costruendo un'economia energetica che offrirà milioni di posti di lavoro. Petrolio importato: 66,2%.

Non vi sembra di aver già sentito le stesse cose anche da noi ? Leggete qui. Sono le stesse frasi, "dobbiamo garantire l'indipendenza energetica della nazione", ciò significa investire sul Nucleare, sul Carbone pulito, o per i più ottimisti sulle Energie rinnovabili (ma senza cambiare assolutamente gli stili di vita che ci piacciono tanto). In realtà si trattano tutti di falsi miti, buoni per i polli che ci cascano. Siamo dipendenti dal GAS naturale come un drogato lo è dall'eroina, e le cose non sono destinate a cambiare a breve termine.

Non solo non saremo mai in grado di limitare le nostre dipendenze dai prodotti petroliferi esteri (in particolare il Gas naturale), ma stiamo facendo di fatto l'opposto per aumentarle ulteriormente, con la scusa della "diversificazione dell'offerta", tanto è vero che siamo in prima linea per ottenere l'accesso a nuovi gasdotti, grazie a una collaborazione strategica fra Berlusconi e Putin, incluso promuovere progetti faraonici come il gasdotto South Stream e Nabucco. Quando saranno completati, probabilmente l'era del gas naturale abbondante potrebbe già essere messa in discussione.

Che fare allora ?

La prima attività è limitare drasticamente l'aumento delle importazioni, questo produrrà un inevitabile aumento dei prezzi, ma stimolerà anche la domanda per soluzioni tecnologiche di risparmio energetico che non sarebbero convenienti ai livelli attuali di disponibilità di prodotti petroliferi. Inoltre occorre limitare i consumi alla radice tramite tassazione dei processi industriali che utilizzano troppa energia per unità di prodotto. Ridurre la necessità di scaldare le nostre abitazioni utilizzando pompe di calore e sistemi passivi, ridurre il numero di autoveicoli circolanti e investire di più sul cabotaggio marittimo e sul ferro (sulle linee già esistenti, non sull'inutile TAV).

Ancora... Incentivare i mezzi pubblici e la mobilità sostenibile (bici, car-sharing, veicoli elettrici). Favorire l'installazione su tutte le abitazioni di pannelli solari termici per ridurre il fabbisogno di gas per il riscaldamento. Creare un nuovo network infrastrutturale per la distribuzione dell'energia elettrica, le cosiddette smart grids, per interconnettere tante piccole produzioni rinnovabili intermittenti (fotovoltaico ed eolico in primis) senza i problemi delle grandi dorsali adatte solo alla produzione elettrica centralizzata. Cominciare ad utilizzare l'elettricità nei processi dove prima si impiegava prevalentemente il derivati del petrolio, come nei trasporti urbani, arrivando alla diffusione capillare di veicoli mossi dalla sola elettricità.

Quando avremo fatto tutte queste cose, forse, potremmo pensare di ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili, e auspicabilmente arrivare a livelli di consumi per cui anche le fonti rinnovabili potranno dare un grande contributo alla bilancia energetica complessiva.

Come disse un saggio, inutile pensare di aggiungere altra acqua nel secchio, se l'acqua scarseggia e il secchio è bucato. Meglio prima tappare i buchi poi chiudere mano a mano il rubinetto. Così la risorsa potrà durarci il tempo sufficiente per una transizione morbida verso un futuro sostenibile.


martedì 30 marzo 2010

Elezioni regionali chiuse, ecco l'elenco dei siti nucleari italiani

A fare i politologi post-elezioni son bravi più o meno tutti, i risultati li trovate quì, ma una cosa è certa, la maggioranza delle regioni da oggi è affidata a presidenti del Centro-Destra, per la precisione nella quantità di 11 (PdL) contro 8 (Pd), esclusa la sola Valle d'Aosta.

La conseguenza principale di questo ribaltamento di maggioranza, rispetto alle ultime regionali del 2005, lo si avrà soprattutto sulla conferenza stato-regioni, che pochi mesi fa si era già pronunciata contro il nucleare, mentre oggi potrebbero riaprirsi nuovi scenari inquietanti.

Il governo, pronto comunque ad andare avanti anche in opposizione alle regioni, non ha mai voluto comunicare l'elenco dei siti nucleari scelti come papabili per l'insediamento degli impianti che vuole realizzare sul nostro territorio, evidentemente per non influire negativamente sul risultato del voto, ma nella realtà questi nomi erano già noti da parecchio tempo agli addetti ai lavori.

I verdi francesi sono entrati recentemente in possesso di una lista ufficiosa che elenca i siti italiani proposti dal governo italiano per impiantare le proprie centrali nucleari:
  • Monfalcone (Friuli Venezia Giulia)
  • Chioggia (Venezia)
  • Caorso (Emilia Romagna)
  • Fossano e Trino (Piemonte)
  • Scarlino (Toscana)
  • San Benedetto del Tronto (Marche)
  • Montalto di Castro e Latina (Lazio)
  • Termoli (Molise)
  • Mola di Bari (Puglia) o tra Nardò e Manduria
  • Scanzano Ionico (Basilicata)
  • Oristano (Sardegna)
  • Palma (Sicilia). 
Fra questi siti solo 4 saranno destinati ad ospitare le future centrali nucleari (comprate a caro prezzo dalla EDF francese, a seguito di un accordo di Berluscni con Sarkozy).

Angelo Bonelli ha infatti recentemente dichiarato:
La progettazione di nuove centrali nucleari avviene con un accordo tra Enel e Edf (Électricité de France). Lo scorso 19 novembre a Roma i vertici delle due aziende hanno tenuto un incontro e chiuso un accordo sull’elenco dei siti per il nucleare in Italia. Naturalmente non esistono documenti pubblici al riguardo, perché tutto è secretato. Ma grazie ai Verdi francesi abbiamo avuto un elenco di possibili città, e tra queste risultava anche San Benedetto.

Le tante balle sul nucleare meno costoso, necessario per combattere i cambiamenti climatici, indispensabile per favorire lo sviluppo, essenziale per l'indipendenza energetica, riusciranno a convincere i cittadini ad ospitarle nei propri territori ? Qualcosa mi dice che ai cittadini stessi non sarà neppure chiesto.

venerdì 5 febbraio 2010

Nucleare si o nucleare no, ohibò


Il grafico in alto mostra chiaramente la distribuzione di età media di esercizio degli impianti nucleari attivi oggi al mondo: la maggioranza ha circa 25 anni sul groppone, mentre verso i 40 anni di esercizio si riducono drasticamente. Al contempo quelli "relativamente giovani" fino ai 14 anni sono pochissimi. Ciò significa tasso di sostituzione negativo, ovvero che l'energia prodotta da fonte nucleare è destinata gradualmente a ridursi su scala globale, un fatto inevitabile, anche se costruissimo nei 10 anni stimati  i nostri quattro giocattoli nucleari sul suolo italico.

Spagna, Germania, Francia, Belgio, tutti i big dell'atomo europeo, a fronte della crisi economica, stanno decidendo di allungare a dismisura la vita media operativa dei loro vetusti impianti nucleari, fino a 40 anni e oltre. Non possono permettersi certo proprio ora di procedere al loro smantellamento programmato, non ne avrebbero le possibilità economiche. D'altronde, nemmeno hanno possibilità di sopperire alla mancata produzione degli impianti chiusi con altre tecnologie, come le rinnovabili, dato che necessitano a loro volta di pesanti e costose modifiche infrastrutturali alla rete di distribuzione, anche se la loro disponibilità è in clamorosa crescita.

Allungare l'età media di esercizio delle centrali nucleari è però un arma a doppio taglio. Da una parte potrebbe spostare il picco di produzione di energia nucleare qualche anno più in la del 2004 (il picco dell'energia prodotta non coincide ovviamente con il picco di apertura di nuovi impianti), dall'altra rischierà di rendere molto molto più ripido il calo di energia prodotta da fonte nucleare quando il nuovo picco di produzione sarà superato. Questo comporterà a sua volta un incremento dei costi per la messa in sicurezza dei siti e delle scorie nucleari radioattive, dove ogni paese oggi fa un po come gli pare.

Il motivo ? Molto semplice, allungando la vita utile degli impianti, diventa assai più probabile, di anno in anno, che si accumuli la necessità di una loro dismissione forzata contemporanea in tempi ridotti, a causa dei cresciuti costi economici di manutenzione, di eventuali riparazioni per incidenti, di normative che impongono fermi centrale per l'adeguamento dei dispositivi di sicurezza. Funziona come con i derivati (i famigerati swap) in finanza, rinegoziazione dei "decommissioning" ora, per doverli poi però sostenere più frequentemente in futuro. E' una legge dalla quale non si scappa.

In Italia questo problema fortunatamente non l'abbiamo, ma mai abbassare la guardia sulla stupidità umana. Einstein anni fa affermò: "Due cose sono infinite, le dimensioni dell'universo e la stupidità umana, ma sulla prima nutro ancora qualche dubbio".

Per avere un quadro obiettivo degli enormi e inutili rischi finanziari che stiamo per affrontare, nonché della ottusità siderale delle persone che attualmente ci governano, non posso che segnalarvi questo interessante ed informativo articolo: il picco delle centrali nucleari. Vi invito a leggerlo.

lunedì 23 marzo 2009

Con il nucleare il costi non tornano


Ce lo spiega in maniera chiarissima e difficilmente contestabile Giuseppe Onufrio, direttore di GreenPeace Italia. Intervistato da Carlo Messora di Byoblu, smonta totalmente le tesi di coloro che propongono un ritorno italiano al nucleare, adducendo benefici di natura economica e ambientale. Dice sostanzialmente le stesse cose che scrissi alcuni giorni fa in questo articolo.

Forse Chicco Testa dovrebbe fare una seria analisi di coscenza e rivedere le sue posizioni. La sua tesi è che il nucleare dovrebbe entrare in funzione come sostituzione delle inquinanti centrali a carbone e a gas, soprattutto per diminuire le emissioni di CO2 che causano i cambiamenti climatici. Chi mai potrebbe garantirci che all'apertura delle nuove centrali le vecchie a carbone o a gas verrebbero smantellate ? Io credo che difficilmente succederà.

Chi promuove il nucleare sostenendo un risparmio economico è evidentemente in malafede, perchè il suo costo per Kwh è superiore a quello delle energie fossili e paragonabile a quello dell'eolico (vedi filmato). Chi strumentalizza la necessità della riduzione della CO2 come motivo principale per ritornare al nucleare è parimenti ipocrita, perchè intervenire sui consumi e sul risparmio energetico avrebbe lo stesso effetto a costi assai inferiori, c'è un margine di miglioramento ancora enorme.

Allora perchè mai tutti i poteri forti lo vogliono anche se per motivi diversi e contraddittori ? Io sono convinto, così come avviene per altre tecnologie non necessarie ed estremamente costose come l'incenerimento, che il motivo sia semplicemente accedere ai finanziamenti pubblici per fare lavorare le aziende amiche.

Un giro di soldi enorme, cantieri, società di ingegneria, industria siderurgica oramai al collasso, infrastrutture a pioggia, tutto lascia pensare a una economia drogata che ha come scopo evitare la chiusura di aziende che non riescono a restare sul mercato, altro che bene dell'Italia! L'unico nucleare che ha senso è quello di sostituzione per prolungare la vita di impianti obsoleti. Ogni nuovo impianto verrà semplicemente cancellato dalle leggi di mercato.

Fonte: ByoBlu

martedì 17 marzo 2009

La Finlandia nei guai con il nucleare EPR

Comunicato stampa del 5 marzo 09 di Greenpeace:

Liti a suon di miliardi in Europa, per chi ha deciso di investire nella costruzione di nuovi impianti Epr che si rivelano ogni giorno più costosi e, tentando di risparmiare, meno sicuri. Si tratta dello stesso tipo di reattore nucleare che si vorrebbe costruire in Italia in quattro centrali.

Areva e TVO, i due contraenti nella costruzione del nuovo impianto nucleare di Olkiluoto in Finlandia, sono ai ferri corti. Come ha infatti pubblicato il principale giornale economico finlandese Kauppalehti, la società costruttrice francese Areva ha dichiarato di voler procedere per vie legali contro la committente TVO.

Le due società si stanno infatti incolpando l’un l’altra degli enormi ritardi: l’impianto Epr (Olkiluoto 3), che doveva essere consegnato nel 2009, non sarà consegnato nemmeno nel 2011, avendo accumulato 3 anni di ritardo nei primi 3 anni di cantiere.

Secondo la CEO di Areva Anne Lauvergon, TVO non ha eseguito le procedure di accelerazione che erano state concordate nel giugno 2008, mentre ha impiegato un anno per l’approvazione dei documenti di costruzione rispetto ai due mesi precedentemente concordati. Per cui Areva ha deciso di chiedere a TVO per via giudiziale 2 miliardi e mezzo di euro. Inoltre, secondo Areva, TVO pretenderebbe a sua volta dall’azienda francese 2,4 miliardi di euro per il ritardo.

Areva stima che OL3 costerà 1,7 miliardi di euro in più rispetto ai 3,2 miliardi di euro stabiliti da contratto. L’anno scorso ha accantonato riserve per 749 milioni di euro per Olkiluoto 3, che hanno duramente impattato sull’utile di esercizio della società, riducendo il risultato di fine anno del 21%.

Una cosa è certa: comunque andrà a finire, gli ulteriori ritardi e costi peseranno non poco sulla bolletta dei cittadini finlandesi. Secondo la testata finlandese Kauppalehti gli utenti finali finlandesi si accolleranno almeno 3,5 miliardi di euro in più rispetto al passato.

“Su questi aspetti l’informazione in Italia è stata molto carente.- Denuncia Giuseppe Onufrio, Direttore Esecutivo di Greenpeace Italia- Se si aggiungono le 2100 ‘non conformità’ rilevate dall’Autorità di Sicurezza Nucleare finlandese, il quadro è chiaro: gli EPR costano troppo e per tentare di ridurre i costi anche la sicurezza viene messa in dubbio”.

--
Giuseppe Onufrio
Direttore Esecutivo
Greenpeace Italia


Faccio un riassunto tagliato con l'accetta: Le aziende che collaborano al progetto di costruzione della centrale nucleare si denunciano a vicenda per inadempimento contrattuale, dato che tempi e costi si stanno dilatando a dismisura. E questo nella efficientissima Finlandia!

Ma ve li immaginate ENEL e EDF che si citano in tribunale per miliardi di euro, quando si capirà che la prima centrale Italiana non verrà consegnata prima del 2019!, mentre al contempo continuerà a dilapidare miliardi con infinite varianti di progetto per garantirne la sicurezza ? L'unico accordo che potrebbero trovare è quello di spalmare i costi sulle future bollette, come sta succedendo infatti in Finlandia...

Il Nucleare è morto, chi sostiene che lo si vuole per garantire un risparmio nella bolletta energetica dei cittadini o non sa quello che dice, o è animato da desideri irrazionali, oppure semplicemente agisce in malafede per aiutare le asfittiche industrie compiacenti desiderose di commesse in tempo di crisi.

giovedì 26 febbraio 2009

Nucleare a tutta birra ?

Siete preoccupati per i recenti accordi fra la francese EDF e la nostrana ENEL, strombazzati ai quattro venti dal presidente del consiglio, nei quali si pianifica la realizzazione di ben 4 centrali nucleari in territorio italiano entro i prossimi dieci anni ?

State tranquilli, è tutta fuffa, la situazione reale è ben diversa. Sono balle a 350 gradi.

Update: E' trapelato in rete il documento originale del "memorandum of understanding" fra Francia e Italia in materia di nucleare, ovviamente nel documento non c'è alcuna menzione delle 4 centrali nucleari che i media appecoronati hanno riportato all'unisono. Come volevasi dimostrare si tratta di pura fuffa mediatica. (Ringrazio Debora Billi per la segnalazione)

giovedì 9 ottobre 2008

Carlo Rubbia, il nucleare del futuro

Il nucleare suscita da sempre sentimenti contrastanti, grandi paure e facili entusiasmi, il prof. Carlo Rubbia ha una sua visione personale della vicenda. Il nucleare non deve essere un tabù ma una risorsa che l'umanità ha a disposizione, se allo stato attuale non siamo in grado di garantirne la compatibilità ambientale e la sicurezza questa è una questione tecnologica e scientifica, non filosofica o morale. Sono convinto che nell'immediato futuro il solare e soprattutto l'eolico rappresenti l'unica strada percorribile in grado di dare risultati in tempi certi, sono convinto però anche che la ricerca non vada fermata, nemmeno sul nucleare. Esistono infatti tecnologie ancora da esplorare che permetterebbero di avere i vantaggi dell'atomo (nessuna emissione di CO2, alta potenza specifica, affidabilità) senza averne i relativi svantaggi (produzione di scorie, combustibile non rinnovabile, pericolo di incidenti e contaminazione).

La soluzione, a detta di Rubbia, si chiama TORIO, materiale sicuramente molto più abbondante sulla terra dell'uranio naturale ed al contempo capace di produrre scorie fissili enormemente meno pericolose. La ricerca su questo nucleare di nuova generazione è purtroppo ancora molto indietro, solo l'india sta perseguendo un programma scientifico in questo campo, dato che dispone delle maggiori riserve mondiali di questo materiale. Il prof. Carlo Rubbia è tuttora un pioniere in questo campo, tanto che la sua macchina concettuale è stata dai più soprannominata "rubbiatron", una sorta di amplificatore di energia:

scaglia protoni altamente energetici contro un bersaglio di piombo. Il turbinio di neutroni così prodotto è poi diretto verso un nucleo di torio (Th-232). Sotto la pioggia di neutroni, il torio-232 si trasforma in uranio-233, il combustibile nucleare vero e proprio, che si disintegra liberando energia. A differenza del combustibile tradizionale uranio-235, la disintegrazione dell’uranio-233 produce solo quantità infinitamente piccole delle sostanze di scarto nettunio e plutonio.


Il messaggio del prof. Rubbia però è chiaro: accanto a tutte le scelte che il Governo vorrà effettuare chiede che sia presa in considerazione l’ipotesi di dirottare alcune risorse proprio alla sua ricerca e alla sua sperimentazione. Ma evidentemente, il messaggio è finito nelle mani sbagliate.

lunedì 22 settembre 2008

L’Europarlamento boccia il nucleare nella legge sulle rinnovabili

Siamo un paese molto strano, viviamo in un luogo che vuole beneficiare di tutti i "benefit" dell'essere parte di una Unione Europea, ma non ne vogliamo assumere le responsabilità che questo comporta e quindi molte leggi varate da "Mamma Europa" vengono puntualmente "disobbedite" dalla "figlia scapestrata" Italia. Tanto per citarne alcune, le normative sulle emissioni inquinanti, la gestione dei rifiuti, l'occupazione abusiva delle frequenze di Europa7 e ci fermiamo qui perché la fila di illegalità sarebbe troppo lunga.

Sta di fatto che l'autorità dell'Europa proprio non la sopportiamo e di fatto ce ne infischiamo alla grande, governo più, governo meno, abbiamo problemi a rapportarci con l'Autorità, anche con quella giudiziaria e questo ci sta costando davvero troppo.

Oggi mi hai rubato una scatola di biscotti e io ti ammazzo di sprangate, tanto posso sempre dire che non ero razzista, semplicemente pensavo tu mi stessi rubando anche il negozio. Siamo allo sbando totale come paese, il che si traduce in una "giustizia fai da te", in un conflitto perenne di egoismi in cui vince il più forte e non il più giusto.

Abbiamo un'altra buona occasione per trasgredire ad un'altro nuovo, buon regolamento, varato fresca il 15 settembre a Bruxelles. La commissione "ITRE" industria, ricerca ed energia del parlamento europeo ha deciso di bocciare la proposta di sostenere l'energia nucleare con fondi pubblici destinati a finanziare le energie rinnovabili per la lotta ai cambiamenti climatici.

Un plauso allo stop del nucleare lo fa Legambiente e tutte le associazioni sensibili al problema ambientale, è davvero un passo importante nella giusta direzione, il verde lussemburghese Claude Turmes ha redatto il documento che è stato poi sottoscritto da tutto il parlamento europeo. L'atomo non è la soluzione dell'effetto serra (come qualcuno vuol fare intendere) e a dirlo non sono gli ambientalisti, ma il Parlamento Europeo (ma tanto ce ne fregheremo). Con questo voto si migliora inoltre sensibilmente la direttiva sulle rinnovabili proposta dalla Commissione Europea, ad esempio introducendo una maggiore flessibilità del mercato dei certificati verdi.

Faccio un pronostico, quando inizieranno a costruire in Italia le prime centrali nucleari, sicuro come il sole che verranno finanziate con i fondi destinati alle rinnovabili, e magari parte dei CIP6 in bolletta enel, nonchè certificati verdi per la riduzione della CO2 a gogo. Tanto una multa più una multa meno....

venerdì 23 maggio 2008

Nucleare per tutti, democrazia per nessuno

Quanto paventato da molti osservatori si è ovviamente avverato, l'Italia imbocca a passi spediti la strada del nucleare. Ovvio a tutti che tutta la retorica di questi giorni abbia come unica funzione quella di convincere l'opinione pubblica che si tratti di un affare, o peggio di un "bisogno" del paese, come si usa dire in questi giorni. Ciò è ovviamente falso, i bisogni del paese sono certamente altri, ma il pensiero dominante è la "crescita a tutti i costi", come afferma Emma Marcegaglia, nel totale disinteresse delle tematiche ambientali, e questo desiderio prettamente politico guida direttamente le scelte in materia energetica.

Che la crescita infinita sia di per se una balla infinita non è difficile capirlo, bastano piccole semplici considerazioni. Che poi questa debba passare anche per il nucleare francamente mi pare eccessivo, specialmente quando è risaputo come la scelta nucleare sia una delle più costose scelte che esistano, al punto che se ne parla nel mondo solamente ora, dopo decenni di stasi, spinti da un petrolio che vola alle stelle, mentre fino a poco tempo fa pochi l'avrebbero presa in considerazione. La necessità che ha il nucleare di investire con costi astronomici che un privato non potrebbe mai sostenere, unito ad un ritorno dell'investimento che dura fino a mezzo secolo, non impressionano certo i governi, abituati come sono a declinare il mantra dello sviluppo a discapito del debito pubblico. L'impressione globale è che, di fronte ad una crisi petrolifera irreversibile di livello planetario così estesa, non è oggi il caso di fare troppo gli skizzinosi sugli approvvigionamenti energetici (come dice Tullio Regge).

Noi moderni e poveri Golia, ci apprestiamo a scagliare le pietre più grandi che abbiamo, incuranti se esse siano realmente efficaci oppure no. Questo è il colpo di coda dell'economia industriale morente, la crescita col botto, tracanniamoci pure in un sol sorso la poca energia che ci è rimasta e festeggiamo, così arriveremo alla meta ebbri e soddisfatti. Peccato che la meta si chiama in realtà "decrescita", e sarebbe assai meglio prepararci prima, anziché ostinarci a cementificare il mondo. Cosa centra la democrazia in tutto questo ? E' evidente, scelte imposte dall'alto come quelle che stiamo vivendo oggi generano un circolo vizioso che mira ad escludere sistematicamente il "volgo" dal processo decisionale, realizzando quella che con un certo neologismo oserei chiamare "democrazia autoritaria".

Leggete al proposito questa lettera scritta da Federico Valerio, che intende mostrare quali sono le reali spinte che agiscono dietro a questa rinascita mondiale del nucleare, a discapito di un modo nuovo e democratico di produrre e gestire l'energia che ci serve, la microgenerazione distribuita.

giovedì 27 marzo 2008

Il picco del nucleare

Rilancio da ecoalfabeta un post contenente una analisi molto interessante sullo stato dell'energia nucleare in Europa. Dal 2000 non è stata costruita più nessuna centrale nucleare, nemmeno in Francia, il "picco" di installazioni (gran parte delle quali continuano a funzionare tuttora) è avvenuto a metà degli anni ottanta, come si può vedere dal grafico. Da noi si parla di un ritorno al nucleare, perché non è stato fatto anche dagli altri paesi in questi ultimi anni ? Negli stati uniti l'ultima centrale nucleare costruita risale addirittura alla fine degli anni 70! Precisamente nel 1979, data nella quale c'è stata la piccola "chernobyl" americana, l'incidente di Three Mile Islands.

La risposta verso chi propina oggi il nucleare è semplice, le centrali costano talmente tanto che nessun privato investirebbe mai i suoi soldi nella loro costruzione, devono obbligatoriamente essere finanziate dallo stato, pertanto con i soldi dei cittadini, che quindi pagheranno abbondantemente di più del risparmio teorico che avrebbero con l'energia a minor costo in bolletta.

Tralascio i tuttora irrisolti problemi di tipo ecologico per lo stoccaggio delle scorie, non è quello il motivo principale per il quale non le si costruiscono praticamente più. Forse in futuro potranno rappresentare una scelta accettabile nella ipotesi di una crisi dovuta all'eccesso di produzione di gas serra (problema che i reattori nucleari fortunatamente non hanno). Allo stato attuale é molto meglio investire sulle rinnovabili, sicuramente assai più remunerative per ogni euro speso. Inoltre, una unità di produzione di energia rinnovabile, può essere ridotta in scala fino al livello della singola abitazione (pannelli solari), credo che una centrale nucleare personale da giardino sia ad oggi un obiettivo decisamente ambizioso se non irrealizzabile.

Volete sapere dove sono dislocate tutte le centrali in Europa ?

Consultate la mappa sul sito della Internetional Nuclear Safety Center.

Rimarrete sorpresi di scoprire che gran parte delle centrali francesi in attività siano dislocate a ridosso dell'Italia... Ma davvero credete che i francesi prenderanno bene la cosa, semmai l'italia dovesse avviare un proprio programma nucleare ? E' assai probabile che ci chiedano i danni!

mercoledì 2 maggio 2007

Sarkosy contro Royal, il duello

Questa sera sulla TV francese, e in diretta su SKY, c'è stato l'atteso incontro faccia a faccia fra Segolene Royal e Nicolas Sarkosy. Riporto solamente una sintesi di quanto hanno affermato, illustrando la loro visione futura della francia, riguardo alle tematiche dell'energia e delle fonti rinnovabili e sostenibili, con particolare riferimento alle problematiche dell'energia nucleare.


Nicolas Sarkosy:
  • Rilancio del nucleare pulito di quarta generazione (EPR) per ottemperare al protocollo di kyoto, il carburante nucleare é a buon mercato e durerà ancora per 250 anni e oltre!
  • Incremento della produzione di carburante rinnovabile da agricoltura (biocombustibili) per aumentare l'indipendenza dall'estero.
  • Defiscalizzazione totale dei combustibili di origine vegetale.
  • Diminuzione dell'iva per le imprese che lavorano nel settore ambientale.
Segolene Royal:
  • Puntare soprattutto sul risparmio energentico.
  • Bloccare la costruzione delle nuove centrali di terza generazione non ancora autorizzate, continuare a costruire quelle già in fase realizzativa, sostituzione graduale di una quota di energia nucleare con solare ed eolico.
  • Conservazione delle scorie in attesa di una tecnologia che consenta di ritrasformarle in combustibile.
  • Blocco dell'arricchimento di uranio sia civile che militare (iran).
  • Spingere processi produttivi che generano meno gas serra sostenendo fiscalmente le imprese più virtuose.

Sarkosy dimostra di essere profondamente ignorante in materia di nucleare, innanzitutto chiamando le nuovissime centrali EPR (ad acqua pressurizzata) come di quarta generazione, mentre invece sono solo l'ultima frontiera della terza generazione attuale (economiche ma poco efficienti, lasciano il 98% di energia nelle scorie radioattive). Inoltre l'affermazione che il carburante nucleare possa durare per 250 anni e oltre è oltremodo ridicola, l'uranio è purtroppo un materiale raro e scarso, minerale che tra l'altro costerà sempre di più, come risulta da questo articolo. La vera quarta generazione è invece giustamente quella citata da Segolen, si chiama FBR (fast breeder reactor, a neutroni veloci), impianti costosissimi ma aventi la particolarità di funzionare riprocessando le scorie nucleari delle centrali convenzionali! Ancora non ne sono stati realizzati al mondo, perchè non competitivi dal punto di vista dei costi. Nemmeno un accenno al risparmio energentico per sarkosy, che ha addirittura sollevato il problema dell'impatto estetico che gli impianti rinnovabili hanno. Royal ha invece auspicato il blocco totale dell'arricchimento, anche forzatamente, per paesi come l'iran (ovviamente non in casa, sennò chissà con cosa farebbero funzionare i loro 58 reattori nucleari...)

Non aggiungo altro, le affermazioni si commentano da sole... la scelta di campo è evidente.