sabato 11 giugno 2011
mercoledì 8 giugno 2011
Per EIA, il nucleare sarà la forma di energia più costosa al 2020!
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Paolo Marani
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giovedì 7 ottobre 2010
Il nucleare nel mondo, in ripresa o in declino ?
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Produzione di energia globale da fonte nucleare (IEIA) |
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Paolo Marani
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domenica 19 settembre 2010
Su RaiTre si parla stasera di Nucleare in Europa
Con NUCLEARE Presadiretta vi fa conoscere i più importanti studi scientifici internazionali sull’aumento della frequenza dei tumori attorno alle centrali nucleari; vi fa vedere da vicino i grandi depositi di riprocessamento e di stoccaggio delle scorie in Germania, Francia e in Inghilterra, vi porta negli unici due cantieri dell’EPR, la centrale nucleare francese di nuova generazione che l’Italia sta per comprare, per sentire cosa ne pensano i progettisti, gli ingegneri e i lavoratori che le stanno costruendo.
Ne riparleremo a puntata conclusa.
Fonte: Ecoblog
venerdì 30 aprile 2010
Ridurre la dipendenza dal petrolio, solita promessa da marinaio
- Richard Nixon, 1974. Alla fine di questo decennio, nel 1980, gli Stati Uniti non dipenderanno più da nessun Paese estero per il fabbisogno energetico. Petrolio importato: 36,1%.
- Gerald Ford, 1975. Dobbiamo ridurre le importazioni di petrolio di un milione di barili al giorno entro la fine dell'anno e di due milioni per la fine del 1997. Petrolio importato: 36,1%.
- Jimmy Carter, 1977. A partire da questo momento, la nostra Nazione non userà mai più più petrolio importato di quanto ha fatto nel 1977. Mai più. Petrolio importato: 40,5%.
- Ronald Reagan, 1983. Mentre la conservazione vale la pena di per sé, la migliore risposta è cercare di renderci indipendenti dalle fonti estere al massimo possibile per la nostra energia. Petrolio importato: 43,6%.
- George Bush, 1992. Quando la nostra amministrazione ha sviluppato la strategia energetica, tre punti ci hanno guidato: il primo è ridurre la nostra dipendenza dal petrolio straniero. Petrolio importato: 47,2%.
- Bill Clinton, 1995. La crescente dipendenza del Paese dal petrolio straniero è una minaccia per la nostra sicurezza (...) continueremo ad aumentare gli sforzi per stimolare la produzione nazionale. Petrolio importato: 49,8%.
- George Bush Jr, 2006. La tecnologia ci aiuterà a raggiungere un grande obiettivo: rimpiazzare il 75% delle importazioni petrolifere dal Medio Oriente entro il 2025. Petrolio importato: 65,5%.
- Barack Obama, 2009. Sarà primario nella mia amministrazione ridurre la nostra dipendenza dal petrolio estero costruendo un'economia energetica che offrirà milioni di posti di lavoro. Petrolio importato: 66,2%.
Ancora... Incentivare i mezzi pubblici e la mobilità sostenibile (bici, car-sharing, veicoli elettrici). Favorire l'installazione su tutte le abitazioni di pannelli solari termici per ridurre il fabbisogno di gas per il riscaldamento. Creare un nuovo network infrastrutturale per la distribuzione dell'energia elettrica, le cosiddette smart grids, per interconnettere tante piccole produzioni rinnovabili intermittenti (fotovoltaico ed eolico in primis) senza i problemi delle grandi dorsali adatte solo alla produzione elettrica centralizzata. Cominciare ad utilizzare l'elettricità nei processi dove prima si impiegava prevalentemente il derivati del petrolio, come nei trasporti urbani, arrivando alla diffusione capillare di veicoli mossi dalla sola elettricità.
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Paolo Marani
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martedì 30 marzo 2010
Elezioni regionali chiuse, ecco l'elenco dei siti nucleari italiani
- Monfalcone (Friuli Venezia Giulia)
- Chioggia (Venezia)
- Caorso (Emilia Romagna)
- Fossano e Trino (Piemonte)
- Scarlino (Toscana)
- San Benedetto del Tronto (Marche)
- Montalto di Castro e Latina (Lazio)
- Termoli (Molise)
- Mola di Bari (Puglia) o tra Nardò e Manduria
- Scanzano Ionico (Basilicata)
- Oristano (Sardegna)
- Palma (Sicilia).
Angelo Bonelli ha infatti recentemente dichiarato:
La progettazione di nuove centrali nucleari avviene con un accordo tra Enel e Edf (Électricité de France). Lo scorso 19 novembre a Roma i vertici delle due aziende hanno tenuto un incontro e chiuso un accordo sull’elenco dei siti per il nucleare in Italia. Naturalmente non esistono documenti pubblici al riguardo, perché tutto è secretato. Ma grazie ai Verdi francesi abbiamo avuto un elenco di possibili città, e tra queste risultava anche San Benedetto.
Le tante balle sul nucleare meno costoso, necessario per combattere i cambiamenti climatici, indispensabile per favorire lo sviluppo, essenziale per l'indipendenza energetica, riusciranno a convincere i cittadini ad ospitarle nei propri territori ? Qualcosa mi dice che ai cittadini stessi non sarà neppure chiesto.
venerdì 5 febbraio 2010
Nucleare si o nucleare no, ohibò
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Paolo Marani
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lunedì 23 marzo 2009
Con il nucleare il costi non tornano
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Paolo Marani
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martedì 17 marzo 2009
La Finlandia nei guai con il nucleare EPR
Comunicato stampa del 5 marzo 09 di Greenpeace:
Liti a suon di miliardi in Europa, per chi ha deciso di investire nella costruzione di nuovi impianti Epr che si rivelano ogni giorno più costosi e, tentando di risparmiare, meno sicuri. Si tratta dello stesso tipo di reattore nucleare che si vorrebbe costruire in Italia in quattro centrali.Areva e TVO, i due contraenti nella costruzione del nuovo impianto nucleare di Olkiluoto in Finlandia, sono ai ferri corti. Come ha infatti pubblicato il principale giornale economico finlandese Kauppalehti, la società costruttrice francese Areva ha dichiarato di voler procedere per vie legali contro la committente TVO.Le due società si stanno infatti incolpando l’un l’altra degli enormi ritardi: l’impianto Epr (Olkiluoto 3), che doveva essere consegnato nel 2009, non sarà consegnato nemmeno nel 2011, avendo accumulato 3 anni di ritardo nei primi 3 anni di cantiere.Secondo la CEO di Areva Anne Lauvergon, TVO non ha eseguito le procedure di accelerazione che erano state concordate nel giugno 2008, mentre ha impiegato un anno per l’approvazione dei documenti di costruzione rispetto ai due mesi precedentemente concordati. Per cui Areva ha deciso di chiedere a TVO per via giudiziale 2 miliardi e mezzo di euro. Inoltre, secondo Areva, TVO pretenderebbe a sua volta dall’azienda francese 2,4 miliardi di euro per il ritardo.Areva stima che OL3 costerà 1,7 miliardi di euro in più rispetto ai 3,2 miliardi di euro stabiliti da contratto. L’anno scorso ha accantonato riserve per 749 milioni di euro per Olkiluoto 3, che hanno duramente impattato sull’utile di esercizio della società, riducendo il risultato di fine anno del 21%.Una cosa è certa: comunque andrà a finire, gli ulteriori ritardi e costi peseranno non poco sulla bolletta dei cittadini finlandesi. Secondo la testata finlandese Kauppalehti gli utenti finali finlandesi si accolleranno almeno 3,5 miliardi di euro in più rispetto al passato.“Su questi aspetti l’informazione in Italia è stata molto carente.- Denuncia Giuseppe Onufrio, Direttore Esecutivo di Greenpeace Italia- Se si aggiungono le 2100 ‘non conformità’ rilevate dall’Autorità di Sicurezza Nucleare finlandese, il quadro è chiaro: gli EPR costano troppo e per tentare di ridurre i costi anche la sicurezza viene messa in dubbio”.
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Giuseppe Onufrio
Direttore Esecutivo
Greenpeace Italia
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Paolo Marani
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giovedì 26 febbraio 2009
Nucleare a tutta birra ?

State tranquilli, è tutta fuffa, la situazione reale è ben diversa. Sono balle a 350 gradi.
giovedì 9 ottobre 2008
Carlo Rubbia, il nucleare del futuro
Il nucleare suscita da sempre sentimenti contrastanti, grandi paure e facili entusiasmi, il prof. Carlo Rubbia ha una sua visione personale della vicenda. Il nucleare non deve essere un tabù ma una risorsa che l'umanità ha a disposizione, se allo stato attuale non siamo in grado di garantirne la compatibilità ambientale e la sicurezza questa è una questione tecnologica e scientifica, non filosofica o morale. Sono convinto che nell'immediato futuro il solare e soprattutto l'eolico rappresenti l'unica strada percorribile in grado di dare risultati in tempi certi, sono convinto però anche che la ricerca non vada fermata, nemmeno sul nucleare. Esistono infatti tecnologie ancora da esplorare che permetterebbero di avere i vantaggi dell'atomo (nessuna emissione di CO2, alta potenza specifica, affidabilità) senza averne i relativi svantaggi (produzione di scorie, combustibile non rinnovabile, pericolo di incidenti e contaminazione).
La soluzione, a detta di Rubbia, si chiama TORIO, materiale sicuramente molto più abbondante sulla terra dell'uranio naturale ed al contempo capace di produrre scorie fissili enormemente meno pericolose. La ricerca su questo nucleare di nuova generazione è purtroppo ancora molto indietro, solo l'india sta perseguendo un programma scientifico in questo campo, dato che dispone delle maggiori riserve mondiali di questo materiale. Il prof. Carlo Rubbia è tuttora un pioniere in questo campo, tanto che la sua macchina concettuale è stata dai più soprannominata "rubbiatron", una sorta di amplificatore di energia:
scaglia protoni altamente energetici contro un bersaglio di piombo. Il turbinio di neutroni così prodotto è poi diretto verso un nucleo di torio (Th-232). Sotto la pioggia di neutroni, il torio-232 si trasforma in uranio-233, il combustibile nucleare vero e proprio, che si disintegra liberando energia. A differenza del combustibile tradizionale uranio-235, la disintegrazione dell’uranio-233 produce solo quantità infinitamente piccole delle sostanze di scarto nettunio e plutonio.
Il messaggio del prof. Rubbia però è chiaro: accanto a tutte le scelte che il Governo vorrà effettuare chiede che sia presa in considerazione l’ipotesi di dirottare alcune risorse proprio alla sua ricerca e alla sua sperimentazione. Ma evidentemente, il messaggio è finito nelle mani sbagliate.
lunedì 22 settembre 2008
L’Europarlamento boccia il nucleare nella legge sulle rinnovabili

Sta di fatto che l'autorità dell'Europa proprio non la sopportiamo e di fatto ce ne infischiamo alla grande, governo più, governo meno, abbiamo problemi a rapportarci con l'Autorità, anche con quella giudiziaria e questo ci sta costando davvero troppo.
Oggi mi hai rubato una scatola di biscotti e io ti ammazzo di sprangate, tanto posso sempre dire che non ero razzista, semplicemente pensavo tu mi stessi rubando anche il negozio. Siamo allo sbando totale come paese, il che si traduce in una "giustizia fai da te", in un conflitto perenne di egoismi in cui vince il più forte e non il più giusto.
Abbiamo un'altra buona occasione per trasgredire ad un'altro nuovo, buon regolamento, varato fresca il 15 settembre a Bruxelles. La commissione "ITRE" industria, ricerca ed energia del parlamento europeo ha deciso di bocciare la proposta di sostenere l'energia nucleare con fondi pubblici destinati a finanziare le energie rinnovabili per la lotta ai cambiamenti climatici.
Un plauso allo stop del nucleare lo fa Legambiente e tutte le associazioni sensibili al problema ambientale, è davvero un passo importante nella giusta direzione, il verde lussemburghese Claude Turmes ha redatto il documento che è stato poi sottoscritto da tutto il parlamento europeo. L'atomo non è la soluzione dell'effetto serra (come qualcuno vuol fare intendere) e a dirlo non sono gli ambientalisti, ma il Parlamento Europeo (ma tanto ce ne fregheremo). Con questo voto si migliora inoltre sensibilmente la direttiva sulle rinnovabili proposta dalla Commissione Europea, ad esempio introducendo una maggiore flessibilità del mercato dei certificati verdi.
Faccio un pronostico, quando inizieranno a costruire in Italia le prime centrali nucleari, sicuro come il sole che verranno finanziate con i fondi destinati alle rinnovabili, e magari parte dei CIP6 in bolletta enel, nonchè certificati verdi per la riduzione della CO2 a gogo. Tanto una multa più una multa meno....
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BargiBlog
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venerdì 23 maggio 2008
Nucleare per tutti, democrazia per nessuno

Che la crescita infinita sia di per se una balla infinita non è difficile capirlo, bastano piccole semplici considerazioni. Che poi questa debba passare anche per il nucleare francamente mi pare eccessivo, specialmente quando è risaputo come la scelta nucleare sia una delle più costose scelte che esistano, al punto che se ne parla nel mondo solamente ora, dopo decenni di stasi, spinti da un petrolio che vola alle stelle, mentre fino a poco tempo fa pochi l'avrebbero presa in considerazione. La necessità che ha il nucleare di investire con costi astronomici che un privato non potrebbe mai sostenere, unito ad un ritorno dell'investimento che dura fino a mezzo secolo, non impressionano certo i governi, abituati come sono a declinare il mantra dello sviluppo a discapito del debito pubblico. L'impressione globale è che, di fronte ad una crisi petrolifera irreversibile di livello planetario così estesa, non è oggi il caso di fare troppo gli skizzinosi sugli approvvigionamenti energetici (come dice Tullio Regge).
Noi moderni e poveri Golia, ci apprestiamo a scagliare le pietre più grandi che abbiamo, incuranti se esse siano realmente efficaci oppure no. Questo è il colpo di coda dell'economia industriale morente, la crescita col botto, tracanniamoci pure in un sol sorso la poca energia che ci è rimasta e festeggiamo, così arriveremo alla meta ebbri e soddisfatti. Peccato che la meta si chiama in realtà "decrescita", e sarebbe assai meglio prepararci prima, anziché ostinarci a cementificare il mondo. Cosa centra la democrazia in tutto questo ? E' evidente, scelte imposte dall'alto come quelle che stiamo vivendo oggi generano un circolo vizioso che mira ad escludere sistematicamente il "volgo" dal processo decisionale, realizzando quella che con un certo neologismo oserei chiamare "democrazia autoritaria".
Leggete al proposito questa lettera scritta da Federico Valerio, che intende mostrare quali sono le reali spinte che agiscono dietro a questa rinascita mondiale del nucleare, a discapito di un modo nuovo e democratico di produrre e gestire l'energia che ci serve, la microgenerazione distribuita.
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Paolo Marani
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giovedì 27 marzo 2008
Il picco del nucleare

La risposta verso chi propina oggi il nucleare è semplice, le centrali costano talmente tanto che nessun privato investirebbe mai i suoi soldi nella loro costruzione, devono obbligatoriamente essere finanziate dallo stato, pertanto con i soldi dei cittadini, che quindi pagheranno abbondantemente di più del risparmio teorico che avrebbero con l'energia a minor costo in bolletta.
Tralascio i tuttora irrisolti problemi di tipo ecologico per lo stoccaggio delle scorie, non è quello il motivo principale per il quale non le si costruiscono praticamente più. Forse in futuro potranno rappresentare una scelta accettabile nella ipotesi di una crisi dovuta all'eccesso di produzione di gas serra (problema che i reattori nucleari fortunatamente non hanno). Allo stato attuale é molto meglio investire sulle rinnovabili, sicuramente assai più remunerative per ogni euro speso. Inoltre, una unità di produzione di energia rinnovabile, può essere ridotta in scala fino al livello della singola abitazione (pannelli solari), credo che una centrale nucleare personale da giardino sia ad oggi un obiettivo decisamente ambizioso se non irrealizzabile.
Volete sapere dove sono dislocate tutte le centrali in Europa ?
Consultate la mappa sul sito della Internetional Nuclear Safety Center.
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Paolo Marani
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mercoledì 2 maggio 2007
Sarkosy contro Royal, il duello

Nicolas Sarkosy:
- Rilancio del nucleare pulito di quarta generazione (EPR) per ottemperare al protocollo di kyoto, il carburante nucleare é a buon mercato e durerà ancora per 250 anni e oltre!
- Incremento della produzione di carburante rinnovabile da agricoltura (biocombustibili) per aumentare l'indipendenza dall'estero.
- Defiscalizzazione totale dei combustibili di origine vegetale.
- Diminuzione dell'iva per le imprese che lavorano nel settore ambientale.
- Puntare soprattutto sul risparmio energentico.
- Bloccare la costruzione delle nuove centrali di terza generazione non ancora autorizzate, continuare a costruire quelle già in fase realizzativa, sostituzione graduale di una quota di energia nucleare con solare ed eolico.
- Conservazione delle scorie in attesa di una tecnologia che consenta di ritrasformarle in combustibile.
- Blocco dell'arricchimento di uranio sia civile che militare (iran).
- Spingere processi produttivi che generano meno gas serra sostenendo fiscalmente le imprese più virtuose.
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Paolo Marani
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