Sale la protesta per l'iva non dovuta ad Hera

Associazione cittadina di volontariato per promuovere la raccolta porta a porta (PaP)
a Cesena ed incentivare politiche di salvaguardia e tutela razionale dell'ambiente.
L’Italia, che deve recuperare il proprio sforamento rispetto agli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto (-6,5% rispetto al 1990, mentre siamo a +9%), continua a rappresentare una anomalia Europea. E’ l’unico grande Paese che non ha una politica per ridurre le emissioni di CO2, e neanche con la ratifica del Pacchetto europeo, il cosiddetto 20-20-20 avvenuta lo scorso Dicembre, ha ancora messo in campo alcun provvedimento. Del resto il Governo Berlusconi - denuncia Legambiente - aveva scommesso sul fallimento di Kyoto contando sulla promessa di Putin che non lo avrebbe mai ratificato. Ma anche dopo la firma di Putin, e la conseguente entrata in vigore del Protocollo, e perfino dopo l’introduzione da parte dell’Unione Europea di precisi obiettivi di riduzione per i settori energetico e industriale, ancora nessun provvedimento è stato preso per ridurre le emissioni.
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L'assessore all'Ambiente ha aperto un tavolo regionale (che brutta espressione!) con gli enti che si occupano di riciclaggio per cercare rimedi alla "generale difficoltà del sistema legata alla crisi dei consumi e al crollo dei costi delle materie prime". Dato che non si tratta solo di una questione locale, l'assessore vuole che la questione sia portata all'attenzione di un "tavolo nazionale".
Ora in Toscana non ci sono problemi per riciclare il vetro e l'alluminio. Però il prezzo della plastica di recupero è crollato del 70%: e se incassi solo quattro soldi dalla vendita, come fai a pagare le operazioni di raccolta e trasporto? La carta di recupero toscana veniva esportata, ma all'estero nessuno più la vuole. Al momento è "destinata a cartiere italiane". Notate: destinata a cartiere italiane. Non si dice "venduta". Messo ancora peggio, sempre in Toscana, il recupero del legno: è "in netta difficoltà".
Allora, dicevo, cosa bisogna fare? Buttare tutto in discarica o nell'inceneritore? No. Secondo me il problema dei rifiuti si risolve semplicemente non producendo rifiuti.
Quando acquistiamo un flacone di detersivo, paghiamo sia il contenuto (l'unica cosa che serve) sia il contenitore. E poi paghiamo di nuovo la bolletta dei rifiuti perché qualcuno ci porti via da casa quello stesso contenitore.
Ci avete mai pensato? E' un'autentica follia. Per fortuna che ci sono il vuoto a rendere e i prodotti alla spina.
Temo però che i prodotti alla spina non piacciano ai piani alti dei palazzi di governo. Lì, mi pare, si persegue il concetto che tutto fa Pil, e che le imprese possono guadagnare due volte producendo i contenitori inutili: prima vendendoli ai consumatori con qualcosa dentro, e poi facendosi pagare dai consumatori per portarli via quando sono vuoti. Ma questo è un altro paio di maniche.
Contenitori, confezioni e imballaggi assortiti probabilmente non sono del tutto eliminabili. In larga parte sì, però: e cominciamo ad arrivare fin lì. Ne trarranno beneficio sia l'ambiente sia le nostre tasche. I pochi rifiuti che non si può fare a meno di produrre, quelli sì che, secondo me, devono andare alla raccolta differenziata e al riciclaggio.
Non importa se dal punto di vista economico è più conveniente seppellirli da qualche parte o addirittura bruciarli (e in questo caso la convenienza, per chi gestisce gli inceneritori, sta nei famosi Cip6): tutto ciò che, non più utilizzato, viene avviato ad una nuova vita non impoverisce le risorse del pianeta.
Se ricicli carta e cartone, non tagli alberi. Se riusi le lattine, non estrai altro metallo dalle miniere, che non ne possono certo fornire una quantità infinita. L'ho già detto: la questione secondo me va posta così.
Fonte: Blogeko
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Al comune Amadori recapita, in estate, un dossier riservato in cui condiziona l'investimento e forse la permanenza della ditta a Cesena, al non avere bastoni tra le ruote. Quindi all'approvazione integrale del piano presentato (ovviamente la frase in oggetto, che trovate qui, è meno diretta di come l'ho riportata, ma si presta a questa interpretazione...).
Nel prg del 2003 erano gia stati concessi alla ditta, notevoli permessi di costruzione. Nel dossier inoltre palesa fastidio per le esternazioni dell'Ausl sulla mancanza di cultura della ditta nella valutazione dei rischi e nella tutela della salute dei dipendenti. Stesse critiche contro i sindacati che avevano segnalato pubblicamente le mancanze del Gruppo Amadori nella tutela dei lavoratori.
A questo punto mi scappa una riflessione... forse anche banale...
La ditta ha negato ripetutamente i malori (170 nel 2007), arrivando a dare dei mitomani ai dipendenti. Da un paio d'anni trascina questa faccenda senza risolverla definitivamente:
Sono solo cogetture. Non ci sono prove documentali per affermare che queste siano le loro intenzioni. Ma allo stato dei fatti, leggendo simili notizie, si può prescindere dal porsi queste domande? Come spiegare altrimenti il prolungarsi di questa situazione, che sembra non avere fine, nè sbocchi? Poi ci si lamenti se si indicono commissioni secretate.
Articolo preso e parzialmente adattato da fonte: Indymedia
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Ci spiega in un inglese semplice e diretto (e con molti grafici comprensibili) di come il sistema economico mondiale DEVE cambiare radicalmente il prima possibile per evitare il collasso e minimizzare i danni.
E’ un appello ragionato alla decrescita economica..
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