mercoledì 14 maggio 2008

Redditi online per tutti

I dati fiscali del 2005 sui contribuenti italiani sono pubblici, pur essendo il sito (pagina web del ministero delle finanze) stato chiuso dall'autorità garante. Chiunque abbia un minimo di esperienza di reti P2P saprà come recuperarli senza difficoltà, anche se sembra addirittura che ora sia prefigurato come reato indicare esattamente come fare! Figuriamoci, nella più totale ignoranza di come funziona internet da parte dei nostri governanti si professa addirittura il reato di linkaggio, come se il reato fosse il dito e non cosa il dito indica.

Eppure la legge dice:

Art 69 DPR 660/1973

Pubblicazione degli elenchi dei contribuenti.

1. Il Ministro delle finanze dispone annualmente la pubblicazione degli elenchi dei contribuenti il cui reddito imponibile è stato accertato dagli uffici delle imposte dirette e di quelli sottoposti a controlli globali a sorteggio a norma delle vigenti disposizioni nell’ambito dell’attività di programmazione svolta dagli uffici nell’anno precedente.

Da un certo punto di vista, è un bene che il mondo politico, in gran parte estraneo alla rivoluzione digitale, si renda conto del potere di Internet e dell’onda di cambiamento indotta dalla Rete, che non è solo quantitativo, ma qualitativo. E’ il cosiddetto “salto di paradigma”, dovuto alla pervasività e alla simultaneità del mezzo, alla facilità di accesso, all’abbattimento dei confini e delle procedure. Quando nel 1973 è stata scritta questa legge (ancora in vigore), non si poteva certo supporre l'esistenza, trenta anni dopo, di uno strumento di comunicazione così potente e pervasivo come internet.

In Italia, il 40% dei professionisti e imprenditori dichiara meno di 15.000 euro all’anno. I contribuenti al di sopra dei 100.000 euro di reddito annuo sono solo l’1%. Così pochi che ciascuno di noi può pensare di conoscerli tutti. Il volume complessivo dell’evasione si può stimare intorno agli 80/90 miliardi di euro l’anno.

Chi evade le tasse, commette davvero un FURTO, mica solo chi scopiazza un film di scarsa qualità sul P2P, come vorrebbe farci credere la vecchia legge Urbani. Se mio malgrado sono testimone di una rapina in banca, forse dovrei dire di non avere visto niente solo per tutelare il buon nome ed il diritto alla privacy del ladro ??

Sono assolutamente per i dati pubblici in libera circolazione, lo vedo come una forma di trasparenza democratica. Al limite ritengo molto più interessante sapere quanto il contribuente paga di tasse, piuttosto che quanto reddito ha dichiarato. In Finlandia, paese certamente molto più democratico del nostro, per sapere il reddito del tuo vicino di casa basta inviare un sms.

2 commenti:

  1. Non sono d'accordo con il ministero delle finanze che mette in rete i redditi di TUTTI,non solo di chi è un personaggio pubblico,che spesso proprio da questa continua esposizione ne trae un vantaggio economico.Il cittadino come me,ha diritto alla sua privacy,se uno con ragione come ora avviene deve prendere visione dei suoi redditi,lascia comunque la propria identita',in rete invece chiunque puo' violare i tuoi dati anche con intenzioni non sempre lecite,oppure nella migliore delle ipotesi per una forma di voyerismo,il mio reddito,(BASSISSIMO)riguarda la mia famiglia e lo stato,non tutti i curiosi e i farabutti.

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  2. Andrebbe allora cambiata la legge, in modo da non considerare più i dati dei contribuenti come "pubblici". Sono daccordo con te che chi vi accede debba essere registrato, tuttavia nell'epoca di internet questa richiesta risulta essere assai difficile da poter far rispettare, come infatti è successo.

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