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giovedì 22 gennaio 2009

Change we can or change we must ?

Voglio rilanciare un consiglio al nuovo presidente americano in tema di Energia (ammesso che ne abbia bisogno) condividendo la ricetta espressa dall'associazione internazionale "The Oil Drum":
  • E' l'energia e non il denaro che muove l'economia. Se i miliardari americani decidessero ad esempio di regalare una vagonata di miliardi di dollari al governo americano, ne ripagherebbero il debito, ma non altererebbero di una virgola la disponibilità di fonti energetiche fossili. Pagare l'energia per muovere le fabbriche non significa crearla.
  • L'energia non è tutta uguale. Quella a buon mercato l'abbiamo ormai alle spalle, per recuperarla da fonti non convenzionali come le sabbie bituminose oppure minerali di uranio a bassissima concentrazione serve tanta energia quanta quasi quella che se ne ricava, rendendo il processo assai poco redditizio dal punto di vista termodinamico.
  • Investire in turbine eoliche e solare piuttosto che in nuove prospezioni petrolifere, affinchè il ritorno dell'investimento sia continuo negli anni e non solamente limitato temporalmente allo sfruttamento di piccoli giacimenti residuali, che poco possono fare in termini di sostenibilità globale dei nostri consumi.
  • I prezzi più alti per l'energia sono una buona cosa, a patto che i profitti vengano reinvestititi in nuovi sistemi di energia (meglio se rinnovabile) e non vadano ad ingrassare i dirigenti delle multinazionali.
  • Il pubblico deve essere educato a prezzi energetici più elevati. L'alternativa è tra pagare di più l'energia o averne meno a disposizione.
  • Anche se è una misura altamente impopolare, Obama dovrà introdurre una tassa sulla benzina, per arrivare gradualmente ai livelli europei, senza peraltro ridurre le altre tasse. Questo ridurrà i viaggi superflui e stimolerà l'ingegneria americana all'efficienza nei trasporti.
Questi consigli valgono ovviamente a maggior ragione anche per l'Italia, affinché si passi dal motto "Change We Can" al nuovo "Change We Must", ed ipotecare così la speranza di un futuro almeno decente per le prossime generazioni.

Intanto, in Arabia Saudita si tiene un summit mondiale per discutere sul futuro delle energie rinnovabili, il world future energy summit.

sabato 15 novembre 2008

Il petrolio e la gioconda, piccola storia delle non rinnovabili

Supponete di conoscere un ladro compiacente che è disposto ad entrare al Louvre, a notte fonda, e rubare per voi la ... Gioconda di Leonardo da Vinci. Quanto potreste pagarlo ? Esiste un prezzo equo ? Essendo un oggetto così raro (anzi unico) pattuite che un prezzo equo per il ladro possa essere, diciamo, un milione di euro!

Supponete ora che poco prima di decidere di compiere il colpo salti fuori un fatto incredibile... Leonardo non aveva dipinto una sola gioconda, ma addirittura 10, e tutte originali!

L'incredibile fortuna per l'umanità, anche dal punto di vista del committente del furto è comunque un fatto non così drammatico, ora che questo bene non è più unico magari non varrà più così tanto, però potrò certamente permettermi di pagare il ladro una cifra assai inferiore. Allora, chiamate il ladro e gli dite: "signor ladro, ci sono ben 10 gioconde nel caveau del louvre, io adoro quel quadro e lo voglio assolutamente, però deve farmi uno sconticino".

Il ladro probabilmente risponderà: "Eh caro amico mandante, io dovrò comunque sostenere delle spese, è un lavoro duro, rischio la galera, ma cercherò di venirle incontro, facciamo centomila euro e non ne parliamo più." Così i due si accordano su un prezzo equo.

Il ladro arriva di soppiatto sulla soglia della camera climatizzata dove sono esposte le 10 gioconde, e scopre con sgomento che sette di queste sono state già rubate, pertanto ne restano solo altre tre!

Cosa fareste se voi foste il ladro ? Analizziamo le scelte possibili:
  1. Chiamo il mandante per denunciare la cosa, chiedendogli un congruo aumento della cifra pattuita dato che ora la Gioconda è ridiventata una merce piuttosto rara per l'intera umanità, pertanto vale molto di più. (1)
  2. Preoccupato dal tasso di esaurimento delle Gioconde, decido di rinunciare al furto, per non privare i posteri e le future generazione dal godere di questa meravigliosa opera d'arte, i miei figli un giorno mi ringrazieranno. (2)
  3. Rubo comunque una delle tre gioconde rimaste, al prezzo pattuito, tanto i futuri turisti potranno comunque visitare le altre due. (3)
La (1) la escluderei, dato che il mandante ha chiesto di rubare una sola copia, il prezzo era già stato pattuito, e non vuole certo rischiare che il mittente gli annulli la fatica e il rischio fin qui intrapreso solo per pretendere un ulteriore vantaggio monetario.

La (2) la escluderei, dato che il ladro non è un filantropo ed era comunque deciso a rubare in precedenza anche l'unica copia ritenuta disponibile, seppure per un prezzo molto maggiore.

La (3) é l'unica scelta rimasta, pertanto il ladro ruba la gioconda e la consegna al mandante. La settimana seguente il guardiano scopre che tutte le gioconde sono state rubate, ognuna ad un ora diversa, da altri ladri.

Pensiamo ora a cosa sta succedendo nel mondo del petrolio e delle altre materie prime non rinnovabili. L'economia imporrebbe che il valore di un bene sia misurato sommando tutti i costi che sono stati sostenuti per portare la risorsa dalla fonte (miniera, giacimento) al consumatore. In maniera grossolana possiamo intendere i costi come formati da X ore di lavoro per Y di stipendio, più Z di ammortamento macchinari, più W di bolletta energetica, più K per i diritti di competenza di tutti i vari trasformatori e intermediari fino al cliente finale. Fino a che qualcuno mi copre questi costi, io la risorsa la estraggo e incasso il guadagno.

La domanda a questo punto risulta: "Ho realmente pagato una risorsa fisica oppure ho pagato solo tutto il lavoro fatto per estrarla e trasportarla, come se la risorsa in se valesse intrinsecamente zero ?"

Fra un estrattore di risorse e un ladro, pur con i dovuti distinguo, non c'è in fondo un qualche nesso ? Quando il ladro ruba per commissione la risorsa per lui vale zero, quello che riceve è il compenso pattuito per il lavoro fatto, analogamente per chi estrae risorse naturali.

Cominciate a vedere la follia di una economia che calcola il valore dei beni non in base alla loro mera materialità e utilità ma esclusivamente in base all'incontro fra domanda ed offerta ? Cosa diamo realmente in cambio al pianeta, quando ne sfruttiamo le risorse non rinnovabili ? Lo stesso discorso vale anche per risorse rinnovabili ma sfruttate a ritmo superiore alla loro capacità di rigenerarsi, come la pesca e l'agricoltura.

Così come al ladro frega poco se domani forse non ci saranno più gioconde, al petroliere frega poco se domani non ci sarà più petrolio, fino a che ce ne sarà oggi ancora una goccia continuerà ad estrarlo e venderlo al migliore prezzo che riuscirà a spuntare sul mercato, al massimo se è particolarmente furbo ne accantonerà un po per rivenderlo in momenti migliori (comunque sottraendolo come risorsa naturale disponibile alla intera collettività).

Ora, non dovete affatto stupirvi di come il petrolio (così come le gioconde), malgrado si sia ridotto come disponibilità sul mercato, possa vedere il suo prezzo schizzare a 150$/b per poi crollare a 50$/b in pochi mesi. Qual'è il suo costo reale ? Perché è cresciuto tanto ? Solo speculazioni ?

Fino a che i committenti vogliono petrolio, qualcuno lo fornirà, ovviamente fino a che ce n'è, riducendo piuttosto i costi all'osso (ossia in primis non facendosi scrupoli se il metodo estrattivo è inquinante, dissennato, impattante sul territorio). In caso di crisi finanziaria ci saranno coloro che, pur di avere liquidità, potranno anche venderlo sotto costo nel breve periodo, pur di salvare la baracca.

Il vero problema di tutto questo è che l'economia non sembra in grado di funzionare in maniera logica quando un bene è non rinnovabile, scarta questo fatto "a priori", come se la crescita dovesse essere infinita e illimitata.

Se "sostenibilità" significa godere dei beni presenti senza impedire alle generazioni future di poterne usufruire, occorre un concetto di economia sociale e solidale completamente nuovo, capace di abbandonare il mito del PIL e dei beni insostenibili a buon mercato. All'analisi sulla convenienza economica delle fonti energetiche alternative, ad esempio, occorre sostituire al posto del prezzo attuale di mercato concetti come EROEI (energia ritornata per energia investita), utilizzando magari per stimare i reali costi metodi come LCA (costo dell'intero ciclo di vita), che tengono conto anche di tutti i costi normalmente esternalizzati, nonché i costi ambientali.

Economia ed Ecologia oggi fanno a pugni, è compito della politica cercare di riconciliarli in qualche modo.

giovedì 6 novembre 2008

Crolla il petrolio, viva l'abbondanza finchè dura

A tutte le persone (compreso il mio babbo) che ora, con il petrolio a 60$ al barile, cominciano a farmi la stecca sostenendo "te lo avevo detto che queste tue teorie stampalate sul peak oil sono tutte minchiate", vorrei rispondere che si sbagliano, e pure di grosso.

E se proprio non se ne rendono conto, possono provare a leggere questo articolo, poi magari cominciare a cacarsi sotto, oppure continuare a negare l'evidenza, fino a che il tenore di vita attuale ci consentirà di farlo. Il picco è già stato nel 2005, pertanto la crescita è finita, e se da qualche parte è rimasta è per forza a scapito di qualcun'altro che dovrà necessariamente contrarre i propri consumi con la forza.

Oltre al picco c'è un limite alla produzione (estrazione) di energia, quindi anche della produzione industriale, legata storicamente al PIL e a ciò che consideriamo comunemente "ricchezza". Oltre c'è la decrescita, che sembra nei fatti già incominciata, con tanto di relative instabilità economiche e sociali all'orizzonte. Saremo in grado di governarla ?

Se ci rendiamo conto che la crescita della produzione non può continuare indefinitamente, allora il solo modo per alleviare la povertà è di affrontare sia il problema della distribuzione attuale delle risorse tra i popoli sia quello del controllo demografico.
Herman E. Daly - Oltre la crescita

sabato 22 marzo 2008

Per un barile di petrolio


Cento dollari al barile.. AL BARILE!!

Cento dollari per ben 159 litri di petrolio!!!

L'energia è incredibilmente economica, è stupefacente.

Un barile sono sei milioni di BTU (British Termal Unit), equivalenti a 1.72 Megawattora, equivalenti a 1.512.000 KiloCalorie, oppure 2362 cavalli vapore che spingono per un ora.

Con un barile puoi alimentare un PC portatile per due anni senza interruzione.

Con un barile puoi spedire qualche quintale di banane in nave fin quì dal guatemala.

Con un barile puoi scaldare al microonde 2100 tazze di te fino a farle evaporare.

Con un barile puoi tenere acceso l'orologetto digitale del comodino per 7 milioni di anni.

Non è affatto vero che l'energia è troppo costosa, è semmai troppo troppo economica, e questo ci ha resi tutti incredibilmente pigri.

Come conseguenza della devastante pigrizia e della abbondanza esagerata di risorse a buon mercato, la domanda di energia è un fenomeno pressoché totalmente anelastico, non segue pertanto più fedelmente le leggi della domanda e dell'offerta.

E' giusto una semplice conseguenza del bassissimo costo dell'energia che la gente povera, in tutto il mondo, si è convinta della assoluta necessita di usare le automobili.

In passato, erano rare e le tenevamo in piccolissime autorimesse dietro le case della gente ricca, il che era una cosa cattiva per il morale (specialmente quello della gente ricca). Ora abbiamo guadagnato la possibilità di esibirle ogni dove e congestionare ogni angolo di strada, legando indissolubilmente al culto universale della mobilità tutto il mondo "civilizzato".

Abbiamo potuto farlo solo perché l'energia era così a buon mercato, oggi appena un po di meno di ieri, ma sempre attraverso una transizione graduale, pertanto la civiltà non se ne cura.

Semmai il barile di petrolio iniziasse a stabilizzare il suo costo a tre o quattro volte quanto costa oggi, cosa succederebbe ? Credo proprio nulla, la domanda è così anelastica che si adatterebbe a qualsiasi prezzo, anche se qualcuno sarà ovviamente costretto a rinunciarvi.

Supponiamo che il costo del barile quadruplichi, certamente il costo di trasporto di ogni bene aumenterebbe di qualche centesimo di euro. Davvero un aumento spaventoso...

Quando il petrolio era a 40$ al barile si pensava che sfondare i 50$ significasse la catastrofe, le cassandere che gufavano il petrolio a 100$ al barile, soglia invalicabile per il mantenimento della civiltà, sono state smentite, siamo a 110$ e non è successo niente.

Ricordate la storia della rana che si lascia bollire ?

Ecco, vallo a spiegare ai ricchi che occorre la decrescita e la sobrietà, con l'energia che costa così poco. Quando il petrolio supererà i 400$ al barile, forse se ne potrà cominciare timidamente a discutere, che il grano coltivato in loco è tanto buono quanto quello importato dal canada.

Articolo tratto e riadattato dal blog "Only In It For The Gold"