Rifiuti urbani o rifiuti industriali ?
Come anche i sassi oramai sanno (purchè studiosi dell'argomento rifiuti), l'Emilia Romagna si colloca nella non invidiabile posizione di regione leader nella produzione dei rifiuti, superata di stretta misura solamente dalla Toscana, la quale produce oggi più di 700Kg/ab di rifiuti urbani. Questa considerazione, così come risulta dall'ultimo rapporto Apat 2007, non dice però tutta la verità.
La frazione che le statistiche considerano, cioè il rifiuto urbano (RU) di provenienza cittadina, quello per intenderci che rappresenta la base per il calcolo della raccolta differenziata, rappresenta solo una piccola parte dei rifiuti complessivamente prodotti, non tenendo infatti conto di quelli che sono i "rifiuti speciali" (RS), ovvero provenienti dalle attività produttive industriali, rifiuti pericolosi e non.
Pensate che mediamente, per ogni Kg di materiale che innocentemente noi cittadini buttiamo nel cassonetto, l'industria ha prodotto almeno 70kg di scarti, solo per lasciarci usare e buttare il nostro piccolo bene. Come scarti si intendono anche le acque reflue di lavaggio, gli sfridi, i materiali consumabili esausti, e altri residui industriali. Evidentemente gli scarti industriali saranno di tipo molto più omogeneo rispetto ai rifiuti urbani, pertanto assai più facilmente riutilizzabili nel ciclo produttivo. Non tutti verranno buttati, anzi, la maggiorparte verranno reintrodotti come materia prima seconda per altre produzioni, parte andranno in discariche speciali per elementi pericolosi, parte in discariche speciali non pericolose, parte come sovvallo e sottovaglio in discariche normali.
Nel grafico soprastante, nondimeno, emerge che a seconda della regione considerata le regioni possono produrre fino a 4Kg di rifiuti speciali contabilizzati e movimentati per ogni Kg di rifiuto urbano.
Guardate la campania come si colloca nella scala dei rifiuti speciali, praticamente è il fanalino di coda, ciò significa probabilmente o che esistono molte meno aziende oppure che le aziende fanno sparire i rifiuti speciali sottraendoli al conteggio del gestore.
Paradossalmente, emerge anche un altro fatto importante, maggiore è la percentuale di raccolta differenziata nei sistemi di tipo convenzionale (a cassonetti stradali), più grande è la produzione pro-capite sia di rifiuto urbano che di rifiuto speciale. Se li sommiamo fra loro scopriamo che l'Emilia Romagna (raccolta principalmente stradale), pur con una RD prossima al 50%, è addirittura peggio (seppur di poco) della Toscana (che ha una RD media un po inferiore, sempre prevalentemente stradale).
Come è possibile questo fatto ? Troppe aziende in Emilia Romagna e Toscana ? Cittadini più incivili e aziende più sprecone ?
Può essere, però esiste un altro fattore che non è stato adeguatamente considerato, ovvero la presenza di assimilati. Avere dati certi è molto difficile e occorrerebbero studi approfonditi, tuttavia possiamo stimare che almeno in Emilia Romagna, esaminando i dati ATO e i rendiconti MUD dei comuni in nostro possesso, la percentuale di assimilati arriva fino a un 35% di tutta la quota che risulta computata come raccolta differenziata urbana, ciò è dovuto in gran parte alla assimilazione di inerti, sfalci, residui di mobilifici, ortofrutta, grande ristorazione, sfridi artigianali, officine, uffici, etc. etc.
In sostanza, sorge il sospetto che l'incremento dei rifiuti urbani calcolati come Kg/Abitante sia direttamente correlabile con le politiche volte all'assimilazione sempre più spinta di rifiuti speciali, ciò allo scopo di permettere il mantenimento di un sistema industriale di raccolta ed al contempo ottemperare alle leggi che impongono di arrivare ad una RD del 50% per il 2009, previa multe salate in caso di inadempimento.
Il sistema stradale è poco costoso ma anche poco efficiente, pertanto ne aumentiamo artificialmente l'efficacia e "l'appeal" conteggiando più speciali, concetto semplice. Sia ben chiaro, io non sono contrario alle politiche di assimilazione spinta dei rifiuti, qualora essi siano realmente assimilabili come tali, però è un fattore che andrebbe decurtato dal reale computo della RD, altrimenti il sistema stradale ne risulta illegittimamente favorito.
La morale del discorso è che il puro numero di Kg/Abitante spesso riguarda più le politiche di assimilazione rispetto al reale virtuosismo della popolazione. Ad esempio, l'impiego del porta a porta a Forlimpopoli ha avuto un effetto indiscutibile di diminuzione di almeno il 20% del rifiuto urbano, in parte però perchè impedisce politiche di assimilazione "truffaldina", dato che non è nemmeno necessaria per ottenere alte RD superiori al 70%. Meno assimilati e più raccolta differenziata, pertanto riduzione molto marcata del conteggio del rifiuto urbano, anche senza l'introduzione di politiche veramente spinte di riuso, vuoto a rendere, etc.etc.
La considerazione che ne traggo è che il sistema a cassonetto stradale va cambiato assolutamente per evitare questi giochetti e mascherare così la reale portata dei numeri, tali da rendere inconfrontabili i risultati di città che adottano un sistema di raccolta diverso. Infine, un discorso serio andrebbe affrontato per contabilizzare correttamente i rifiuti industriali, che seppur molto più riciclabili rappresentano la parte assolutamente preponderante di tutto il rifiuto che viene prodotto e movimentato in Italia ogni anno.
La frazione che le statistiche considerano, cioè il rifiuto urbano (RU) di provenienza cittadina, quello per intenderci che rappresenta la base per il calcolo della raccolta differenziata, rappresenta solo una piccola parte dei rifiuti complessivamente prodotti, non tenendo infatti conto di quelli che sono i "rifiuti speciali" (RS), ovvero provenienti dalle attività produttive industriali, rifiuti pericolosi e non.
Pensate che mediamente, per ogni Kg di materiale che innocentemente noi cittadini buttiamo nel cassonetto, l'industria ha prodotto almeno 70kg di scarti, solo per lasciarci usare e buttare il nostro piccolo bene. Come scarti si intendono anche le acque reflue di lavaggio, gli sfridi, i materiali consumabili esausti, e altri residui industriali. Evidentemente gli scarti industriali saranno di tipo molto più omogeneo rispetto ai rifiuti urbani, pertanto assai più facilmente riutilizzabili nel ciclo produttivo. Non tutti verranno buttati, anzi, la maggiorparte verranno reintrodotti come materia prima seconda per altre produzioni, parte andranno in discariche speciali per elementi pericolosi, parte in discariche speciali non pericolose, parte come sovvallo e sottovaglio in discariche normali.
Nel grafico soprastante, nondimeno, emerge che a seconda della regione considerata le regioni possono produrre fino a 4Kg di rifiuti speciali contabilizzati e movimentati per ogni Kg di rifiuto urbano.
Guardate la campania come si colloca nella scala dei rifiuti speciali, praticamente è il fanalino di coda, ciò significa probabilmente o che esistono molte meno aziende oppure che le aziende fanno sparire i rifiuti speciali sottraendoli al conteggio del gestore.
Paradossalmente, emerge anche un altro fatto importante, maggiore è la percentuale di raccolta differenziata nei sistemi di tipo convenzionale (a cassonetti stradali), più grande è la produzione pro-capite sia di rifiuto urbano che di rifiuto speciale. Se li sommiamo fra loro scopriamo che l'Emilia Romagna (raccolta principalmente stradale), pur con una RD prossima al 50%, è addirittura peggio (seppur di poco) della Toscana (che ha una RD media un po inferiore, sempre prevalentemente stradale).
Come è possibile questo fatto ? Troppe aziende in Emilia Romagna e Toscana ? Cittadini più incivili e aziende più sprecone ?
Può essere, però esiste un altro fattore che non è stato adeguatamente considerato, ovvero la presenza di assimilati. Avere dati certi è molto difficile e occorrerebbero studi approfonditi, tuttavia possiamo stimare che almeno in Emilia Romagna, esaminando i dati ATO e i rendiconti MUD dei comuni in nostro possesso, la percentuale di assimilati arriva fino a un 35% di tutta la quota che risulta computata come raccolta differenziata urbana, ciò è dovuto in gran parte alla assimilazione di inerti, sfalci, residui di mobilifici, ortofrutta, grande ristorazione, sfridi artigianali, officine, uffici, etc. etc.
In sostanza, sorge il sospetto che l'incremento dei rifiuti urbani calcolati come Kg/Abitante sia direttamente correlabile con le politiche volte all'assimilazione sempre più spinta di rifiuti speciali, ciò allo scopo di permettere il mantenimento di un sistema industriale di raccolta ed al contempo ottemperare alle leggi che impongono di arrivare ad una RD del 50% per il 2009, previa multe salate in caso di inadempimento.
Il sistema stradale è poco costoso ma anche poco efficiente, pertanto ne aumentiamo artificialmente l'efficacia e "l'appeal" conteggiando più speciali, concetto semplice. Sia ben chiaro, io non sono contrario alle politiche di assimilazione spinta dei rifiuti, qualora essi siano realmente assimilabili come tali, però è un fattore che andrebbe decurtato dal reale computo della RD, altrimenti il sistema stradale ne risulta illegittimamente favorito.
La morale del discorso è che il puro numero di Kg/Abitante spesso riguarda più le politiche di assimilazione rispetto al reale virtuosismo della popolazione. Ad esempio, l'impiego del porta a porta a Forlimpopoli ha avuto un effetto indiscutibile di diminuzione di almeno il 20% del rifiuto urbano, in parte però perchè impedisce politiche di assimilazione "truffaldina", dato che non è nemmeno necessaria per ottenere alte RD superiori al 70%. Meno assimilati e più raccolta differenziata, pertanto riduzione molto marcata del conteggio del rifiuto urbano, anche senza l'introduzione di politiche veramente spinte di riuso, vuoto a rendere, etc.etc.
La considerazione che ne traggo è che il sistema a cassonetto stradale va cambiato assolutamente per evitare questi giochetti e mascherare così la reale portata dei numeri, tali da rendere inconfrontabili i risultati di città che adottano un sistema di raccolta diverso. Infine, un discorso serio andrebbe affrontato per contabilizzare correttamente i rifiuti industriali, che seppur molto più riciclabili rappresentano la parte assolutamente preponderante di tutto il rifiuto che viene prodotto e movimentato in Italia ogni anno.
Interessante l'articolo.
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