lunedì 2 febbraio 2009

Da Copenhagen al PRIM di Cesena

Sul sito Treehugger (in inglese) c'è un interessante confronto fra le capitali “ciclabili” europee: Amsterdam vs Copenhagen. Pare infatti che gli olandesi stiano salendo nelle statistiche di utilizzo della bicicletta all'interno delle grandi città rispetto ai rivali danesi: che vinca il migliore.

Il punto è un altro. Come si arriva ad ottenere risultati simili ai nostri amici nord europei, dove dal 36% al 55% delle persone dichiara di andare al lavoro in bici? Punto primo, bisogna lavorare sul lungo termine, non ci si può aspettare cambiamenti di rotta dall’oggi al domani. Punto secondo, bisogna prendere decisioni importanti. Quotiamo allora la frase che ci ha colpito maggiormente:

…the bike is used most often, and the car least often. This can be attributed to restrictive parking practices enacted since the 1990’s.

Traducendo grossolanamente: la bici è usata di più, l’auto meno grazie ai divieti di sosta entrati in vigore sin dagli anni ‘90. Ad Amsterdam esistono persone che si sono viste “costrette” a vendere l’auto o lasciarla fuori città, non per la scomodità ma per la pratica impossibilità di utilizzarla in certi contesti, crediamo che gli olandesi abbiano preso seriamente la questione.

E’ possibile realisticamente prendere Amsterdam come modello? Ci sembra oggettivamente poco praticabile, per lo meno nel breve periodo. Viviamo in città dove persino il cambio di un senso unico incontra diatribe costituzionali/politiche/lobbistiche/personali. Il fatto è che in Italia siamo bravissimi a predicare bene e a razzolare male, un esempio su tutti il PRIM di Cesena (Piano Regolatore Integrato della Mobilità). Sulla carta promette "mirabilie" in fatto di viabilità, nei fatti ha scontentato praticamente tutti, dimostrandosi irrazionale e inutilmente vessatorio.

Cosa non va in fin dei conti nel "prim" di Cesena ? A mio parere due cose. La prima è l'impostazione ideologica asservita a un fine che non è quello della sostenibilità, ma solo quello della fluidità del traffico. Non si incide quindi sul "modo" con cui si utilizza l'auto ma solo sul suo percorso all'interno del tessuto urbano. La seconda cosa che non và è l'intento di stabilire regole dall'alto che appaiono punitive senza progettare al contempo un reale percorso di confronto con i cittadini per risolvere le conseguenti e inevitabili difficoltà pratiche.

Se avessero chiuso completamente alcune vie al traffico, pedonalizzando integralmente e rimuovendo i parcheggi, magari al contempo offrendo una seria alternativa di utilizzo dei mezzi pubblici, forse paradossalmente il sacrificio ne sarebbe valsa la pena, ma ridurre a senso unico qualche via ad alta percorrenza, senza impedire l'utilizzo dell'auto ma anzi costringendo a percorsi tortuosi per arrivare nello stesso punto di prima, appare più una sadica tortura che un piano per il miglioramento della viabilità cittadina.

Notizia dell'ultima ora è che il comune di Cesena ha finalmente intenzione di rivedere alcune scelta fatte, in particolare quelle su via Plauto e la parte di corso Cavour che da Casali va verso la Stazione FS. Speriamo la saggezza prevalga e si entri finalmente nell'idea che i sacrifici devono avere uno scopo condivisibile e devono essere giustificati in una logica di mobilità nel lungo periodo, solo così i cittadini riusciranno ad accettarne il sacrificio superando le immediate convenienze di bottega. Quando si chiuse al traffico il centro di Cesenatico, tutti a piangere, poi dopo anni di distanza a tutti sembra normale che sia così.

Quello che ci sembra di capire è che tutto ha un prezzo, compresa la nostra presunta libertà di utilizzare l’auto sempre e comunque. Siamo disposti a pagarlo? Con quali tempi e modi? La parola a voi.

3 commenti:

  1. viale oberdan? non intendi Corso Cavour(o è Viale Europa???) Comunque non intendi il viale della stazione? Viale Oberdan è un pezzo della via Emilia.

    Ste

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  2. Era ovviamente corso Cavour, ho corretto la svista

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  3. ok. Ottimo lavoro, come sempre. :-)

    Ste

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