Nasce il progetto "Rifiuto con affetto", è migliorabile ?
Il progetto si chiama “rifiuto con affetto” ed è attivo già da un anno. A inventare e studiare la collocazione, la pubblicizzazione e l’utilizzo di questi “vetrine di strada” sono state tre studentesse di Design e Arte.
La parte interessante dal punto di vista sociale è stata la volontà di dare dignità al recupero degli oggetti. Gli oggetti molto spesso vengono progettati con una obsolescenza programmata per far si che vengano buttati e ne vengano comprati continuamente di nuovi. Denigrare il riuso, operazione spesso svolta dalla pubblicità, favorisce i consumi e pertanto la produzione di rifiuti. Per molti, "Ravanare" in un cassonetto è percepito come qualcosa da barboni, che le persone per bene non fanno. Questo cassonetto aiuta invece a scambiarsi le cose mantenendo la propria dignità, avvicinandosi pertanto verso un concetto chiamato spigolatura dei rifiuti e promosso da Ugo Bardi di Aspo Italia.
Non ho idea se questo esperimento sia rimasto tale oppure abbia fatto partire un nuovo paradigma di gestione e riuso del rifiuto, fatto sta che sulla carta sistemi simili creano potenzialmente molti problemi ai quali si dovrebbe dare una soluzione, ne ravviso alcuni:
- Come evitare il conferimento di merce pericolosa o tagliente.
- Come fare a ripulire il contenitore se si sporca e proteggerlo dai vandalismi
- Come suddividere il materiale per classi merceologiche affini
- Come inserire ed estrarre oggetti ingombranti o di forma inconsueta
- Come evitare che sia senza presidio (chiunque può fare qualsiasi cosa)
- L'incentivo fittizio potrebbe essere completamente rimosso
Il cliente acquisisce infatti il diritto, conferendo il proprio materiale ingombrante, di gironzolare nell'area attrezzata e portarsi a casa tutto quello che vuole. Non è raro vedere accantonate nelle stazioni ecologiche interi televisori ancora funzionanti, frigoriferi, forni a microonde magari con solo una manopola rotta, materiale ancora riparabile in genere, oppure trovare semplicemente pezzi di ricambio.
- Il posto è "presidiato" dal personale di stazione
Pertanto, sarebbe assai difficile combinare disastri o accedere a materiale pericoloso.
- Il materiale può essere efficacemente catalogato
Ad esempio, durante il pomeriggio (in cui la stazione ecologica è chiusa) il materiale potrebbe essere suddiviso in "potenzialmente riusabile", "parte di ricambio" oppure "scarto inutilizzabile", ai rappresentanti delle prime due categorie sarebbe applicato un adesivo con la data di conferimento, in questo modo un elemento accantonato da più di un anno potrebbe essere semplicemente riclassificato come scarto e smaltito convenzionalmente ai consorzi.
- Ampio spazio per il volontariato
Il lavoro di classificazione e di servizio al pubblico può essere svolto anche da personale non specializzato o lavoratori in categoria protetta, nonché da associazioni di volontariato.
- Ottimizzazione dei trasporti
Porto un rifiuto in macchina, ma se mi va bene mi porto a casa qualcosa che mi serve o che desidero riutilizzare, in modo da fungere contemporaneamente da incentivo ed ottimizzare le spese di trasporto.
Insomma, trasformare le stazioni ecologiche in "vetrine" per la spigolatura dei rifiuti preconfigurerebbe una classica strategia "win-win", si incentiva il riciclo, si incentiva il riuso, si risparmiano preziose risorse.
Ops... dimenticavo, lo scambio gratuito di beni nelle stazioni ecologiche si fa già da anni a Friburgo, e mi giunge voce che siano partite sperimentazioni di meccanismi simili anche in alcuni comuni italiani, come ad esempio a Sesto Fiorentino, dove all'interno della stazione ecologica si svolge il mercatino del baratto.
Fonte: Ecoblog
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