giovedì 4 settembre 2008

Questa è una bottiglia di plastica: cosa ne dobbiamo fare?

Questa che vedete qui è una normale bottiglia di plastica usata, di quelle che fanno parte di quella cosa che chiamiamo "rifiuti" e che ci da tanti grattacapi ultimamente. Cosa ne dobbiamo fare? Bruciarla? Riutilizzarla? Riciclarla, o seppelirla in una di quelle grandi buche che chiamiamo "discariche"? Sembra che non riusciamo a deciderci, quindi proviamo a farci sopra un po' di conti. Faremo dei conti molto approssimati, non prendeteli per essere esatti. Ma ci serviranno per avere un'idea di quello che possiamo fare.

Per prima cosa, consideriamo quanto costa fabbricare una di queste bottiglie. Come sapete (o dovreste sapere) la plastica si fa dal petrolio, o comunque da combustibili fossili come il gas naturale. Qui, per semplicità, supporremo che sia fatta tutta dal petrolio. La bottiglia è fatta di PET (poli-etilene tereftalato) mentre il tappo è di polietilene, ma cambia poco in quanto alla necessità della materia prima di partenza.

Allora, considerando che la resa di reazione non è mai il 100%, per fare una tonnellata di plastica ci vuole perlomeno una tonnellata e mezzo di petrolio. Ai prezzi attuali (diciamo 100 dollari al barile, che è meno del valore di oggi), una tonnellata di petrolio costa circa 500 euro. Una tonnellata e mezzo deve costare almeno 800 Euro. Possiamo anche misurare il costo di quella tonnellata in unità di energia dicendo che ci si potrebbe fare energia elettrica con una resa di circa il 30%. Sappiamo che una tonnellata di petrolio contiene energia per circa 11 MWh, quindi ci potremmo fare circa 3MWh. Se ammettiamo che un kWh sul mercato vale 10 centesimi, vuol dire che 3 MWh valgono 300 Euro.

Questi sono i dati. Allora, cosa fare di questa bottiglia di plastica? Abbiamo detto che ci sono quattro possibilità 1) riutilizzarla, 2) riciclarla, 3) bruciarla, 4) buttarla in discarica. Vediamo di esaminare questi metodi uno per uno.

1. Prima ipotesi, supponiamo di riutilizzare la bottiglia. Ci diamo un'occhiata per vedere se è ancora buona, una lavata e via di nuovo in ciclo. Lo si fa comunemente in Germania. Costo totale? Praticamente solo quello del trasporto. E' difficile valutarlo esattamente, ma se ci rifacciamo ai dati per gli inceneritori, vediamo che l'energia necessaria per trasportare la bottiglia in su e in giù è piccolo rispetto all'energia contenuta nel materiale. Per quello che ci serve qui, lo possiamo trascurare, anche perchè qualunque cosa si faccia, le bottiglie dovranno essere comunque trasportate da qualche parte. Semmai, dobbiamo tener conto del fatto che non tutte le bottiglie saranno riutilizzabili. Una certa frazione la dobbiamo buttar via perchè è bucata, deformata o troppo sciupata. Ammettiamo che sia il 10%. Questo vuol dire che dovremo ri-sintetizzare dal petrolio 100 Kg di PET o polietilene per ogni tonnellata di bottiglie o tappi in ogni ciclo di riutilizzo. Questo ci costerà circa 50 euro e 0.1 MWh.

2. Proviamo ora a pensare a riciclare la bottiglia e il tappo. Questo vuol dire separarli, sminuzzarli, e rifonderli per ottenere nuovo PET e nuovo polietilene. Se cerchiamo dei valori monetari, vediamo che, al momento, i tappi separati si possono vendere ai riciclatori per circa 180 euro alla tonnellata. Ma il valore di mercato del polietilene di recupero è maggiore: almeno 300-400 Euro alla tonnellata. E' comunque un buon affare per chi fa tappi usare politilene di recupero dato che, come abbiamo visto, costa sempre meno del petrolio. In effetti, si sa che le ditte che fanno manufatti di plastica sono affamate di plastica di recupero e non riescono a trovarne a sufficienza sul mercato.

In termini energetici, i costi del riciclaggio sono la somma del costo di trasporto e quello di processo. Per il trasporto, abbiamo detto che non sono molto grandi. Per il processo non ho trovato dati completi. Si sa che la fusione di una tonnellata di polietilene richiede circa 150 MJ, ovvero circa 50 kWh. Ammettiamo di raddoppiarlo per tener conto degli altri costi (sminuzzamento, eccetera). Raddoppiamolo ancora per tener conto del fatto che la resa non potrà essere il 100%. Il risultato è 200 kWh (0.2 MWh) per tonnellata. E' comunque molto poco rispetto a quello che costa risintetizzare. Riciclare è un ottimo affare.

3. Vediamo ora l'ipotesi di bruciare bottiglia e tappo. In un inceneritore con recupero energetico, possiamo ottenere energia elettrica con una resa di circa il 15% (questo è il dato che si evince dal sito del CEWEP). Questo vuol dire che da una tonnellata di plastica possiamo ottenere circa 1.5 MWh, il che vale circa 150 euro ai prezzi di mercato. Ma, attenzione, nel fare questa operazione abbiamo distrutto la bottiglia e il suo tappo. Questo vuol dire che da qualche parte qualcuno dovrà risintetizzare tappo e bottiglia con i costi energetici e monetari che abbiamo visto prima, ovvero circa 3 MWh e 800 eur per ton. Il bilancio finale è il costo meno i ricavi, ovvero dobbiamo spenderecirca 1.5 MWh e 650 Eur per tonnellata nel totale del processo.

4. Per finire, pensiamo di buttare semplicemente la bottiglia in discarica. Questo costa molto poco, solo le spese di portarcela ma, come per gli inceneritori, bisogna che qualcuno sintetizzi una bottiglia nuova, e questo costa in termini di energia e di petrolio circa 3 MWh e 800 Euro per tonnellata.

Ora, siamo in grado di concludere e fare una graduatoria.

Metodo - costo energetico/ton(MWh) - costo monetario/ton (Eur)
  • Riusare - 0.1 - 50
  • Riciclare - 0.2 - 300-400
  • Incenerire - 1.5 - 650
  • Seppellire - 3 - 800

Ripeto che sono conti fatti in soldoni, solo per dare un ordine di grandezza. Se volete dei conti completi, bisogna fare degli studi completi. C'è chi li ha fatti, cercate per esempio il nome del prof Ulgiati su internet e troverete i suoi interessantissimi lavori fatti sulla base della metodologia detta LCA (life cycle analysis). Sono cose un po' toste da digerire; ma le conclusioni di Ulgiati e degli altri che hanno lavorato in dettaglio su queste cose sono le stesse alle quali siamo arrivati qui lavorando di accetta.

Ovvero, la cosa migliore è riusare, la peggiore è buttare in discarica. Fra riciclare e incenerire (anche con il recupero energetico), il riciclo la vince alla grande!

Allora, perché si ricicla così poco e non si recupera quasi niente? Beh, ci sono due motivi: il primo è dovuto alle sovvenzioni statali che alzano artificialmente le rese economiche dell'energia ottenuta dall'incenerimento. Un altro, più sostanziale ha a che vedere con i costi di separazione. I rifiuti sono una massa indistinta che contiene un po' di tutto e va a finire che se si considerano i costi di separarli per bene, può convenire in termini monetari di buttarli in discarica o di incenerirli.

Però questo non cambia il fatto che se potessimo separare i rifiuti a basso costo, riusare e riciclare sarebbero cose estremamente convenienti per tutta la società, che così risparmierebbe energia e soldi. E' per questo che ci chiedono di separare i rifiuti all'origine: al cittadino costa poco mettere le bottiglie dentro la campana apposita; molto meno di quanto non costerebbe separarli con delle apposite macchine a partire dalla massa dei rifiuti indifferenziati e puzzolenti.

Purtroppo, nella pratica, alla maggior parte della gente fa fatica separare i rifiuti. Nella media, solo il 30% circa di quello che si potrebbe differenziare viene differenziato. In più, c'è il fenomeno del "conferimento improprio" che fa si che se qualche imbecille butta - che so - un barattolo di vernice aperto dentro la campana della plastica, rovina tutto.

Oggi, si sta facendo strada l'idea che per ottenere la separazione all'origine, bisogna incentivare monetariamente chi la fa. I vecchi cassonetti pubblici per la raccolta differenziata non sono in grado di fare una cosa del genere e dovranno essere eliminati. La raccolta porta a porta è un sistema molto migliore, soprattutto se si usa il sistema cosiddetto "puntuale", ovvero più il cittadino separa, meno paga, o - addirittura - incassa qualcosa.

L'altro modo è di incoraggiare il recupero delle materie seconde preziose (per esempio tappi di polietilene e bottiglie di PET) da parte delle fascie sociali più deboli e al momento in gravi difficoltà economiche. Qui, si paga direttamente e in moneta sonante chi conferisce rifiuto già differenziato ad appositi centri di raccolta. Con questa attività, nessuno può diventare ricco, ma può aiutare chi non riesce più a mettere insieme pranzo e cena dalla pensione o dal cococo.

Queste cose si fanno comunemente in Germania. In Italia, purtroppo, sembra che siano delle eresie. Da noi, chi propone riciclaggio e riuso viene spesso preso in giro come se fosse un povero folle. Evidentemente, chi si fa queste crasse risate non è mai stato in Germania e non ha mai fatto un conto LCA. Sono dei begli ignoranti, eppure la gestione dei rifiuti in Italia è in mano anche a gente del genere. Non scherzo, me ne è capitato uno a un convegno che era convinto che l'incenerimento produce energia "rinnovabile". Parlandoci, è venuto fuori che non sapeva nemmeno che la plastica si fa dal petrolio. Non sono tutti così, per fortuna, anzi, ci sono tantissimi operatori che sono intelligenti, preparati e fanno del loro meglio per andare nella giusta direzione. Purtroppo, però, ci vorrà molto tempo per far capire capire a tutti come stanno le cose e raddrizzare un sistema di gestione dei rifiuti che sembra studiato apposta per massimizzare i costi e di annullare i benefici.

Tratto da un post di Ugo Bardi

3 commenti:

  1. La pratica dell'utilizzo di un oggetto dismesso, reinterpretandone la funzione in termini di oggetto artistico o funzionale di tipo diverso, non è propriamente un RICICLO ma un RIUSO. Infatti, nulla incide sul suo smaltimento, anche il portapenne dovrà prima o poi essere smaltito, a meno che non si trovi dove collocare 400 milioni di portapenne all'anno fatti di bottiglie di plastica riciclata!

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  2. Ciao marantz, ho trovato molto interessante il tuo post.
    Penso che il grande problema della plastica sia che esiste in troppi tipi diversi. Quanti? e in che quantità per ciascun tipo? Quella effettivamente riciclabile quant'è?
    E di quella riciclabile quanto effettivamente è rigenerabile? Purtroppo in fase di rigenerazione vengono perse alcune caratteristiche del materiale d'origine facendo si che da una bottiglia non ne nesce una nuova (problema che invece alluminio e soprattutto vetro praticamente non hanno).
    E' il materiale "plastica" in sè il problema e dovremmo cercare già in origine produrne e usarne meno dove possibile (es. imballaggi).

    P.s: non vorrei si capisse il contrario ma io sono pro riciclaggio e la questione dei rifiuti la trovo molto importante ed interessante. Se vuoi fare 4 chiacchere in chat su Skype il mio contatto è "calerasso".
    Ciao!

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