venerdì 4 aprile 2008

Quanta energia si risparmia riciclando

Per una valutazione corretta riguardo alla convenienza del riciclo rispetto alle altre forme di smaltimento è impossibile prescindere da questioni banalmente energetiche. Considerare solo gli aspetti economici è totalmente fuorviante quando siamo in presenza di una molteplicità di interessi che non convergono verso lo stesso fine. La convenienza per il cittadino è quella di avere una tariffa più bassa possibile, la convenienza di un gestore di servizi di igiene pubblica è quella di avere il minor costo possibile (e quindi massimizzare l'utile, trattando la maggiore quantità di rifiuto possibile). La convenienza di una industria cementifica è quella di sostituire il più possibile il carburante dei forni per realizzare il cemento con combustibili meno costosi. La convenienza di chi costruisce inceneritori è quella di vendere energia ed accedere ai certificati verdi. Ma quale è la convenienza dell'ambiente ? Ovviamente la convenienza è quella di riciclare tutto il possibile ed utilizzare esclusivamente processi rinnovabili, e fra le varie modalità sceglere quella che ha il minor dispendio di energia, la quale gira e rigira non può che arrivare dal sole. Il punto di vista energetico è quindi determinante per stabilire la convenienza di un processo rispetto ad un altro, ed è l'economia monetaria a doversi adattare, non il viceversa. La tabella illustrata sopra (dati Arpa Emilia Romagna) mostra una stima grossolana di quanta energia è necessaria per processare un kg di materiale vergine riferita a quanta energia è necessaria per ricavare lo stesso materiale trattando la materia prima seconda. Per un bilancio energetico completo occorre inserire tutte le altre voci della filiera, la raccolta, il trasporto, la forza lavoro necessaria, l'impiantistica, ma comunque questo dato ci consente di fare una stima di massima abbastanza attendibile. Se quanto raccolgo finisce in discarica, perdo l'intera energia necessaria per produrre una unità in peso dello stesso bene. Se quanto raccolgo finisce all'incenerimento, perdo quasi altrettanto, occorre sommare l'energia che recupero bruciando (frazione minima anche se il materiale non è metallico e brucia bene). Se quanto raccolgo finisce al riciclaggio, dipendentemente dalla sua purezza, riesco a recuperare a seconda del tipo di materiale, da 1/3 fino ai 9/10 dell'energia che avrei dovuto impiegare per produrre la stessa unità di materiale. Il maggior recupero si ottiene per quei materiali ormai molto costosi come il rame, l'alluminio, il piombo, molto meno tentando di riciclare il ferro, ma comunque con un bilancio molto promettente. In conclusione, per i materiali ferrosi sia la discarica che l'incenerimento sono un ottimo modo per buttare via energia e soldi, l'unica alternativa è il recupero diretto ad alta qualità, ottenibile cercando di non mescolare mai il materiale con altri estranei. Cioè il Porta a Porta, sia per le imprese che per le utenze domestiche.

2 commenti:

  1. sono daccordo sulla rivalutazione del materiale, e non l'incenerimento. Ovviamente ci vorrebbe un senso civico, che in Italia non abbiamo, per effettuare una differenziazione dei materiali. Per il momento mi sto interessando alla rivalutazione del legno, a differenza del tuo studio sui materiali ferrosi.
    Ti farò sapere

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  2. Il porta a porta a nostro parere serve appunto per riguadagnare quel senso civico che il cittadino
    non otterrebbe mai con le sole campagne informative.
    Quando sei in acqua ti conviene nuotare, se i rifiuti li gestisci in casa ti conviene differenziarli.

    Paolo

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