venerdì 23 maggio 2008

Nucleare per tutti, democrazia per nessuno

Quanto paventato da molti osservatori si è ovviamente avverato, l'Italia imbocca a passi spediti la strada del nucleare. Ovvio a tutti che tutta la retorica di questi giorni abbia come unica funzione quella di convincere l'opinione pubblica che si tratti di un affare, o peggio di un "bisogno" del paese, come si usa dire in questi giorni. Ciò è ovviamente falso, i bisogni del paese sono certamente altri, ma il pensiero dominante è la "crescita a tutti i costi", come afferma Emma Marcegaglia, nel totale disinteresse delle tematiche ambientali, e questo desiderio prettamente politico guida direttamente le scelte in materia energetica.

Che la crescita infinita sia di per se una balla infinita non è difficile capirlo, bastano piccole semplici considerazioni. Che poi questa debba passare anche per il nucleare francamente mi pare eccessivo, specialmente quando è risaputo come la scelta nucleare sia una delle più costose scelte che esistano, al punto che se ne parla nel mondo solamente ora, dopo decenni di stasi, spinti da un petrolio che vola alle stelle, mentre fino a poco tempo fa pochi l'avrebbero presa in considerazione. La necessità che ha il nucleare di investire con costi astronomici che un privato non potrebbe mai sostenere, unito ad un ritorno dell'investimento che dura fino a mezzo secolo, non impressionano certo i governi, abituati come sono a declinare il mantra dello sviluppo a discapito del debito pubblico. L'impressione globale è che, di fronte ad una crisi petrolifera irreversibile di livello planetario così estesa, non è oggi il caso di fare troppo gli skizzinosi sugli approvvigionamenti energetici (come dice Tullio Regge).

Noi moderni e poveri Golia, ci apprestiamo a scagliare le pietre più grandi che abbiamo, incuranti se esse siano realmente efficaci oppure no. Questo è il colpo di coda dell'economia industriale morente, la crescita col botto, tracanniamoci pure in un sol sorso la poca energia che ci è rimasta e festeggiamo, così arriveremo alla meta ebbri e soddisfatti. Peccato che la meta si chiama in realtà "decrescita", e sarebbe assai meglio prepararci prima, anziché ostinarci a cementificare il mondo. Cosa centra la democrazia in tutto questo ? E' evidente, scelte imposte dall'alto come quelle che stiamo vivendo oggi generano un circolo vizioso che mira ad escludere sistematicamente il "volgo" dal processo decisionale, realizzando quella che con un certo neologismo oserei chiamare "democrazia autoritaria".

Leggete al proposito questa lettera scritta da Federico Valerio, che intende mostrare quali sono le reali spinte che agiscono dietro a questa rinascita mondiale del nucleare, a discapito di un modo nuovo e democratico di produrre e gestire l'energia che ci serve, la microgenerazione distribuita.

4 commenti:

  1. Faccio questa domanda senza polemica ma solo con la voglia di capire di più.

    Ammesso che il modello a crescita infinita non possa reggere (così come è attualmente) quali altri modelli abbiamo? Il modello a crescita costante? Il modello a decrescita?

    Una volta che abbiamo deciso qual'è il modello alternativo a quello della crescita continua dobbiamo domandarci: dobbiamo rinunciare a qualcosa per ottenerlo? A cosa esattamente? Come sarà la nsotra vita nel nuovo modello proposto? Ci piacerà avere una vita così?

    Io comprendo le battaglie contro il nucleare e contro i termovalorizzatori (anche se ancora non mi sento evangelizzato) però vorrei sapere esattamente qual'è l'alternativa sociale che viene proposta. E' importante mettere in luce questo aspetto perchè non è possibile abbandonare una strada senza sapere quale sia la nuova via imboccata. Il risultato può essere uno solo: perdersi strada facendo (Verdi, RifCom e PDCI isegnano)

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  2. Capisco il tuo rilievo, e non intendo eluderlo. Il primo principio che occorre tenere fermo è l'insostenibilità del modello attuale, su questo occorre essere daccordo, se il problema è "sostituirlo con cosa" qualsiasi risposta sarebbe aleatoria e andrebbe verificata sul campo, posso esprimere solo la mia personale convinzione che alla "crescita" occorra sostituire un modello di "decrescita pilotata" che parta dalla sobrietà dei consumi (leggi razionamento) e termini con l'utilizzo di tecnologie spinte sul risparmio energetico e lo sfruttamento di fonti rinnovabili. Il sostenere "non ho una alternatva che non imponga al tempo un sacrificio" non regge molto, te lo spiego con un esempio.

    Mio padre era un grosso fumatore, ha avuto seri problemi di salute, io l'ho messo varie volte di fronte ai rischi che correva.

    La sua risposta parafrasata era "ma quale modello mi dai, se non quello del fumare continuo ? Fumo costante ? Decrescita del fumo ?"

    La mia risposta è "devi semplicemente smettere di fumare e riempire il tuo tempo con qualcosa d'altro".

    E' l'idea che non esista altro oltre la crescita, che ci rende ciechi, sono convinto che in futuro, se l'umanità rimarrà colpita dall'"ictus" della troppa crescita, l'unica alternativa sia appunto... fare altro. Ma altro cosa ? A questo non so darti una risposta, ma credo sia opportuno cominciare a pensarci sin d'ora, non credi ?

    Ci piacerà avere una vita così ? Se sarà l'unica alternativa, credo proprio che ci dovrà piacere per forza.

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  3. Ok, fino a qui ci sono. Tuttavia proporre un modello di decrescita pilotata non può essere limitato al solo risparmio energetico. Il risparmio energetico è un elemento che è indipendente dal modello sociale proposto. Potrei introdurre leggi che impongano un risparmio sui consumi pur mantenendo un'economia orientata alla crescita continua.

    Io slegherei quindi la battaglia per il risparmio energetico sui consumi, sacrosanto, da quella contro modello a crescita continua. Perchè mischiare un aspetto molto pratico come il risparmio quotidiano del consumo di energia con una spinta fortemente ideologica di avversione al modello attuale di società?

    Il primo problema è infatti affrontabile nell'immediato con adozione di tecnologie esistenti e quindi per esso si può approntare una lotta politica specifica e mirata senza starla a condire con troppa filosofia.

    Il secondo problema è invece filosofico e come tale va affrontato. Il paragone del fumo non regge poichè a tuo padre tu proponevi un modello alternativo alla sigaretta (che so, fai sport, leggi un libro, mangiati una caramella, ecc.) mentre nel nostro caso non c'è nessuna alternativa in campo. In questo caso la battaglia contro la crescita infinita suona molto come: Alt, fermi tutti, siccome questa strada è sbagliata ci dobbiamo assolutamente fermare! Questa è una logica perfettamente perseguibile da un individuo singolo, affrontabile da due individui insieme (anche se comincia ad essere complicata, vedi numero di divorzi in costante aumento) ma sopra i tre diventa impossibile. A mio avviso, non si può chiedere ad un paese di fermarsi senza dirgli dove dirigersi. In conclusione il dibattito è interessante e va sviluppato ma bisogna metter giù qualche paletto anche perchè l'assenza di un'idea precisa gioca a favore dei detrattori che facilmente possono riuscire a smontare qualsiasi argomentazione facendo leva sulle paure delle persone.

    Se tu stessi camminando su un terreno paludoso, prima di fare un passo non ti assicureresti che il terreno su cui poggerai tutto il tuo peso sarà in grado di sorreggerti?

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  4. Hai arriccito la discussione con tante argomentazioni, ma procediamo con ordine.

    Il motivo che mi spinge a pensare che il risparmio energetico "non serve a niente" senza mettere contestualmente in discussione il paradigma della crescita ha a che fare con il "paradosso di Jevons". Puoi trovare informazioni quì:
    http://it.wikipedia.org/wiki/Paradosso_di_Jevons

    Sostanzialmente dice che, se qualcosa diventa più efficiente, tendi ad utilizzarla di più, quindi lo stesso risparmio energetico ti porta a consumare di più aggravando il problema. Questo non succede se il risparmio è dovuto a un "limite" imposto, e non ad una volonta specifica del singolo (che come hai detto giustamente serve a poco).

    Affrontare oggi il risparmio energetico, ti accorgerai, è come lottare contro i mulini a vento, nell'ottica della crescita continua, ad esempio, ho comprato un TV LCD che rappresenta una tecnologia a basso consumo, però mi sono ingolosito con una offerta speciale che allo stesso prezzo te lo davano a 42 pollici, alla fine vado a vedere quanto consuma e supero i 300W, più o meno quanto consumavo prima, anzi di più. Una campagna che dice "comprate tutti televisori LCD che consumano meno" non sarebbe servita a nulla, se tutti avessero fatto come ho fatto io.

    Pertanto, se so che sto correndo verso un burrone, mi posso permettere di dire "fermi tutti", sapendo che sto insultando il nostro desiderio fortissimo di correre, l'alternativa non sta me a dirlo, va bene tutto, ma il burrone no!

    Se tutti consumassimo davvero di meno, avremmo molto più tempo per capire dove stiamo andando, io penso che il tempo sia poco, emma marcegaglia pensa che ce ne sia ancora tanto, ecco la prima differenza.

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