giovedì 26 marzo 2009

Inaugurato in pompa magna l'inceneritore di Acerra

Abbiamo tutti ammirato in TV il sorriso rubicondo con cui oggi il presidente operaio Berlusconi ha premuto simbolicamente il bottone che ha avviato l'impianto di incenerimento di Acerra. Era tutto un tripudio di congratulazioni e di dichiarazioni, talune assolutamente farneticanti, come quella che stima l'inquinamento di questo "megaimpianto" da 700.000 tonnellate annue come assimilabile a quello prodotto da tre auto di media cilindrata (con il motore acceso, ha precisato).

Persino la prestigiacomo si è espressa gioiosa, rispondendo a una domanda di un inviato di SkyTg24 e confondendo clamorosamente i gassificatori con i riassificatori. "Non era meglio un impianto di gassificazione (a freddo) piuttosto che un termovalorizzatore ?" - risposta della Prestigiacomo "no, i gassificatori sono un altra cosa, servono per trattare il gas (sic), per i rifiuti occorre un termovalorizzatore, così si risolve il problema, con i moderni strumenti della tecnica". Poi dopo una breve pausa, giusto per ricordare che è ancora ministro dell'ambiente, aggiunge - "oltre alla raccolta differenziata ovviamente, che deve essere incentivata fino al 50% (sic, perchè solo al 50?) come è nei nostri piani di intervento".

Alle domande poste a un tecnico dell'impianto, su cosa pensasse del fatto che l'impianto è nato da un progetto obsoleto che risale agli anni 90, si risponde elusivamente trincerandosi dietro alle "favorevoli valutazioni di impatto ambientale" che seppelliscono sul nascere ogni timore. Nel frattempo il primo carico di "monnezza" nella bocca dell'inceneritore diventa uno show (quella secca di qualità però, visto che è la prima in assoluto che arriva).

L'impianto costruito da Impregilo, poi preso in mano da A2A (quella dell'inceneritore di Brescia) sulla carta é in grado di migliorare gli standard di emissione di legge di oltre il 50% (non si sa se tutti i parametri ma solo alcuni). Rimane comunque il dubbio però che il suo impatto si potesse evitare, in una terra da decenni martoriata da una gestione scellerata del territorio, dalle ecoballe, dai rifiuti tossici.

E' evidente che un impianto simile, per quanto inquinante e impattante, è comunque meglio sia di discariche costruite "ad cazzum" che di ecoballe alte come montagne, che di roghi ai bordi delle strade. Il sospetto però è che a seguito dell'euforia da termovalorizzatore, non si riesca poi a porre rimedio realmente ne alle une ne alle altre. Tanto c'è l'inceneritore che tutto fagocita e fa sparire dalla vista.

Intanto le discariche se ne stanno ancora li, metà delle quali abusive (quindi appetibili dalle ecomafie), le ecoballe impiegherebbero quell'impianto per sette anni prima di essere smaltite completamente (dato che già dovrebbe bruciare a pieno carico un terzo di tutta l'immondizia campana), e i roghi sono comunque causati da gente esasperata di un sistema gestionale che non funziona alla radice.

Riguardo all'impianto di acerra, le dichiarazione di Berlusconi sull'impatto ambientale pari a tre utilitarie, fa semplicemente sorridere, per non dire piangere. Perché chi conosce i principi termodinamici e fisici alla base del processo di combustione sa che le normative non saranno mai del tutto rassicuranti rispetto al reale impatto ambientale di questi impianti.

Nel video sottostante potete ascoltare una intervista fatta a un tecnico dell'inceneritore di Forlì, il quale ammette tranquillamente, in piena onestà intellettuale, che pur esistendo stringenti limitazioni di legge sulle polveri sottili in realtà le polveri ultrafini passano indisturbate (sono le più pericolose per la salute), poiché nessun filtro è in grado di bloccarle... ma tanto la gente non le vede!


Un inceneritore non va ne demonizzato a prescindere come fosse il male impersonificato (come certi ambientalisti professano) ma nemmeno accolto con entusiasmo come fosse un miracolo della tecnica o l'arma risolutiva. La presenza di questi impianti denota semplicemente che qualcosa non ha funzionato nel verso giusto nel ciclo di vita dei materiali di consumo, il cosiddetto "cradle to grave" (dalla culla alla tomba).

C'è sempre un errore di progettazione, alla base della presunta necessità di questi folli impianti, errori che anziché essere pagati dalle aziende produttrici vengono riversati come costi esternalizzati sulla società intera. Sono errori ai quali nessuno vuole porre concretamente rimedio e che la gente paga profumatamente, prima di tutto in soldi (sono impianti molto costosi) poi in salute. Se non ci credete date un occhiata a quanto appena successo a Lecce, dove un impianto è stato chiuso per eccessiva produzione di diossina.

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