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Crisis, perché quando talune verità le si riesce a
dire bene e con stile, non c'è alcun bisogno di trovare spunti originali. Sono convinto che sia davvero questa la strada da seguire per
uscire dalla crisi e accompagnare così in maniera morbida l'inevitabile decrescita:
Che lo Stato debba pesantemente metter mano al portafoglio è inevitabile. Che regalare quattrini sia una cavolata, è scontato. Che si debba pensare ad un new deal è sacrosanto. Eppure, forse c'è un modo per riuscire a mettere insieme le tre cose. Offrire un sussidio di disoccupazione ai precari, e contemporaneamente avviare un programma importante per le infrastrutture... ma infrastrutture che ci aiutino concretamente a vivere meglio nei prossimi difficili anni.
Non la TAV, ma i trenini pendolari in provincia. Serviranno, a chi non usa più la macchina. Non nuove autostrade, ma manutenzione degli acquedotti (pubblici!): l'acqua costerà sempre di più. Non monumentali centrali nucleari, ma energia rinnovabile e diffusa. Non inutili inceneritori, ma bonifica generale di tutti i siti inquinati del Paese e trasformazione in aree per la produzione agricola di biocarburanti (non ci si può più produrre cibo). Non pomposi grattacieli e centri congressi per improbabili Expo o Olimpiadi, ma manutenzione di scuole ed ospedali.
Ci vuole un new deal che accompagni dolcemente la decrescita: il Paese, tra qualche tempo, dovrà vivere con meno. I cittadini se la passeranno male assai. E sarà fondamentale che le strutture e i servizi pubblici siano efficienti: ogni servizio in più, sono soldi in meno di cui una famiglia avrà bisogno. E al lavoro, pala e piccone, i precari e i disoccupati col sussidio: a casa prendi 400 euro, se vieni a lavorare per il Paese invece avrai uno stipendio.
Suona sovietico? Chissenefrega. Suona ingenuo? Questo è probabile. Ma altrettanto ingenuo è pensare che i miliardoni di Monorchio vadano ai soliti prenditori traforisti, ricadendo poi per non si sa quale miracolo nelle tasche dei precari. E ingenuo è anche sognare centrali nucleari e ponti sugli stretti: non si faranno mai. Mai! Non c'è tempo, non ci sono più risorse, stiamo scivolando nel caos generale. Un caos che, tra qualche anno, si dipanerà tra mozziconi di inutili cattedrali rimaste incompiute.
(... Continua su Crisis)
Almeno qualche considerazione mi preme aggiungerla.In tempi di stagnazione o di crisi, la ricetta economica professata dai governi è sempre stata quella di avviare
grossi piani di infrastrutture e lavori pubblici, il cosiddetto
new deal di Roosveltiana memoria. In effetti ha spesso funzionato, fiumi di denaro dirottati per la costruzione di grandi opere pubbliche possono assorbire la sfiducia e
dare lavoro a milioni di persone, rilanciando l'economia e ponendo le basi per una rinnovata spinta di tipo economico.
Questo però era il passato, oggi il mondo è purtroppo profondamente diverso, il new deal è destinato a non funzionare più, perchè deve fare i conti con fattori che in precedenza non esistevano.
Il motivo principale del successo dei piani di sviluppo pubblico, ciò che aveva il fine di risollevare l'economia, non era tanto il lavoro o le iniezioni di capitale in se, quanto
l'aumento del rateo di sfruttamento dell'energia a basso costo e buon mercato. Ovvero, si esce da una crisi
estraendo risorse a ritmo forsennato, bruciandole in un immenso
potlach, raccogliendone i frutti per incrementare la ricchezza e il benessere.
Oggi l'energia a buon mercato
è finita, un piano di opere pubbliche e conseguente rilancio dei consumi energetici rappresenterebbe solamente un modo per
avviarsi più velocemente verso la spirale recessiva. Forse l'ultimo new deal che in pratica ci è rimasto da spendere è proprio quello
"green" di Obama, dove l'energia che consumiamo oggi ci potrà servire per
costruire l'infrastruttura energetica (rinnovabile) di domani.
Chi pensa di potere uscire dalla crisi attuale costruendo TAV, ponti, grandi autostrade, inceneritori, mega-centrali nucleari, grattaceli, expo, con lo scopo di dare lavoro ma sprecando inesorabilmente preziose risorse naturali, temo che sarà costretto a rivedere presto i suoi piani. Non ha capito che il mondo è cambiato profondamente, e che come si suol dire si sta dando la zappa sui piedi.
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