
Se fossi al posto del sindaco
Paolo Lucchi, mi tremerebbero letteralmente i polsi. Come ha egregiamente espresso nel discorso di investitura del suo mandato, le prospettive economiche e sociali di Cesena (e non solo)
non sono affatto rosee, si naviga a vista in una sorta di
"limbo" nell'attesa che la crisi sia passata e che l'economia ritorni a tirare. Nel frattempo non solo regna
incertezza e sfiducia (condizione
solo psicologica come sostiene Berlusconi), ma si hanno anche segni evidenti di un tessuto sociale e imprenditoriale
"sotto stress", in cui
il rischio di licenziamenti è alto e si tira avanti principalmente utilizzando le
ferie residue dei lavoratori.
Comprendo quindi appieno le
preoccupazioni di Lucchi, il quale ha dichiarato pubblicamente il timore che
"per la prima volta potremmo avere una generazione di figli con aspettative di sviluppo peggiori rispetto a quelle dei nostri padri". Il tutto si traduce nel
motto tanto caro al PD che parla continuamente di
"garantire la coesione sociale" e
"sostenere famiglie e imprese in difficoltà economica".
E' evidente quindi come in un periodo di
vacche magre occorra avere un occhio preferenziale nell'evitare di
aumentare ulteriormente le tariffe ai cittadini, occupandosi al contempo anche dell'ambiente, che rappresenta un bene economico primario, (forse
l'unico reale e durevole che abbiamo aggiungo io), e va ovviamente tutelato e valorizzato.
Il tema dei rifiuti, che
il MIZ porta avanti da tempo, deve andare in questa direzione, è indispensabile diminuirne la produzione, al duplice scopo di tutelare l'ambiente e di
risparmiare risorse, quindi anche soldi dei cittadini, che con poco sacrificio possono abituarsi benissimo ad un benessere fatto anche di
sobrietà dei consumi e
utilizzo razionale dei beni.
E' per questo motivo che giudico inaccettabile e incomprensibile
l'accento un po demagogico che Lucchi intende dare nel trattare il problema dei rifiuti. Da una parte si rassicurano i cittadini su
tariffe invariate (come se nel passato non fossero cresciute invece a dismisura, con incrementi di oltre il 3% all'anno), dall'altra propone innovativi
sistemi misti di gestione che dovrebbero a parer suo risolvere il problema brillantemente ed a costi contenuti.
Bene allora,
cosa è realmente un sistema misto ? Non è altro che il tanto decantato
cassonetto di prossimità, il quale ovunque è stato impiegato ha ottenuto un incremento percentuale di RD modesto, un innalzamento dei costi, e soprattutto un
aumento del quantitativo totale di rifiuto prodotto. L'articolo di giornale in calce al post ne fa della qual cosa addirittura elogio, glorificando la
superiore quantità di materiale differenziato raccolto, come se fosse un valore in se, senza specificare se quello indifferenziato si è ridotto di conseguenza.
Dato che non amo argomentare senza portare dei dati concreti, vorrei evidenziare come il sistema di prossimità (ovvero il porta a porta misto), rappresenti in realtà un
costo superiore rispetto al porta a porta convenzionale, che pertanto andrebbe privilegiato proprio per fare risparmiare costi ai cittadini.
Faccio riferimento allo studio di
Natale Belosi, papabile futuro
assessore all'ambiente di Forlì, il quale ha commissionato uno
studio completo su oltre 1800 comuni italiani del Nord Italia,
mettendo a confronto i costi delle varie soluzioni. Ecco qui di seguito un grafico riassuntivo dei suoi risultati:
Sorpresa!! Il sistema misto è quello che
costa più di tutti!Il motivo è semplice, in un sistema misto i cassonetti
rimangono in strada, aumentano di numero e diventano più piccoli, pertanto i
costi di Hera aumentano, dato che hanno più svuotamenti da fare nel territorio e raccolgono più materiale da trattare, quindi fanno più viaggi di trasporto. Tra l'altro senza incrementare sensibilmente l'occupazione. Nei sistemi porta a porta integrali invece,
i cassonetti stradali spariscono (minori costi), i ritiri avvengono a giorni prestabiliti della settimana, si
ottimizzano i trasferimenti, si impiega più personale, ma si ritira anche complessivamente meno materiale (fino al 20% in meno), pertanto i costi di smaltimento compensano la maggiore manodopera ed i costi tendono complessivamente a ridursi.
Nel grafico,
s/u sta per
secco/umido, si mettono a confronto vari sistemi in cui c'è o non c'è la raccolta secco/umido (bidoni marroni), con o senza porta a porta (bidoncini nelle abitazioni). Tutti i documenti tecnici che spiegano in dettaglio i dati elaborati da Natale Belosi,
aggiornati al 2007, li trovate
QUI nel sito dell'Ecoistituto di Faenza, dove Natale lavora.
Il MIZ pertanto rivolge un appello a Paolo Lucchi e alla sua giunta, di
non mescolare la propaganda di Hera con la reale tutela ambientale, brandendo l'arma retorica del
"volere garantire invarianza di tariffe ai cittadini", poiché se non si adotta il porta a porta in tempi brevi (in sinergia con Forlì, Bertinoro, Forlimpopoli, Meldola) si rischia di peggiorare la situazione, con l'effetto pratico di
assecondare i desideri di Hera di movimentare più materiale, quindi indurre maggiori profitti di impresa, che andrebbero anche bene ma che siamo tutti noi cittadini in ultima analisi
a pagare con le nostre tariffe.
Nota: Il 57% dichiarato da Hera per CaOssi e Cesuola è solo uno specchietto per le allodole, per capirlo basta conoscere
cosa è successo a Longiano.