Buon 2009 foderato di felicità e di sobrietà

Associazione cittadina di volontariato per promuovere la raccolta porta a porta (PaP)
a Cesena ed incentivare politiche di salvaguardia e tutela razionale dell'ambiente.
Al posto dei soliti scontati auguri... voglio regalarvi questo piccolo giochetto natalizio, sperando che vi mantenga sempre in allegria e di buon umore..
10.000 abitanti e un’amministrazione illuminata. In pochi mesi a Monte San Pietro (BO) si è passati dal 25 all’80% di raccolta differenziata. E mentre in molti cercano siti per nuove discariche, loro ne chiudono una. Com’è stato possibile tutto ciò? Grazie al coinvolgimento della popolazione.
Monte San Pietro e i suoi cittadini sono l’esempio concreto che le cose possono cambiare anche in poco tempo. Basta solo volerlo.
Non stiamo parlando di una città utopica ma di un piccolo comune in provincia di Bologna, di 10.000 anime circa, riconosciuto anche come comune virtuoso per i grandi risultati ottenuti grazie alla raccolta differenziata porta a porta partita nello scorso novembre.
Tutto è nato dopo tre anni di lunghe e faticose trattative in seguito alle quali il comune è riuscito, nel luglio 2007, a mettere in pratica un progetto che permettesse lo sviluppo e il diffondersi della raccolta differenziata. La sfida più grande poi, è stata quella di sensibilizzare i cittadini attraverso un progetto di comunicazione che potesse sostenerli in questo grande sforzo, da tempo annunciato dall’amministrazione ma fino ad allora mai concretizzato.
Attraverso assemblee pubbliche (circa quaranta organizzate in modo da consentire a tutti di poter intervenire, scaglionando i partecipanti nel corso degli incontri), attività con le scuole, attività di sportello presso gli uffici comunali e attività di tutoraggio, tutti i cittadini sono stati resi partecipi ed incoraggiati a qualsiasi forma di sperimentazione e di condivisione.
In questo modo, sono state contattate telefonicamente 1800 famiglie; 2000, invece, hanno partecipato agli incontri e 3500 hanno ricevuto la visita dei tutor (ragazzi reclutati nello stesso paese che hanno seguito un percorso di formazione), mentre 200 sono stati i condomini visitati dai gestori per il posizionamento dei bidoni e 700 i bimbi che hanno partecipato alle attività didattiche.
Questo è quanto è emerso dall’intervento di Manuela Ruggeri, Assessore all’Ambiente del comune di Monte San Pietro, al convegno “RIfiuto: RIduco, RIciclo” tenutosi a Gambettola lo scorso 25-26 ottobre.
La Ruggeri spiega alla platea come nella presentazione delle scelte ambientali che avevano spinto l’amministrazione ad optare verso questa nuova direzione, siano state inserite foto di discariche e di inceneritori, poiché il 90% degli abitanti di Monte San Pietro non sapeva esattamente cosa fossero e come funzionassero.
Ma non è stato tutto semplice. Inizialmente le persone avevano mostrato molte resistenze. In molti, ad esempio, si chiedevano: “come faccio a buttare in bidoni così piccoli così tanta immondizia?” Cinque mesi dopo l’inizio della raccolta differenziata porta a porta, non solo le perplessità erano scomparse, ma i cittadini si sono dimostrati entusiasti e soprattutto più consapevoli della produzione dei rifiuti, tanto da sollecitarne una riduzione a monte.
Del resoconto di Manuela Ruggeri, infatti, impressiona la velocità con cui le seguenti pratiche si sono diffuse: il compostaggio dei rifiuti domestici, messo in pratica da mille famiglie e dai bimbi della scuola materna ed elementare; il last minute market che consente di recuperare ciò andrebbe buttato via e che viene invece nuovamnte immesso nel circuito a fini di beneficenza; un grosso gruppo di acquisto solidale sorto grazie al sistema del porta a porta e alle assemblee collettive attraverso le quali è nata una maggiore socializzazione tra i cittadini del piccolo comune; il mercatino dell’usato gestito dai bimbi che, nel corso dell’anno, hanno realizzato questo evento insieme alle loro famiglie, con scambio e piccole vendite; una maggiore distribuzione di contenitori per acqua alla spina e per detersivi alla spina (quest’ultima in corso di allestimento).
E fu così che la raccolta differenziata è passata dal 25,5% all’80%, mentre solo il 20% di rifiuti viene mandato in discarica. A tal proposito la Ruggeri ha ricordato che “il prossimo anno, la discarica vicino Monte San Pietro verrà chiusa.
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Paolo Marani
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«Per monopolio radicale intendo un tipo di dominio di un prodotto che va molto al di là di ciò che il termine solitamente indica. Generalmente si intende per monopolio il controllo esclusivo, da parte di una ditta, sui mezzi di produzione o di vendita di un bene o d'un servizio.
I monopoli di questo tipo sono dei pericolosi sottoprodotti dello sviluppo industriale... Questo primo tipo di monopolio restringe le possibilità di scelta del consumatore o addirittura lo fa trovare di fronte a un unico prodotto sul mercato, ma raramente limita in altri sensi la sua libertà.Un uomo assetato può desiderare una bibita analcolica, fresca e gassata, e trovarsi astretto alla scelta di una sola marca, ma resta libero di togliersi la sete bevendo birra o acqua.
Solo se e quando la sua sete si traduce senza possibli alternative nel bisogno forzato, nell'acquisto obbligatorio d'una bottiglietta di una certa bibita, soltanto allora si installa il monopolio radicale.
Non intendo il dominio di una certa marca, ma la necessità industrialmente creata di servirsi di un tipo di prodotto. Si ha monopolio radicale quando un processo di produzione industriale esercita un controllo esclusivo sul soddisfacimento di un bisogno pressante, escludendo ogni possibilità di ricorrere a tal fine, ad attività non industriali.»
Ivan Illich, La convivialità, pp 89-90
Mi stupisco della sua genialità e di come avesse compreso (negli anni '70!) dinamiche che hanno mostrato tutti i loro effetti solo dopo il 2000. Oggi aziende come Hera, che agiscono in regime di integrale monopolio di fatto, stanno effettivamente esercitando enormi pressioni per negare, all'origine, l'ingresso di altri operatori nel settore della raccolta rifiuti, facendosi scudo delle loro necessità industriali.
In sostanza, quello che aziende come Hera affermano, come ad esempio che il porta a porta non conviene o che gli inceneritori sono indispensabili, è il frutto di questo sciagurato tentativo di ridurre tutto a business, mantenuto in piedi grazie al ricatto continuo che viene esercitato all'interno dei piccoli comuni.
Sarà forse questo il motivo per cui, un tale di nome Roberto Sacchetti, in pieno conflitto di interessi e di ruoli, siede nel consiglio di amministrazione di Hera e contemporaneamente è astato nominato a capo della direzione strategica delle politiche ambientali del PD ?
Consigliere di nomina politica che guadagnano oltre 100.000 euro all'anno, possono essere imparziali nelle loro scelte politiche ? Io credo di no, salvo eccezioni non potranno nei fatti che difendere le necessità del monopolio che rappresentano.
Sarebbe come se il garzone dipendente di un salumiere aprisse un centro culturale per lo studio dei salumi, e decidesse, dopo accurate indagini, che l'unico salume che vale la pena di mangiare è quello che produce il suo padrone.
Propongo che le rappresentanze politiche parcheggiate nei consigli di amministrazione delle società a partecipazione pubblica (ex municipalizzate) siano pagate direttamente dai comuni, e non dalle società stesse, e che siano sostituite ogni due anni per evitare sodalizi di affari. Solo così potranno entrare concetti come "tutela dei bisogni reali collettività" all'interno delle decisioni politiche in materia ambientale.
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Paolo Marani
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Si chiama “Carretta Caretta” e si impegna a risolvere il difficile problema della raccolta e differenziazione dei rifiuti, escludendo la presenza dei cassonetti nelle strade. Il progetto è stato ideato da un giovane ingegnere siciliano, Paolo Garelli, ed ha già ottenuto consensi a livello internazionale essendo stato sottoposto alla European Environment Agency.
Il progetto di Paolo Garelli che vive e lavora ad Augusta è stato inserito nel gruppo lavoro della International Solid Waste Association (ISWA), si tratta di un'associazione internazionale, indipendente e senza scopo di lucro, che promuove e sviluppa la gestione dei rifiuti solidi. ISWA ha membri in tutto il mondo ed è l'unica associazione che promuove la gestione dei rifiuti sostenibile servendosi di professionisti del settore:
Sono soddisfatto - ha affermato Paolo Garelli - dell'accoglienza del progetto da parte della ISWA che mi ha inserito nel loro gruppo di lavoro. Ad aprile é stato presentato il progetto "Carretta Caretta" ad Amburgo, così come a Vienna nell'aprile 2008. Mi auguro che a breve alcuni comuni associati incomincino la fase di sperimentazione.
Il sistema utilizza piccoli mezzi, veri e propri “cassonetti mobili”. Questi mezzi, denominate “carrette”, in giorni e in orari prestabiliti si posizioneranno negli spazi a loro dedicati in diverse zone della città per servire i cittadini nel disfarsi dei propri rifiuti. E' in sostanza una variante del metodo Porta a Porta, con l'importante novità della presenza di mezzi che non solo raccolgono il rifiuto in maniera domiciliare casa per casa, ma stazionano anche in punti prestabiliti, per il conferimento diretto di materiali pericolosi o inquinanti.
Ciò può dare un grosso contributo affinché materiali problematici come solventi, batterie, oli esausti, medicinali, vernici, colle, prodotti chimici corrosivi, non siano conferiti nel circuito tradizionale (o peggio abbandonati in strada). Un sistema tradizionale ben difficilmente può recuperare questi materiali, dato che è difficile convincere le persone a conferire nelle isole ecologiche attrezzate, spesso troppo lontane da casa. Un sistema molto simile è in uso anche nel comune di Friburgo in Germania, dove piccoli mezzi mobili stazionano in punti prestabiliti nelle piazze attendendo i conferimenti speciali ed informando contemporaneamente la popolazione sulle corrette pratiche del riciclo.
Attualmente vari comuni fra cui Terracina stanno pensando di adottare questo sistema innovativo, i cui costi stimati sono disponibili in questa scheda tecnica. A tutt'oggi non risulta che sia stato ancora avviato a regime, in una qualche città italiana, un servizio simile.
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Le nanopatologie sono patologie indotte dall'ingresso di polveri estremamente sottili nell'organismo umano o animale. L'uomo le assimila, ad esempio, sotto forma di smog e di esalazioni (industriali e di inceneritori). La questione è rilevante perché queste sostanze conducono a cancro, infarto e ictus e si trasmettono da madre a feto.
No assolutamente no. Il termine termovalorizzatore non è corretto, è un'invenzione.Un inceneritore non valorizza nulla. Pensi che per ogni tonnellata di rifiuti che entra in un inceneritore ne vengono prodotte due sotto forma di ceneri, di gas ma anche sotto forma di acqua, ammoniaca, calce e bicarbonato. Non solo non si riducono i rifiuti ma il risultato della combustione è ancora più tossico di quanto è entrato. Il danno, capirà, non è solo per l'aria ma per tutto l'ambiente.
Dobbiamo partire dall'assunto che il rifiuto è un problema. Bisogna ragionare nell'ottica del minor danno. Sicuramente riduzione e recupero sono due attitudine corrette.Pensi che mandando in un inceneritore una bottiglia di plastica otteniamo, in energia, un centottantesimo di quella spesa per portare il prodotto finito sulla nostra tavola. I passaggi sono l'estrazione della materia prima, la lavorazione, l'imballaggio e la spedizione. Se io riuso solo una volta quella bottiglia faccio novanta volte meglio.
Penso che siano uno spreco e come tali dovrebbero essere razionalizzati con leggi che li proibiscono o li limitano come succede già in Germania. In merito mi viene da pensare al Tetrapack. Un altro mito da sfatare è che può essere reciclato. Il tetrapack è costituito da quattro materiali saldati insieme. In teoria dovrei scinderli. Ammesso che fosse possibile sarebbe un grosso dispiego di tempo e di energia.
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Aless@ndro
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Per intenderci: è come se uno ti caga in salotto, poi infila nella merda un petardo acceso, poi spegne il petardo e tu gli dici grazie.
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Paolo Marani
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In questo clima di crisi economica i furbetti tentano di sfruttare il panico per fare, come al solito, i propri interessi, seguiti da chi, al governo del territorio o del nostro Paese, si trova a dover proporre soluzioni per uscirne.Recentemente il Governo ha limitato le possibilità per i privati e le imprese di ottenere incentivi e detrazioni sugli interventi per il risparmio energetico.Nello stesso tempo ha parlato della necessità di aumentare i consumi, senza parlare di cosa e come si debba consumare in una società sostenibile economicamente ed ecologicamente tentando, invano, di tornare ad un sistema che strutturalmente non si regge in piedi.Dalla concorrenza al ribasso su prezzi e diritti di chi lavora, alla rincorsa alla disoccupazione, allo sfruttamento di tutte le risorse come se fossero infinite ed a costo zero. Se c’è un insegnamento che dovremmo trarre da questa situazione è proprio il segnale chiaro della necessità di regole sensate ed uguali per tutti, di una economia che si basa sulle reali necessità e disponibilità del territorio, di risparmio nell’uso delle risorse che sono finite e non rinnovabili.
E’ per questo che il taglio agli incentivi alle energie alternative ed al risparmio energetico è una iniziativa gravissima e stupida: se c’è una cosa che deve crescere, in tutto il Pianeta, è proprio il lavoro che porta alle famose tre sostenibilità: sociale, economica ed ambientale. Lo stesso vale per il contesto locale, nel quale la crisi rischia di diventare il pretesto con il quale concedere sfruttamento del territorio senza regole ed in maniera discrezionale, non uguale per tutti.
In questo momento devono essere date possibilità di crescita alle aziende che intendono investire sul territorio, ma allo stesso tempo si deve fare molta attenzione alla speculazione, che è una delle cause del crollo dei mercati finanziari. Il passato recente dimostra che i nostri dubbi erano fondati, che costruire più del necessario non porta solo problemi ambientali e sociali ma alimentano anche bolle che, allo scoppio, mettono in crisi soprattutto i più deboli.
Oggi chi crede che l’ambiente sia un costo da tagliare in momenti di ristrettezze economiche, purtroppo non ha compreso le grandi occasioni che abbiamo perso e stiamo perdendo. Se avessimo lavorato di più in passato sul risparmio energetico avremmo creato posti di lavoro non delocalizzabili in Cina, pagati senza continui sostegni pubblici ma con il taglio dei consumi di fonti fossili provenienti quasi esclusivamente dall’estero, ed allo stesso tempo migliorando la qualità del nostro Paese.
Il Sole ed il Vento non salgono di prezzo da un anno all’altro, al contrario del Petrolio. Lo stesso ragionamento si può fare per l’acqua, che da bene comune si vuole trasformare in risorsa privata, per i rifiuti che gettiamo e bruciamo e che rappresentano uno spreco continuo di materie prime che importiamo dall’estero.
Purtroppo questa concezione di una economia nuova, di cui ha recentemente trattato un bell’articolo sul Sole 24 Ore (non proprio un quotidiano ecologicamente estremista) e che ha giustamente riempito la campagna elettorale di Obama, è totalmente sconosciuto a tutti i partiti oggi presenti nel nostro Parlamento.
Mentre sulle sciocchezze si possono inscenare teatrini, sul ritorno al nucleare, sulle opere inutili e su tante altre questioni che oggi dovrebbero prendere una strada diversa assistiamo a continui inciuci e strette di mano sottobanco. Oggi più che mai è necessario un cambiamento, un passaggio verso la giusta misura delle cose, non ad una crescita fine a sè stessa dei consumi. Altrimenti non usciremo dalla crisi, ed a questa continueranno a seguirne ciclicamente altre.
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Paolo Marani
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Etichette: Alessandro Ronchi, crisi economica, crisi energetica
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Paolo Marani
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